Qualcosa si muove sul fronte “start up innovative”: ce lo spiega Rita Castellani di Newnomics

Grazie ad un provvedimento del Governo Monti (l.221/2012), integrato da uno successivo del Governo Letta (d.l. 76/2013), che ha definito per la prima volta nell’ordinamento giuridico il concetto di “start up innovativa” e introdotto un regime fiscale di favore, come esistente in numerosi paesi europei, qualcosa si sta muovendo.

La normativa, entrata in vigore lo scorso ottobre dopo le verifiche europee di conformità, comincia a dare i suoi frutti. Nell’apposito Registro speciale creato un anno fa presso le Camere di Commercio sono già 1800 le nuove iscrizioni. E grazie ad uno speciale visto per l’ingresso di investitori stranieri (start up visa), che prevede una procedura particolarmente veloce, che sarà operativo a breve, ci si aspetta anche l’ingresso di capitali dall’estero: per investire greenfield, cioè su nuove attività, e questa sarebbe davvero una bella novità.

Il regime fiscale è particolarmente favorevole, in particolare per l’assunzione di alte professionalità e per la remunerazione di dipendenti e fornitori di servizi con stock options (credito d’imposta del 35 per cento). E la Regione Campania sta pensando anche ad una integrazione con la sospensione dell’Irap.

Non sono previsti, invece, contratti di lavoro “punitivi”. Perché gli imprenditori che mirano ad alta produttività sanno bene che non si concilia con condizioni di lavoro mortificanti.

Speriamo che questo supporto alla creazione d’impresa non venga meno nel prossimo Dpef e che, anzi, venga potenziato. Perché questa è davvero una misura che può cambiare il passo del paese, invertendo il flusso in uscita di giovani competenze che ne sta rapidamente impoverendo la linfa vitale.

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