Sento tantissim* che, come me, non riescono nemmeno più a guardare i talk politici. Che devono proprio forzarsi, per resistere alla tentazione dello zapping. Siamo sotto la pressa da troppo tempo. Ma forse ci sono anche ragioni meno contingenti.  Forse è l'”antipolitica” è arrivata alle sue estreme conseguenze, la sensazione definitiva che di lì non verrà mai niente di buono.

Stamattina ho incontrato Vandana Shiva -presto qui un resoconto della nostra lunga conversazione- e le ho chiesto tra l’altro se a suo parere valga la pena, specie per noi donne, di fare la fatica che facciamo a star dietro a quella politica, per non dire la frustrazione di quando ci entriamo dentro.

Vandana conviene sul fatto che la crisi economica “ha rotto gli argini ed è diventata anche crisi della democrazia rappresentativa” Ma, dice anche con semplicità e nettezza, “non possiamo lasciare le istituzioni rappresentative nelle mani dei fascisti dice proprio così, ndr-. Dobbiamo esserci, dobbiamo partecipare a quella politica, donne e uomini”.

Disciplinatamente mi rimetto in riga. Per dire semplicemente questo. Che questo governo a larghissime intese si trova quotidianamente a dribblare ostacoli di ogni tipo. Che difficilmente si andrà oltre l’estate. Il che significa un’alta probabilità di voto nel prossimo autunno.

L’idea di tornare alle urne con il Porcellum è semplicemente agghiacciante. E la riforma della legge elettorale, che dai primi posti in agenda tende a scivolare sempre più in basso, è un’occasione di ricatto politico quotidiano.

Credo che tutti dobbiamo spingere perché la riforma torni tra le priorità politiche, e perché la legge venga finalmente cambiata, fosse anche con un semplice ritorno al Mattarellum. Credo che l’obiettivo numero uno, fino al raggiungimento, debba essere questo, garanzia minima anche per la più scalcagnata tra le democrazie.

Serve il massimo impegno di tutti, per portare a casa questo indispensabile risultato.

 

 

 

 

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