Questa terrificante campagna elettorale -con tanto di pseudo-jihadisti neri che sparano per strada ai migranti- sarà anche ricordata per la sparizione del target “donne”, cioè più della metà del corpo elettorale: ignorate perfino dalla raffica promesse insensate, che essendo gratis non si dovrebbero negare a nessuno.

Sparite dai radar come un tema vecchio e per niente smart, come un limone già spremuto a sufficienza.

Eugenio Scalfari dedica alle donne ispirati editoriali: il futuro sarà senz’altro nostro. Il presente un po’ meno.

Per le cittadine italiane le cose non vanno benissimo: una natalità sottozero che denuncia un malessere insanabile, una richiesta di servizi a titolo gratuito che in costanza di crisi si è fatta via via più pressante -welfare vivente-, l’occupazione che non va, il gap salariale che si amplia, le carriere che restano bloccate, la violenza sessista che non dà cenni di flessione. Un discreto backlash. A ben guardare ci sarebbe molto da proporre e da fare.

Ma è la parola in sé -donna- che non tira, e ammoscia l’elettorato. E poi ormai tutti sono donne, essere donna è una cosa pour tous, si dovrebbe semmai aggiornare in people with the front-hole, quelle-con-il-buco-davanti, ma l’espressione è troppo lunga e la campagna elettorale è troppo corta, non ci sarebbe nemmeno il tempo di spiegare.

Quindi nessun problema, partiti fatti da soli maschi e conferenze stampa di soli maschi con giornaliste canadesi che scappano inorridite -LeU, quelli delle foglioline-, la questione maschile in tutta la sua baldanza, candidate in posizioni di ineleggibilità, il tappabuchismo di sempre spinto al massimo, nemmeno quel minimo di pinkwashing, anche approfittando della comodità che le donne alla politica non stanno chiedendo più nulla. 

La rappresentanza femminile non ha risolto alcun problema, il 50/50 non ha apportato alcun vantaggio, le agende della politica non sono cambiate. Tutto come prima o quasi. Quindi, dovendo ottimizzare le proprie energie e i propri tempi, e onde evitare di accumulare ulteriori frustrazioni, le cittadine guardano altrove, cercano altre strade, e sarà interessante valutare quanta parte dell’astensionismo monstre che vedremo sarà femminile.

Però qualche soddisfazione ce la danno e mostrano di non dimenticarsi del tutto di noi quando, con la collaborazione di fervide ancelle e schiave radiose, discutono di riformare la legge Merlin, di riaprire le case chiuse, di decriminalizzare il papponismo, di regolamentare la prostituzione -strada già abbandonata dalla grande parte delle nazioni civili-: proposte soprattutto della destra ma che non dispiacciono a sinistra e piacciono molto ai radicali. O di regolamentare l’orribile schiavitù dell’utero in affitto. E qui, diversamente dalle sinistre nel resto d’Europa, più vai a sinistra e più si caldeggia: LeU con Boldrini, +Europa con Bonino -la più entusiasta di tutte: l’associazione Luca Coscioni propone contratti da cui la gestante non possa recedere, insomma i carabinieri in sala parto-. E il Pd in surplace: nel programma non se ne parla, tutti dicono “no, no”, ma Cirinnà ne fa lo stendardo più alto della sua battaglia per i “diritti”, avendo evidentemente più a cuore quelli dei ricchi committenti che quelli delle povere gestanti e venditrici di ovociti.

E insomma: come materia prima abbiamo ancora un certo successo.

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