Molto generosamente Susanna Tamaro e Lorella Zanardo lamentano il fatto che del mio pamphlet “Temporary Mother-Utero in affitto e mercato dei figli” non si stia discutendo quanto si dovrebbe. Be’, intanto loro ne hanno parlato, e io sono loro grata: Susanna sul Corriere, Lorella nella sua pagina Facebook “Il Corpo delle Donne”.

In realtà, se posso, le cose non stanno andando esattamente come dicono. Non è la stampa in generale a tacere: è solo la stampa di sinistra.

Il libro ha avuto molte e ottime recensioni: oltre a Tamaro, per il Corriere della Sera ne hanno scritto splendidamente Monica Ricci Sargentini e Paola Tavella (su Io donna). Ne hanno parlato molto sottilmente Umberto Folena su Avvenire e Nicoletta Tiliacos su Il Foglio, per ben due volte. Due volte anche per Panorama, con un pezzo a firma del vicedirettore Maurizio Tortorella e uno scritto da me. Un mio articolo anche su F, richiesto della direttora Marisa Deimichei. Luisa Muraro, che sullo stesso tema ha dato alle stampe il suo bel saggio “L’Anima nel Corpo”, mi ha gratificato della sua approvazione sul sito della Libreria delle Donne. Tra le molte radio, Radio24 (Moebius) che ha ospitato una mia conversazione con il filosofo della scienza Telmo Pievani. E sto senz’altro dimenticando qualcosa. Non è poco, credetemi. Una cospicua rassegna stampa, ed è in arrivo molto altro.

La verità è che il libro è stato letteralmente ignorato dalla stampa di sinistra (dal Manifesto a Repubblica, da L’Unità a L’Espresso), con l’unica eccezione di Radio Popolare, un’ottima trasmissione condotta a microfono aperto dalla brava Lorenza Ghidini. Lì tema è stato posto in modo esplicito: perché la sinistra appare a favore della surrogacy, o quanto meno evita accuratamente l’argomento? In quell’occasione tante ascoltatrici mi hanno espresso la loro gratitudine, sentendosi finalmente autorizzate a sostenere la loro netta contrarietà alla Gpa, posizione che fino a quel momento avevano tabuizzato.

Nel libro ho anticipato la questione, scrivendo che “Le battaglie antiliberiste e per un consumo critico si fermano imbarazzate sulla soglia dell’utero in affitto e della fecondazione medicalmente assistita: se sei contro gli OGM stai lottando per l’ambiente e la biodiversità, per salvaguardare la sopravvivenza delle specie e dell’intero ecosistema dall’onnivoracità del profitto e dei desideri indotti nei singoli. Ma se chiedi uno stop alla GPA sei un conservatore, preferibilmente omofobico. Si deve lottare molto, specie con una parte consistente dell’opinione pubblica “progressista”, perché la resistenza all’utero in affitto possa essere intesa come difesa di un principio di civiltà e di umanità, di rispetto dei corpi e della loro dignità”. E ho parlato di una sinistra adolescenziale e dirittista, “trattativista e iperrealista, disponibile a sacrificare buona parte dei propri fondamentali in cambio di sempre nuovi diritti. Una sinistra che rinuncia a ogni slancio utopico e, come dice Jean Birnbaum, saggista e direttore del supplemento culturale di Le Monde, “sa solo proporre la gestione del presente””.

Insomma: un certo silenzio da parte dei media di sinistra me lo aspettavo. Non però fino a questo punto. Lasciamo perdere il mio libro, che è solo un’occasione. La questione è un’altra: perché sull’utero in affitto la sinistra tace, esprime obliquamente il suo favore o si limita a farfugliare imbarazzata?

Il Pd scansa accuratamente la rogna: con il referendum alle porte, ci mancherebbe anche una divisione su questo. Stefano Fassina ha espresso la sua contrarietà in una dichiarazione flebile e occasionale, ma non ne fa certo terreno di battaglia. Sel, con Vendola supertestimonial, figuriamoci. Civati mi ha detto –personalmente- di essere contro la surrogacy per soldi: il fatto è che, salvo eccezioni numericamente irrilevanti autorizzate dai tribunali, esiste solo la surrogacy per soldi. Vandana Shiva, José Bové e altri leader ambientalisti e no global hanno espresso con chiarezza la loro contrarietà, ma gli ambientalisti italiani tacciono. Il M5S non si occupa della questione. I radicali (associazione Luca Coscioni) hanno esteso un’incredibile proposta di legge, grazie al cielo mai depositata, summa delle peggiori legislazioni internazionali in materia -l’ho detto con tutto il cuore alla presidente Filomena Gallo-. Si propone addirittura, a tutela dei soldi dei committenti, che la gestante non possa cambiare idea. Quindi se non intendesse consegnare il bambino, come da contratto, che cosa si fa? Si manda Marco Cappato a convincerla o glielo si porta via con i carabinieri?

Non parliamo poi di confronti pubblici: scappano tutti a gambe levate.

Più che di Gpa, serissimo banco di prova, sto parlando qui di identità della sinistra. Ne sto parlando come una che è sempre stata di sinistra e oggi si sente seriamente in affanno. Essere di sinistra vuole dire vendere diritti e dirittini al mercato del qui e ora, avendo rinunciato a ogni prospettiva? E scansare accuratamente la fatica del limite, del rigore e del non possumus, per continuare a zampettare allegri in una confortevole acquetta di rose? Vuole dire eufemizzare tutto e non saper più chiamare le cose con il loro nome, una realtà diminuita e “corretta” ad libitum, come il caffè? Vuole dire garantire democraticamente il libero accesso al libero mercato della carne umana? La lotta allo sfruttamento e alla messa in commercio di corpi e relazioni non fa più parte dei valori non negoziabili? Vuole dire non avere più troppo a cuore l’umanità delle donne e dei bambini, o quanto meno girare la testa dall’altra parte? Vuole dire rinunciare a ragionare in modo consequenziale, almeno di qui a domani mattina, per evitare, appunto, il rischio di dover affrontare eventuali conseguenze? Vuole dire scegliere di non urtare nessuno, anche a scapito dei fondamentali, per non rischiare di perdere quei 4 voti o addirittura di non rientrare in Parlamento? E che cosa ne dicono, le donne di sinistra?

Misurarsi seriamente con il tema dell’utero in affitto oggi per la sinistra equivale a darsi una misura universale. 

p.s. Prevengo, così evitiamo di perdere tempo su questo: vuoi vendere il tuo libro, vuoi farti pubblicità. Qui sto parlando d’altro. E comunque, rassicuro i non-addetti, con i libri non si guadagna nulla. Generalmente si va in perdita, tantissimo lavoro, zero soldi. Il guadagno che perseguo è solo politico. A quello, sì, tengo moltissimo.

 

 

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