L’ho fatto per voi. Sabato mi sono puppata, pressoché integralmente, la diretta dell’Assemblea Nazionale Pd. Perfino l’intervento di Colaninno, che nella foto qui vedete sciaguratamente sorridere sullo sfondo, al climax del dramma.

Quando, a metà pomeriggio, dopo che per tutta la giornata si era parlato di spread, di Monti, di economia, di lavoro, è cominciata la bagarre sui matrimoni gay, non credevo ai miei occhi. Il rischio di inciampare su un tema “biopolitico”, come si dice, quando le cose erano andate abbastanza lisce su tutto il resto, e il resto non era poco. Anche se quelle che il segretario Bersani ha chiamato “beghe” non sono affatto “beghe”, ma sono la vita di centinaia di migliaia di cittadini di questo Paese.

Ora, del matrimonio gay si può pensare quello che si vuole, la questione non è qui. La questione è poter liberamente dire quello che si pensa, e potersi esprimere con un voto a riguardo. Lo scandalo non sta tanto nell’eventuale contrarietà del maggiore partito della sinistra alle nozze omosessuali, lo scandalo sta nel fatto che è stato impedito di esprimersi liberamente su questo tema. Questo è davvero odioso.

Non so quale fosse la priorità della presidenza: se evitare il rischio di un sì alle nozze gay per ragioni di alleanze politiche, o poter più facilmente respingere insieme a quello anche altri ordini del giorno  sul tema delle primarie. O cos’altro.

So solo che quel fermissimo respingimento -agito peraltro in primo piano e zelantemente da donne, Rosy Bindi, Marina Sereni- è stato un autogoal pazzesco. Anche per il piglio inflessibile e burocratico con cui si è impedito il voto. Non so quanti punti del suo proprio “spread” il Pd lascia sul tappeto dell’Assemblea a causa di questo: Grillo, Di Pietro, Vendola hanno avuto buon gioco nel rilanciare. Ma certo non si può parlare di apertura, di far correre aria, di innovare, se poi non riesci ad aprire neanche agli emendamenti interni, dando prova, nei fatti, di un arroccamento un po’ suicida.

Dall’assemblea di sabato non sono uscite -ancora una volta- visioni per il Paese che prima o poi dovremo metterci tutti quanti a ri-edificare: e se un partito non fa questo, proporre un modello e ipotizzare come ci si arriva, che cosa sta lì a fare? Ma non è uscita nemmeno una visione per il partito.

Siamo ancora molto indietro nel lavoro, mi pare.

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