Trans-ragazze: la nuova anoressia

bambini, Corpo-anima, donne, Femminismo, gender, sessualità Dicembre 13, 2020

Le boomer hanno cercato di sfuggire alla miseria femminile ricercando la parità e l’androginizzazione simbolica. Una sorta di disforia politica. Le anoressiche hanno lavorato direttamente sul corpo. Le ragazze che transizionano portano ad apparente perfezione questo lavoro sul corpo femminile usando le nuove tecniche degli ormoni e della chirurgia. Il corpo femminile come campo di battaglia

Come verremo al mondo nel 2050?

bambini, Corpo-anima, donne, salute, sessualità Novembre 29, 2020

Silvia Guerini del gruppo Resistenze al Nanomondo commenta il recente convegno “Scienza ed etica del controllo riproduttivo: come sarà la riproduzione umana nel 2050?”. Una proposta di discussione

Il Transchilismo è un culto. La realtà non conta

Femminismo, gender, questione maschile, violenza maschile Novembre 27, 2020

Transattivisti e queer sfuggono a ogni confronto: o ti sottometti al culto o sei transfobica. Forse perché i loro argomenti non tengono alla prova di realtà. Come nel caso degli omicidi di persone trans: vediamo

Armine non è bella

Corpo-anima, Donne e Uomini, TEMPI MODERNI Agosto 29, 2020

Armine Harutyunyan, modella di Gucci, non è bella. E dire che non è bella non è bodyshaming. Attente al business, e al pensiero unico queer

APPUNTI PER UNA CITTA’ NUOVA

Corpo-anima, Donne e Uomini, economics, Politica, TEMPI MODERNI, Uncategorized Luglio 13, 2020

Dopo Covid-19 l’accelerazione riformista non basta. Donne di tutto il mondo sono al lavoro per un cambio di paradigma. Questo il nostro contributo alla discussione: i corpi al centro, con il loro spazio-tempo inviolabile, e un’altra idea di lavoro. Appunti per un Manifesto sulla Città, luogo della trasformazione e della politica

PERCHE’ LA LEGGE CONTRO L’OMOTRANSFOBIA E’ UNA FACCENDA CHE RIGUARDA NOI DONNE. TUTTE

Corpo-anima, Donne e Uomini, Politica, questione maschile, TEMPI MODERNI Giugno 22, 2020

Tutte, davvero tutte  le donne devono capire i rischi che corrono con la nuova legge contro l’omotransfobia se si insisterà a parlare di “identità di genere”. E unirsi per ottenere che quel testo cambi

#COVID-19: QUALCHE UMILE IDEA PER LA LOMBARDIA

Uncategorized Aprile 16, 2020

Non è il momento di recriminare sugli errori della politica, che si tratti del Governo o delle Regioni. Né tantomeno -spregevolmente- di fare campagna elettorale. Contribuiamo tutti a ridurre il danno Coronavirus. Qui qualche idea per la Lombardia

IN RADICE- PER L’INVIOLABILITA’ DEL CORPO FEMMINILE

Corpo-anima, Donne e Uomini, questione maschile Febbraio 11, 2020

Un’ampia rete di associazioni e singole femministe radicali italiane collegate con il femminismo europeo darà vita nel prossimo marzo a un’articolata serie di iniziative alleate sul tema dell’INVIOLABILITÀ DEL CORPO FEMMINILE e invita altri gruppi e singole a unirsi alla mobilitazione. Per aderire scrivere a inviolabili01@gmail.com o nei commenti al post

La vera discontinuità: Mariana #Mazzucatopremier

Donne e Uomini, economics, Politica, questione maschile Agosto 26, 2019

Con la sua carica innovativa, il profilo internazionale e il portato di competenza, la premiership all’economista Mariana Mazzucato potrebbe davvero sparigliare, restituendo campo allo sguardo e all’autorevolezza femminile di cui la politica italiana continua ostinatamente e insensatamente a privare il Paese.

Cgil e utero in affitto: progressisti contro femministe. Ecco gli appelli delle donne a Landini

Corpo-anima, Donne e Uomini, Politica Giugno 16, 2019

Cgil pro utero in affitto: ecco gli appelli delle femministe a Maurizio Landini per un franco e definitivo confronto

Via le spalle dal muro! Una Rete delle donne per fare cose meravigliose (e trovare i soldi per farle)

Donne e Uomini, economics Maggio 21, 2019

Resistere non basta più! La rete che ci tiene insieme contro violenza, prostituzione, utero in affitto deve servirci anche per dare corso ai nostri desideri, per le nostre belle imprese, per trovare i soldi necessari a metterle al mondo

Verità per Imane Fadil

Donne e Uomini, questione maschile, Uncategorized Maggio 20, 2019

Attaccamento alla verità e alla giustizia hanno dato senso alla vita di Imane, ci tocca raccogliere questo senso e continuare nel lavoro di dire la verità, di dire di quante falsità e menzogne e ingiustizie abbia bisogno chi esercita il dominio

Regione Emilia: Sinistra Italiana pronta a rompere la maggioranza in difesa dell’utero in affitto

Politica, questione maschile, Uncategorized Aprile 18, 2019

Il capogruppo di Sinistra Italiana in Regione Emilia Igor Taruffi pronto a rompere la maggioranza di governo e a votare con il M5S pur di avere la legge contro l’omotransnegatività senza pronunciamenti contro l’utero in affitto. Continua l’anomalia della sinistra in Italia: pro Gpa mentre nel resto d’Europa è contro

Per un libero confronto con Giorgia Meloni

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Marzo 31, 2019

Giorgia Meloni a Verona ha detto alcune cose condivisibili (non tutte). Ma nelle sue analisi si ferma a metà del guado. E non arriva mai ad attaccare l’origine dei mali che denuncia: il patriarcato

Trento per l’abolizione della Merlin. Grazie all’astensione del Pd

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Marzo 30, 2019

A Trento due mozioni Lega e M5S per l’abolizione della legge Merlin passano grazie all’astensione del Pd. Che il giorno dopo cambia idea, ma la frittata ormai è fatta. Un partito allo sbando su temi eticamente sensibili, che non si vogliono affrontare perché “divisivi”. Ma le sinistre d’Europa lo hanno fatto

Distruggi la mia vagina!

Corpo-anima Marzo 19, 2019

Perché prostituzione e immaginario pornografico pretendono di stare al cuore del discorso femminista? Perché il sex work spinge per consolidarsi come paradigma di libertà femminile e a dare corpo a iniziative politiche a tutto vantaggio del colossale business del mercato prostituente?

La battaglia delle calabresi contro il Consiglio Regionale saudita

Donne e Uomini, Politica, questione maschile, Uncategorized Marzo 17, 2019

Occhi puntati su Regione Calabria, dove il 25 marzo in vista del voto di novembre si tenterà di approvare la doppia preferenza di genere contro la scandalosa misoginia istituzionale: 1 donna contro 31 uomini. Finora i tentativi si sono scontrati con una furibonda resistenza maschile

PROPOSTA PILLON SULL’UTERO IN AFFITTO: SOLO FUMO NEGLI OCCHI

Corpo-anima, Donne e Uomini, Politica, questione maschile Febbraio 19, 2019

Non serve nessuna nuova legge per perseguire la Gpa realizzata all’estero o per intervenire sulle anagrafi: bastano le direttive dei Ministri. Per questo la proposta Pillon è mera propaganda

Essere transessuali contro il transcult

Corpo-anima, Donne e Uomini, TEMPI MODERNI, Uncategorized Febbraio 15, 2019

Un documento importante, firmato da persone transessuali, che fa chiarezza sulla differenza tra transessualità e transcult/trans-attivismo. Da cui si sentono danneggiati e prendono le distanze

Depressione maschile, efficacia femminile: il mondo che viene avanti

Donne e Uomini, femminismo, Politica, questione maschile Febbraio 12, 2019

Non si deve avere paura: il contrattacco maschile è solo qui e ora, destinato a finire. In cerca della nostra efficacia, tenendo all’orizzonte il cambio di civiltà

Xenofemminismo, o della Seduzione

Corpo-anima, economics Gennaio 31, 2019

Xenofemminismo è un femminismo biotech, antinaturalista e abolizionista del genere che tiene al centro cyborg, trans e queer. Gli ormoni possono tutto, e la parola “donna” viene archiviata

SITI CACCIA-BUFALE: NON GLI CREDETE!

informazione, TEMPI MODERNI Gennaio 26, 2019

I siti di fact-checking e i cacciatori di fake news in molti casi sono i primi a spacciare bufale per ottenere il massimo di clic, protetti da una super-credibilità che non meritano affatto

Umiliazione Banfi

Politica, TEMPI MODERNI Gennaio 23, 2019

La nomina di Lino Banfi all’Unesco è l’amarissima ciliegina sulla coeva manovra del popolo, che non spreca soldi in minchiate come i libri, la scuola, la ricerca e l’università. La definitiva dimostrazione che la cultura non serve a niente. Una cosa enorme, nella sua meschinità

I “due padri” vogliono TUTTO

bambini, questione maschile Dicembre 16, 2018

Su un piatto della bilancia il tuo desiderio di diventare padre senza madri tra le scatole. Sull’altro piatto il male che si fa alla salute fisica e psichica di donne e bambini. L’indifferenza etica assoluta pur di soddisfare un tuo desiderio e una tua fantasia di omofecondità

L’ADOZIONE DELL’ALTRO PADRE: SOLO IL MALE MINORE, NON IL SUPERIORE INTERESSE DEL BAMBINO

bambini, Donne e Uomini Novembre 14, 2018

Il Tribunale dei minori di Milano sbaglia: l’adozione del “secondo padre” è solo il male minore, non il superiore interesse del bambino. Il cui best interest sarebbe non essere separato dalla madre

Differenza sessuale nell’accoglienza: il dono che dobbiamo a Desirée

Donne e Uomini, migranti, Politica, stupro, violenza maschile Ottobre 26, 2018

Desirée è l’ennesima bambina martire-testimone del dominio maschile. Favorire le donne nelle politiche di accoglienza è il dono che le dobbiamo

Ddl Pillon: l’autogoal dei pro-family (remembering Salomone)

bambini Settembre 26, 2018

Il ddl Pillon è un autogoal per i difensori della famiglia tradizionale. Per evitare di ritrovarsi nei guai, la gente si sposerà sempre meno e farà ancora meno figli

Gender X: il potere degli adulti, il corpo dei bambini

bambini, gender, genere Settembre 13, 2018

Che cosa fonda il supposto diritto dei genitori a non tenere conto del sesso biologico della figlia e del figlio e di optare invece per l’indeterminazione di genere, ovvero di farlo crescere né femmina né maschio a dispetto della verità del suo corpo? Sempre più potenti Big Pharma e Big Fertility

Asia, non Asia

donne Agosto 29, 2018

Sbaglio ad aspettarmi da una donna un più di umanità, di forza e di responsabilità? Non si fa un errore, piuttosto, a comprendere e giustificare sempre e comunque? Non si corre il pericolo dell’infantilizzazione, della vittimizzazione, e della deresponsabilizzazione?

Bambole, puttane, Dee

Corpo-anima, Donne e Uomini, femminicidio, questione maschile, violenza sessista Agosto 9, 2018

Le bambole da stuprare raccontano la resa senza condizioni a una sessualità maschile che si esprime come predatoria, perversa e violenta “per natura”. Che chiede una cosa da usare, non un soggetto con cui entrare in relazione. La donna incinta, da sempre adorata e divinizzata, diventa un orinatoio e un vomitatoio. Misoginia estrema da fine patriarcato

Lettera a Maurizio Martina sull’utero in affitto e altre brutte cose

bambini, diritti, Politica, questione maschile, violenza sessista Luglio 30, 2018

Grande parte del femminismo italiano esprime preoccupazione sull’idea di diritti civili rappresentata dal neo-nominato responsabile Pd Sergio Lo Giudice (utero in affitto, prostituzione, assistenza sessuale ai disabili, ormoni ai bambini). E’ questo il solco in cui si muove il partito, in opposizione a tutte le altre sinistre europee? Una politica neoliberale, misogina, distopica? E perché tacciono, le donne Pd?

Fontana, omogenitorialità, utero in affitto: quello che si DEVE sapere

bambini, Corpo-anima, Donne e Uomini Luglio 27, 2018

Le dichiarazioni del ministro Fontana aprono il conflitto nel governo su omogenitorialità e utero in affitto. Rivelando una confusione e una disinformazione inaccettabili, la necessità di un ampio dibattito pubblico e la misoginia della sinistra italiana, unica pro-Gpa in Europa

Utero in affitto: oggi la battaglia è nei Comuni

bambini, diritti, Donne e Uomini, violenza sessista Luglio 4, 2018

La legalizzazione dell’utero in affitto è difficile e non conviene ai committenti: meglio una madre surrogata dall’altra parte del mondo, più facile cancellarla. La battaglia è nelle anagrafi, perché riconoscano come figli legittimi i bambini nati da Gpa

Strappare il popolo al populismo

Donne e Uomini, Femminismo, italia, Politica Giugno 25, 2018

Si tratta di inventare un linguaggio pubblico che esprima i bisogni reali delle persone, contrastando la retorica populista. Di salvare la giustizia: la sinistra non l’ha saputo fare. E’ la sapienza femminile che può farlo

La carica delle Sudiste

Donne e Uomini, Politica, sud Marzo 14, 2018

La notizia non deve sfuggire: il Sud a 5 stelle manda un gran numero di donne alla Camera e al Senato. Molte più elette che in Lombardia. Una prima volta per le cittadine meridionali. Che va osservata con attenzione

Pamela, il suo cliente, il giornalista: analisi di un testo

Donne e Uomini, femminicidio, questione maschile, sessualità Febbraio 8, 2018

Indignazione e proteste per l’articolo del Corriere della Sera su Pamela e il suo “cliente”. Vale la pena di analizzare questo testo come lapsus rivelatore sui meccanismi della sessualità maschile

Campagna elettorale 2018: le donne non vanno più di moda

diritti, Donne e Uomini, italia, questione maschile Febbraio 5, 2018

Le donne non sono più target del marketing elettorale. Siamo un tema vecchio e poco smart. Ma come materia prima -prostituzione, utero in affitto- andiamo sempre piuttosto forte

Fatta la legge, gabbata la madre: Milano riconosce due padri gay

bambini, Corpo-anima, Donne e Uomini Gennaio 25, 2018

A Milano per la prima volta l’anagrafe iscrive due uomini come genitori. Stigmatizzato a parole, l’utero in affitto è ammesso nei fatti. E cresce il numero di bambini strappati alla madre. Senza dure sanzioni, il biobusiness non si fermerà

Le due madri di Juan, bambino-fantasma

bambini, diritti, Donne e Uomini, TEMPI MODERNI Dicembre 24, 2017

A Juan, nato da due donne italiane in Spagna, il sindaco di Perugia nega la cittadinanza: il bimbo non è italiano né spagnolo. Grave errore, che nasce dalla confusione tra maternità -che è semper certa- e l’omogenitorialità maschile. Ma non c’è parità tra i sessi, sul fronte riproduttivo

Utero in affitto: ora sanzioni e punizioni

bambini, diritti Dicembre 20, 2017

La sentenza della Corte Costituzionale sancisce definitivamente che l’utero in affitto è un disvalore assoluto e offende la dignità della donna. Ma non basta. Senza pesanti sanzioni, il turismo procreativo per Gpa continuerà a crescere

Il partito delle Foglioline Incazzate

Donne e Uomini, italia, Politica, questione maschile Dicembre 11, 2017

Piero Grasso di Liberi&Uguali ci chiama Fogliolinela miccia che accende definitivamente la rabbia delle donne. Tocca proprio alla sinistra rappresentare al meglio il maschilismo del Paese. La voglia di fondare un partito a guida femminile è irresistibile

Liberi & Machi, o del separatismo maschile

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Dicembre 6, 2017

L’immagine dell’assemblea di Liberi&Uguali sembra quella di un partito iraniano. Uomini, uomini, uomini. Nemmeno il tempo di un frettoloso pinkwashing. Quando il gioco si fa duro e i posti sono pochi, le donne sono ricacciate ai margini. E perfino la destra appare più women friendly. E’ la principale debolezza della “nuova” sinistra

26 ragazze: io so (chi è stato)

Donne e Uomini, femminicidio, questione maschile, violenza sessista Novembre 19, 2017

Le 26 ragazze sono morte a causa della violenza maschile: uomini che le hanno torturate e stuprate prima del viaggio, uomini i compagni di viaggio sopravvissuti, uomini i futuri clienti, schiavisti “a loro insaputa”. Ma vogliamo i particolari

Un salto quantico: adesso sono gli uomini ad avere paura

Donne e Uomini, Femminismo, questione maschile, violenza sessista Novembre 4, 2017

Migliaia di uomini in tutto il mondo in queste ore stanno tremando: basta una testimonianza o un sms, e la loro vita può andare in pezzi. Adesso sono loro ad avere paura. Un cambio di stato radicale. Da che parte si ricomincia?

La violenza dei maschi femministi

Donne e Uomini, Femminismo, questione maschile, Uncategorized, violenza sessista Ottobre 30, 2017

Gli uomini ti spiegano tutto del mondo, ma pretendono di spiegarti anche che cos’è una donna. C’è un termine per questo sopruso: mansplaning. Che va denunciato e fermato come tutti gli altri. E’ tempo di un nuovo separatismo femminista

Nei panni dell’altra: gli argomenti di chi è a favore dell’utero in affitto

Corpo-anima, diritti, Donne e Uomini Ottobre 19, 2017

Sorprende che vi siano donne e femministe, soprattutto giovani, che militano per la libera Gpa. O altre che si ostinano nella ricerca di una terza via –né pro, né contro-. Proviamo a esaminare le ragioni di chi si trattiene sulla soglia. E a confutarle

Generazione di fenomeni

bambini, Corpo-anima, diritti, Donne e Uomini, sessualità Settembre 27, 2017

Ordinare un figlio usufruendo di grembi compiacenti si colloca sulla scia del pagare in cambio di sesso. Gli esseri umani prodotti di consumo con estensione del modello prostitutivo all’intera collettività

Quando Saviano parla di donne. E sbaglia

Donne e Uomini, femminicidio, italia, migranti, questione maschile Settembre 19, 2017

Dopo aver dato delle egoiste alle italiane perché non donano i propri ovociti, Roberto Saviano minimizza per correctness la questione migranti-libertà femminile. Alimentando il consenso alle destre xenofobe

Fecondazione assistita anche per le single, no all’utero in affitto: la Francia riconosce la differenza sessuale

Donne e Uomini, questione maschile, TEMPI MODERNI Settembre 13, 2017

La logica dispari riconosce asimmetria riproduttiva tra uomo e donna, al cuore della differenza sessuale. Sì alle tecnologie riproduttive per tutte le donne, anche single. No all’utero in affitto per tutti, anche per quegli uomini che vogliono cancellare la madre. Se un uomo vuole un figlio lo chieda a una donna, e non pretenda con i suoi soldi di farla scomparire.

Violenza sulle donne: ricominciare daccapo

Donne e Uomini, femminicidio, violenza sessista Settembre 10, 2017

Un’enorme baraccone, kermesse, scarpette rosse, trasmissioni tv, business della formazione –che dà da mangiare a molti uomini-. Ma la violenza sulle donne non diminuisce. Alcune idee per ripensare come contrastarla

Gli stupri, gli stranieri, gli italiani

Donne e Uomini, questione maschile, violenza sessista Settembre 1, 2017

La presenza di molti maschi migranti espone le donne del nostro Paese al rischio di un sovrappiù di violenza. Almeno 900 stupri in più nel giro di 6 mesi, 150 al mese, 5 al giorno. Dalle percentuali si può dedurre che i maschi stranieri stuprano di più dei maschi italiani. Tacere e minimizzare decuplica la violenza sulle donne

Boldrini, ArciLesbica e gli odiatori di donne

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Agosto 15, 2017

Lo tsunami di odio che si è abbattuto su Laura Boldrini non si spiega solo con la sua politica sui migranti.

Qualche tempo fa si era sparsa la leggenda metropolitana (fake news) secondo la quale la presidente della Camera avrebbe auspicato l’abbattimento di tutti i monumenti del Ventennio: balla sesquipedale, motivo di ulteriori ingiurie e improperi, e che Boldrini è stata costretta a smentire.

Ho accolto con sollievo, per lei, per tutte, la sua decisione di passare a vie legali (vedo già i leoncini da tastiera che tendono a ritirarsi dalle pagine social di molte donne oggetto di persecuzione).

Boldrini ha cercato a lungo di risolvere politicamente la questione, con il dialogo, ragionando. Ma non c’è stato verso. Con gli hater non si dialoga: devono pagare –condanne, risarcimenti- per valutare di fermarsi. Lo dico per esperienza personale. Fagli mettere mano al portafogli e la musica cambia.

Che cosa odiano gli odiatori? Odiano soprattutto il fatto che Boldrini sia una donna. E che sia una donna assertiva, matura in una posizione di potere e sessualmente non dominabile. Non a caso cercano di ricondurla “a ragione” per vie sessuali: lo stupro come femminicidio simbolico.

Con lo stupro, atto pseudo-sessuale- si uccide il libero desiderio di una donna, si stermina la sua soggettività, la si riconduce allo statuto patriarcale di oggetto muto. Anch’io appartengo al genere maturo-assertivo, e me ne intendo.

Che molte donne partecipino al sabba non deve stupire: si chiama autosessismo, funziona da sempre, lo vediamo agire clamorosamente nel caso madri che infibulano le figlie, custodi zelanti dell’onore e del dominio maschile. Senza la collaborazione di molte donne il gioco finirebbe perché si rivelerebbe per quello che è: purissimo sessismo violento.

Boldrini è archetipicamente una madre, non una puella. E’ Demetra, non Kore. E’ una donna che esercita la sua autorità, eccitando una misoginia radicale.

Proprio in questi giorni, mentre Boldrini annuncia la sua decisione di passare a vie legali, un’ondata di inaudito odio misogino e lesbofobo si sta abbattendo sulle pagine social di ArciLesbica, storica associazione delle lesbiche italiane. Odio agito da uomini, soprattutto gay, con il sostegno di maschi Mra (Men’s Right Activist fascistoidi) e delle solite fervide vestali, comme il faut: le dinamiche sono sempre le stesse.

Anche nel caso di ArciLesbica, donne assertive che in particolare stanno dicendo no alla Gpa (utero in affitto) rompendo il fronte Lgbt (il “diritto” a Gpa è stato tema eminente e divisivo nell’ultimo Pride) e che, di fondo, esprimono un’estraneità radicale al fallocentrismo e al fallogocentrismo.

L’occasionale casus belli è stata la pubblicazione dell’articolo di una femminista americana che facendo riferimento alla “guerra dei bagni” -tema politico di primo piano negli Stati Uniti, che ha visto scendere in campo personalmente i Presidenti: in sostanza la possibilità per i transgender di accedere ai bagni riservati al genere d’elezione- dichiarava che tra le donne di nascita e le transwomen sussistono significative differenze. Lo ha detto la femminista Germaine Greer (L’Eunuco Femmina) ed è stata crocifissa e ostracizzata. Lo ha detto la scrittrice e attivista per i diritti civili nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie (Dovremmo essere tutti femministi), che per questa ragione viene perseguitata da quella che qualcuno ha chiamato Santa Inqueerizione. C’è molto da dire sulla pseudo-queer politics funzionale al mercato neoliberista, ne ho scritto qui e ne scriverò in un libro collettivo sull’utero in affitto che uscirà a novembre.

L’articolo dell’americana argomentava pacatamente una verità elementare –nascere donna e sentirsi donna/diventarlo non sono esperienze coincidenti-, ma pochi si sono presi la briga di leggerlo: sui social non si va oltre i titoli e i claim.

Come se qui capitasse ogni giorno che le transwomen non vengano accolte dalle donne e dalle femministe: che io sappia non è successo mai, fin dalla notte dei tempi. Nelle donne, a cominciare dalle proprie madri, e nelle femministe le transwomen hanno sempre e storicamente trovato sponda, accoglienza, relazioni, aiuto. Senza il sostegno delle donne le transwomen sarebbero ancora alle mercé degli uomini, clienti e sfruttatori, condannate alla prostituzione come unico destino. La cultura mediterranea ha molto da insegnare anche su questo fronte a quella anglosassone, con la sua ossessione queer-classificatorio-diagnostica. In Gb l’omosessualità è stata un reato penale fino al 1982. 

Ebbene, tanto odio contro le donne come contro ArciLesbica non l’ho mai visto. Forse, appunto, solo nel caso di Boldrini.

Invito le amiche di ArciLesbica a regolarsi come lei: screenshottare, querelare. Anche se le sentenze non liberano dall’incombenza del lavoro politico. Quello andrà avanti, lo faremo insieme.

Solidarietà a Laura Boldrini, solidarietà alle sorelle di ArciLesbica.

 

 

Censurata

Corpo-anima, Donne e Uomini, questione maschile, Uncategorized Marzo 23, 2017

Per la seconda volta in pochi mesi Facebook mi ha oscurato su segnalazione. L’altra volta ha dovuto scusarsi. La censura ha a che vedere con la mia battaglia contro l’utero in affitto

Alcune proposte per fermare l’utero in affitto

Corpo-anima, Donne e Uomini, economics, questione maschile, Uncategorized Marzo 18, 2017

Come fermare l’utero in affitto: le cose che ho detto il 16 marzo alla serata organizzata da Rua alla Casa dei Diritti di Milano

Renzi, Pisapia e il modello Milano: un treno da non perdere

Politica Marzo 12, 2017

La prospettiva di portare al governo nazionale l’efficace centrosinistra milanese rischia di essere compromessa da microinteressi, antipatie impolitiche e pregiudizi su Milano. Ma questo treno non si deve perdere

Il “padre” di Trento e l’adozione gay di Firenze: niente in comune tra le due sentenze

Corpo-anima, Donne e Uomini, Politica, questione maschile, Uncategorized Marzo 10, 2017

Nel primo caso utero in affitto, cancellazione della madre, mercato, egoismo e ingiustizia. Nel secondo accoglienza, generosità, umanità e il vero interesse del minore che passa dall’abbandono a un nucleo affettivo

Doppio padre, nessuna madre. La sentenza di Trento e la scomparsa delle donne

Corpo-anima, Donne e Uomini, questione maschile Marzo 1, 2017

La sentenza di Trento inventa una nuova figura di padre -né biologico, né adottivo- con cui sostituisce la madre. E procede verso la cancellazione delle donne dalla scena procreativa

La scissione del Pd e il silenzio delle donne

Donne e Uomini, Politica, questione maschile, Uncategorized Febbraio 20, 2017

La crisi del Pd è stata un affare per soli uomini, anche se il rischio politico lo corriamo tutte e tutti. Perché le donne si sono tenute fuori? Un fragoroso silenzio, che dice molte cose

Le donne, le/i trans e la pseudo-queerpolitics patriarcale

Donne e Uomini, questione maschile, sessualità Febbraio 2, 2017

Le operazioni di transizione linguistica (non donna incinta ma persona incinta, non seno ma petto, non vagina ma buco davanti) sono a danno delle donne di nascita e di genere –o ciswomen. Il pene e i testicoli non sembrano offensivi per nessuno. La pseudo-queerpolitics è il nuovo volto del patriarcato

Women First: la vera alternativa agli “uomini forti”

diritti, Donne e Uomini, Politica Febbraio 1, 2017

La presa di parola autorevole che abbiamo visto nella Women’s March di Washington ora deve tradursi in agenda politica. Perché le donne oggi lottano per tutti e sono la vera alternativa ai populismi

Strasburgo: giusto togliere il bimbo italiano nato da utero in affitto. Luci e ombre di una sentenza

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Caro Pd, io non ti capisco (la marcia delle donne contro il populismo)

Donne e Uomini, Politica Gennaio 22, 2017

Caro Pd leggi quello che sta capitando. Renditi conto che senza le donne o contro le donne oggi non si va da nessuna parte. Che l’alternativa al populismo e all’uomo “forte” è il senso del popolo e dei suoi bisogni autentici di cui le donne sono portatrici

Quelle che non si difendono dalla violenza

Donne e Uomini, femminicidio, violenza sessista Gennaio 16, 2017

Rosanna Belvisi, uccisa a Milano dal marito, ha subito per vent’anni senza reagire. A Messina Ylenia difende il fidanzato che le ha dato fuoco. Ha senso comprendere e giustificare? Non dovremmo pretendere che le sorelle abusate reagiscano prima che sia troppo tardi?

Il Diavolo probabilmente

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Qualunque spiegazione, in storie come quella di Ferrara, non dà mai pienamente conto dell’enormità di ciò che è accaduto. Psicologismi e sociologismi non colgono la banalità del male

Simpathy for the Devil (e Buon Natale)

AMARE GLI ALTRI, jihad, terrorismo Dicembre 23, 2016

Anis Amri, l’attentatore di Berlino, è stato ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni. Dal mio cuore sgorga un inconsulto sentimento di compassione per quel giovane diavolo assassino. Non so se è bene che io l’abbandoni in fretta o se devo seguire il suo filo

L’assedio di Milano

Politica, tv Dicembre 10, 2016

Milano non è la borghesia alla prima della Scala. Milano è il lavoro sui migranti, migliaia di giovani felici di viverci, una città rinata grazie al buon governo di centrosinistra. Che dovrebbe estendersi a tutto il Paese

Dopo il No: cosa dovrebbero fare Renzi e il Pd (imho)

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Il NO non è stato populista, ma popolare, che è ben altra cosa. Populista potrebbe essere semmai la risposta politica che è ancora tutta da costruire. Tocca al Pd arginare la deriva a destra. A patto di affrontare l’emergenza sociale. E quanto a Renzi…

Dopo il 26 novembre: ancora sul separatismo femminile

Donne e Uomini, Femminismo, Politica, questione maschile Novembre 30, 2016

Native paritarie e convinte di esserlo, molte ragazze fanno il femminismo insieme ai loro amici e compagni maschi e rigettano la scelta separatista come uno strumento inservibile. Ma prima o poi almeno una parte di loro sentirà il bisogno di luoghi separati e di un “tra donne”. Ecco una lettura propedeutica

Perché voterò sì

Politica Novembre 25, 2016

Si voterà la fiducia al governo Renzi, non la riforma. E le alternative sono un partito-nazione in cui la destra avrà un peso ancora maggiore, o il populismo 5Stelle, che capitalizzeranno anche il no di sinistra. Perché la sinistra oggi non esiste e sarà l’ultima tra i creditori. E poi c’è il modello Milano…

Il Papa, l’aborto e le parole che NON ha detto

chiesa, Donne e Uomini Novembre 22, 2016

Francesco parla di perdono alle donne che abortiscono, e non dei non-padri. Ma dietro ogni aborto e c’è un uomo responsabile tanto quanto la donna, e talora molto di più

Un po’ di amore per via Padova

milano, Uncategorized Novembre 15, 2016

Bene la sicurezza. Ma la militarizzazione di via Padova rischia di interrompere un processo virtuoso di risignificazione del quartiere avviato, per esempio, con l’invenzione di NoLo (North of Loreto) da parte di giovani creativi

La svolta americana. La fine dei “dirittini”. E il nostro “sì” o “no”

diritti, Politica, TEMPI MODERNI Novembre 10, 2016

C’entra la vittoria di Trump con il sì e il no al referendum sulla riforma costituzionale? C’entra eccome. E una possibile svolta politica in Italia non sarebbe meno “storica” della modifica della Carta

La sintomatica prepotenza di alcuni maschi antiviolenza

Donne e Uomini, Femminismo, violenza sessista Novembre 7, 2016

Molti uomini non accettano di stare in coda alla manifestazione antiviolenza del 26 novembre. Una sindrome da esclusione che ricorda la rabbia dei maschi violenti

La queer-politics, nuova faccia del patriarcato

Corpo-anima, Donne e Uomini, Femminismo, giovani, questione maschile Ottobre 28, 2016

Le femministe “radicali” –o pensatrici della differenza sessuale- vengono contestate nei convegni e nelle università, censurate dai social, bullizzate dal mainstream queer. Ma questo mainstream è maschile e patriarcale

Freddine con Hillary

Donne e Uomini, Femminismo, Politica Ottobre 17, 2016

La battaglia di Hillary Clinton suscita scarso entusiasmo tra le donne. Ma una donna nella Sala Ovale costituirebbe un enorme salto simbolico. Oltre che un formidabile argine politico al backlash patriarcale che stiamo attraversando

Elena Ferrante c’est moi

Libri, personaggi Ottobre 3, 2016

Il mistero Ferrante è ben altro, non c’è scoop che tenga. La prima domanda che ci siamo fatte leggendola non è mai stata: “chi sei?”, ma “chi sono io?”. L’anonimato ha facilitato questo travaso. Una sola carne, tra chi scrive e chi legge

La baby-prostituta e Hannah Arendt: una sentenza storica

Donne e Uomini, economics, Femminismo Settembre 23, 2016

Sentenza di Paola di Nicola sul giro di baby-prostitute dei Parioli: 2 anni al cliente che deve anche risarcire la ragazza con 30 saggi di pensatrici, da Irigaray a Dickinson. Un risarcimento che vale ben più dei soldi: il riconoscimento della grandezza femminile

Chiamiamoli delitti d’onore: il movente del femminicidio è ancora quello

Donne e Uomini, femminicidio, questione maschile Settembre 20, 2016

Un cornuto è lo zimbello del mondo, incapace di difendere il suo onore, suggello di quel patto tra uomini per tenere nascosta la propria secondarietà e fragilità. Chiunque –gli omosessuali, i cornuti- non stia al patto verrà irriso e messo ai margini. Vale anche per un distinto professionista

La Boschi è str..za e Milano fa schifo

Politica, questione maschile Settembre 16, 2016

Boschi va in Calabria, rispondendo all’appello dei centri antiviolenza: ma tante sono scontente. Milano è in ottima forma: ma è meglio non dirlo. Le buone notizie non ci piacciono. La paura di perdere la propria identità “critica” è più forte dell’amor mundi

Teniamoci il “Fertility Day”. Ma facciamolo diverso

bambini, Corpo-anima, Donne e Uomini, pubblicità, salute Settembre 13, 2016

Il Fertility Day lo terrei in piedi, anche se il nome è orribile. Risignificandolo totalmente e offrendo strumenti efficaci, alle donne prima di tutto – sono loro a decidere se mettere al mondo un figlio- perché possano liberamente decidere quando, tenendo conto di limiti naturali inaggirabili

Il vero lavoro che c’è da fare per uscire dalla violenza

Donne e Uomini, femminicidio, Femminismo, questione maschile Settembre 8, 2016

La lotta contro la violenza non funziona perché le donne non sanno leggere come politica la violenza che subiscono e la tengono nascosta nel privato. Mancano le parole per dirlo. Un simbolico efficace. Il lavoro da fare, dunque, è trovare queste parole. E una pratica politica efficace

Ecco come le donne farebbero più figli (se lo vogliono). Altro che Fertility Day

bambini, Donne e Uomini, economics, italia, Politica Settembre 1, 2016

La campagna lanciata dalla ministra Lorenzin per un Fertility Day è sbagliata e offensiva. Come se le donne non facessero figli per egoismo. Contro la denatalità servono lavoro, meno precarietà, servizi. La cura va posta al centro delle politiche

Dicte e il racket dell’utero in affitto: nuova serie tv in onda su FoxCrime

Donne e Uomini, tv, Uncategorized Agosto 31, 2016

Dicte” è una serie TV danese, liberamente ispirata al romanzo “Il danno” di Elsebeth Egholm . Protagonista una reporter che, tra le molte imprese criminali, si imbatte anche nel racket dell’utero in affitto. In onda su Fox Crime

Post-terremoto: l’Italia finalmente al punto di svolta

ambiente, economics, Politica Agosto 29, 2016

Il terribile male del terremoto in centro Italia, se in tanto dolore ha portato un bene, non è certo quello di una “ripresa dell’edilizia”. Al contrario. Il bene è quello della consapevolezza e dell’attenzione, è un ritrovato senso di comunità da opporre all’egoismo dei pochi

Del terremoto, degli sciacalli e di altri orrori

cronaca, italia, media, Politica Agosto 25, 2016

La disperazione alla vista di interi paesi distrutti, delle case sbriciolate, del dolore umano, quei nostri borghi come Aleppo e Sirte, è stata superata dallo sbigottimento per la trattazione mediatica del terremoto e per l’incredibile canea sui social

La dannata faccenda del burkini

Corpo-anima, Donne e Uomini, migranti, questione maschile Agosto 17, 2016

Sono uomini che ti obbligano a coprirti, e sempre uomini che ti obbligano a scoprirti. E in mezzo tante donne zelanti esecutrici e custodi di quelle leggi di uomini. Dov’è lo spazio a lato per una libera significazione di noi stesse?

E’ ora che la sinistra dica con chiarezza che cosa pensa dell’utero in affitto

bambini, Corpo-anima, Donne e Uomini, Femminismo, Politica Agosto 3, 2016

Perché sull’utero in affitto la sinistra tace, esprime obliquamente il suo favore o farfuglia imbarazzata? Essere di sinistra vuole dire vendere diritti e dirittini al mercato del qui e ora, avendo rinunciato a ogni prospettiva? E garantire il libero accesso al libero mercato della carne umana?

Solo l’Islam potrà fermare il terrorismo islamista

jihad, Uncategorized Luglio 27, 2016

Tocca ai musulmani allargare a dismisura e guidare la schiera del “noi”, confinando il terrorismo jihadista nel recinto angusto del “loro”

Una donna, una cagna, una sciacalla e altri animali

bambini, Donne e Uomini, economics, Femminismo Luglio 14, 2016

Cagna, sciacalla, trovati un fidanzato, prendi le goccine, mettiti gli ovuli vaginali, stronza, merda, omofoba, sei Adinolfi, sei Salvini, tutto per fare pubblicità al tuo libro (?). Ma tu “hai figliato gratis?” Una giornata di hate speech

Utero in affitto: la madre surrogata è la madre. Importante sentenza inglese

bambini, Corpo-anima, diritti, questione maschile, TEMPI MODERNI Luglio 7, 2016

Secondo la giudice Justice Russell la madre surrogata, si è dimostrata “più capace dei committenti di corrispondere ai bisogni fisici ed emotivi del bambino, nonostante non abbia alcun legame biologico con lui”

Il macho De Luca e il Paese “imbambolato”

Donne e Uomini, italia, Politica, questione maschile Luglio 5, 2016

De Luca è legittimato a dare addosso anche con veemenza all’avversaria politica Raggi. Anzitutto, però, dovrebbe riconoscerla come avversaria politica, e non diminuirla dandole della “bambolina”. Se il piano è quello dello sprezzo misogino, adottato per indebolirti, la possibilità del confronto è tolta

“Populista” è diventato un complimento

Politica Luglio 1, 2016

Oggi “populista” è inteso dai più come “amico del popolo”. Come qualcuno che ha finalmente a cuore i problemi della gente, che sono davvero tanti e variegati, e non solo gli interessi delle banche, gli “appetiti delle oligarchie”

Il discorso della Regina (The Queen’s Speech)

Uncategorized Giugno 27, 2016

In questo grave momento, probabilmente tra i più importanti della nostra recente storia, un messaggio per il mio popolo, rivolto a ognuno di voi, come se potessi parlarvi personalmente. Che cosa diavolo avete combinato?

Utero in affitto: le femministe “omofobiche” e altre cretinate

Donne e Uomini, Femminismo, questione maschile Giugno 15, 2016

Tra le stupidaggini che occorre fare fuori se si vuole davvero discutere della questione utero in affitto, la prima è l’accusa di omofobia. Lo dico in particolare agli amici gay che con questo argomento censurano e bloccano ogni confronto

Perché voterò Beppe Sala, e vi chiedo di fare lo stesso

Politica Giugno 14, 2016

A sinistra non c’è niente di niente. Non ci sono orizzonti realistici, non c’è una leadership, manca una cultura di governo. Difettano, forse, anche volontà e coraggio di governare. In compenso a Milano c’è una destra arrembante, peggio della destra che ci ha governato fino a 5 anni fa

#Orlandoshooting: pazzia omofobica o terrorismo, cambia poco

Donne e Uomini Giugno 13, 2016

In un caso o nell’altro, gli ingredienti sono gli stessi: omofobia, paura, violenza maschile. La stessa violenza che viene normalmente agita dal jihad contro quegli uomini che “rompono il patto” e si amano tra loro, mettendo a repentaglio la costruzione patriarcale

Femminicidio: effetto contagio. Più si uccide e più si uccide

Donne e Uomini, Femminismo Giugno 11, 2016

Tutto farebbe pensare che se un uomo sta covando il proposito di uccidere, di fronte a una tragedia come quella di Sara e alla sua beffarda inutilità -lei morta, lui in galera e intorno a loro solo un immenso dolore- possa fermarsi catarticamente a riflettere, rinunciare al suo piano, fermare la sua mano.E invece capita il contrario, come in un mostruoso contagio: più si uccide, e più si uccide.

Politica Febbraio 8, 2016

Fine del modello Milano: #tuttacolpadiPisapia. O quasi

Milano, ieri sera all’Elfo Puccini: il vincitore delle primarie Beppe Sala. A fianco, il suo grande elettore Piero Bassetti e Paolo Limonta. Sullo sfondo il sindaco uscente Giuliano Pisapia e la candidata sconfitta Francesca Balzani

 

Il sindaco in scadenza Pisapia è visibilmente mesto, un sorriso stampato e tirato che di tanto in tanto cede a una maschera livida tipo Padre Pio. #TuttacolpadiPisapia stavolta è vero. Se non tutta quasi, e tutti lo pensano. All’Elfo Puccini, la Bastiglia della Rivoluzione arancione (se non vi ricordate quei giorni leggete qui) la resa è rovinosa. Dal momento dell’annuncio della sua non-ricandidatura, ormai quasi un anno fa, Pisapia non ne ha fatta una giusta: un libro inopportuno per bruciare il suo ex-supercompetitor Stefano Boeri e Pierfrancesco Majorino, la caparbia convinzione di poter decidere il successore, un’andatura da Sor Tentenna che ha logorato la fiducia dei suoi adoratori, il cedimento su Beppe Sala, il lancio –in ritardo- di Balzani, due umilianti viaggi a Roma da Matteo Renzi, e poi “sarò arbitro imparziale” e invece no, in extremis, “sto con la mia vicesindaca”. Un disastro.

L’errore più grave è stato scappare dal secondo mandato. “E dire” giura un super-renziano nel foyer “che Matteo sperava davvero in una sua ricandidatura. L’avrebbe sostenuto. Il rischio a Milano era troppo grande. Preferiva non correrlo. Ma non c’è stato verso”. Pisapia non sarà più sindaco, ma non sarà neanche il leader politico che progettava di essere. Solo tiepidi applausi, qualche fischio e qualche “buu” quando pronuncia il suo discorsetto retorico, ai limiti dell’afasia, per onorare il vincitore delle primarie Beppe Sala. Un’uscita ingloriosa.

La sala dell’Elfo Puccini si riempie solo intorno alle 22.30, quando lo spoglio conferma gli exit poll. Prima di quel momento solo un centinaio di fedelissimi, prevalentemente balzaniani e majoriniani. Clima da funeral house. Il morto è il modello Milano. Un sottofondo di musica funky e groove rende tutto più surreale. Sembra una convention di rappresentanti di spazzole.

La prima ad arrivare è Francesca Balzani, elegantemente sorridente (34 per cento). Si mangerebbe Majorino con patate ma non lo dà a vedere. Il carattere freddo e controllato aiuta. A ruota Majo (23 per cento) accolto dalla ola dei supporter. Raggiante e baldanzoso come se avesse vinto lui (ma forse qualcosa l’ha vinto uguale). Ultimo, il vincitore vero, Beppe Sala. Non proprio trionfatore, ma comunque vincitore. Altre due settimane di campagna l’avrebbero sfibrato: partito con un 60 per cento di consensi, si è dovuto accontentare del 42, mentre Balzani cresceva a vista d’occhio.

Jeans, camicia bianca e giacchetta kaki, la faccia ancora segnata da una ragionevole preoccupazione, Sala si arrampica sul palco accompagnato da un incongruo “Heroes”, un po’ tantino per un ragiunatt. Giura che non deluderà Milano, ringrazia Pisapia (niente applausi), parla di squadra e di politica “dal basso” (mamma che noia). Nessun trionfalismo, l’italiano scabro e un po’ incerto da uomo dei conti. La soddisfazione di essere andato bene in periferia: sarà anche il più destro dei candidati, ma forse è anche l’unico, da ex-manager Pirelli, ad aver visto le tute blu. Balzani giura fedeltà. Majorino giura fedeltà. Perché “la battaglia vera comincia adesso” etc etc. E ciao.

Non giurano fedeltà i loro sostenitori, quelli che per tutta la campagna hanno detto “però poi se vince Sala poi sto a casa”. Sel prende una bella botta e si ritira per l’ennesimo seminario di terapia e pallottole. Con Sala, con Passera sempre più destro, con Parisi o chi per lui come candidato del centrodestra vero, la voglia di stare a casa (o andare al mare o, a scelta, in uno slancio dadaista, di votare la sciura Bedori detta Misery) è più che giustificata.

A Milano #thedayafter niente arcobaleni, né singoli né doppi, un grigio londinese. Era tutto scritto, la parentesi arancione stava per chiudersi, ma tanti sembrano pugili suonati. Tutti a lavorare, è lunedì. I morti sono già bell’e sepolti. Ma un certo terrore ligure serpeggia. Che cosa fa Sel? E se si candida Civati? Capiterà qualcosa a sinistra? E’ giorno di riunioni politiche, più o meno carbonare. Milano ha retto agli austriaci e ai sabaudi. Qualche problema potrebbe crearlo anche al Partito Nazione.

Majorino ha ragione: la battaglia vera comincia adesso. Forse non solo nel senso che intende lui.

 

 

Donne e Uomini, Femminismo, questione maschile Febbraio 4, 2016

Sugli spettri di Colonia

Oggi posto alla vostra attenzione le riflessioni di 4 amiche,

Alessandra Bocchetti, Ida Dominijanni, Bianca Pomeranzi e Bia Sarasini,

sul Capodanno di Colonia e sul dibattito che ne è seguito. Il testo è pubblicato da Internazionale.

“Una mano nera si allunga sotto le gambe inguainate in un collant bianco di Angela Merkel fino a toccarle il sesso; la parte superiore del suo corpo è ancora coperta da una delle sue ben note giacche colorate, ma ormai, questo vuole dire l’immagine, la regina è nuda, messa in scacco dall’intrusione molesta dell’uomo nero. È il disegno pubblicato dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung a commento e sigla dei fatti di Colonia. Al sessismo degli “uomini neri” che la notte di Capodanno hanno molestato le “donne bianche”, gli “uomini bianchi” rispondono con lo stesso sessismo contro la loro cancelliera.

Risposta oscena ma, nel suo estremismo, veritiera. Che avesse ragione Michel Houellebecq, nel suo pur assai misogino Sottomissione? Gratta l’odio dei maschi europei verso gli invasori islamici, e ci troverai l’invidia. L’invidia per la sottomissione delle donne di cui gli invasori, al contrario degli invasi, possono ancora godere. Un’invidia esattamente speculare a quella degli invasori per la libertà sessuale femminile di cui possono disporre gli invasi, facilmente intuibile sotto quel “desiderio d’occidente” che ha spinto gli aggressori della notte di Colonia a mimare a modo loro, violentemente, l’allegro e alcolizzato godimento che impazza in quella come in tante altre città europee a capodanno.

Dall’11 settembre in poi, dovremmo averlo capito una volta per tutte dalla scenografia hollywoodiana di quei due aerei che infilzarono le torri gemelle e stuprarono Manhattan (anche allora, guarda caso, si ricorse alla metafora dello stupro), gli atti di violenza e di terrore che in occidente vengono interpretati come se provenissero dall’altro mondo sono intrisi di tracce, tecniche, usi e costumi che provengono dal nostro. Altro che il ritorno delle tribù che qualcuno ha voluto vedere in azione a Colonia: la “superiorità” dell’occidente è dura a morire, e se non fa più ordine nel mondo reale detta ancora legge nell’immaginario globale. Gli “altri” vi si specchiano, anche quando le fanno violenza.

Fatti

Nel gioco degli specchi i fantasmi, si sa, sono di casa. E forse è per questo che sulla piazza di Colonia hanno preso forma e consistenza molto più rapidamente dei fatti reali. Sui quali c’è ancora, un mese dopo, parecchia nebbia. Di che cos’è accaduto quella notte sappiamo l’essenziale, ma parecchi particolari non secondari non li conosciamo e probabilmente non li conosceremo mai.

Un branco di giovani uomini, forse cinquecento forse mille, “di aspetto arabo e nordafricano”, ubriachi e assembrati dentro la stazione, si è riversato a gruppi nella piazza del Duomo circondando, derubando, palpeggiando e molestando pesantemente un centinaio di donne bianche perlopiù tedesche, da sole o in coppia con un’amica o con un uomo o in gruppo, il tutto nella completa passività della polizia che è stata a guardare senza rendersi conto di quello che stava accadendo, e comunque incapace di impedirlo.

Le ricostruzioni, basate sulle testimonianze femminili e sui rapporti della polizia medesima, descrivono dettagliatamente le molestie e le ruberie subite dalle donne; alcune vittime raccontano di aver temuto di rimetterci la pelle. Restano però aperti molti buchi. Chi erano, da dove provenivano, come erano arrivati lì quegli uomini, e perché li si era lasciati riunire nella stazione? Se erano tutti “di aspetto arabo e nordafricano”, come mai tra i 31 fermati per aggressione e rapina figurano anche uno statunitense e tre tedeschi? Erano anche loro nordafricani trapiantati negli Stati Uniti e in Germania, o la loro presenza segnala che bisogna andarci piano con le identificazioni fatte sulla base del colore della pelle?

Tra quei 31 fermati, 19 sono richiedenti asilo, e di questi uno solo è sospettato di molestie; secondo una testimonianza raccolta dal New York Times, inoltre, quella notte una turista statunitense è stata salvata da un cordone di siriani richiedenti asilo; qualche giorno dopo alcune centinaia di rifugiati siriani hanno manifestato contro la violenza, il razzismo e il sessismo. Questi numeri giustificano la messa in stato d’accusa della politica sui rifugiati di Merkel?

Ancora. La polizia, pur in stato di allerta contro il rischio di attentati, si è rivelata del tutto impotente a contenere e disperdere il branco di aggressori, e ha taciuto l’accaduto per quattro giorni, come pure la tv pubblica tedesca. Questa impotenza e questo silenzio si devono a una pruderie “politicamente corretta” a favore dei migranti, come s’è urlato in Germania e in Italia? O piuttosto alla sottovalutazione della violenza sessuale in un paese dove una donna su tre dice di averla subita da uomini che per il 70 per cento non sono arabi ma tedeschi, e in cui la notte di capodanno, come durante l’Oktoberfest, si chiude un occhio di fronte a qualche palpatina?

Infine ma non ultimo: violenze analoghe si sono verificate in contemporanea, quella stessa notte, in altre città tedesche e in Svezia, in Finlandia e in Austria, e questo fa legittimamente sospettare che si sia trattato di una provocazione concertata – un sospetto che a un certo punto è diventato una certezza, sparata sui giornali in prima pagina in Germania e in Italia, per poi essere smentita il giorno dopo. Possibile che i potenti mezzi dell’intelligence tedesca ed europea non sappiano rispondere sì o no a questo sospetto, pure cruciale per valutare l’entità dell’accaduto? Di nuovo: minimizzano per fare un piacere alla politica d’integrazione di Merkel, come sostiene l’opinione di destra? O perché considerano l’accaduto bagatelles pour dames, com’è lecito supporre?

Fantasmi

Non avremo mai risposta a queste domande, per la ragione molto semplice che la notte di Colonia ha ottenuto l’effetto che doveva ottenere a prescindere dallo svolgimento dettagliato dei fatti. E l’effetto consiste in una rapida e potente mobilitazione dell’immaginario europeo, nonché di quello islamico, in materia di sesso e razza: due fattori che quando si intrecciano, e oggi sulla scena globale si presentano sempre intrecciati, sono capaci di produrre miscele esplosive.

Sul versante islamico, ci auguriamo che non faccia testo la convinzione dell’imam di Colonia che le donne, quella notte, le molestie se le sono cercate, coperte com’erano più di profumo che di abiti: ma certo le sue dichiarazioni “estreme” la dicono lunga sul regime del dicibile che autorizza quella che dovrebbe essere una guida spirituale a istituzionalizzare la segregazione femminile (e del resto, come scandalizzarci? Quante volte il “se l’è cercata” giustifica tuttora, da noi, la violenza sessuale?).

Sul lato occidentale, l’antico fantasma coloniale della mano nera che violenta la donna bianca, ben rappresentato dal disegno del Süddeutsche Zeitung, è tornato a materializzarsi, aggiornato, in un’Europa ossessionata da frontiere vacillanti, migrazioni incontenibili, calo della natalità, pericolo terrorista, declino economico, impotenza neoliberale, fallimento politico.

L’aggiornamento del fantasma coloniale significa, in questo quadro, il suo automatico reclutamento nel presunto “scontro di civiltà” in corso. L’uomo nero diventa l’islamico che inferiorizza le donne, proprie e altrui, e attraverso l’attacco alle donne bianche attacca l’intera civiltà occidentale, che invece le donne le ama, le emancipa, le libera, le tutela con i diritti, le presidia con i “suoi” uomini, pronti a scendere in campo a difesa delle “loro” donne.

Ne consegue l’arruolamento delle donne nella difesa della civiltà occidentale suddetta, con relativa messa all’indice delle disertrici: quelle che ad arruolarsi non ci stanno, quelle che sulla civiltà occidentale e sul suo amore per le donne nutrono qualche dubbio, quelle che la violenza contro le donne la vedono anche in occidente e non solo in Medio Oriente, quelle che sulla difesa dei “loro” uomini avanzano qualche sospetto, quelle che nei confronti delle donne musulmane non ergono il muro dei diritti conquistati o la montagna dei vestiti comprati agli ultimi saldi, ma lanciano il ponte di una tessitura comune della libertà femminile.

Noi femministe, in sostanza, iscritte d’ufficio al fronte nemico dell’ipocrisia “politicamente corretta” verso il fanatismo islamico. Salvo ritrovarsi poi, i nostri accusatori, con le statue del Campidoglio coperte in omaggio al presidente iraniano Rohani per decisione di stato o di governo.

Streghe

“Dove sono le femministe?”. Quando ancora le notizie da Colonia arrivavano goccia a goccia, è partita la caccia alle streghe. Trovato il colpevole numero uno, l’uomo nero, la grancassa mediatica, maschile e femminile, è partita alla ricerca della colpevole numero due, la femminista bianca. Rea di tacere, di nascondersi, di non condannare, di colludere con i migranti e con la sinistra che difende (difende?) i migranti, di rompere le scatole ai “suoi” uomini su qualunque quisquilia come fosse una barbarie e di chiudere gli occhi sulle nefandezze dei barbari “veri”.

Le femministe, nel frattempo, a Colonia erano già per strada, a manifestare contro il sessismo e contro il razzismo insieme. E ovunque, in Europa e fuori dell’Europa, erano all’opera per fare il contrario dei talk show e della stampa generalista: capire una situazione nuova e complicata e interpretarla non istericamente, due cose che l’isteria massmediatica non contempla.

E parlavano ovunque potessero, cioè fuori del circuito ufficiale dell’informazione che non le interpella in modo da poterle accusare di stare in silenzio, di essersi dileguate, di non esistere, di avere perso. Parlavano e dicevano quello che ovunque, a est a ovest, a nord e a sud, vanno dicendo dall’11 settembre in poi: che non si lasciano arruolare in nessuno scontro di civiltà per la buona ragione che le civiltà in questione sono entrambe marcate dal patriarcato, entrambe fratturate al loro interno dalla contraddizione fra i sessi ed entrambe segnate, positivamente, dal conflitto tra i sessi innescato dalle donne.

Ragion per cui la trave nell’occhio dell’altro non ci esime dal guardare la pagliuzza nel nostro. E l’orgoglio per le nostre conquiste di donne occidentali non ci esime dal riconoscere le battaglie di libertà delle donne non occidentali.

Monopòli

Non c’è il monopolio islamico della violenza e dell’inferiorizzazione femminile. E non c’è nemmeno il monopolio occidentale e democratico della libertà femminile.

Le molestie della notte di Colonia evocano a tutte noi situazioni molto familiari. Gli sguardi eccitati e fra loro complici degli uomini che tuttora si ritrovano da soli nei bar dei nostri paesi. I branchi di giovani maschi che molestano le studentesse, e talvolta le stuprano, nelle nostre scuole. Il senso di insicurezza e vulnerabilità che ci accompagna specialmente la notte per strada, come una seconda pelle. I racconti di stupri, violenze, femminicidi che riempiono le pagine di cronaca dei nostri giornali. I fraintendimenti maschili sulla disponibilità sessuale femminile che riempiono la posta del cuore dei nostri settimanali.

Nel corso della modernità, la libertà non è stata regalata alle donne dalla civiltà occidentale: sono le donne ad averla conquistata con le loro lotte anche contro la civiltà occidentale

Potremmo continuare ma non serve: la violenza di uomini contro le donne è, purtroppo, uno dei pochi esempi di comportamento universale che il mondo globale ancora conosce. E non diminuisce ma tende addirittura ad aumentare nei paesi dove l’emancipazione femminile è più consolidata. La hybris maschile non si ferma davanti ai diritti costituzionalmente garantiti, alla parità di genere, alla cittadinanza, all’attività lavorativa e al protagonismo politico delle donne: al contrario, sembra che se ne alimenti, forse perché ne ha paura.

Questo significa che non c’è nessuna parentela automatica, nessun rapporto di causa-effetto tra la civiltà occidentale e la libertà femminile. La civiltà occidentale e gli stati moderni nascono, ci tocca ricordarlo con Freud e Hobbes, da un patto tra uomini violenti, che si emancipano dall’autorità paterna e se ne spartiscono l’eredità escludendo le donne dalla vita pubblica e sottomettendole in quella privata. Nel corso della modernità, la libertà non è stata regalata alle donne dalla civiltà occidentale: sono le donne ad averla conquistata con le loro lotte anche contro la civiltà occidentale.

Le democrazie contemporanee registrano a fatica questa conquista, traducendola e spesso tradendola nel linguaggio della parità e dei diritti. Ma tra la libertà femminile e gli ordinamenti occidentali resta aperta una tensione: la libertà femminile resta affidata in primo luogo alle donne stesse, alle loro lotte e alla loro autonomia. Men che meno è possibile identificare la libertà femminile con la libertà di mercato o con un non meglio precisato “stile di vita occidentale”, come l’ideologia neoliberale martellante ci invita a fare dalle colonne dei principali giornali italiani.

Vestirsi o andare al cinema e in discoteca a proprio piacimento sono certo cose piacevoli e irrinunciabili, ma possono sottintendere condizioni di dipendenza dal mercato, dal denaro, da canoni imposti, dallo sguardo altrui che hanno poco a fare con la libertà esistenziale e politica che abbiamo guadagnato con il femminismo. L’occidente non è l’Eden della libertà femminile: ed è solo assumendo questa posizione critica nei confronti della “nostra” civiltà che possiamo sporgerci su altri mondi, o sull’impatto di altri mondi con il nostro.

Differenze

Quando diciamo o scriviamo queste cose, alcune amiche ci rimproverano di usare il patriarcato come categoria universale indifferenziata, finendo col fare di ogni erba un fascio senza vedere che il patriarcato si intreccia con differenti sistemi di dominio, si cristallizza in differenti gradi di oppressione femminile e di sopraffazione maschile, domanda differenti strategie di lotta. Non è così. Siamo ben consapevoli, tristemente consapevoli, che oggi la radicalizzazione politico-religiosa peggiora la vita delle donne nei paesi islamici, legittimando su base ideologica il dominio maschile.

Sul cartello in primo piano c’è scritto “Tutte le donne meritano rispetto”, Colonia, il 17 gennaio 2016. (Karsten Schoene, Laif/Contrasto)

Siamo consapevoli che la violenza sulle donne è diventato per il gruppo Stato islamico e per Boko haram uno spietato carosello pubblicitario, che sulle donne di piazza Tahir si è scaricata la frustrazione maschile di una rivoluzione perdente, che in paesi come l’Afghanistan taliban le donne sono di nuovo costrette a una segregazione che sembrava essere stata superata. E sappiamo di essere inadeguate di fronte a questi come ad altri effetti delle guerre e del disordine mondiale di oggi, perché le guerre impediscono in radice quella pratica di relazione con l’altra che nella politica delle donne è irrinunciabile e che l’indignazione e gli attestati di solidarietà, per quanto urlati, non possono sostituire.

Né ci volevano i fatti di Colonia per realizzare – ohibò – che una politica dell’accoglienza che non tenga conto della differenza sessuale è una cattiva politica

Sappiamo altrettanto bene che le migrazioni non risolvono ma moltiplicano il problema dei rapporti fra i sessi. Ci si attribuisce oggi l’onere della prova che per noi la difesa della libertà femminile viene prima del buonismo sulle politiche dell’accoglienza. Rimandiamo questa richiesta ai suoi mittenti. Non siamo state certo noi a parlare, per anni, di migranti e di rifugiati in modo neutro, come se la condizione di migranti o di rifugiati cancellasse la differenza sessuale. Non la cancella, e non ci volevano i fatti di Colonia per accorgersi che l’accoglienza e la cosiddetta integrazione non sono due pranzi di gala. Non ci volevano i fatti di Colonia per accorgersi che norme e consuetudini delle comunità straniere fanno quasi sempre a pugni con le nostre, che le difficoltà di integrazione spesso le irrigidiscono ulteriormente inasprendo la segregazione femminile al loro interno, che le donne sono sempre, in pace come in guerra, posta in gioco di uno scambio sociale che gli attriti culturali rendono arduo e talvolta impraticabile.

Né ci volevano i fatti di Colonia per realizzare – ohibò – che una politica dell’accoglienza che non tenga conto della differenza sessuale è una cattiva politica. Laddove si creano ghetti di soli maschi, che siano islamici o no, il pericolo del branco è sempre in agguato. Laddove si organizzano e si tollerano tratte femminili, la prostituzione e il suo sfruttamento sono garantiti. E tuttavia, ci sarà pure da riflettere di fronte al fatto che è dal versante maschile dei migranti che emerge il problema di una minaccia violenta alla convivenza sociale.

Sono più uomini che donne a reagire aggressivamente all’urto dell’impatto con i paesi d’accoglienza. E sono più donne che uomini – si pensi alle migliaia di badanti che vivono e lavorano in Italia, o alle donne che lavorano nei centri d’accoglienza o nella mediazione culturale o nell’insegnamento delle lingue ai migranti – a occuparsi della cura della vita e delle relazioni fra mondi diversi, continuando l’opera femminile della civiltà che la violenza maschile nasconde e disfa.

Questa almeno è una buona notizia; e non è l’unica, se solo guardiamo a quello che sta accadendo considerando le donne come soggetti attivi, e non come oggetti passivi, del cambiamento in corso.

Cori noir

È bastata l’aggressione di una notte a Colonia e nelle altre città coinvolte per trascinarci in un baleno tutte, occidentali e nordafricane, nella casella delle vittime designate, pericolanti e perdenti del supposto “scontro di civiltà” in atto. Ma la vittimizzazione delle donne è una delle più frequenti strategie del loro addomesticamento: serve a nascondere e a deprimere la soggettività femminile e le pratiche sociali, politiche, artistiche in cui si esprime.

Ovunque oggi, in un quadro planetario attraversato da faglie, guerre e mutamenti inediti, le donne lottano per la propria libertà, ovunque aprono conflitti con l’altro sesso, ovunque escono dagli schemi imposti, ovunque tradiscono le ingiunzioni normative sulla loro esistenza, ovunque intrecciano relazioni con donne di cultura e provenienza diverse. Questo “ovunque” vale da mezzo secolo in qua, lo ricordiamo a quanti sui mezzi d’informazione ci danno per morte e per sconfitte ogni volta che possono, nelle democrazie occidentali. Ma vale oggi, in primo luogo, per il mondo musulmano.

Lo sappiamo da analiste competenti, che inascoltate ci spiegano le differenze, le articolazioni, le combinazioni tra legge religiosa e leggi statuali interne a quel mondo, e le connesse differenze nella condizione, nella soggettività e nella rivolta femminili. Lo sappiamo dalle migranti che incontriamo nella nostra quotidianità, dalle storie che ascoltiamo nei centri antiviolenza a cui le più sfortunate si rivolgono per trarne la forza di ribellarsi a un padre o a un marito o un fratello, dalle testimoni sopravvissute alle guerre, dalle protagoniste delle rivolte.

Lo sappiamo dai racconti delle scrittrici, dalle opere delle artiste, dai film delle registe, dal pensiero delle filosofe, dalle letture del Corano delle teologhe. E sappiamo anche che la strada della libertà delle donne musulmane non passa sempre né necessariamente per la loro occidentalizzazione, vale a dire per un’emancipazione laica, giuridicamente assistita dalla sintassi dei diritti e dalla retorica della parità, e tanto ribelle all’ingiunzione a velare il corpo femminile quanto obbediente all’opposta ingiunzione a scoprirlo.

Ci dissociamo perciò nettamente dal coro noir che ha accompagnato sui mezzi d’informazione italiani ed europei i fatti di Colonia. La voce delle donne, quando la si ascolta e non la si mette a tacere, racconta una realtà ben più articolata di quella di una regressione generalizzata al patriarcato tribale degli uomini ambrati e barbuti che dal Medio Oriente allunga la sua ombra minacciosa sulle donne europee. La diagnosi andrebbe piuttosto ribaltata.

C’è una generalizzata crisi del patriarcato che ovunque, a ovest e a est, a nord e a sud del mondo perde il credito femminile. Con buona pace delle fantasie alla Houellebecq, la sottomissione femminile non è più garantita né sotto le insegne dell’islam né sotto quelle cristiane o di altre religioni. E la libertà femminile non passa solo per le magnifiche sorti e progressive della democrazia laica.

Nel mondo globale la legge del padre, che nella modernità ha assicurato il suo supporto simbolico agli ordinamenti politici e statuali, non fa più ordine. In questo disordine si aprono molti varchi per atti di violenza maschile nostalgici e reazionari, ma se ne aprono altrettanti per costruire pratiche di libertà femminile e reti di relazione tra donne, che tradiscono l’appartenenza a questa o quella civiltà e ai rispettivi feticci e inventano forme inedite di politica basate sullo scambio, il conflitto e la mediazione tra esperienze, storie, radici, orizzonti di senso differenti.

Bocche velate

L’ascolto dell’altra e dell’altro, della sua esperienza e della sua storia, delle sue esigenze e dei suoi desideri, dei suoi traumi e delle sue risorse, è una condizione necessaria per ritessere la trama della civiltà in una direzione opposta allo scontro tra le civiltà. Non ci aiuta e anzi ci è di ostacolo, in questo, il frastuono della macchina mediatica italiana, tutta programmata non per ascoltare ma per urlare.

“A Colonia è esaurito lo spray urticante insieme al senso di sicurezza”, Colonia, il 9 gennaio 2016. (Karsten Schoene, Laif/Contrasto)

Abbiamo già detto della caccia alla strega femminista che è scattata subito dopo i fatti di Colonia, una strega accusata, senza essere interpellata, di silenzio colpevole, di connivenza con l’ipocrisia favorevole ai migranti politicamente corretta, di usare due pesi e due misure contro gli uomini di casa sua e contro gli stranieri. Ma non è un problema che nasce a Colonia: questo schema si ripete, insopportabilmente uguale, a ridosso di qualunque evento che chiami in causa le relazioni tra i sessi. La molla che scatta è sempre la stessa, il tentativo di liquidare il femminismo e le femministe decretando che hanno perso e distorcendone o sminuendone le posizioni.

La futilità programmatica che non da oggi caratterizza buona parte del giornalismo italiano si fa, quando c’è di mezzo il femminismo, più approssimativa e grossolana. Come se parlando di donne tutto fosse lecito, come se la cronaca non avesse precedenti, come se la parola femminile non contasse niente, come se le posizioni politiche e culturali femministe non avessero il diritto alla distinzione, all’analisi, alla discussione che si riserva alla chiacchiera maschile: e soprattutto come se non esistessero nella loro autonomia, ma solo come appendici subalterne della sinistra e della destra, o comunque di schieramenti e conflitti disegnati altrove.

Un immaginario misogino, maschile e femminile, prende così il posto dell’analisi della realtà. E la delegittimazione del femminismo diventa una posta in gioco, nient’affatto secondaria, di qualunque “guerra culturale”: accompagnata, va da sé, dalla promessa che ci penseranno i “nostri” uomini, d’ora in poi, a difenderci da quello che non siamo in grado di contrastare noi.

Questa prassi corrente dei mezzi d’informazione mainstream non è meno violenta delle mani maschili che si sono infilate sotto i vestiti delle donne la notte di Colonia. E dice, torna a dire, che ogni qual volta è sotto attacco il corpo femminile, è la parola femminile il vero obiettivo, la vera minaccia, il target da abbattere: qui, nell’occidente della libertà di espressione, non lì, nel Medio Oriente delle bocche velate. Abbiamo scritto questo testo per mostrare che quella parola è viva e non si lascia silenziare.

Corpo-anima, diritti, Donne e Uomini, Femminismo Febbraio 2, 2016

Utero in affitto: una Santa Alleanza tra il femminismo e la Chiesa?

Non nascondo che fa una certa impressione vedere nei cartelli del Family Day gli stessi slogan (es: “I figli non si pagano”) che stai usando nella tua battaglia contro l’utero in affitto, o Gpa.

Family Day a parte, stigmatizzato dalle parole del Papa (“nessuna condizione umana esclude dall’amore di Dio“), i giornali e i siti cattolici non fanno che valorizzare il femminismo abolizionista (o quasi), la seduta dell’Assemblea Nazionale Francese per l’Abolizione Universale della maternità surrogata, le lesbiche contro la Gpa che in qualche modo rompono il fronte con i fratelli gay, e via dicendo.

Una parte importante del femminismo, da Snoq al Pensiero della Differenza Sessuale, sta dalla stessa parte della Chiesa in questa battaglia di civiltà che più civiltà di così non si può: è in gioco il fondamentale umano della relazione madre-figlio/a.

Al bell’incontro della scorsa settimana alla Libreria delle Donne, una ha detto: “E’ la Chiesa che sta dalla nostra parte”. Si può anche mettere in questo modo, e io personalmente sono soddisfatta da questa impostazione. Ma tante sentono la fatica di questa Santa Alleanza, fatica che le rende dubbiose ed esitanti.

Provo a dire questo: che tante volte la Chiesa o parti importanti della Chiesa sono state e sono a tutt’oggi dalla parte delle donne, più di quanto il laicismo mainstream (ho detto laicismo, non laicità) consenta di riconoscere. Se ci limitiamo a osservare le cose da un punto di vista eurocentrico (o West-centrico) ci sfuggirà l’importanza di questa vicinanza alle donne, soprattutto in quei Paesi dove spesso la Chiesa è l’unico argine alla violenza e allo sfruttamento.

E infine: se guardassimo le cose sub specie aeternitatis e non sub specie societatis, saremmo in grado di ridimensionare i punti di conflitto tra il femminismo e la Chiesa, che certamente non mancano, per dare valore a questa vicinanza in una battaglia che ha a che vedere con il destino dell’umanità, e lo dico senza retorica.

Certo non mi accontento di chi dice: se la Chiesa sta da quella parte, allora io per forza sto dall’altra. Né di chi obietta: esistono i preti pedofili, la Chiesa non può parlare.

Di sicuro non è questo il modo di porre la questione.

Intanto a Parigi è stata lanciata la Carta per l’Abolizione universale dell’Utero in affitto.

bambini, Corpo-anima, Donne e Uomini, Femminismo, Politica, questione maschile Gennaio 27, 2016

Si parla di utero in affitto (o maternità per altri) alla Libreria delle Donne di Milano

Il dibattito alla Libreria delle Donne di Milano

 

Questo il mio intervento al dibattito di ieri sull’utero in affitto alla Libreria delle Donne di Milano. Con me, la filosofa Luisa Muraro e Daniela Danna, ricercatrice in scienze sociali all’Università Statale di Milano (purtroppo non dispongo di loro testi da pubblicare, né della discussione che è seguita, ma qui è visibile tutto lo streaming). A chi frequenta abitualmente questo blog gli argomenti che porto saranno in buona parte già noti. Sono molto soddisfatta della serata e ringrazio le tantissime che hanno partecipato.

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“Penso su questa cosa dell’utero in affitto più o meno in solitudine da tanti anni, ma a volte diventa tutto così complicato che non vorrei pensarci più per attenermi alla semplicità quello che Eduardo fa dire a Filumena Marturano, “i figli non si pagano“.

Ma in questi tempi di dirittismo esasperato le cose tendono a complicarsi. La verità della relazione madre-figlio è molto semplice ed è un fondamento di civiltà sottratto al mercato (appunto, i figli non si comprano e non si pagano). Quel due indistinguibile dall’uno è una delle poche verità fondative che ci restano. Anzi, lo metto in forma di domanda: che cosa c’è in quella relazione che va assolutamente preservato, e che cosa c’è invece che si vuole rimuovere e nascondere?

Se cominci ad ammettere eccezioni, se tu pensi che separare madre e figlio sia un’operazione ammissibile, che tutto ciò che le tecnologie riproduttive ti consentono sia eticamente e umanamente accettabile e in automatico possa tradursi in mercato e neo-diritti, quella verità ti esplode fra le mani e deflagra in una complessità ingovernabile e in un enorme disordine simbolico.

Quando nelle relazioni, quando per esempio in una famiglia si arriva a mettere tutto sul piano dei diritti vuole dire che le cose non stanno andando bene.  Il “dirittismo” ossessivo e pervasivo con cui oggi si pretende di regolare la convivenza umana è il segnale che qualcosa sta andando storto, che c’è una guerriglia in atto.

Vi faccio un esempio di questo dirittismo esasperato: una bioeticista, Chiara Lalli, sostiene che è tutto da vedere se per i bambini che nascono da utero in affitto sarebbe preferibile non essere nati, dice che non abbiamo elementi per sostenerlo: e poiché quei bambini possono nascere solo con utero in affitto, negare questa possibilità equivarrebbe a negare a questi individui in potenza il diritto di tradursi in atto, ovvero di venire al mondo. Cioè si attribuiscono diritti non solo all’individuo esistente, ma perfino all’idea di individuo, all’individuo in potenza, a ciò che potrebbe essere individuo e ancora non lo è ma potrebbe esserlo.

Si tratta forse di riportare la questione da questo enorme disordine simbolico a quello che Luisa Muraro per prima ha chiamato ordine simbolico della madre, e forse è questo il tentativo che oggi faremo qui. Tanto per cominciare, facendo un po’ di pulizia su questi neodiritti.

Per esempio, il diritto alla “genitorialità, figlio di una cultura dirittistica e adolescenziale che non distingue tra desideri e, appunto, diritti, e fonda un diritto per ogni desiderio. Sarebbe come affermare il diritto ad avere un marito o una moglie: il mio diritto, semmai, è che nessuno mi impedisca di legarmi liberamente a qualcuno/a, ma non posso certo pretendere che mi venga garantito un legame affettivo. Così per i figli: ho diritto a metterli al mondo, se intendo farlo, ho diritto a che nessuno mi impedisca di diventare madre o padre minacciando per esempio di licenziarmi, come avviene correntemente alle giovani precarie (diritto per il quale si battono in pochi). Ho diritto a cure mediche ragionevoli, se la mia salute riproduttiva le richiede. Ma non posso chiedere che lo Stato mi garantisca di essere padre o madre a ogni costo e in qualunque condizione, fino a consentire un vero e proprio mercato dei figli. L’unica titolare di diritti è la creatura: diritti a cui le convenzioni internazionali riconoscono assoluta superiorità, e che nei discorsi sull’utero in affitto e più in generale sulla fecondazione assistita vengono invece tenuti spesso come terzi e ultimi.

Anche perché affermare un diritto significa ipotizzare un corrispettivo dovere: se, quindi, si pone un diritto alla genitorialità, chi è titolare del dovere corrispondente? se ho diritto ad avere un figlio, chi ha il dovere di darmelo? Una donna, al momento non c’è alternativa. Quindi toccherebbe alle donne farsi carico di questo dovere.

Un altro diritto di cui si discute è quello a fare del mio corpo quello che voglio.

Qui è interessante quello che ha detto Judith Butler, ovvero che “il corpo è mio e non è mio”. L’idea che il corpo sia solo mio è un trompe l’oeil, un’illusione, come tante volte abbiamo detto che è un’illusione l’individuo assoluto, cioè letteralmente sciolto da ogni legame e libero da ogni dipendenza. Questo in qualche modo è assunto dalla nostra legge e dalla nostra Costituzione, per la quale il corpo è indisponibile: non posso, cioè, farne sempre quello che mi pare, né tanto meno oggetto di mercato. L’unica eccezione è un uso solidale. Posso cioè donare sangue, midollo, o anche un rene a un consanguineo, ma non posso metterli in vendita o comprarli. Nessuno di noi ha perciò diritto di mettere in vendita parti del proprio corpo. E’ una limitazione alla propria libertà? Sì, lo è.

Anche nel caso dell’utero in affitto la legge ammette, ad alcune precise condizioni, la pratica solidale: i nostri tribunali hanno già ammesso casi di “utero solidale” dopo aver vagliato attentamente le situazioni, aver accertato l’esistenza di una relazione affettiva tra la donatrice e i riceventi, e aver escluso ogni passaggio di denaro. Si deve peraltro dire che l’utero solidale è solo un numero infinitesimo di casi.

Ma l’analogia si ferma qui: perché se la donazione d’organo è un fatto tra due, il donatore e il ricevente, nel caso dell’utero c’è un terzo, il nascituro, le cui ragioni vanno tenute per prime. L’esserci di questo terzo rende problematico anche il paragone dell’affitto di utero con la prostituzione. Nella cosiddetta libertà di prostituirsi c’è un accordo –anche se spesso niente affatto libero- tra due, qui c’è questo terzo che al momento dell’accordo non ha voce in capitolo, e che non può essere pensato come prodotto, ma è a tutti gli effetti il protagonista muto della vicenda.

E ancora, l’uguale diritto di uomini e donne, che non tiene conto della differenza sessuale. Quando si evidenziano i limiti “naturali” (ovvero fondati nella biologia dei corpi) che impediscono a molti desideri di tradursi automaticamente in diritti, molte e molti reagiscono con stizza, come bambini a cui sia negato di avere tutto ciò che vogliono e che di “no” (o magari di doveri che bilancino i diritti) non vogliono sentir parlare. Ma spesso si tratta di desideri indotti da un mercato che non si dà limiti di profitto, il cui obiettivo non è certo farci crescere in umanità, e che di consumatori-bambini ha sempre più bisogno.

Si fa la lotta per i diritti degli omosessuali, senza tenere conto della differenza sessuale che riguarda anche gli omosessuali. Si commette un grave errore quando sul fronte della genitorialità, secondo una logica paritaria fuorviante, si fa un tutt’uno tra gay e lesbiche, invocando “uguali diritti”. Non mettiamola sul piano di gay e lesbiche uniti nella lotta, mettiamola sul piano degli uomini e delle donne, a prescindere dall’orientamento sessuale. Ci viene per così dire in aiuto il fenomeno degli etero padri single, che in America sta diventando cospicuo. Si tratta di uomini single eterosessuali che si fanno “produrre” un figlio tutto per sé. Perché non hanno una compagna, o non intendono condividere con una donna l’esperienza della genitorialità. Una vera partenogenesi maschile, ha quanto meno un merito: quello di sgomberare il campo dalla questione dell’orientamento sessuale degli uomini che ricorrono a madri surrogate. E sgonfia la possibile accusa di omofobia nei riguardi di quel femminismo che lotta contro l’utero in affitto. In questione non è l’essere gay o etero. In questione è l’essere uomini che fanno scomparire la madre. E quale legame ha questa scomparsa con le radici del patriarcato.

Sulla scelta di una donna, lesbica o non lesbica, di diventare madre non è necessaria la mediazione della parola pubblica: è lei che decide, che sia sola o abbia un compagno o una compagna, con l’unica possibile differenza di non concepire, forse, se è lesbica, via rapporto sessuale. Nel caso di un maschio, invece, che sia gay o un eterosessuale deciso a concepire fuori da una relazione con una donna, la parola pubblica è decisiva, perché il suo desiderio necessita di almeno tre livelli di mediazione: dev’esserci un mercato dove acquistare ovociti e “affittare” uteri (o molto più di rado averli in dono); dev’esserci una medicina che ti assista, dal momento del prelievo (doloroso) degli ovociti, all’impianto dell’embrione, alla gestazione; dev’esserci un quadro normativo che ti permetta di condurre in porto l’operazione.

Non vi è, quindi, alcuna uguaglianza del corpo né “parità di diritti” su questo fronte fra uomini e donne, che siano etero o omosessuali. Questo è triste e doloroso per i gay che vogliono un figlio geneticamente proprio ma che non ama sessualmente le donne? Immagino di sì, ma non ci si può fare molto. Esiste pur sempre l’opzione di fare quel figlio con una donna che lo desideri, e che sarebbe sua madre (senza costringerla a scomparire).

L’utero in affitto ci riporta al dispositivo patriarcale nella sua purezza quando pensa alla madre portatrice come semplice contenitore-incubatore: la visione aristotelica fondativa del patriarcato postula la naturale inferiorità del genere femminile. Nella riproduzione, secondo Aristotele, il maschio è attivo, è il vero genitore che dà forma alla materia inerte femminile, la donna è invece “passiva” in quanto  “è quella che genera in se stessa e dalla quale si forma il generato che stava nel genitore” (il maschio). Questa riduzione della potenza materna sta proprio al centro del dispositivo patriarcale, questo movimento di predazione dell’utero, mosso dall’invidia dell’utero, del vaso alchemico, è movente primario del patriarcato.

La coppa piena di sangue del Graal, eternamente ricercato, somiglia molto a quella coppa piena di sangue che è l’utero. Invidia dell’utero come ben sapete rovesciata dalla narrazione patriarcale nel suo punto più alto e sofisticato in invidia del pene. Ecco, forse il dibattito in corso sull’utero in affitto, ha quanto meno il merito di fare molta chiarezza, è un riflettore puntato sulla questione. C’è un dibattito su questo anche tra psicoanaliste che osservano il fenomeno e parlano di fantasma dell’utero vagante, scisso dal corpo, “di un’isteria collettiva –la radice di isteria è appunto la parola greca per utero- in un’epoca riconoscibile come borderline, nella quale si grida “diritti” ma non doveri, non attese, non rinunce”.

Chi pensa alle portatrici come semplici contenitori che alla fine della gestazione consegnano docilmente il prodotto ai committenti, si allinea alla violenza di questo pensiero patriarcale. La “semplice” portatrice non ha legami genetici con il bambino, ma ha importanti legami epigenetici, che influenzano il fenotipo (ovvero la morfologia, lo sviluppo, le proprietà biochimiche e fisiologiche comprensive del comportamento etc.) senza modificare il genotipo.  In parole semplici, durante la gestazione tra lei e il feto avvengono scambi biochimici decisivi per lo sviluppo del bambino, scambi che continuano nella fase perinatale e che fanno di quel bambino quello che sarà”.

La madre è lei.