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Donne e Uomini, giovani, Politica Marzo 15, 2013

Preliminari infiniti

 

Non so voi, io sto cercando di seguire ancora i talk politici. Devo farlo, quanto meno per lavoro. Mi pare di non farcela più. Mi pare che nessuno di noi ce la faccia più.

Ci manca, amic*, la necessaria concentrazione per seguire nel dettaglio i non accordi, i tatticismi, le schede bianche, la deflagrazione del Pd (in cui è rappresentato tutto il ventaglio delle ipotesi: dall’accordo con i 5 stelle, al governissimo con il Pdl, a un’alleanza con la Lega, al ritorno alle urne), le vicende giudiziarie di Berlusconi, il conflitto tra il Presidente Napolitano e il partito di Repubblica… Non riusciamo a eccitarci per l’elezione dei presidenti della Camera e del Senato, no.

Non per cattiveria, ma quelle poche energie che ci restano dobbiamo riservarle a far quadrare il bilancio familiare, a cercare le offerte per la spesa, a non perdere il lavoro, o a cercarne uno se l’abbiamo già perso, a preoccuparci per i figli, a organizzare i turni per occuparci dei bambini, dei vecchi e dei malati, visto che che il welfare siamo noi, a tenere in qualche modo viva la fiducia… stupidaggini così.

Sbrigatevi: non ce la facciamo più, con questi preliminari infiniti. Nessuno vi ha costretto a candidarvi: è stata una vostra libera scelta, siete stati eletti, ora fate in fretta, senza clamore, responsabilmente, tutto quello che dovete fare per il bene del vostro Paese. Lavorate per unire, non per dividere. Gettate ponti: e invece di giorno in giorno vediamo aumentare le lacerazioni. Come se ognuno giocasse solo la propria partita personale, eventualmente su più tavoli, tutti contro tutti. Non perdete i contatti con la realtà. Non lasciatevi drogare dall’eccitazione della politica politicante. Fate parlare le vostre coscienze.

Ma la vera grande paura è quella di nuove elezioni. Il Paese potrebbe rivoltarsi. La protesta disciplinata del Movimento 5 Stelle potrebbe non bastare più. L’argine potrebbe crollare.

Dovreste conoscerlo, questo Paese che avete voluto rappresentare. Dovreste sapere della sua grande resilienza, della sua capacità di assorbire tutto, di adattarsi a tutto, fino allo stremo. Ma dovreste tenere presente anche il modo in cui, all’improvviso, questo Paese si rivolta e fa saltare il banco.

Io spero che il Presidente Napolitano, rompendo ritualità e indugi, saltando ogni inutile cerimonia, sappia rapidamente indicare il nome di un candidato presidente del Consiglio la cui personalità abbia qualche chance di rompere schemi e schieramenti sollecitando la coscienza di ogni singolo parlamentare. Abbiamo un parlamento ringiovanito e femminilizzato: spero che sappia reinterpretare il suo ruolo, che si riprenda la propria centralità, ridimensionando il ruolo del governo, buttando all’aria la scacchiera dei tatticismi politicanti, rompendo da subito con le logiche imposte dalle vecchie leadership e avendo come stella polare il bene del Paese, non quello angusto del proprio schieramento. Non dimenticate di essere donne, non dimenticate di essere giovani, non smettete di parlare la vostra lingua.

Disubbidite!

E fate in fretta.  Stiamo soffrendo troppo. Non c’è più tempo.

 

 

 

Politica Marzo 12, 2013

Per favore, ancora al voto no!

 

Vero che lo dicevano in tanti, già prima del voto di febbraio: questo giro è farlocco, dura al massimo 6 mesi. E in effetti, se è vero che i tempi tecnici non consentirebbero tornare alle urne prima di settembre-ottobre, i mesi sarebbero giusto 7-8. Con un governicchio balneare in mezzo, che almeno cambi la legge elettorale -ma non ci credo fin che non lo vedo-.

Vista oggi, la prospettiva di una nuova campagna elettorale, con tutti i suoi corollari -primarie per la premiership, almeno nel centrosinistra- e di una nuova chiamata al voto, appare agghiacciante. E non tanto o non solo per gli ulteriori 350-400 milioni che ci toccherebbe spendere, né per un tabù del voto in sé.

Ora di ottobre, a meno di miracoli, i problemi sociali del Paese si saranno aggravati, e rabbia ed esasperazione saranno al massimo. Tra primarie, parlamentarie, voto amministrativo e voto politico negli ultimi mesi non abbiamo fatto altro che seguire talk show e andare alle urne, con tanto di pioggia e neve. L’idea di ricominciare daccapo è spaventosa, e potrebbe condurre il sentimento antipolitico a livelli mai conosciuti prima.

L’esito di eventuali elezioni, a oggi -e forse fino alle soglie del voto- è del tutto imprevedibile, ormai ai sondaggi non crede più nessuno, anche perché la percentuale di non votanti e di decisioni dell’ultimo minuto aumenterebbe in modo esponenziale. La sorte giudiziaria di Berlusconi si giocherà nelle prossime settimane, quindi per quello che riguarda il centrodestra tutte le ipotesi al momento sono valide: da un’evaporazione del Pdl a un’ulteriore rimonta. Idem per il Movimento 5 Stelle, voto estremamente volatile: il tesoretto potrebbe andare disperso, in assenza di adeguata e rapida capitalizzazione, o al contrario levitare alle (6) stelle. Un po’ più stabile il voto per il Pd, unico vero partito che sia rimasto in scena, ma anch’esso soggetto ad alcune variabili importanti: l’eventuale effetto Renzi -anche se non necessariamente la storia è tenuta a ripetersi- o un ulteriore effetto Grillo, con altra erosione di consensi piddini. Grillo che potrebbe acquisire voti anche dal Pdl, in caso di disfacimento di quest’ultimo. Mettiamoci infine Monti, che dopo il rovinoso apparentamento con Fini e Casini corteggia Renzi, non si capisce quanto ricambiato. Più varie ed eventuali: non è escluso il debutto di nuove proposte politiche, di varia natura.

Insomma, un casino -pardon- mai visto, un’incertezza politica mai sperimentata prima. Che non farebbe certo il paio con la certezza materialissima di una crisi al suo climax con tutti i suoi spiacevolissimi effetti: perdita di altri posti di lavoro, riduzione aggiuntiva del potere d’acquisto, paura alle stelle, e così via. Insomma: una classe politica che apparirebbe “irresponsabile” a fronte di un Paese chiamato a una defatigante responsabilità quotidiana. Con il rischio, stavolta concreto, di piazze inferocite.

Insomma, mi pare di poter dire che se si potesse evitare il voto almeno per un paio d’anni sarebbe la cosa migliore. Ma mi pare anche di vedere che tutto spinge in direzione di nuove elezioni.

E, car* amic*, francamente mi sento male.

Politica, TEMPI MODERNI Marzo 11, 2013

L’ora della paura

 

Troppi conflitti, troppi muro-contro-muro, troppi veleni, anche dentro ai singoli schieramenti politici. Troppa fatica quotidiana, troppa insicurezza. Troppa piazza, come quella dei parlamentari Pdl che “occupano” la scalinata di Palazzo di Giustizia a Milano. Troppo odio. Troppo potere, troppi privilegi a rischio. Troppi soldi che rischiano di scivolare dalle dita. Troppa leggerezza, da parte dei veterani della politica, che continuano a guardare la realtà con le lenti di sempre, e non hanno capito per tempo che gli occhiali vanno cambiati. Troppi scandali, troppa corruzione. Troppi ricatti. Troppa roba sotto traccia che rischia di venire a galla e fare saltare un banco già precario. Troppa rabbia.

Troppa paura: e ognuno ha le sue. Le paure dei cittadini, per 3/4 sulla soglia di povertà o già abbondantemente oltre. Le paure dei vecchi politici, di fronte alla prospettiva di uscire di scena. Quelle dei nuovi politici, incalzati da ogni parte, di fronte al rischio di smarrire da subito la purezza e la retta via. La paura dei poteri forti, minacciati da sommovimenti e cambiamenti.

La paura e la violenza sono gemelle siamesi. L’una chiama l’altra, l’una è premessa dell’altra. La paura genera violenza che genera paura e altra violenza.

Troppo pochi, non abbastanza, quelli che si impegnano sul fronte del dialogo, a tirare fili, a gettare ponti.

Si deve diventare sempre di più.

Tutte le nostre migliori energie devono impegnarsi in questo. A partire da sé.

Senza categoria Febbraio 22, 2012

L'ambigua trasparenza

Dunque la ministra della Giustizia Paola Severino è straricca (e paga un botto di tasse): 7 milioni di reddito, 4 di imposte. E a seguire Passera (3 milioni e mezzo), Gnudi (1 milione e 700 mila), il premier Monti (sul milione e mezzo) e così via. L’elenco lo trovate dappertutto.

L’operazione trasparenza, per quanto encomiabile, ha un esito ambiguo: dà l’idea precisa che questo paese affaticato e in crisi è governato da un’elite di ricchi, ricconi e ricchetti che dei problemi medi dell’italiano medio (per non parlare di quello della quota crescente di cittadini sotto la soglia di povertà) non può nemmeno vagamente avere idea. Per sapere che cosa significa vivere con 1000 euro al mese è utile provare a pagarci spesa, bollette, affitto o mutuo, assicurazione auto, ticket sanitari, scuola per i figli, e via dicendo.

Io guadagno più di 1000 euro al mese, e sono tra quell* che non possono lamentarsi. Per quanto, come tutt*, sono sempre lì a fare conti, e le cifre che leggo mi lasciano a bocca aperta.

Ho la sensazione che questa trasparenza alimenti mortificazione, rabbia, odio e invidia sociale, sfiducia, frustrazione. Insomma, che i cattivi sentimenti superino la soddisfazione per la trasparenza e per il fatto che il premier e i suoi ministri pagano regolarmente le tasse.

Insomma, questa trasparenza aiuta? Che cosa ci fa guadagnare?

E’ davvero questo che ci serve?

 

 

Donne e Uomini, Politica Febbraio 4, 2012

Questo governo non sta facendo nulla per le donne

Perché l’Italia è ridotta un po’ male? Perché per decenni i governi hanno avuto troppo cuore ed hanno profuso buonismo sociale”, è l’analisi del Presidente ddel Consiglio Mario Monti.

Ora, che cosa sia questo buonismo sociale io non lo so. Il fatto, per esempio, che la pubblica amministrazione sia diventato il refugium peccatorum, con assunzioni non necessarie? O che si sia fatto finta di non vedere i falsi invalidi? O che si siano chiusi entrambi gli occhi sull’evasione fiscale? O che si sia condonato il condonabile? O che si siano ripianate le voragini di grandi aziende? E chi più ne ha, più ne metta.

Ma questo non è “buonism sociale”. Questa è corruzione. Questo è lassismo. Questo è familismo.

“Buonismo sociale”, tanto per dirne una, sarebbe che lo Stato e la società fossero più buoni con le donne di questo Paese, non lasciandole sole ad affrontare tutto quello che affrontano e che non ho più voglia di elencare. “Buonismo sociale” sarebbe stato quel welfare che noi non abbiamo mai conosciuto e,che a quanto pare, continueremo a non conoscere, perché per le donne questo governo non sta facendo proprio nulla.

Questo sì che sarebbe stato buono.

Professore, non ci siamo. 

Donne e Uomini, economics, Politica Novembre 15, 2011

Governa tecnica

Il senatore Mario Monti riceverà oggi una “rappresentante delle donne”, a quanto pare la consigliera di parità Alessandra Servidori.

Dato che non si può ricominciare ogni volta daccapo, per capirci facciamo un paio di esempi:

a) ve lo vedete il primo ministro incaricato svedese che riceve “una rappresentante delle donne”?

b) ve lo vedete un qualunque primo ministro incaricato che riceve “un rappresentante degli uomini”?

Le donne non sono una categoria. Le donne sono la maggoranza della popolazione. Sono la cittadinanza tout court.

Probabilmente all’università Bocconi il numero delle iscritte supera quello degli iscritti, e sono le studentesse a essere le più brillanti, come in tutte le università del mondo. Il Professor Monti lo sa. E allora speriamo che adotti questo sguardo consapevole nella composizione del suo governo.

Non si tratta di mettere insieme la squadra ideale, e infine di dirsi: e le donne? di solito le cose vanno così. Si tratta di considerare da subito la cittadinanza bisessuata. A Milano è stato fatto. A Torino, a Bologna, a Cagliari è stato fatto. Tecnici non è sinonimo di uomini. La presenza di donne non è un lusso che non ci si può permettere in tempi bui: semmai è un modo per fare luce.

E non si tratta di farlo per sexual correctness, o per ragioni di immagine di fronte al mondo, che pure, come abbiamo visto, contano parecchio, e la misoginia della nostra politica resterà negli annali della storia. Si tratta di farlo perchè l’eccesso di uomini è uno dei mali veri della nostra classe dirigente, male che ha fatto ammalare il Paese, sovrainfezione che ha aggravato le nostre condizioni.

C’è molta agitazione delle donne nel web, mista a speranza. Che non sia tradita.

Donne e Uomini, Politica Novembre 13, 2011

STUPOR!

C’è una parola inglese che esprime bene come mi sono svegliata stamattina: astonished! Stupefatta, sbigottita, suonata, incredula. Voglio stare in questo sentimento, ascoltarlo, senza dire altro. Vedo la terribile salita davanti a noi, si tratta di concentrarsi e raccogliere le forze.

Solo un pensiero: non posso credere che il professor Mario Monti intenda comporre un governo di soli uomini, o quasi. Non voglio credere che non vi siano donne, in questo paese, che lui apprezzi e di cui si fidi. Sono convinta che al mondo piacerebbe vedere che anche la misoginia della nostra politica, tratto primario della fase da cui ci accingiamo a fuoruscire, è finalmente finita. Per il bene di tutti.

Donne e Uomini, Politica Novembre 12, 2011

Certe che ci ascolterà

Lettera di Se non ora quando al Presidente Napolitano.

 

Al Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano

 

Le donne, protagoniste di un grande moto di risveglio civile e morale della società italiana, si rivolgono a Lei signor Presidente, impegnato come non mai nella difficile opera di salvaguardia della coesione e delle speranze del popolo italiano – perché si faccia interprete della urgente necessità di dare pieno valore alle grandi energie e competenze femminili nella nuova stagione politica che si apre.

Fiduciose della Sua attenzione 

Le porgiamo i nostri grati saluti

Comitato Promotore Se Non Ora Quando

 

 

Roma 12 novembre 2011

esperienze, leadershit, Politica Novembre 12, 2011

Chi fa da sé

Non è strano che un premier tecnico voglia scegliere da sé la sua squadra, senza tenere conto più di tanto delle indicazioni dei partiti, in particolare se si considerano i partiti come istituzioni scadenti e inefficaci, e le cose che sono capitate –e non capitate- in questo paese a opera dei partiti autorizzano il giudizio negativo. Ma il fai-da-te è sempre più praticato anche in condizioni di “normalità” politica, e non si limita alle squadre tecniche. Per esempio molti sindaci si fanno vanto di tenersi le mani libere, riducendo al minimo contrattazioni e mediazioni con i partiti. Anzi, questo fai-da-te diventa un elemento distintivo e appealing per i cittadini, sempre più attratti dall’antipolitica.

A me pare questo: che se per l’emergenza, in via eccezionale, per un governo con un’agenda ben definita e a tempo –quanto tempo? quando si andrà al voto? -questo fai-da-te può essere accettato, l’idea del buon padre di famiglia che occupa ordinariamente il posto della politica e dei partiti, decidendo tutto da sé o con i suoi famigli stretti, non è affatto rassicurante, è regressiva, è pericolosa. 

I partiti sono quello che sono: malconci, inadeguati, spesso corrotti. Ma se la scelta è tra i partiti e il leader unico, mi terrei i partiti, grazie. Almeno finché non ci saremo inventati qualcosa di meglio per rappresentare gli auspici collettivi. Se i partiti sono da rottamare, l’idea del leader lo è anche di più.

L’uomo solo al comando può essere anche un grand’uomo, un’ottima persona, ma quell’ingorgo di potere costituisce sempre un pericolo, blocca le energie e il cambiamento, infantilizza e deresponsabilizza i cittadini. Una situazione che può essere riservata all’emergenza. Purché l’emergenza non duri un minuto di più di quel che deve durare.