La sicurezza è una gran bella cosa, intendiamoci. Ma la militarizzazione di via Padova rischia di interrompere un processo virtuoso di rivitalizzazione e risignificazione del quartiere che si era avviato, per esempio, con l’invenzione di NoLo (North of Loreto: già registrata da Google maps) da parte di giovani creativi e l’individuazione di certi luoghi del cuore, come la Martesana, il parco ex-Trotter o il vecchio mercato comunale di Rovereto.

Nessun romanticismo, i problemi ci sono e certi presidi sono necessari, ma posso testimoniare un piccolo interessante movimento di orgoglio per il fatto che qualcuno si era accorto del potenziale, delle belle case Liberty, dell’allegria e della vitalità di zona.

Se la semplice militarizzazione rischia di riportarci a misure morattiane –come si sta vedendo, del tutto inutili- la chiave potrebbe essere quella di accompagnare la sicurezza con un moto di amorosa attenzione, attenzione che purtroppo è mancata anche durante la gestione Pisapia.

Oltre all’ovvio del decoro urbano che produce buona convivenza e sicurezza, secondo la nota teoria delle finestre rotte (le buche nell’asfalto da colmare, il processo di risanamento delle strutture ferroviarie da accelerare, il “rammendo” da mettere rapidamente in opera – si dovrebbe puntare sul fatto che molti giovani stanno scegliendo NoLo per abitare e fare impresa, e agevolare questo processo di auto-guarigione con misure di collaborazione e di sostegno.

Il Comune e il Municipio potrebbero avviare un dialogo fruttuoso con i creativi di NoLo e la loro capacità di “vedere” e con i giovani delle seconde e terze generazioni di immigrati, i più milanesi dei milanesi (come lo furono i pugliesi, da Celentano ad Abatantuono, negli anni ’60-70). Per non parlare delle storiche associazioni attive sul territorio.

In zona abita e opera, tanto per dire, un artista di fama internazionale come Emilio Isgrò, e vivono altri intellettuali, come Gianni Biondillo, a cui si potrebbe chiedere di applicare il loro sguardo con un tavolo ideativo. Si potrebbe, sempre per esempio, destinare alla zona qualche opera pubblica-privata che le conferisca identità: abbiamo visto la bella rivoluzione dell’Isola. Si potrebbe pensare a un fiume verde che colleghi con un sistema di ponti e piste ciclopedonali i parchi di zona: Trotter, Martesana, Villa Finzi, eccetera, magari spingendosi fino al Parco Lambro. E così via. Via Padova e dintorni sono una bella sfida per un laboratorio urbano.

La Municipalità 2, purtroppo, è politicamente paralizzata da irresolubili beghe nel centrodestra che la governa. E il processo di costruzione dell’area metropolitana, che si concentra sul dialogo politico e urbanistico tra il centro cittadino e i comuni dell’hinterland, potrebbe trascurare questo semicentro a poche fermate di metrò dal Duomo, rischiando di farne una dead zone.

Io spero invece che da questo male contingente, il fatto di sangue che ha riacceso i riflettori su via Padova, possa venire fuori un bene.

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