Ripropongo qui il mio intervento alla serata contro la Gpa il 16 febbraio alla Casa dei Diritti di Milano.

“E’ straniante la sensazione di essere noi, le sovversive. Noi che resistiamo all’utero in affitto chiedendo la piena applicazione della legge che lo vieta in Italia, come peraltro in Svezia, in Norvegia, in Finlandia, in Danimarca, in Germania, in Francia, in Spagna, nella stragrande maggioranza dei Paesi dEuropa e del mondo, vedendo questo divieto quotidianamente attaccato da sempre nuove sentenze e da un marketing molto aggressivo.

Siamo dalla parte della legge e del giusto, e ci vogliono far sentire una minoranza antagonista. Ci tocca perfino difendere questa legge e questo giusto da rappresentanti delle istituzioni che tacciono o si schierano a favore, come se per loro la legge non valesse!

Sorprende e dispiace molto vedere donne e soprattutto uomini impegnati da anni nelle battaglie in difesa dei diritti umani che di fronte a questa pratica, classificata dall’Europa tra le più gravi violazioni dei diritti umani, girano la testa dall’altra parte e fingono di non vedere. O gente che magari lotta contro Big Pharma e Monsanto e per il rispetto della bio diversità e che rifiuta di prendere posizione contro la Gpa, punta di diamante del biobusiness, quando non la difende come un diritto.

D’altro canto è confortante vedere che il fronte anti-gpa si va progressivamente ampliando: per esempio si è recentemente aggiunto il no dell’Udi. Alcune di noi studiano la questione da anni e sono arrivate da tempo alle conclusioni. Forse serve tempo perché tante e tanti comprendano, soprattutto perché la cosa è stata venduta come un diritto civile, ed è difficile decondizionarsi.

Quando dico venduta parlo di un enorme investimento di marketing, di una propaganda con testimonial illustri –l’ultimo arrivo è il calciatore Cristiano Ronaldo, ma Vendola è perfetto per mettere in crisi la sinistra- da cui è difficile difendersi. Il biobusiness della carne umana, dalla tratta delle prostitute allo sfruttamento dei migranti al commercio di organi per arrivare all’enorme business della fecondazione assistita e alla gpa, è davvero colossale, secondo alcuni analisti oggi è il business più redditizio di tutti, produce guadagni stramiliardari e investe moltissimo in stampa e propaganda. 

Il nostro corpo ci viene sottratto e poi rivenduto, o veniamo convinte a metterlo in vendita noi stesse, e a questa cosa viene dato il nome di autodeterminazione e di generosità: chi affitta il proprio utero è una donna libera e buona, buona come una madre, insomma, ma poi non deve pretendere di esserlo! I margini di guadagno della filiera sono amplissimi , perché poi come voi saprete nella Gpa dai 2/3 ai 4/5 dei guadagni vanno ad agenzie, cliniche, avvocati, indotto turistico. E dove lo sfruttamento salta perfino il passaggio formale del contratto, alle donne non arriva nemmeno un soldo, tutto quanto ai loro papponi.

Cominciamo a vedere anche casi di pentimento, cioè gente che ha difeso la pratica, poi ha aguzzato lo sguardo, ha capito di che cosa si tratta, ma fa fatica a dirlo, perché ha paura di apparire antimoderno o di rompere relazioni.

Va peraltro detto, perché finora abbiamo parlato di diritti, che il femminismo, quanto meno il pensiero della differenza sessuale, non pone al questione in termini di diritti, non è il nostro piano. Tiene piuttosto lo sguardo sulla rottura della relazione madre-bambina-o, cioè su quella relazione fondatrice di civiltà, dove la prossimità tra i due è così stretta da confondersi con l’uno. Una relazione che è madre di tutte le relazioni. Niente affatto idealizzata -è colluttazione, “sarabanda infernale”- ma che costituisce la matrice dell’essere di ognuna e ognuno di noi, tutte e tutti nati da una donna.

Il biomercato pretende di entrare qui, in questa relazione fondamentale, e di scassare tutto, di affittare e vendere, e non solo per fare profitti contingenti, ma anche perché le relazioni sono il contrario del consumo, quella che il grande pensatore Ivan Illich chiamava convivialità è il vero antidoto e quindi il vero nemico del modello del consumo inarrestabile compulsivo. Ci vogliono tutte e tutti più soli possibile, slegati dall’altra e dall’altro, in grado di esercitare solo quello a cui Alex Langer dava il nome di “piccolo potere del consumatore”.

Stasera non abbiamo in mente un confronto delle posizioni, non sarà un dibattito gpa sì, gpa no. Di questi dibattiti ne abbiamo fatti già molti, a Milano e dappertutto,  e continueremo a farli ovunque saremo invitate. Qui abbiamo chiamato liberamente a raccolta i no-gpa, i resistenti all’utero in affitto, un fronte variegato che va dai cattolici -che ospitano a loro volta molte differenze, a larga parte del femminismo all’ambientalismo ai movimenti anarchici. Li abbiamo convocati soprattutto per discutere degli strumenti che possono servirci a ridurre il danno, ovvero i numeri della gpa, possibilmente per arrivare a zero. Numeri che oggi sono in crescita continua e vertiginosa, con un aumento della quota percentuale dei single e delle coppie gay sulle coppie eterosessuali che comunque restano la maggioranza. Pensate che sono nate perfino molte finanziarie ad hoc, che ti prestano i soldi per fare la Gpa, questo per dare l’idea dell’estensione del fenomeno e della sua redditività. Non possiamo più aspettare. 

E come si riduce questo  danno? Che cosa possiamo fare per fermare il biomercato?  Abbiamo fiducia nel fatto di essere ancora in tempo.

Vediamo che cosa si potrebbe fare, oltre a continuare nella battaglia culturale e politica e ad attendere una ferma presa di posizione da parte delle Nazioni Unite (se ne parlerà il prossimo 23 marzo alla Camera per iniziativa di Se Non Ora Quando-Libere)

Intanto poiché il maggior numero di utenti di Gpa sono è costituito da coppie eterosessuali infertili, si dovrebbe chiedere una reale applicazione dell’art. 2 della legge 40, sostanzialmente inevaso,  là dove, all’art. 2, prescrive Interventi contro la sterilità e la infertilità: “Il Ministro della salute, sentito il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, può promuovere ricerche sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità e della infertilità e favorire gli interventi necessari per rimuoverle nonché per ridurne l’incidenza, può incentivare gli studi e le ricerche sulle tecniche di crioconservazione dei gameti e può altresí promuovere campagne di informazione e di prevenzione dei fenomeni della sterilità e della infertilità”.

Qui si va dai pesticidi agli ftalati -componenti di prodotti di uso comunissimo, dalla plastica si dentifrici- che riducono enormemente la fecondità maschile,  ai molti fattori sociali che scoraggiano la ricerca di concepimento in età adeguata da parte delle donne. Questo lavoro di prevenzione dell’infertilità è del tutto trascurato, si spinge piuttosto il ricorso alle svariate tecniche di fecondazione assistita -dall’omologa all’eteronoma alla crioconservazione degli ovociti-, tecniche che alimentano un mercato che supera i 10 miliardi di dollari l’anno.

C’è poi da mettere mano alla complessa materia dell’adozione, considerando la possibilità di aprire l’accesso anche ai single e alle unioni civili, pur sempre tenendo al centro l’interesse della bambina e del bambino.

Quanto al superiore interesse del minore, è necessario tornare a riflettere attentamente sul principio, perché un numero crescente di sentenze sta consolidando l’idea che il superiore interesse del minore coincida nei fatti con l’essere stato separato dalla madre subito dopo la nascita.

E’ necessario pensare ai bambini già nati da Gpa, garantendo loro il massimo della tutela, ma senza che ciò spiani la strada e incoraggi ulteriori ricorsi a Gpa: per esempio si potrebbe considerare una stepchild “tombale”, che chiuda definitivamente la porta a ulteriori richieste.

Si potrebbero richiedere alle istituzioni campagne di moral suasion, in tv e sugli altri media, per dissuadere le cittadine e i cittadini dal ricorso alla pratica: in Svezia, dopo che in seguito a un’accurata indagine governativa la Gpa è stata proibita  in tutte le sue forme, ci si sta ponendo il problema di come dissuadere gli svedesi a ricorrere alla pratica all’estero.

Potrebbero essere utili anche campagne di informazione e formazione rivolte ai medici di base e ai ginecologi, che spesso inviano le coppie agli appuntamenti clandestini con le agenzie, oltre che agli avvocati e ai magistrati, protagonisti di sentenze sconcertanti come quella di Trento.

C’è il tema complesso delle sanzioni, che oggi per la legge 40 si applicano esclusivamente alle Gpa realizzate in Italia, e alla propaganda sul territorio nazionale, ma non sulle Gpa realizzate all’estero. In mancanza di sanzioni, i divieti non possono che restare lettera morta. Per dirla in breve, e senza entrare troppo nel dettaglio: se una coppia eterosessuale rientra in Italia con un neonato non precedentemente registrato all’anagrafe, non sarà difficile appurare se la donna abbia effettivamente partorito, lo stesso nel caso di una donna single o in coppia. Se si tratta invece di un uomo o di una coppia di uomini, si tratterà di sapere chi è la madre del neonato e che fine ha fatto. Non è poi così difficile appurare una Gpa e procedere a sanzioni, che siano sufficientemente elevate da scoraggiare i committenti, per esempio 10 volte tanto l’esborso massimo sulla piazza dell’utero in affitto, i 150 mila dollari della California. Questo ridurrebbe di molto la platea degli interessati.

Qui un‘altra proposta dall’amica Iole Natoli. Continuiamo a ragionare insieme”.

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