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Donne e Uomini, Politica, questione maschile, Senza categoria Febbraio 4, 2015

Berlusconi al Quirinale: cara Rosy, un papagno stavolta ci stava

Cara Rosy,

le lacrime di felicità per Mattarella sono state la conferma, se ce ne fosse stato bisogno, del tuo sconfinato amore per la politica. Ma c’è anche una politica del simbolico che talora conviene agire. Quando ieri nel salone delle feste del Quirinale un Berlusconi in grande spolvero, euforizzato dal rientro in società e da chissà quale farmaco di sostegno, ha ribadito la sua impresentabilità al limite della sociopatia, dando pacche sulle spalle a tutti e facendoti nuovamente oggetto della sua volgarità da bar-biliardo («Ho visto che ha versato lacrime di commozione per Mattarella. Non mi aspettavo da un uomo, pardon, da una donna, tante lacrime») in tante abbiamo sperato in una tua reazione femminilmente ferma: tipo un papagno che gli riaprisse la ferita dell’ “attentato” in piazza Duomo.

Il luogo e la circostanza solenne, vero, lo sconsigliavano. Ma uno sgambetto, una spugnata al bitume copri-chierica, una bicchierata sul fondotinta, un foglio appeso sulla schiena, tipo pesce d’aprile, con scritto: “Sono un povero rimbambito” tradotto anche in inglese (“I’m just a dotard”), insomma, qualcosa si poteva escogitare. Saremmo finite, Rosy -consentimi il plurale- in prima sul NYT. Avremmo girato definitivamente l’angolo.

Come vedi il nostro venditore di spazzole è incorreggibile: non c’è condanna, non c’è pena, emarginazione politica, servizi sociali, niente che possa ricondurlo a ragione. Dobbiamo tenercelo com’è,  un campione, o meglio una reliquia rinsecchita della questione maschile. Ed è stato un peccato che la festa di ieri sia stata rovinata da questo Jep Gambardella in pensione, con i suoi doppiopetti contenitivi e i suoi colpi di sonno: il patto del Nazareno è anche un problema estetico.

Sicché, come si dice dalle tue parti, ribadendoti la mia stima affettuosa, non mi resta che baloccarmi con l’idea che se -non volesse il Cielo- ti capitasse di incontrare nuovamente il vecchietto nei corridoi di Palazzo Madama o altri, tu possa servirgli fredda la pietanza che merita: forse non il papagno che ho sognato, ma l’inventiva e la sferza toscana sapranno senz’altro suggerirti un’equa soluzione.

Un abbraccio

 

 

Politica Luglio 16, 2012

Pd: nozze gay e altri disastri

L’ho fatto per voi. Sabato mi sono puppata, pressoché integralmente, la diretta dell’Assemblea Nazionale Pd. Perfino l’intervento di Colaninno, che nella foto qui vedete sciaguratamente sorridere sullo sfondo, al climax del dramma.

Quando, a metà pomeriggio, dopo che per tutta la giornata si era parlato di spread, di Monti, di economia, di lavoro, è cominciata la bagarre sui matrimoni gay, non credevo ai miei occhi. Il rischio di inciampare su un tema “biopolitico”, come si dice, quando le cose erano andate abbastanza lisce su tutto il resto, e il resto non era poco. Anche se quelle che il segretario Bersani ha chiamato “beghe” non sono affatto “beghe”, ma sono la vita di centinaia di migliaia di cittadini di questo Paese.

Ora, del matrimonio gay si può pensare quello che si vuole, la questione non è qui. La questione è poter liberamente dire quello che si pensa, e potersi esprimere con un voto a riguardo. Lo scandalo non sta tanto nell’eventuale contrarietà del maggiore partito della sinistra alle nozze omosessuali, lo scandalo sta nel fatto che è stato impedito di esprimersi liberamente su questo tema. Questo è davvero odioso.

Non so quale fosse la priorità della presidenza: se evitare il rischio di un sì alle nozze gay per ragioni di alleanze politiche, o poter più facilmente respingere insieme a quello anche altri ordini del giorno  sul tema delle primarie. O cos’altro.

So solo che quel fermissimo respingimento -agito peraltro in primo piano e zelantemente da donne, Rosy Bindi, Marina Sereni- è stato un autogoal pazzesco. Anche per il piglio inflessibile e burocratico con cui si è impedito il voto. Non so quanti punti del suo proprio “spread” il Pd lascia sul tappeto dell’Assemblea a causa di questo: Grillo, Di Pietro, Vendola hanno avuto buon gioco nel rilanciare. Ma certo non si può parlare di apertura, di far correre aria, di innovare, se poi non riesci ad aprire neanche agli emendamenti interni, dando prova, nei fatti, di un arroccamento un po’ suicida.

Dall’assemblea di sabato non sono uscite -ancora una volta- visioni per il Paese che prima o poi dovremo metterci tutti quanti a ri-edificare: e se un partito non fa questo, proporre un modello e ipotizzare come ci si arriva, che cosa sta lì a fare? Ma non è uscita nemmeno una visione per il partito.

Siamo ancora molto indietro nel lavoro, mi pare.

Donne e Uomini, leadershit, Politica Marzo 29, 2012

No-preferenze, no-party

Se leggete attentamente i  giornali sulla riforma del Porcellum, vedrete che sulla questione delle preferenze per lo più si glissa.

Da quello che si capisce della bozza Bersani-Alfano-Casini, le eventuali alternative civiche -e c’è un gran fermento in questo senso-, ma anche i partiti più piccoli sarebbero spazzati via dal nuovo dispositivo; l’indicazione di un candidato premier non costituirebbe un vincolo per altre possibili alleanze. Di primarie non si parla. Ma  la parola “preferenza”  non viene nemmeno pronunciata.

Su questa bozza perfino Rosy Bindi è molto critica, e dice in modo netto che “agli elettori va restituita la scelta dei parlamentari senza espropriarli del potere di optare per la coalizione“.

L’arroganza della nomenclatura politica è veramente impressionante. Sono convinti di spuntarla anche questa volta. Fanno finta di non vedere i sondaggi sulla loro impopolarità, e di non sapere che sulla questione delle preferenze la sensibilità è ormai molto diffusa. Che decidere “chi” è un diritto a cui non si intende rinunciare. Ed è proprio sul “chi” -chi vogliono loro- che i partiti si arroccano autoconservativamente.

Una soluzione, stanti così le cose, potrebbe essere una grande coalizione di liste civiche, costruite democraticamente con primarie sulle candidature, piene di donne e di giovani e in legame autentico con il territorio, che indichi il/la su* candidat* premier e metta in difficoltà questo strapotere. (intanto sta nascendo un “quarto polo”: bella l’idea dei beni comuni, ma al solito pensata da soli uomini, non proprio nuovissimi sulla scena politica)

Ma forse c’è ancora tempo perché sulla riforma si prenda un diverso indirizzo.

Interessante, per esempio, la proposta di Paolo Flores D’Arcais: un maggioritario a doppio turno con primarie vincolanti.

 

AMARE GLI ALTRI, Politica, TEMPI MODERNI Gennaio 31, 2012

Un Pd diverso

Mi pareva un po’ strano. Ci ero cascata anch’io, in questo manifesto del Pd. Che in realtà è stato un affettuoso “trappolone” teso da alcuni militanti e deputati omosessuali (Anna Paola Concia, Rosaria Iardino, Aurelio Mancuso e altri) al segretario Bersani. “Vieni che ci facciamo una foto”. Foto di cui poi è stato realizzato un manifesto per il tesseramento che oggi è un po’ surreale vedere in giro per Milano, con il manicomio in corso tra giunta e consiglio comunale sulle coppie di fatto.

Per esempio scrive su Fb il piddino Mattia Abdu: “… alcuni consiglieri del PD e non solo la capogruppo continuano a subordinare il tema del registro alla venuta del Papa, per rispetto alla sensibilità dei cattolici del PD. Se questa la concezione che si ha di rispetto dei cattolici nel gruppo consiliare direi che si sta facendo esattamente il contrario e non è questo il PD che in tanti in questi anni abbiamo contribuito a costruire. Che i due provvedimenti (fondo anticrisi e registro) siano collegati è un’altra forzatura politica di chi non capisce che il PD che vince a Milano nel maggio 2011 è una cosa diversa da quel carrozzone timido e impallato che ha perso elezioni su elezioni da quando è nato …  Ma con chi diavolo volete dialogare??? Con De Corato? Moioli? Masseroli? Morelli? Salvini? Mi dispiace sono molto deluso di come vanno le cose nel gruppo, ma non perderò mai le energie per denunciare che in tanti, la maggior parte direi, abbiamo votato e stiamo in un PD diverso “.

Il silenzio dei dirigenti del partito è fragoroso. Vuoto che viene di volta in volta riempito dalle esternazioni di questo o quell’amministratore, di questo o quel militante. Un dibattitone en plen air, che induce una domanda: ma chi è il Pd? E com’è possibile che la presidente cattolica Rosy Bindi parli di diritti delle coppie omoaffettive e l’atea capogruppo Carmela Rozza dica che per ora “il nostro impegno deve andare al Forum per le famiglie”? . Che cos’è, il mondo alla rovescia?

E un’altra: che cosa diavolo c’entra la visita del Papa con il fatto di concedere qualche minima tutela alle coppie non sposate? E un’altra ancora: perché diavolo si deve continuare a discutere di un tema che è già stato dibattuto per anni e in tutte le salse, quando il registro delle coppie di fatto è un punto di programma della giunta?

E ancora: possiamo continuare a pensare ai cattolici di questo Paese come a un monoblocco di non-laici intenti a tenersi fette di salame sugli occhi, avulsi dalla realtà, illiberali, intolleranti e furenti, tutti ovviamente eterosessuali e omofobi, arcigni, giudicanti e spietati nei confronti dei peccatori non-coniugati? E come possono tollerare i cattolici di essere ritratti in questo modo grottesco, caricaturale e offensivo dal primo politicante da strapazzo, trasformista in carriera che predica male e razzola malissimo, e il cui unico scopo, altro che amor mundi, è raccattare quattro voti?

Donne e Uomini, Politica Maggio 4, 2011

CHE COSA ASPETTI, MARA?


La campagna elettorale a Milano si arroventa, e le donne sono al centro di moltissime iniziative di tutti gli schieramenti. Anche Letizia Moratti, donna per una notte, dopo aver messo in piedi il suo bell’Expo macho (vedi post qui sotto) ieri ha invitato mille cittadine, raccattate con passaparola populista, a una mega-cena elettorale. Telefonatona di Berlusconi con barzellette a metà serata, come da copione. Tutte felici per la serata vip.

Con grandissimo gusto, il coordinatore lombardo del PdL, Mario Mantovani, ha detto che Pisapia “si deve accontentare di donne come la Concia e la Bindi… Noi possiamo dire di essere messi bene…”. E Letizia Moratti, tornata rapidamente il neutro di sempre, muta. “Una vergognosa offesa, da parte del coordinatore regionale del PdL, alla dignita’ delle donne e di due parlamentari che si battono quotidianamente per i diritti dei cittadini”, ha detto Giuliano Pisapia, che ha parlato inoltre di “silenzio ipocrita di un sindaco donna” che “non e’ piu’ accettabile ed e’ la prova delle sue contraddizioni”.

Vorremmo tutte e tutti sapere che cosa aspetta la ministra per le Pari Opportunità Mara Carfagna a dire la sua su queste ributtanti dichiarazioni di quel gentleman del suo compagno di partito Mantovani, oltre che sulla vicenda di Expo tutto al maschile, di cui si sta parlando in giro per il mondo, ma che in Italia a quanto pare non fa notizia.

Non può occupare quella poltrona e tacere.

Il suo partito offende le donne.

il gentleman mantovani con berlusconi e moratti

Donne e Uomini, Politica Febbraio 16, 2011

ROSY CI SIAMO

Nichi Vendola a Repubblica:

“… Facciamo allora un coalizione di emergenza democratica, reclutiamo le migliore competenze giuridiche e occupiamoci delle cose fondamentali: legge elettorale, una buona norma sul conflitto d’interessi e sul sistema informativo. Poi, ognuno per la sua strada”.
Ha un nome per guidare questo governo?
Rosy Bindi. Una donna che rappresenta la reazione a uno dei punti più dolenti del regresso culturale, ricopre un ruolo istituzionale-chiave come quello di vicepresidente della Camera, ha il profilo giusto per guidare una rapida transizione verso la normalità”.

E vai. L’hanno capita! Ci avviciniamo all’obiettivo!

Donne e Uomini, Politica Gennaio 31, 2011

ROSY NOW!

Ecco, per esempio: se invece di scendere in piazza per dire che le donne hanno una dignità si scendesse per dire che questo paese ha già una premier bell’e pronta, ed è Rosy Bindi, forse sarebbe meglio. Ecco a che cosa può davvero servire la manifestazione indetta per il 13 febbraio. Non solo a dire quello che deve finire, ma anche a indicare quello che deve cominciare. Non solo a gridare quello che non si vuole più, ma anche ad affermare quello che d’ora in poi pretendiamo. Se si dicesse, alla destra ma anche alla sinistra: non solo non farete più di noi merce di scambio, oggetto della VOSTRA INDEGNITA’ SESSUALE, ma non ci impedirete più di decidere, anzi di governare, questo sì che sarebbe un progetto, questo sì che sarebbe protagonismo politico.

Troppo comodo elogiarci per la protesta, mentre loro decidono (ed è per questo che non sono andata in piazza Scala, a difendere “la mia dignità”). Io, voi, noi, dobbiamo poter decidere.

Per le ragioni che più volte ho spiegato, Rosy Bindi è la candidata naturale -indicata paradossalmente da lui stesso e dai suoi lazzi difensivi- alla successione a Silvio Berlusconi. Una più agli antipodi di lui non c’è. Gode della fiducia e della stima di moltissime donne e uomini del centrosinistra, ma anche del centrodestra. Avrebbe il consenso dei cattolici. Arginerebbe l’effetto Vendola. Entusiasmerebbe molti giovani. E’ l’alternativa vivente, e bell’e pronta.

In questo blog l’abbiamo invitata a scendere in campo (e lei ha gentilmente partecipato alla discussione) http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2010/10/05/lei-non-ha-paura/.

Abbiamo invitato il segretario Bersani a saper vedere il tesoro che ha in casa. http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2010/12/06/caro-segretario-bersani/

Ora che perfino il nascente polo di centro, nella persona di Italo Bocchino, indica in una speaker-portavoce-leader-candidata premier la vera alternativa per il suo schieramento, è arrivato il momento di rompere gli indugi.

Vogliamo Rosy premier. Adesso. Subito. Usiamo la manifestazione del 13 per questo progetto politico.

Donne e Uomini, Politica Dicembre 6, 2010

CARO SEGRETARIO BERSANI…


Caro Segretario Bersani,

come si è visto dalle rivelazioni di Wikileaks, perfino Silvio Berlusconi -non so quanto piacere le abbia fatto- pensa che lei sia una persona corretta e intelligente. Come premier probabilmente lei saprebbe dare prova non solo di correttezza, ma anche di efficacia. Vediamo però anche capitare un’altra cosa: quella che qualcuno ha definito un’Opa sul Pd da parte di Nichi Vendola, e che a quanto pare sta funzionando.

Il Pd di Milano è ancora sotto schiaffo dopo la sconfitta alle primarie. Ora tocca a Torino, a Bologna, a Napoli. Anche lì Nichi scatenato con i suoi “Comizi d’amore”. Il quotidiano Europa ne parla come di un “Pierino che spacca i vetri giusto per vedere l’effetto che fa, utilizzando il refolo della popolarità alla caccia di consensi per sé e per la battaglia romana ostile al Pd e non per la causa generale, quella del buon governo delle metropoli e della rivincita del centrosinistra”.

Nichi è un uomo intelligente e anche un brand televisionabile: il che in un Paese messo com’è messo oggi il nostro non è cosa da poco. I suoi detrattori dicono che è un generale senza armate, che dietro di lui c’è poco o nulla, che il fanatismo di cui è oggetto sta ancora tutto nel recinto del berlusconismo, un culto contro l’altro. Ma al momento funziona, è oggettivo. E questo non è un momento come un altro. Questo è un momento in cui ci non si può distrarre, o mettere la testa nella sabbia.

Diamo per acquisito che il Pd voglia vincere: lo dico perché il centrosinistra è afflitto da una vocazione alla sconfitta, una specie di vezzo rovinoso, una malattia infantile che non guarisce mai. Qui a Milano, per esempio, pesano le scelte di una noiosissima gauche caviar, borghesia ingenerosa e intellettualmente minuta, capricciosamente determinata a conservare la propria identità-contro. Gente che il problema di trovarsi un lavoro o di pagare un affitto non ce l’ha, che per metà anno vive fuori città, che parla “della Letizia” come di una che non sa governare così come non sa vestire, che mai rinuncerebbe all’oggetto del proprio lamento del sabato sera. E che pertanto di vincere non ha affatto urgenza.

Facciamo invece che il Pd sia così strano da voler vincere, a cominciare dalle imminenti primarie nazionali. Be’, il problema Nichi c’è. E insieme al problema Nichi, c’è anche quello di molti dirigenti del Pd convinti che lei, Segretario, non sarebbe il candidato più adatto ad arginare lo tsunami. Proprio per il fatto che con il Paese messo com’è, dopo un quasi-ventennio come quello che cominciamo a lasciarci alle spalle, anche il migliore dei programmi è neve al sole se non trova un interprete capace di “bucare” e di scuotere dalla passività e dall’ignavia, in grado di contrastare Nichi sul suo stesso terreno, a partire dal fatto di rappresentare un’autentica novità. Se ne dovrà tenere conto. Oggi la squadra e i buoni programmi possono poco a fronte dell’idea di un leader salvifico, categoria che, come dice il rapporto Censis, comincia per fortuna a mostrare segni di cedimento, fra le donne e fra i giovani soprattutto. Ma non vi è il tempo di aspettare che ceda del tutto.

Proprio in forza dell’intelligenza e della correttezza che anche i suoi nemici le riconoscono, lei forse potrebbe accettare perfino l’amarezza di dover cedere il passo, nell’individuazione di una premiership, a qualcuno che avrebbe più chance di farcela. E se si trattasse di Rosy Bindi, come io auspico, vi sarebbe anche un aspetto di galanteria “cortese”, nel suo senso più nobile: vi sarebbe cioè anche l’assunzione piena di quello che oggi si presenta come un problema grande della nostra politica, ma che la politica fatica a valutare in tutta la sua primarietà. Il fatto cioè che un paese di donne e di uomini è governato solo da uomini. Quel fattore D la cui sottovalutazione, secondo molti analisti, spiega grande parte della fatica mortale che affligge questo nostro Paese, ormai incapace perfino di desiderare.

Rosy Bindi è molto più che un’anti-Nichi. Lei stessa non vorrebbe interpretarsi in questo modo. Ma incarna in modo quasi perfetto quelle caratteristiche di responsabilità, affidabilità e sobrietà che grande parte del Paese invoca (be’, poi è anche una donna molto spiritosa!) E’ la nemica di Berlusconi, uomo di grande intuito che ha espresso la sua paura facendo di Bindi oggetto costante dei suoi lazzi nevrotici, e indicandola in questo modo come la minaccia principale. E’ una donna, novità delle novità, probabilmente tentata dal legame con le altre per un efficace lavoro ri-costituente, ma anche frenata da una fedeltà al partito che le impedirebbe uno strappo autopropositivo. Le donne non sono narcise come gli uomini. E quanto a Narcisi: guardi, qui a Milano stiamo assistendo a uno spettacolo davvero deprimente.

Se fosse il partito ad indicarla, e a richiederle quest’assunzione di responsabilità, probabilmente la sua legittima ambizione potrebbe correre libera, giovandosi di una doppia autorizzazione: quella della politica maschile e quella dello sguardo femminile. E non solo femminile: pur senza sondaggi alla mano –quelli li faccia lei- sono convinta che una candidatura di Rosy alla premiership sarebbe accolta con molto interesse anche dagli uomini e godrebbe dell’attenzione di molti giovani, interesserebbe i cattolici ma anche i laici, perché sarebbe un segnale di svolta immediatamente leggibile.

Segretario Bersani, io sono solo una cittadina che va a votare, e che si è molto impegnata nelle primarie milanesi. Non sono neanche iscritta al Pd, né edotta più di tanto sul gioco delle correnti, che seguo molto di malavoglia, come tutti. Ma mi sono data da sola l’autorizzazione a interpellarla direttamente e a proporle un pensiero da considerare tra i tanti, perché credo femminilmente nel fatto che la relazione possa produrre spostamenti in tempi sorprendentemente rapidi. E questi sono tempi vorticosi, da fondo dell’imbuto.

Sono tempi difficili, ma come dice Sant’Ambrogio, che qui festeggeremo domani: “Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi”.

Con molta stima.

Donne e Uomini, economics, Politica, WOMENOMICS Novembre 26, 2010

FASE RICOSTITUENTE


Non è chiaro se Luca Cordero di Montezemolo assumerà responsabilità politiche dirette oppure no. Si dovrà attendere che cada il governo. Non si sa quanto Milano avrà a che vedere con una sua eventuale discesa in campo. Ma una cosa l’ha detta forte e chiara: oggi non ci si può più sottrarre a una responsabilità politica. E questa cosa, io credo, vale per tutti, ciascuno nel suo proprio contesto.

La fine del quasi-ventennio berlusconiano si presenta come un grandioso disordine, spaventoso ma anche entusiasmante. E dà occasione a tutti di partecipare all’inevitabile rinnovamento. Comprese le donne, io dico, anzi, soprattutto le donne, che devono liberarsi da ogni timidezza e da ogni forma di automoderazione per entrare nella partita e contribuire ai processi di decisione. Un inevitabile rebound, dopo una fase horribilis, in cui politicamente abbiamo contato meno che nella fase costituente. Ci sono tutte le condizioni per essere protagoniste per la fase “ricostituente”, womenomics compresa.

Oggi il più grave tra i peccati, e questo per vale per uomini e donne, è l’ignavia.

P.S. Silvio ha tentato il battutone anche con Susanna Camusso. Le ha detto “Più cattiva di Rosy Bindi non riuscirà a essere”. Di nuovo i suoi fantasmi di castrazione, di fronte a una donna che va avanti sulle sue gambe, senza bisogno di scopriròe. Stia bene attento: per come conosco Susanna, quella lo fa blu.

i costituenti