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governo letta

economics, italia, lavoro Marzo 24, 2014

Start up innovative: finalmente una buona notizia

Qualcosa si muove sul fronte “start up innovative”: ce lo spiega Rita Castellani di Newnomics

Grazie ad un provvedimento del Governo Monti (l.221/2012), integrato da uno successivo del Governo Letta (d.l. 76/2013), che ha definito per la prima volta nell’ordinamento giuridico il concetto di “start up innovativa” e introdotto un regime fiscale di favore, come esistente in numerosi paesi europei, qualcosa si sta muovendo.

La normativa, entrata in vigore lo scorso ottobre dopo le verifiche europee di conformità, comincia a dare i suoi frutti. Nell’apposito Registro speciale creato un anno fa presso le Camere di Commercio sono già 1800 le nuove iscrizioni. E grazie ad uno speciale visto per l’ingresso di investitori stranieri (start up visa), che prevede una procedura particolarmente veloce, che sarà operativo a breve, ci si aspetta anche l’ingresso di capitali dall’estero: per investire greenfield, cioè su nuove attività, e questa sarebbe davvero una bella novità.

Il regime fiscale è particolarmente favorevole, in particolare per l’assunzione di alte professionalità e per la remunerazione di dipendenti e fornitori di servizi con stock options (credito d’imposta del 35 per cento). E la Regione Campania sta pensando anche ad una integrazione con la sospensione dell’Irap.

Non sono previsti, invece, contratti di lavoro “punitivi”. Perché gli imprenditori che mirano ad alta produttività sanno bene che non si concilia con condizioni di lavoro mortificanti.

Speriamo che questo supporto alla creazione d’impresa non venga meno nel prossimo Dpef e che, anzi, venga potenziato. Perché questa è davvero una misura che può cambiare il passo del paese, invertendo il flusso in uscita di giovani competenze che ne sta rapidamente impoverendo la linfa vitale.

AMARE GLI ALTRI, esperienze, Politica Febbraio 14, 2014

Quanto pesa il fattore umano

Ancora sotto shock. Stanotte ho dormito poco o niente.

Mai stata fan del governo Letta, le speranze si erano affievolite nel giro di poche settimane: un governo che passerà alla storia per la sua triste inconcludenza: 10 mesi a parlare di Imu, e poi le slot machine, il salva-Roma, Imu-Bankitalia, le cornucopie-omnibus.

Ma la giustizia sommaria, quella ghigliottina tirata su e calata nel giro di tre giorni, il semi-impeachment di Napolitano per fargli capire come stavano le cose, il premier Letta che ieri, nei corridoi della “prima” al Nazareno, veniva chiamato la “giraffa Marius”, la sua patetica resistenza, la sua liquidazione nel peggior linguaggio dei cda (“ringraziamo per il suo contributo”), altro che staffetta. E la fretta di tutti, rivelatrice della fatica che si fa a tradire… Il fattore umano, insomma, che non è cosa da poco, e rischia di pesare sul futuro governo come una macchia originaria, come un pessimo auspicio, tipo i corvi che volano quando nasce un bambino o certe immagini allegoriche delle antiche narrazioni.

Di tutto il resto si è detto tante volte: il Paese agonico, la non procrastinabilità delle riforme istituzionali ed economiche, la lontananza ormai abissale tra gli elettori e i loro rappresentanti, ma soprattutto la voto-fobia, novità molto preoccupante: le consultazioni democratiche che ormai sono diventate “una sciocchezza” (Napolitano”) o “il modo per far vincere Grillo” e per “fare il male del Paese” (sentito ieri in direzione).Che si tiri avanti senza votare fino al 2018, come annunciato da Matteo Renzi, è altamente improbabile, ma soprattutto inaccettabile.

Ma il fattore umano non è meno decisivo: potrà davvero fare bene chi è capace, machiavellicamente, di esercitare con mano tanto ferma il “male necessario”? Quante volte ancora ci toccherà vedere in azione la ghigliottina? Quali segni lascerà questa brutta giornata nei geni del Pd? Davvero non c’era altro modo –c’è sempre stato, perché stavolta no?- per rendere più efficace l’azione politica? Perché il giovane leader, di cui ieri abbiamo visto il volto feroce, non ha avuto fiducia in se stesso? Avrebbe saputo condurre una magnifica campagna elettorale, quella “vera”, avrebbe avuto tutte le possibilità per convincere e vincere e governare con la forza insostituibile del consenso.

E se di se stesso non si è fidato lui, possiamo fidarci noi?

 

 

 

 

esperienze, Politica Ottobre 2, 2013

Il Perdente

In questo Paese le cose vanno così: chi ha molto vinto deve continuare a vincere, perché appena incespica verrà sbranato. E da quegli stessi che di quel potere hanno goduto. Le famose monetine contro Craxi all’hotel Raphael, per non ricordare di peggio: la “scomparsa” delle camicie nere il 26 aprile 1945. E’ questa l’altra faccia dello strapotere: una volta che perdi sei finito, e continui a inanellare sconfitte, ti arriva addosso di tutto. Guardate qui.

Probabilmente è la prima volta negli ultimi vent’anni che B. appare davvero come un perdente, costretto a un triplo salto mortale con voltafaccia carpiato nel giro di poche ore e ad annunciare in extremis il suo sostegno al governo Letta (qui suo discorso al Senato). Perdente oggi molto più che il giorno della sentenza Mediaset. I suoi l’hanno mollato, più per senso di sopravvivenza che per senso di responsabilità. Quei pochi che gli resistono intorno se la daranno a gambe a breve: il tempo di constatare che da mangiare non ce n’è più.

Un B. perdente non è più B. E’ una specie di ossimoro, e senza ritorno. Sarei pronta a scommettere che da domani i sondaggi registreranno una caduta di consensi. Perché se non B. vince, a che cosa serve?

In questo senso, quella di oggi è davvero una giornata storica. Di quelle che dovrebbero rallegrare chi B. non l’ha mai sostenuto. E invece troppo allegri, chissà perché, non si riesce a essere.

femminicidio, questione maschile Agosto 13, 2013

Non basta un decreto a fermare gli #stalker

Vittorio Ciccolini, penalista veronese, stalker e femminicida

Terribile giornata di violenza sessista, ieri.

A Genova una donna è stata gravemente ustionata con l’acido da un uomo all’interno dell’ospedale dove lavorava. Rischia di perdere un occhio.

Ad Avola Antonella Russo è stata uccisa a fucilate dal marito, padre dei suoi 3 figli, dal quale viveva separata. L’uomo si è poi suicidato. La donna viveva da tempo a casa della madre, lui la perseguitava.

Ma è soprattutto il femminicidio di Lucia Bellucci, 31 anni, a Verona, che pare costituire una prima tragica risposta al decreto antiviolenza recentemente varato dal governo Letta, e delle cui criticità avevamo parlato qui.

Vittorio Ciccolini, 45 anni, assassino confesso, è un noto penalista del foro veneto. Lei lo aveva lasciato da un anno, lui non si dava pace. C’era stata una denuncia per stalking. Dopo una cena a due –gravissimo errore, anche la donna di Avola era stata convinta dal marito a una “passeggiata”: non farlo, mai!- lui l’ha strangolata e pugnalata al cuore. Il corpo è stato ritrovato nella Bmw di Ciccolini, parcheggiata nel garage della madre.

Il caso veronese è esemplare perché l’avvocato  femminicida era perfettamente consapevole, mentre perseguitava la sua ex, di adottare un comportamento penalmente rilevante. Ed era certamente più informato di tutti noi dell’aggravio di pena disposto dal decreto. Tutto questo non è bastato a fermarlo e a interrompere la classicissima escalation dallo stalking al femminicidio.

E che cosa avrebbe potuto fermarlo? Verosimilmente solo due cose, in alternativa: che la ex avesse ceduto alle sue pressioni tornando con lui; che un terapeuta lo avesse accompagnato nell’accettazione e nell’elaborazione del lutto costituito dall’abbandono.

Un uomo che uccide la donna che lo lascia è come un neonato di 80 chili che agisce le sue fantasie distruttive contro la madre che minaccia di togliergli il seno e abbandonarlo a morte sicura. Un uomo che uccide la donna che lo lascia si sente destinato a morire, separato dal corpo di lei che lui percepisce come un tutt’uno con il proprio corpo, senza soluzione di continuità (ecco infatti spesso, dopo l’omicidio, il suicidio, a raffigurare questa inseparabilità). Un uomo che uccide la donna che lo lascia non ha mai portato a termine quel processo di individuazione-separazione dalla madre che si dovrebbe compiere entro i primi tre anni di vita, permanendo in una fusionalità patologica.

Lo stalking funziona come una droga per attenuare la sofferenza. Finché alla fine non basta più.

E’ difficile che uno stalker smetta da solo. Non è difficile che l’esito dello stalking sia il femminicidio. Come dicevamo qualche giorno fa, solo un percorso terapeutico obbligatorio, eventualmente alternativo alle pene detentive, può disinnescare la bomba. Ma di tutto questo nel decreto Letta non c’è traccia.

Molte fra noi si occupano di questi temi da decenni. E’ davvero incredibile che il governo Letta di tutta questa sapienza non si sia voluto giovare.

 

 

esperienze, Politica Agosto 2, 2013

#Sentenzamediaset: gli gnorri del Pd

Giusto due cose sulla #sentenzamediaset:

1. a stretto giro è giunto il breve comunicato* -non obbligatorio- del presidente Napolitano, che da un lato ribadisce il rispetto per la magistratura, ma dall’altro parla di riforma della giustizia. Come se si trattasse della prima emergenza che il governo (altro che cadere!) ha da affrontare: e perché? Come se dalla sentenza si deducesse come prima cosa che la giustizia ha da essere riformata. Un paio d’ore dopo, il videomessaggio in cui il condannato Berlusconi, dopo aver attaccato durissimamente la magistratura, annuncia che non mollerà, che resterà in campo, che rilancerà Forza Italia. E anche lui, come Napolitano, mette al primo posto in agenda la riforma della giustizia. Convergenze parallele.

2. giro un po’ di bacheche di deputati e senatori Pd e il silenzio è assordante. Fischiettando si parla d’altro, dal femminicidio all’anniversario della strage di Bologna, fanno tutti gli gnorri, a parte -al solito- Civati, Puppato e pochi altri. Stanno tutti lì muti e aggrappati disperatamente al seggiolino, terrorizzati dal fatto di dover trarre le conseguenze di ciò che è avvenuto e di dover lasciare “la Casa”. Parla solo chi, essendo dotato di personalità politica, avendo un progetto, essendo riconosciuto dai potenziali futuri elettori, sa che in caso di elezioni nella “Casa” avrebbe chance di rientrare. Tutti gli altri, ovvero i veterani che stavolta non potrebbero più godere di deroghe e dovrebbero salutare, i nominati -comprese mogli, cugini e famigli vari-, i miracolati delle Parlamentarie di Capodanno e i beneficiati dal Porcellum, che rischierebbero di tornare per sempre al lavoro e allo stipendio di prima, cercano di non farsi notare, in attesa che passi l’onda: vuoi che per caso qualcuno dei loro elettori gli chieda di esprimersi contro l’insostenibilità del governo a larghe intese? (ma no, se resistono è solo “per il bene del Paese”)

L’egoismo di Berlusconi è mostruoso, niente da dire. Ma va valutato anche il peso dei mille egoismi di quelli che mettono il loro minuscolo bene davanti a quello del Paese, e i problemi del loro bilancio davanti a quelli del bilancio dello Stato. Trattasi di fattore umano, mai del tutto eliminabile. La cui incidenza tuttavia è direttamente proporzionale alla mediocrità: insomma, se sei capitato lì semplicemente per un colpo di c..o, sarai disposto a tutto pur di perpetuarlo. Per questo, come si diceva ieri, la primissima cosa da fare, altro che riforma della giustizia, sarebbe l’abolizione del Porcellum. Il che almeno in linea teorica farebbe crescere la possibilità che lì ci vada gente di valore, e non, viceversa, gente che acquisisce valore solo per il fatto di essere fortunosamente capitata lì. La conventio dei mediocri ha una forza terribile.

* ecco il comunicato del Presidente Napolitano: “La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge. In questa occasione attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all’attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l’on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l’esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all’amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il paese ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi“.

 

 

economics, Politica, Senza categoria Agosto 1, 2013

Sentenza Berlusconi: l’attesa che non c’è

Se le tv  si eccitassero un po’ di più per quello che riguarda l’insieme dei loro palinsesti -in questa estate magra, con tanta gente in città, la televisione potrebbe offrire un servizio meno scadente di quello che offre- e un po’ di meno per la sentenza della Cassazione su Berlusconi, saprebbero anche rappresentare meglio l’umore del famoso Paese reale. Che della sentenza Berlusconi sostanzialmente se ne sbatte, all’insegna della diffusa e non del tutto infondata convinzione che “tanto non cambia nulla”.

In effetti potrebbe essere così: condannato o non condannato Berlusconi resterebbe il deus ex-machina che è, unico garante dell’esistenza di questo centrodestra che senza di lui evaporerebbe. Il vero problema politico ce l’ha il Pd, che al legno di questo “patibolo” potrebbe auto-crocifiggersi e perire. Ma cosa volete che importi di questo alla stragrande maggioranza del Paese, tutto preso ad arrabattarsi e a tentare di costruire qualcosa -eventualmente in nero- per non perdere il refolo della supposta “ripresina”, e non grazie alla politica, ma nonostante la politica?

Le troupe si eccitano davanti al Palazzaccio come di fronte al St Mary Hospital, in attesa del royal baby: un evento è pur sempre un evento. Stasera ci diranno in diretta. Ma quello che conta è che il governo del fare fa poco e fa male, e ben pochi si aspettano che faccia più di tanto.

Al prossimo giro politico, nel 2014 o nel 2015, sperando di disporre di una legge elettorale non antidemocratica, si dovrà fare in modo di mandare nelle istituzioni gente davvero valida e capace, e in spirito di servizio, altro che i miracolati delle Parlamentarie di Capodanno. L’esorcismo del merito resta il principale problema della nostra classe dirigente. Vale per la politica, ma non solo. Nella burocrazia (il decreto Letta sulle semplificazioni burocratiche consta di 93 commi articolati in sottocommi, punti e sottopunti) si annidano corruzione e familismo. La burocrazia è la vera nemica dei talenti, che nel nostro Paese, se Dio vuole, fioriscono spontanei come il sambuco. Nel piccolo, nel locale, il genio e le capacità hanno più chance.

Continuiamo a lottare e ad avere fiducia, radicati alla terra dei nostri contesti.

 

Politica Maggio 16, 2013

Ammazzare subito il Porcellum

 

Sento tantissim* che, come me, non riescono nemmeno più a guardare i talk politici. Che devono proprio forzarsi, per resistere alla tentazione dello zapping. Siamo sotto la pressa da troppo tempo. Ma forse ci sono anche ragioni meno contingenti.  Forse è l'”antipolitica” è arrivata alle sue estreme conseguenze, la sensazione definitiva che di lì non verrà mai niente di buono.

Stamattina ho incontrato Vandana Shiva -presto qui un resoconto della nostra lunga conversazione- e le ho chiesto tra l’altro se a suo parere valga la pena, specie per noi donne, di fare la fatica che facciamo a star dietro a quella politica, per non dire la frustrazione di quando ci entriamo dentro.

Vandana conviene sul fatto che la crisi economica “ha rotto gli argini ed è diventata anche crisi della democrazia rappresentativa” Ma, dice anche con semplicità e nettezza, “non possiamo lasciare le istituzioni rappresentative nelle mani dei fascisti dice proprio così, ndr-. Dobbiamo esserci, dobbiamo partecipare a quella politica, donne e uomini”.

Disciplinatamente mi rimetto in riga. Per dire semplicemente questo. Che questo governo a larghissime intese si trova quotidianamente a dribblare ostacoli di ogni tipo. Che difficilmente si andrà oltre l’estate. Il che significa un’alta probabilità di voto nel prossimo autunno.

L’idea di tornare alle urne con il Porcellum è semplicemente agghiacciante. E la riforma della legge elettorale, che dai primi posti in agenda tende a scivolare sempre più in basso, è un’occasione di ricatto politico quotidiano.

Credo che tutti dobbiamo spingere perché la riforma torni tra le priorità politiche, e perché la legge venga finalmente cambiata, fosse anche con un semplice ritorno al Mattarellum. Credo che l’obiettivo numero uno, fino al raggiungimento, debba essere questo, garanzia minima anche per la più scalcagnata tra le democrazie.

Serve il massimo impegno di tutti, per portare a casa questo indispensabile risultato.

 

 

 

 

Politica Maggio 8, 2013

Pd: risorgere dal resort

Visto che qualcuno ha ricominciato con la solfa di Anna Finocchiaro (Mrs Ikea-con-scorta, Mrs Non-Siamo-Mica-Bidelle, Mrs Grazie-Elsa-Fornero-per-la-tua-fantastica-riforma-del-lavoro, Mrs Vieni-qui-Schifani-che-ti-bacio- eccetera, non proprio la più amata dagli italiani),

Visto che Finocchiaro Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato non basta, e qualcuno la vuole segretaria del Pd (nel totonomi insieme a Cuperlo, Epifani, perfino Speranza), la sensazione forte è che il Pd non sia affatto guarito dalle sue patologie: insieme alla nota e rovinosa Sindrome del Popolo Eletto, lo Sfasamento Temporale Cronico. Ovvero la tendenza a registrare le evidenze con ritardo fatale, giusto il tempo che serve ad assicurarsi il fallimento; l’incapacità di registrare in tempo reale quello che sta capitando, per poi doversi arrendere di fronte a cosine tipo i sondaggi che ti vedono precipitare in zona 20 per cento e chiudersi in uno sdegnato e ringhioso arroccamento, serrando le fila, facendo la conta delle tessere, tagliando fuori i “semplici” elettori, dicendo che la colpa è tutta di Facebook e Twitter, in un loop senza fine.

La realtà sarà anche fastidiosa, ma sembra dire questo: o il governo Letta dal conclave nell’abbazia a 5 stelle, proprietà (ohiohi) figlia di Cuccia, camere con antiquariato e design comme-il-faut (se poco poco si rendessero conto di che effetto fanno queste cose sull’elettore medio, perché è anche così, e con i pranzi politici al Four Season, che si perdono voti) se ne uscirà con una serie di idee geniali e a rapida fattibilità, tali da indurre la base annichilita dalla Chimera a larghissime intese a dire: ma sì, ingoiamo il rospo e tiriamo avanti almeno un pezzettino. O risorgerà dal resort. O il calcolo costi-benefici tornerà velocemente. O l’assemblea nazionale di sabato terrà pragmaticamente il basso profilo, come indicano Pippo Civati, Fabrizio Barca, Stefano Boeri e altri, indicando ragionevolmente un reggente pro tempore e rinviando la scelta definitiva della segreteria a un congresso vero, con un dibattito vero, a cui partecipi il Pd vero e non solo le oligarchie correntizie. Insomma, o ci si terrà almeno su queste minimi, o l’esperienza democratica rischia grossissimo, come mai prima d’ora.

Detto così, en passant.

 

 

 

Politica Aprile 29, 2013

Dis#occupyPd

Può anche essere che al governo Letta, come dice la senatrice Laura Puppato, non ci siano alternative. Che sostenere questo governo sia attualmente l’unica cosa ragionevole e responsabile. E che anche chi aveva minacciato di non votare la fiducia a questo punto si sia convinto che sia la cosa giusta da fare. La politica non è fatta di strenue coerenze, come si sa è l’arte del possibile, e quella del governo Letta -su cui pesano tuttora molte incognite, a cominciare da quella della sua durata- è effettivamente una possibilità.

Ma perché questo cambio di posizione dei dissidenti del PdGozi e Zampa, oltre a Puppato, mentre Civati si riserva di decidere nelle prossime ore- non risulti una resa incondizionata al cosiddetto inciucio -veniva chiamato così, fino a poche ore fa- è necessario che agli elettori e agli iscritti che il governo di larghe intese non lo volevano, come i giovani di #OccupyPd, per esempio, e un’amplissima parte dell’elettorato, si spieghi molto bene a quali condizioni si è deciso invece di appoggiare questo governo ad alto tasso Pdl (le ultime danno Silvio Berlusconi come possibile Presidente della commissione Bicamerale per le riforme). Che si dica che cosa è successo di tanto importante, per cui una soluzione che fino a sabato mattina veniva stigmatizzata come insostenibile, sabato pomeriggio è diventata improvvisamente sostenibile.

Il documento degli ex-dissidenti, a mio parere, non lo spiega a sufficienza.

Il rischio da evitare –rischio per il Pd, intendo- è che questa ampia parte di iscritti ed elettori si senta ulteriormente sballottata, abbandonata e non considerata, rischio ovviamente subordinato a quello che il governo Letta farà o non farà. Il rischio -sempre per il Pd, dico- è che tutta questa bella gente decida di rivolgersi altrove.

Biaognerebbe spiegarsi meglio, io credo, senza troppa retorica, senza giri di parole, senza reticenze e alla buona.

p.s. Ultim’ora: Pippo Civati ha comunicato che uscirà dall’aula al momento del voto di fiducia.

Politica Aprile 26, 2013

Poi alle urne vi espelleranno gli elettori

E insomma, viste da oggi le vicende del Pd di appena ieri e dell’altroieri appaiono più chiare: Bersani ha lottato strenuamente -magari anche goffamente e non sempre avvedutamente- contro la prospettiva di un governo con Berlusconi. E non ce l’ha fatta.

In poche parole, nel Pd ha vinto chi sull’inciucio non si è mai fatto troppi problemi, o magari di più, lo ha voluto proprio con determinazione (senza dirlo apertamente, beninteso). E perché lo ha voluto? Per sopravvivere personalmente, in buona parte dei casi. Ma forse, why not?, c’è anche chi crede in buona fede che la strada giusta sia questa.

La bizzarra situazione è quella di un partito in cui il 90 per cento dell’attuale classe dirigente vuole qualcosa che ripugna al 90 per cento dei suoi iscritti ed elettori: e ripugna è la parola esatta. Si può anche pensare di farla fuori, la base, come suggeriva Bertolt Brecht: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”. Non è forse questa la logica quei dirigenti che invitano a ignorare Facebook e Twitter, dove il “popolo” riottoso si manifesta minuto per minuto? Si possono anche espellere quei parlamentari, Laura Puppato, Pippo Civati e forse perfino Rosy Bindi, che manifestano la loro contrarietà a un governo Berlusconi tris (esagero ma neanche troppo).

Sta di fatto che prima o poi quei dirigenti con il loro popolo riottoso dovranno reincontrarsi, e convincerli a rivotarli. Ma domani è un altro giorno, e poi arriverà Renzi-salva-tutti -immagino che il ragionamento sul futuro sia questo, ammesso che ve ne sia uno-. Intanto per ora nessuno ci schioderà di qui, ed è quello che conta: il qui-e-ora.

I colpi di coda del vecchio che non vuole morire possono essere terribili, perfino violenti. Si tratta che chi il cambiamento lo vuole davvero -e in particolare quei parlamentari che non intendono dare la loro fiducia a qualcuno di cui non si fidano affatto– non receda, e sappia che c’è un’altra nottata da passare, un ulteriore tempo supplementare. E adotti la postura adatta a questo difficile passaggio. E sia politicamente creativo.

L’amica filosofa Luisa Muraro, nel suo nuovissimo saggio “Autorità” (Rosenberg & Sellier) propone questo: l’autorità, che “può agire sulle persone senza mezzi materiali… coltivare il senso dell’autorità è una scommessa in favore di qualcosa di meglio per l’umanità e la civiltà, una scommessa senza limiti al meglio ma consapevolmente alternativa al culto del dio potere“.

Suggerisco la lettura e la meditazione del suo pensiero.