Quello che pubblichiamo è il primo di 4 testi (titolo generale: “Non aprite quella porta”) dedicati in particolare a Gpa e genitorialità gay. L’autore è Mattia Morretta, psichiatra e sessuologo impegnato sin dalla fine degli anni Settanta nell’analisi e nella valorizzazione dell’omosessualità. Ha collaborato a numerose iniziative sociali ed editoriali, tra le quali la rivista di cultura omosessuale “Babilonia”, ed è stato cofondatore della prima associazione italiana di volontariato sulla problematica Aids (ASA di Milano). Nel 2013 ha pubblicato “Che colpa abbiamo noi – Limiti della sottocultura omosessuale”, e nel 2016 “Tracce vive – Restauri di vite diverse”. In imminente uscita un suo saggio sul Dalida. Un’ampia raccolta di articoli e saggi è disponibile sul sito web www.mattiamorretta.it 

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La querelle gpa ha stretto i nodi delle contraddizioni di una sessualità i cui fili si aggrovigliano ma non si amalgamano più da decenni. Anzitutto, lo sganciamento della riproduzione dal coito etero-sessuale e dal sesso ha spostato il limite di tolleranza nella rubricazione delle coppie “legittime”. È giunto a compimento il processo iniziato negli anni Sessanta di privatizzazione dei legami sessuali e sentimentali, autoreferenziali e per principio paritari. Sicché si a che fare con associazioni tra individui, viaggiatori in tandem con eventuali figli trascinati a ruota a mo’ di trolley.

Il tema mette il dito nella piaga della distanza e della trama di potere tra i due sessi, che può articolarsi in estraneità, inimicizia e odio viscerale sino alla soppressione concreta o metaforica. Oggi come ieri, l’insistenza su maternità e paternità, tanto da farne un’ossessione o una monomania, indica prevalenza della riproduzione sulla vita amorosa. La relazione e la comunicazione sono secondarie o superflue. Sovente l’uomo non vuole “fare” un figlio con una donna, bensì vuole un figlio per sé per interposta donna per forza di cose; così come la donna può volere un figlio da un uomo e non con un uomo.
Non si tratta di amore per la vita, poiché, per assurdo, vi si manifesta la radicalizzazione del soggettivismo, che testimonia un ritiro dal mondo, il voltare le spalle alla realtà condivisa, in definitiva una sfiducia nell’umanità.

Attualmente uomini e donne, etero e omo, in coppia e single, tendono a rivendicare come diritto quel che è sempre stato sottotraccia, cioè la genitorialità quale replica di se stessi, senza sentirsi in alcun modo in debito con l’altro sesso e con l’altro in generale. Una sorta di agamia che si accentua quando è più impellente il bisogno di “figliare”.

In effetti, maschio e femmina ritengono di poter vantare un credito riguardo alla metà mancante, che spetta in quanto implicita nell’anatomia (per esempio, la donna deve dare la vagina e/o l’ovulo). La loro compatibilità è in senso stretto limitata agli apparati generativi, un punto di convergenza obbligata che non è sufficiente a mantenerli convergenti, la divergenza esiste prima e ritorna poco dopo il concepimento. Ciò fa capire quale baratro si spalanchi laddove l’incastro sia limitato alla frizione sessuale e al tu per tu; nonché perché si insista tanto nelle religioni a saldare i coniugi con sigillo divino, rendendo i vincoli così forti da non poterli spezzare o non potersene liberare con facilità. E pure perché il mercato di spermatozoi e di ovuli, di uteri e generazione di fenomeni gametici sia tanto florido.

Ordinare un figlio usufruendo di grembi compiacenti si colloca pertanto sulla scia del pagare in cambio di sesso e di parti anatomiche, una consuetudine anche tra omosessuali, ignoranti e colti, poveri e ricchi, di sinistra e di destra. Allungare banconote è una proiezione fallica con godimento erotico incorporato, il potere d’acquisto è venato di libido. A maggior ragione è comune ora che il criterio economico è l’unico valido, i valori svaporati a confronto di quello finanziario, l’importante è “avere i mezzi” per farsi valere o far valere i diritti, il che può significare esercitare violenza tramite i soldi. Sesso e denaro sono gli idoli venerati nel deserto della globalizzazione, assimilando tutti a merce, con il cartellino del prezzo esposto o la contrattazione sottobanco, gli esseri umani prodotti di consumo, oppure oggetto di baratto e riciclaggio, con estensione del modello prostitutivo all’intera collettività.

Si parla tanto di diritti civili e invece è la solita storia di seme, sangue e legge del più forte.

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