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Donne e Uomini, economics, Politica Novembre 11, 2011

Ora possiamo desiderare il voto

Sono tra quelle e quelli -la maggioranza dei cittadini, a quanto pare- avrebbe ritenuto scellerata una campagna elettorale e un voto d’inverno in questa situazione. La possibilità c’è ancora, ma ha perso quota. Sono anche tra quelle e quelli che vede nel professor Mario Monti la scelta più realistica: si trattava di indicare un nome che convincesse l’Europa monetaria e il presidente Barack Obama. Il nome del professor Monti risponde a questa necessità primaria.

Detto questo, alcuni pensieri sparsi.

Mi ero fatta l’idea, come molte e molti, che questo passaggio tecnico e d’emergenza sarebbe durato lo stretto indispensabile di una messa in sicurezza e di qualche riforma obbligatoria, fra cui quella della legge elettorale. Dopodiché, al voto: in primavera, al più tardi a giugno. A quanto pare invece sarà un governo vero, che andrà a scadenza naturale nel 2013. Un anno e mezzo d’emergenza? Siamo in una fase in cui il tempo accelera mostruosamente. Capitano più cose in un giorno di quelle che, in altre fasi sarebbero capitate in un anno, e si fa fatica a stargli dietro. Oggi un anno e mezzo è un tempo incredibilmente lungo.

Il governo Monti è una scelta super-economicista: ovvero sta tutto dentro logiche e liguaggi, quelli dell’economia, che sono entrati in piena crisi, e che della crisi sono all’origine. La cura, in poche parole, è omeopatica: basterà?

Non è casuale che nel gioco del totonomine i nomi che circolano siano quasi solo maschili, immagino con qualche timido correttivo in corsa, a locomotiva avviata: un altro dei rischi di questa logica emergenziale è che un tema che quest’anno si è posto vigorosamente all’attenzione, quello dell’assenza di donne nelle nostre istituzioni rappresentative, scivoli in secondo piano, come se fosse un lusso che oggi non ci possiamo permettere. Ma non si era detto che + donne=+Pil=rinnovamento=sviluppo? Aspettiamo comunque di vederla, la squadra.

A quanto pare i cittadini si sentono rassicurati dall’estromissione dei partiti dalla gestione della cosa pubblica. L’antipartitismo non è mai stato così forte e diffuso. Dopo un anno e mezzo di cura “tecnica”, tornare al voto e ai partiti potrebbe sembrare un ritorno al “vecchio”. A meno che i partiti, nel frattempo, non mostrino di sapersi rinnovare radicalmente. Anche per loro, come dice il nostro futuro premier, “il lavoro da fare è enorme”.

p.s. Le cose che dico stamattina, tra le 7 e le 8. data la velocità del tempo di cui dicevo, potrebbero avere perso ogni senso a mezzogiorno. Totalmente off-topic: sul Corriere di oggi trovate un articolo sul tema dei troll che infestano i blog femminili. A quanto pare capita alle blogger di tutto il mondo.

economics, esperienze, Politica Novembre 10, 2011

Grazie Presy

Be’, amici: giornata storica e terribile, quella di ieri. Finita, per quel che mi riguarda, con il surreale salotto di Bruno Vespa, raggiante lui, allegrissimi tutti, da Alfano a La Russa a Di Pietro: che cosa avranno avuto tanto da ridere? Sembravano sollevati: e da che cosa? da loro stessi? Si vede l’uscita, finalmente. Evidentemente danno tutti per scontato di rientrare e riaccomodarsi. Be’, non ne sarei così certa, al posto loro.

Se tutti spingeremo nella direzione giusta, capiterà al Paese quello che è successo a Milano: dopo l’interludio Monti, che sarà cosa dura per tutti, nessuna illusione, cambio radicale. E’ nelle cose. E io auspico che Milano dia un grande contributo alla svolta. E chi andrà, come è successo a Milano, troverà macerie, rovine, e casse vuote. Dovrà fare grandi pulizie, raccogliere i cocci, buttare quello che c’è da buttare e salvare quello che c’è da salvare. Sarà ancora dura per tutti. Sarà un cambiamento doloroso. Sarà un lavoro di anni.

Ma dateci una visione, dico, diamoci una visione per il nostro Paese, visualizziamola bene tutte e tutti, cominciamo a vivere come se quel Paese nuovo ci fosse già, facciamolo essere nei nostri gesti quotidiani, e vedrete che rifioriremo. Usiamo questo tempo per “vedere”, non limitiamoci a piccoli aggiustamenti, diamoci grandi sogni e grandi orizzonti , e vedrete che ce la faremo, vedrete che i nostri figli, a cui abbiamo dato molto e tolto quasi tutto, avranno di che ringraziarci: “Ben fatto, vecchi”.

P.S. E io dico grazie al nostro vecchio Presidente Napolitano, che con equilibrio, intelligenza e fermezza ha saputo trovare la strada. Grazie Presy. E prenditi un paio di giorni per andartene a Capri, appena puoi.

Donne e Uomini, economics, Politica Novembre 1, 2011

La spallata delle donne. Subito

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Spread Btp-Bund al 4.34 per cento, e Piazza Affari in picchiata, stamattina, magnifiche notizie fresche fresche.

Bossi che riparla di secessione e vuole spaccare la faccia a noi giornalisti. La Russa che compra Maserati. Sacconi che sparge benzina sul fuoco. Tremonti che inanella sonetti new age: “«Sta venendo il tempo per mettere il cuore, la ragione al posto del saggio di interesse, per mettere il pane al posto delle pietre, per mettere l’uomo al posto dei lupi». Ma a mettere qualcun altro al posto suo non ci pensa proprio. Le ministre che non esistono. E il premier Berlusconi che dice che il disastro non dipende da lui: anche se tutti ormai sappiamo, lui compreso, che i mercati saluterebbero con i fuochi d’artificio la notizia delle sue dimissioni.

Ci dev’essere un modo per mandarli via. Ci dev’essere la possibilità istituzionale di chiamare questi irresponsabili al Quirinale. Ci dev’essere qualcuno in grado di prendere questa decisione. Non c’è più un solo minuto da perdere. Ultimo giro di giostra. Questa giornata di festa sarà decisiva.

Io chiedo alle mie amiche di Se non ora quando di indire al più presto una piazza enorme, pacifica e responsabile, di assumerla con coraggio, questa responsabilità, di dare la spallata che serve. Di mostrare al mondo che in questo Paese le donne, e con loro gli uomini di buona volontà, sono credibili, sono forti, sono pronte. Il soggetto politico oggi siamo noi. Facciamolo per noi, facciamolo per i nostri ragazzi. Facciamolo subito!

esperienze, Politica Ottobre 26, 2011

Il Diavolo della Sfiducia

Ehm, ehm: In queste ore solenni e decisive -Gesù! un’altra volta!- per le sorti del nostro governo…

Due binari che non si incontrano mai

la politica che in grande parte è impegnata a farsi gli affaracci suoi, solo pochi che invece di pensare al loro personale destino (ovvero: se vado a casa qui non ci torno più/ mi toccherà mettermi a lavorare/ non ho ancora maturato la pensione/ mi processano/ ho ancora dieci anni di mutuo/ devo tornare da mia moglie a Cuneo e non ne ho voglia, ecc) pensano al Paese

la gente a cui frega sempre meno di tutto, che nella politica crede sempre meno, e nella rappresentanza, non avrebbe neanche il tempo di credere a qualcosa perché è costretta a ossessionarsi sulla pagnotta, sull’affitto, sull’assicurazione auto, sulle rate dell’università, perché affoga in questa mota viscosa, quello che in questo paese è sempre stato difficile lo diventa sempre di più, nulla che si muove, attendismo generale, hai in mente un’impresa e non ci riesci, vorresti vendere la casa e non ci riesci, le zavorre si moltiplicano, le speranze di cambiamento che si affievoliscono, quello che speravi capitasse che non capita…

Il Diavolo della Sfiducia torna a tentarci, cerca di sedurci, apre le sue braccia per accoglierci. E’ così bello! E’ così difficile resistergli…

 

Politica Settembre 29, 2010

TERZA GAMBA


Crisi di governo sventata. Dice Fini che la fiducia è inevitabile: “Restiamo leali al programma ma siamo autonomi… Se Berlusconi si fosse comportato prima come ha fatto oggi in aula, ci saremmo evitati questi mesi di tensioni”.

Fini sarebbe scettico sulla possibilità che possano finire gli attacchi nei suoi confronti, e annuncia la nascita di un nuovo soggetto politico, convocando per martedì prossimo i suoi parlamentari per un Comitato che darà vita alla “terza gamba del centrodestra“. Per Fini resta sempre l’incognita giustizia (processo breve e ddl intercettazioni ).

Ora siamo tutti più tranquilli, insomma. O no?

Donne e Uomini, economics, Politica Maggio 30, 2010

L’IMBROGLIO DELLA RAPPRESENTANZA

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Reduce da una piccola ma infelice esperienza con un’elezione di non primaria importanza, qualche pensiero sul tema della rappresentanza.

La rappresentanza è svuotata di significato, in quanto i rappresentanti al 99 per cento rappresentano sé medesimi come singoli e la categoria dei rappresentanti nel loro insieme. La grande parte delle energie e delle risorse sono impiegate per regolare i conti tra rappresentanti, mentre i rappresentati, i cittadini, le loro necessità, le loro vite, sono solo un fastidio con cui di tanto in tanto dover accettare fare i conti.
La difficoltà sta nel saper convivere con questo fatto senza frustrazioni, svuotando ed erodendo progressivamente di politicità i luoghi della rappresentanza. Si tratta di un processo probabilmente fatale, ma certamente troppo lento.
Per esempio: mi fa un’enorme rabbia assistere allo spreco costante delle risorse di tutti, non soltanto ai ladrocini delle svariate cricche -ce n’è ormai dappertutto- ma alla non-economicità delle scelte che vengono intraprese e alla miopia di certi investimenti. Come tutte le donne sono oculata e risparmiatrice, vado in sofferenza per i soldi buttati, per le occasioni mancate, anche in quei rari casi in cui non c’è imbroglio. So che questo sentimento è molto diffuso nel mio sesso.
Mi viene spesso in mente una scena di Schindler’s List, quando lui alla fine, spogliandosi di quel poco che gli è rimasto, un anello, una penna d’oro, dice piangendo: “Con questo ne avrei salvati altri quattro… Con quest’altro ne avrei salvati cinque…” (vado a memoria). Ecco, mi capita tante volte di ritrovarmi a ragionare così: con queste risorse buttate avremmo potuto fare questo, con queste altre quest’altra cosa, così importante per tutti.
Ora ci toccheranno altre lacrime e altro sangue, a quanto pare: daremo ancora più soldi ai nostri rappresentanti, sotto le più svariate forme. E sono certa che tutti parteciperemmo volentieri al sacrificio se sapessimo da che parte si va, come capita nelle nostre case e nelle nstre famiglie quando si dice per esempio: quest’anno niente vacanze di Natale, perché dobbiamo cambiare la vecchia cucina, una rinuncia economica, ovvero la rinuncia a un agio in cambio di un agio più grande. Ecco, questo non lo vediamo mai, e ci sentiamo ridotti all’impotenza. Scoprire cricche e cricchette al lavoro è solo vedere la punta di un gigantesco iceberg di ruberie, avidità, arroganze ed egoismi individuali. Questo ci fa soffrire molto, e fa soffrire, ripeto, soprattutto noi donne, condannate per via del sesso di cui siamo nate a non poter mai prendere decisioni secondo il nostro buon senso, secondo logiche di non-azzardo e oculatezza, a doverci piegare a logiche che si sono ampiamente dimostrate perdenti anche nei rari casi in cui veniamo incluse tra i decisori.

Non sono vecchia, ma neanche una ragazzina, ho l’età giusta per poter governare, ma ho sempre più paura di dovermene andare di qui senza avere visto come sarebbe questo mondo se le donne potessero farlo a modo loro. Mi viene in mente un uomo illuminato come Sanjit “Bunker” Roy, fondatore dell’Università degli scalzi del Rajastan, quando ha raccontato di insegnare la tecnologia solare alle mamme e alle nonne dei villaggi africani, che tornate a casa mettono subito in pratica il loro sapere per il bene di tutti. “Se la insegnassimo agli uomini” dice “andrebbero subito a rivendersela in città”.

Forse la sola possibilità è che le donne stringano un patto con uomini illuminati come lui, e anche con molti giovani uomini, capaci di riconoscere l’autorità femminile senza sentirsene diminuiti. Quell’autorità, quella competenza e quel merito che al contatto con i meccanismi della rappresentanza si dissolvono come neve al sole, e non contano più nulla, vengono sopraffatti da logiche di scambio, alleanze perverse, mostruosità pseudo-politiche che rispondono unicamente a logiche di autoconservazione. Per esempio, nella piccola elezione che vi dicevo, e il cui ballottaggio è ancora in corso, una lista “di sinistra” che per vincere si allea con una corrente dichiaratamente “di destra”, nonché familistica in senso letterale-gestita da un’intera famiglia- pur di tenersi i suoi poveri seggiolini. “Con queste logiche imperanti” dice giustamente un mio amico “se alle elezioni politiche si presentasse anche Gesù Cristo verrebbe fatto fuori”.

Su questo voglio riflettere. Su questo tema vorrei che stessimo a lungo per tirare fuori qualcosa di buono.

economics, Politica Novembre 17, 2009

ACQUA ALLA GOLA

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Il governo ha posto la fiducia su un decreto  che contiene anche la riforma dei servizi pubblici locali, compresa l’acqua. Ad annunciare l’intenzione dell’esecutivo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, spiegando che la fiducia sarà votata su un “maxiemendamento”. Il voto è previsto per oggi alle 16. Immediata la reazione negativa ed allarmata dell’opposizione, ma anche la Lega, storicamente a favore dell’acqua pubblica, non è soddisfatta e annuncia un ordine del giorno al decreto. L’opposizione ha investito direttamente il presidente della Camera Gianfranco Fini denunciando la gravità del ricorso alla fiducia: “Ancora una volta la Camera è stata espropriata dalla possibilità di discutere e modificare i provvedimenti del governo”, hanno denunciato i rappresentanti di Pd, Idv e Udc. Ancora più preoccupati i movimenti dei consumatori.

Nel resto d’Europa, per esempio a Parigi, rimunicipalizzano. In Italia privatizziamo.

Qui del problema avevamo già parlato. Con scarso successo di pubblico, devo dire. Per esempio abbiamo detto questo.

Il governo Berlusconi ha dato il via alla privatizzazione dell’acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica.
Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l’acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (le stesse che possiedono l’acqua minerale). Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l’acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300 per cento. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori.
La privatizzazione dell’acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L’uomo è fatto per il 65 per cento di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L’acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno puo’ appropriarsene per trarne illecito profitto. L’acqua è l’oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre.

E questa è una lettera, che abbiamo già pubblicato qui e vi riproponiamo, indirizzata al presidente Barack Obama:

Signor Presidente,

nei giorni del G8 Lei giocherà un ruolo determinante e lo sarà ancora di più per quanto riguarda i mutamenti climatici, noi pensiamo che questa sia una occasione per porLe una questione che riteniamo fondamentale per l’umanità: l’acqua
Signor Presidente, la sua elezione ha suscitato nel mondo molte aspettative.
E’ stato visto come un leader capace di dire al proprio paese e al mondo intero che dai terribili problemi del pianeta si esce solo tutti assieme.
Ne siamo convinti. In particolare noi, che riteniamo l’accesso all’acqua un diritto umano negato ad 1,2 miliardi di persone.
Siamo convinti che il grande problema sarà la Crisi Mondiale dell’Acqua così come l’ha dichiarata l’ONU nel 2006 e che la sua mercificazione universale in atto, avrà effetti devastanti sulla vita di miliardi di persone.
Acqua e mercato dell’acqua, sono un passaggio epocale, che disegnerà nuove geografie dell’esclusione e dei conflitti.
Nei prossimi decenni se non vi si porrà rimedio, metà della popolazione mondiale non avrà accesso all’acqua potabile e metà della domanda d’acqua resterà senza risposta e per queste ragioni 200 – 300 milioni di persone si sposteranno nel mondo, il prezzo degli alimenti salirà vertiginosamente e ci saranno guerre più terribili di quelle del petrolio.
In questo scenario la politica delega al mercato azionario il governo di questo bene, lo stesso mercato che ha portato il suo paese e il mondo intero alla crisi economica.
Lei ha ridato alla politica il senso degli interessi generali, ha parlato di sanità pubblica come di un bene comune e inaugurato l’era nella quale ai contrasti si risponde con il parliamone….
Ecco noi vorremmo sottoporLe proprio sull’acqua, quattro ordini di problemi molto semplici:
− alle soglie del XXI secolo le istituzioni internazionali si rifiutano ancora di dichiarare l’acqua un diritto umano inalienabile e il suo paese gli USA è tra i più decisi sostenitori di tale rifiuto;
− le linee guida della politica mondiale dell’acqua vengono definite ogni tre anni dal Forum Mondiale dell’Acqua, una sede privata, retta dalle grandi multinazionali;
l’acqua è mercificata, venduta e quotata in borsa, in tutti i nei suoi usi più indispensabili;
− nei negoziati sui cambiamenti climatici la crisi dell’acqua è del tutto ignorata, considerata un bene economico e la priorità nei suoi usi, va alla produzione energetica.
Quattro semplici richieste Signor Presidente, che rivolgiamo a Lei, perché da Lei pensiamo che il “parliamone” voglia dire ascoltare, affrontare e rispondere ai problemi anche quando non vengono dai potenti.
Per noi le risposte sono scontate, nell’ordine naturale delle cose:
– l’acqua è un diritto umano,
– l’acqua non è una merce ma un bene comune,
– l’acqua deve essere governata, da istituzioni legittime come l’ONU a cui va restituita autorità,
– l’acqua deve essere inscritta nell’agenda di Copenaghen sui mutamenti climatici.
Non conosciamo il Suo pensiero in merito, ci auguriamo lo posa condividere per il bene dell’umanità.
Le chiediamo una risposta, come segno che anche per i movimenti sociali, la società civile e la cultura è iniziata un’era di cambiamenti nei rapporti con la politica.

L’acqua potrebbe diventare il simbolo del nuovo che vogliamo aiutare a nascere.

Politica, TEMPI MODERNI Febbraio 6, 2009

SENZA PRECEDENTI

Su Eluana, in queste ore, un duello istituzionale senza precedenti.

Il governo che con plauso del Vaticano, vara un decreto, minacciando una legge in 2-3 giorni se il presidente Napolitano non firmerà (e come si può fare una legge in 2-3 giorni su una questione così immane?).

Il Presidente della Repubblica che parlando di “caso dolorosissimo” rifiuta di firmare il decreto, sostenendo che è antocostituzionale e che la sentenza va rispettata.

Come ne usciremo?