Tra le percentuali non esaltanti che riguardano il numero delle elette -poco sotto il 35 per cento, in aumento più o meno di 5 punti rispetto alla scorsa legislatura- con il vergognoso record negativo dei “femministi” di LeU che, débâcle nella débâcle, ne eleggono solo il 28 per cento, rischia di sfuggire un fatto potenzialmente innovativo: la carica delle Sudiste.

Tradizionalmente fanalino di coda sul fronte della rappresentanza femminile, il Sud a 5 stelle -il M5S è titolare della percentuale più alta di elette- manda per la prima volta un gran numero di donne alla Camera e al Senato: il 45 per cento in Calabria, il 40 alla Camera e il 44 al Senato in Sicilia, il 31.7 alla Camera e il 45 al Senato in Campania, il 43 alla Camera e il 35 al Senato in Puglia, un sorprendente 66.7 per cento alla Camera in Molise (nessuna al Senato). Con l’eccezione delle meste percentuali di Basilicata e Abruzzo, la cittadinanza femminile meridionale irrompe nelle istituzioni rappresentative, mentre per esempio la vittoria delle destre in Lombardia blinda le percentuali intorno al 30, ben inferiore alla media nazionale.

Si tratta almeno potenzialmente di una grande novità -potenzialmente, dico, perché le elette, poche o tante, non hanno mai dato grandi soddisfazioni-. Ma che tante donne del Sud arrivino in Parlamento, cariche di aspettative e di desideri, eventualmente non del tutto sovrapponibili a quelli dell’emancipazionismo settentrionale, è un fatto che va osservato con attenzione.

Senza farsi troppe illusioni, certo.

(infografica pubblicata dal Corriere della Sera)

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