Può anche essere che al governo Letta, come dice la senatrice Laura Puppato, non ci siano alternative. Che sostenere questo governo sia attualmente l’unica cosa ragionevole e responsabile. E che anche chi aveva minacciato di non votare la fiducia a questo punto si sia convinto che sia la cosa giusta da fare. La politica non è fatta di strenue coerenze, come si sa è l’arte del possibile, e quella del governo Letta -su cui pesano tuttora molte incognite, a cominciare da quella della sua durata- è effettivamente una possibilità.

Ma perché questo cambio di posizione dei dissidenti del PdGozi e Zampa, oltre a Puppato, mentre Civati si riserva di decidere nelle prossime ore- non risulti una resa incondizionata al cosiddetto inciucio -veniva chiamato così, fino a poche ore fa- è necessario che agli elettori e agli iscritti che il governo di larghe intese non lo volevano, come i giovani di #OccupyPd, per esempio, e un’amplissima parte dell’elettorato, si spieghi molto bene a quali condizioni si è deciso invece di appoggiare questo governo ad alto tasso Pdl (le ultime danno Silvio Berlusconi come possibile Presidente della commissione Bicamerale per le riforme). Che si dica che cosa è successo di tanto importante, per cui una soluzione che fino a sabato mattina veniva stigmatizzata come insostenibile, sabato pomeriggio è diventata improvvisamente sostenibile.

Il documento degli ex-dissidenti, a mio parere, non lo spiega a sufficienza.

Il rischio da evitare –rischio per il Pd, intendo- è che questa ampia parte di iscritti ed elettori si senta ulteriormente sballottata, abbandonata e non considerata, rischio ovviamente subordinato a quello che il governo Letta farà o non farà. Il rischio -sempre per il Pd, dico- è che tutta questa bella gente decida di rivolgersi altrove.

Biaognerebbe spiegarsi meglio, io credo, senza troppa retorica, senza giri di parole, senza reticenze e alla buona.

p.s. Ultim’ora: Pippo Civati ha comunicato che uscirà dall’aula al momento del voto di fiducia.

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