Per la seconda volta in pochi mesi Roberto Saviano mi dà un dispiacere.

La prima quando diede delle egoiste alle italiane perché non donano i propri ovociti: ovociti che non vengono donati in nessun posto del mondo, semmai vengono messi in vendita da donne povere e in genere per per pochi soldi -le tariffe aumentano per la bionda caucasica giovane atletica non fumatrice laureata con Q.I. ragguardevole.

Oltre a un certo impegno psicologico ed etico, le fornitrici di ovociti rischiano la salute fisica: sindrome da iper-stimolazione ovarica (nausea, vomito, dolori addominali, rischio di tromboembolia); sanguinamento, infezioni, potenziale aumento del rischio di cancro a utero, ovaie, seno, endometrio, colon. Gli studi che lo attestano sono innumerevoli. Poi ci sono i rischi ordinariamente connessi all’anestesia generale a cui si viene sottoposte per il prelievo. Ma di questi rischi in genere le fornitrici sono poco o niente informate, ciò che importa è che non rischi il business della fecondazione assistita, giro d’affari che potrebbe raggiungere i 21,6 miliardi nel 2020 (proiezioni di Research and Markets).  Lettura consigliata a Saviano: Laura Corradi, Nel ventre di un’altra, Castelvecchi.

Il secondo dispiacere me l’ha dato scrivendo di violenza maschile -vedi ultimo L’Espresso-. Saviano stigmatizza il racconto mediatico dell’ “estate degli stupri” e, scrive “poco importa che le denunce siano in calo“. Ebbene, non è  così, le denunce non sono affatto in calo secondo i numeri del Viminale la violenza sessuale è l’unico reato le cui denunce restano stabili: 2333 nei primi 6 mesi del 2017, 2345 nello stesso periodo del 2016.

Saviano menziona anche il dossier di Demoscopika relativo agli anni 2010-2014, secondo cui «il 39 per cento delle violenze sessuali è stato compiuto da stranieri contro il 61 per cento da connazionali» (il numero di stranieri denunciati o arrestati per stupro va ovviamente commisurato con le presenze in Italia che secondo le ultime stime sono di circa 5 milioni di residenti e quasi un milione di irregolari, mentre i cittadini italiani sono 55 milioni e 550 mila) e commenta “quello che doveva passare è che i migranti vengono dal mare a prendere il nostro lavoro e a violentare le nostre donne… Mi sarei aspettato che fossero loro al centro del dibattito e invece sono state le grandi assenti“. 

Non mi risulta affatto che le donne siano state assenti dal dibattito: hanno parlato, ma come sempre non sono state ascoltate. Anche sulla violenza che subiscono la loro parola conta meno di quella degli uomini che si sono esibiti sull’argomento: il che fa parte a pieno titolo del problema. Le donne, certo, hanno dovuto difendersi dalla festa mediatica e dalla retorica machista che Saviano descrive (gli stranieri che si prendono le nostre donne, e i nostri uomini che ci salveranno: sì, ciao). Ma anche da quella, non meno pericolosa, di chi minimizza il problema ingenerato dal fatto che la libertà femminile è messa a dura prova dalla convivenza con centinaia di migliaia di giovani uomini provenienti da situazioni e culture in cui la libertà femminile non è tenuta in alcun conto -non si sarà così ipocriti da negarlo: o sì?- e prendere una donna contro la sua volontà non costituisce un fatto grave perché alle donne non è riconosciuta la prerogativa della volontà. Come si può bene immaginare, anche senza essere Houellebecq, è un attimo perché certi usi e costumi vadano a corroborare la già robusta misoginia dei maschi italiani.

Questa situazione di difficoltà non si esprime soltanto negli stupri denunciati, ma anche nella fatica della vita quotidiana, nelle migliaia di piccole o grandi molestie, nello sprezzo misogino, nella necessità di un’aumentata vigilanza, nell’autoriduzione degli spazi di movimento e di libera espressione di sé. E soprattutto nel fatto di non poter parlare di ciò che si vive se non in ambiti privati e a bassa voce, di non poterne fare oggetto di politiche pubbliche (come si tenta almeno di fare in altri Paesi europei).

Insomma di essere ancora una volta messe a tacere in nome di una correctness che si fa più esigente in campagna elettorale e chiede di minimizzare o fare silenzio del tutto “per non fare vincere le destre”. Recentemente la polizia svedese ha dovuto ammettere di aver taciuto di violenze sessuali commesse da migranti e profughi per non favorire il partito anti-immigrazione.

Quindi le donne devono docilmente prestarsi a essere ammortizzatori sociali anche di questo disagio sociale -non bastasse tutto il resto- e sacrificarsi alla correctness e alla sinistra. Ma oltre che di un sopruso si tratta di un errore politico formidabile perché, come abbiamo già visto definitivamente negli Stati Uniti, l’eccesso di correctness costituisce la strada maestra per i populismi e destre xenofobe.

Perciò io parlo. E dico che abbiamo un bel problema. E che Roberto Saviano dovrebbe pensarci un po’ su.

 

 

 

 

 

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