Intendiamoci: un conto è un attentato organizzato da Isis, altro conto il gesto isolato di uno che si richiama al fondamentalismo islamista e che Isis successivamente onora come “uno di noi”. Differenza non da poco, che interessa le intelligence e sulla quale è necessario trovare risposte.

Ma in un caso o nell’altro, gli ingredienti sono gli stessi: omofobia, paura, violenza maschile. La stessa violenza che viene normalmente agita dal jihad contro quegli uomini che “rompono il patto” e si amano tra loro, mettendo a repentaglio la costruzione patriarcale. La stessa paura –avere paura della propria omosessualità/ fare paura agli omosessuali– che nutre i comportamenti omofobici. Gli stessi dispositivi -lo spargimento del sangue, la violenza, la guerra-, lo stesso disordine inventato dagli uomini per “tenere in ordine” il mondo.

L’omofobia -e l’auto-omofobia- è un collante indispensabile per quel terrorismo, e un formidabile catalizzatore di violenza maschile.

Specialmente per una donna, che con tutto questo -con l’omofobia, con la guerra- non c’entra, trovare le differenze è un’impresa complicata. 

p.s: leggo ora quello che dice l’amico Paolo Rumi, e lo dice benissimo: “il dissesto dell’identità maschile è il centro del problema. poi lo si copre con la religione e l’islam è in prima linea per omertà maschilista”.

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