Questo documento è piuttosto importante perché fa molta chiarezza sulla differenza tra la condizione dell’essere transessuali e il transcult/trans-attivismo -cosa ben diversa dall’attivismo delle persone trans- di cui il mondo anglosassone è centro propulsore. E’ firmato da un gruppo di persone T inglesi che a partire da sé ragionano sul progetto di riforma del Gender Recognition Act -in base al quale chiunque potrebbe scegliere il proprio genere a prescindere dal sesso biologico e senza alcuna certificazione medica e/o perizia psicologica- e ne denunciano i rischi. Anzitutto, ma non solo, per le persone transessuali. 

 

PERCHE’ NOI, TRANSESSUALI, CI CHIAMIAMO FUORI DALLO STONEWALL UMBRELLA

DICHIARAZIONE

Siamo un gruppo di uomini e donne transessuali, esseri umani diversi che hanno una cosa in comune: ognuno di noi sapeva fin dalla giovane età che qualcosa che non andava. Fisicamente eravamo definiti come appartenenti a un sesso, ma una dissonanza interiore ci diceva che appartenevamo all’altro. Questa dissonanza si manifesta come un’enorme discrepanza tra il corpo e la mente, la cui causa non è ancora nota.

In questa situazione abbiamo fatto quello che la maggior parte delle persone farebbero se dovessero affrontare la disforia di genere: rivolgerci a medici, essere esaminati, cercare le cause, tentare varie soluzioni e solo dopo lunghe valutazioni fisiche e psicologiche considerare la transizione chirurgica e ormonale per adattare le nostre caratteristiche sessuali.Alcuni di noi stanno attraversando questo processo, altri hanno già completato tutte queste fasi decenni fa. Accettiamo che la nostra transizione sia solo un accomodamento, ma è la via consigliata dalla medicina.

Con le necessarie tutele, questo processo funziona. Siamo in grado di vivere vite felici e produttive, e di contribuire alla società in molti modi.

Un tempo la legge non ci garantiva sufficienti diritti, ma abbiamo vissuto pacificamente e nel rispetto degli altri e siamo andati avanti con le nostre vite. Le cose sono cambiate all’inizio del secolo quando in Inghilterra è stato introdotto il GRA (Gender Recognition Act). Nel 2004 i medici hanno informato il Parlamento inglese che circa 5000 transessuali si sarebbero avvalsi di questa opzione. 15 anni dopo lo hanno effettivamente fatto in 4910, prova che non si è trattato di una moda del momento ma di un trend predetto dalla medicina sulla base di decenni di studi.

Oggi però la situazione è drasticamente cambiate e siamo molto preoccupati/e. Il GRA rappresentava un reciproco legame di fiducia tra noi e la società. Noi accettiamo che ci sia necessità di una lunga valutazione e di controlli per poter accedere al diritto di essere legalmente riconosciuti come appartenenti al sesso verso il quale facciamo la transizione. Accettiamo anche di non poter accedere in automatico a case di accoglienza, quote elettorali riservate e sport, ambiti nei quali la decisione viene assunta caso per caso ed esiste la possibilità di essere esclusi/e.

Finché Stonewall, ente di beneficienza che fornisce consulenze al governo, non ha promosso il cosiddetto “Transgender Umbrella”, in base al quale noi 5000 transessuali saremmo solo una minuscola parte delle 500.000 persone oggi definite trans o transgender. Sotto questo ombrello una sconcertante serie di categorie: persone genuinamente confuse sul proprio genere, o che si identificano con entrambi i generi, cross dresser, gente che mostra di avere problemi psicologici.

Noi stessi, come molti altri, siamo confusi da questo modo di vedere le cose.

La ragione è semplice: queste sono trans-variazioni di genere. Derivano dal disagio di adeguarsi a ruoli di genere. Ma i transessuali non sono spinti alla transizione da questioni di genere. I transessuali soffrono una disforia che è causata dal rifiuto del loro sesso. Non si conoscono le cause di questa condizione, che produce una forte sofferenza. Il fondamentale bisogno dei transessuali di compiere fisicamente la transizione è conseguenza di questo rifiuto del loro sesso, mentre i transgender non vivono la stessa necessità di una transizione fisica.

Rispettiamo il diritto delle persone transgender di vivere la loro vita senza alcuna repressione. Ma genere e sesso non sono la stessa cosa, e alcuni tra quelli che intendono eliminare ogni necessità di controllo medico sono persone che in passato il NHS (il servizio sanitario nazionale britannico) ha escluso dal processo di transizione perché non riconosciute affette da disforia. Per entrambe le condizioni potrebbero esistere diversi e appropriati protocolli di trattamento e misure di sicurezza sociale, ma se le situazioni fossero trattate tutte allo stesso modo i risultati potrebbero essere compromessi.

Temiamo che ci sia un rischio per la sicurezza di coloro che compiono imprudentemente la transizione senza considerare tutte le opzioni o senza che le motivazioni siano state opportunamente valutate. Stiamo infatti assistendo a un numero crescente di de-transizioni, evenienza che sarebbe rara se si adottassero i dovuti controlli. Siamo anche preoccupati per i bambini che potrebbero essere sottoposti a trattamenti medici  irreversibili troppo precocemente perché vi sia stato il tempo di accertare se si tratti di transgender, di transessuali o di qualche altra condizione che non richiede transizione.

Servirebbe maggiore ricerca, che invece viene spesso bloccata da un attivismo che la taccia di transfobia. Noi non la vediamo affatto in questo modo, pensiamo anzi che la ricerca sia essenziale per offrire le migliori opzioni a chi soffre di una condizione medicalmente insidiosa, che non auguriamo a nessuno.

Di conseguenza, come transessuali non possiamo permanere sotto l’ombrello di definizioni promosso da Stonewall, che a nostro parere tiene insieme una condizione relativa al sesso e che necessita di un trattamento medico con scelte di vita e espressioni di genere, rilasciando dichiarazioni e approdando a decisioni con le quali ci troviamo in profondo disaccordo. Pur ammettendo di non conoscere le cause di alcuna di queste situazioni, e senza voler sostenere che il sesso possa essere davvero cambiato, vediamo un vero pericolo nel confondere condizioni che richiedono trattamenti radicalmente diversi e hanno conseguenze con un diverso impatto sulla società.

Seguendo questi consigli il governo sta pianificando l’introduzione dell’auto-identificazione (self-ID) per accedere a spazi riservati nei quali oggi l’accesso è consentito unicamente in base a valutazioni psichiatriche: noi crediamo stia facendo un danno a molte persone– soprattutto a donne e bambine, ai 5000 transessuali per i quali il GRA è stato specificatamente introdotto. E alle migliaia di altri che potrebbero essere incoraggiati a compiere la transizione qualora diventasse troppo facilmente accessibile: il che potrebbe avere serie e irrimediabili conseguenze a lungo termine per coloro ai quali i vari controlli in atto finora danno invece il tempo per considerare attentamente la transizione o per rinunciarvi.

Perciò noi firmatari/e, come uomini e donne transessuali, dichiariamo formalmente che non vogliamo più essere considerati parte dell’ombrello di definizioni di Stonewall. Al momento abbiamo preso questa posizione in 14, ma crediamo che ci siano molti di voi pronti a offrire supporto. Se ve la sentite fatecelo sapere. Se siete transessuali e siete d’accordo con le nostre preoccupazioni aggiungete il vostro nome, user name, le iniziali o anche solo la vostra professione sotto questa dichiarazione.

Grazie

Firmato:- Amanda Dee, Emma Haywood, Jennifer Kenyon, Leanne Mills, Jenny Randles, Melissa Symes, Gillian (ingegnere elettronico), Sarah (broadcast engineer), Sarah (docente universitaria), Zia, FP (imprenditore), JY (support worker) & usernames – babywantsbluevelvet & Seven Hex, Rose of Dawn

(traduzione di Martina Baradel)

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