Caro Segretario Bersani,

come si è visto dalle rivelazioni di Wikileaks, perfino Silvio Berlusconi -non so quanto piacere le abbia fatto- pensa che lei sia una persona corretta e intelligente. Come premier probabilmente lei saprebbe dare prova non solo di correttezza, ma anche di efficacia. Vediamo però anche capitare un’altra cosa: quella che qualcuno ha definito un’Opa sul Pd da parte di Nichi Vendola, e che a quanto pare sta funzionando.

Il Pd di Milano è ancora sotto schiaffo dopo la sconfitta alle primarie. Ora tocca a Torino, a Bologna, a Napoli. Anche lì Nichi scatenato con i suoi “Comizi d’amore”. Il quotidiano Europa ne parla come di un “Pierino che spacca i vetri giusto per vedere l’effetto che fa, utilizzando il refolo della popolarità alla caccia di consensi per sé e per la battaglia romana ostile al Pd e non per la causa generale, quella del buon governo delle metropoli e della rivincita del centrosinistra”.

Nichi è un uomo intelligente e anche un brand televisionabile: il che in un Paese messo com’è messo oggi il nostro non è cosa da poco. I suoi detrattori dicono che è un generale senza armate, che dietro di lui c’è poco o nulla, che il fanatismo di cui è oggetto sta ancora tutto nel recinto del berlusconismo, un culto contro l’altro. Ma al momento funziona, è oggettivo. E questo non è un momento come un altro. Questo è un momento in cui ci non si può distrarre, o mettere la testa nella sabbia.

Diamo per acquisito che il Pd voglia vincere: lo dico perché il centrosinistra è afflitto da una vocazione alla sconfitta, una specie di vezzo rovinoso, una malattia infantile che non guarisce mai. Qui a Milano, per esempio, pesano le scelte di una noiosissima gauche caviar, borghesia ingenerosa e intellettualmente minuta, capricciosamente determinata a conservare la propria identità-contro. Gente che il problema di trovarsi un lavoro o di pagare un affitto non ce l’ha, che per metà anno vive fuori città, che parla “della Letizia” come di una che non sa governare così come non sa vestire, che mai rinuncerebbe all’oggetto del proprio lamento del sabato sera. E che pertanto di vincere non ha affatto urgenza.

Facciamo invece che il Pd sia così strano da voler vincere, a cominciare dalle imminenti primarie nazionali. Be’, il problema Nichi c’è. E insieme al problema Nichi, c’è anche quello di molti dirigenti del Pd convinti che lei, Segretario, non sarebbe il candidato più adatto ad arginare lo tsunami. Proprio per il fatto che con il Paese messo com’è, dopo un quasi-ventennio come quello che cominciamo a lasciarci alle spalle, anche il migliore dei programmi è neve al sole se non trova un interprete capace di “bucare” e di scuotere dalla passività e dall’ignavia, in grado di contrastare Nichi sul suo stesso terreno, a partire dal fatto di rappresentare un’autentica novità. Se ne dovrà tenere conto. Oggi la squadra e i buoni programmi possono poco a fronte dell’idea di un leader salvifico, categoria che, come dice il rapporto Censis, comincia per fortuna a mostrare segni di cedimento, fra le donne e fra i giovani soprattutto. Ma non vi è il tempo di aspettare che ceda del tutto.

Proprio in forza dell’intelligenza e della correttezza che anche i suoi nemici le riconoscono, lei forse potrebbe accettare perfino l’amarezza di dover cedere il passo, nell’individuazione di una premiership, a qualcuno che avrebbe più chance di farcela. E se si trattasse di Rosy Bindi, come io auspico, vi sarebbe anche un aspetto di galanteria “cortese”, nel suo senso più nobile: vi sarebbe cioè anche l’assunzione piena di quello che oggi si presenta come un problema grande della nostra politica, ma che la politica fatica a valutare in tutta la sua primarietà. Il fatto cioè che un paese di donne e di uomini è governato solo da uomini. Quel fattore D la cui sottovalutazione, secondo molti analisti, spiega grande parte della fatica mortale che affligge questo nostro Paese, ormai incapace perfino di desiderare.

Rosy Bindi è molto più che un’anti-Nichi. Lei stessa non vorrebbe interpretarsi in questo modo. Ma incarna in modo quasi perfetto quelle caratteristiche di responsabilità, affidabilità e sobrietà che grande parte del Paese invoca (be’, poi è anche una donna molto spiritosa!) E’ la nemica di Berlusconi, uomo di grande intuito che ha espresso la sua paura facendo di Bindi oggetto costante dei suoi lazzi nevrotici, e indicandola in questo modo come la minaccia principale. E’ una donna, novità delle novità, probabilmente tentata dal legame con le altre per un efficace lavoro ri-costituente, ma anche frenata da una fedeltà al partito che le impedirebbe uno strappo autopropositivo. Le donne non sono narcise come gli uomini. E quanto a Narcisi: guardi, qui a Milano stiamo assistendo a uno spettacolo davvero deprimente.

Se fosse il partito ad indicarla, e a richiederle quest’assunzione di responsabilità, probabilmente la sua legittima ambizione potrebbe correre libera, giovandosi di una doppia autorizzazione: quella della politica maschile e quella dello sguardo femminile. E non solo femminile: pur senza sondaggi alla mano –quelli li faccia lei- sono convinta che una candidatura di Rosy alla premiership sarebbe accolta con molto interesse anche dagli uomini e godrebbe dell’attenzione di molti giovani, interesserebbe i cattolici ma anche i laici, perché sarebbe un segnale di svolta immediatamente leggibile.

Segretario Bersani, io sono solo una cittadina che va a votare, e che si è molto impegnata nelle primarie milanesi. Non sono neanche iscritta al Pd, né edotta più di tanto sul gioco delle correnti, che seguo molto di malavoglia, come tutti. Ma mi sono data da sola l’autorizzazione a interpellarla direttamente e a proporle un pensiero da considerare tra i tanti, perché credo femminilmente nel fatto che la relazione possa produrre spostamenti in tempi sorprendentemente rapidi. E questi sono tempi vorticosi, da fondo dell’imbuto.

Sono tempi difficili, ma come dice Sant’Ambrogio, che qui festeggeremo domani: “Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi”.

Con molta stima.

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