Nel testo che segue, una proposta di discussione di 
Silvia Guerini del gruppo "Resistenze al nanomondo".   

La nascita: la posta in cui si gioca come verremo al mondo. 

A che punto siamo oggi

Commenti al Seminario Scienza ed etica del controllo 
riproduttivo: come sarà la riproduzione umana nel 2050?

Dopo FINRRAGE, oggi, per una nuova Rete internazionale femminista contro ogni riproduzione artificiale dell’umano e l’ingegneria genetica

Cinque anni fa, all’inizio del nostro percorso di critica all’utero in affitto e, in un’accezione più ampia, alla riproduzione artificiale dell’umano, nel giro di presentazioni in tutta Italia del libro, da noi – Resistenze al nanomondo – tradotto e curato, La riproduzione artificiale dell’umano di A. Escudero, affermavamo:
Una volta che la PMA sarà estesa a tutte e tutti si entrerà in un circuito in cui, in nome della libertà di scelta, si creerà un contesto in cui non si potrà fare altrimenti. In un domani non troppo lontano sarà definito prima irresponsabile e poi criminale mettere al mondo figlie/i senza ricorrere alle tecniche di riproduzione artificiale garantite e gestite da un apparato medico.
Al tempo queste parole vennero considerate fantascientifiche e apocalittiche, ecco, oggi ci siamo già, basta ascoltare quello che dicono gli stessi ricercatori.
In un recente seminario dal titolo Scienza ed etica del controllo riproduttivo: come sarà la riproduzione umana nel 2050?1 tra loro si chiedevano semplicemente «quando la riproduzione sarà tutta assistita, quanto tempo ci vorrà a questo passaggio», a far sì che diventi il normale modo di venire al mondo.
Questi tecno-scienziati e filosofi transumanisti in un Manifesto per una responsabilità genitoriale per una riproduzione umana risignificano le nuove tecniche di riproduzione assistita che diventano responsabilità genitoriale.
Diventa quindi irresponsabile per una donna di 37 anni non ricorrere alle cliniche ed è, testuali parole, «ridicolo che una di 37 anni voglia l’amniocentesi, che se la pagi e che sia gratuita invece la diagnosi pre – impianto» dal momento in cui può accedere in una clinica di fecondazione assistita e selezionare quegli embrioni per quelle malformazioni genetiche per cui poi è prevista un’amniocentesi e la possibilità di abortire.
Dobbiamo considerare l’aumento di infertilità (per i pesticidi, i derivati dalle plastiche, le onde elettromagnetiche…) e che siamo un contesto in cui la maternità viene sempre più rimandata, con donne di 35-38 anni preoccupate del rischio di non poter più rimanere incinte che, in un contesto medicalizzante in cui il tempo di attesa per definire una donna con dei problemi di infertilità è stato ridotto da due anni a sei mesi, da protocollo dopo sei mesi rientrano nel percorso di procreazione medicalmente assistita.
Di fatto, già in Italia, una donna che dai 35 anni in su non riesca a rimanere incinta può accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita consentite anche in casi di «infertilità inspiegate documentate da atto medico». Se la tecnica base di inseminazione intra-uterina non avrà successo, passerà alla fecondazione in vitro, con il test genetico consigliato per l’età avanzata e per un miglior successo della PMA.
Sono stati ben chiari ad affermare che «dal momento in cui la linea germinale già muta per conto suo quindi perché escluderla dall’editing genetico? Perché non si può toccare la vita?»
«Le modificazioni genetiche già avvengono perché non farle noi», si sono chiesti, poi «per quelle sbagliate c’è la selezione genetica».
Già su questo si è espresso il Comitato Bioetico Britannico, che nel 2018 ha dichiarato: «La modifica del DNA di un embrione per influenzare le caratteristiche di una persona futura (modificazioni genetiche ereditarie) potrebbe essere moralmente ammissibile».
Bisognerebbe ricordarsi la Conferenza di Asilomar del 1975 in cui i ricercatori hanno cominciato a parlare di regolamentazioni e di porre dei limiti alle ricerche di ingegneria genetica. Ma regolamentare ha significato di fatto legittimare quelle pratiche e quegli sviluppi tecno-scientifici ponendo dei limiti che man mano sono stati eliminati. Oggi sappiamo dove siamo arrivati, con la nascita delle prime bambine modificate geneticamente.
Infine si sono spinti a dire che «quando ci sarà la terapia genetica sugli embrioni nessuno vorrà più fare figli naturalmente». Questo pensiero non ci sembra più così assurdo.
Dobbiamo considerare che dal momento in cui uno sviluppo tecno-scientifico è possibile una pratica diventa accettabile semplicemente perché è realizzabile: avviene un’accettazione sociale in cui ciò che prima era impensabile e inaccettabile diventa gradualmente la normalità.
Le tecno-scienze non sono neutrali, non solo in ciò che si prefiggono, che arrivino o meno al risultato, ma già a monte, nella loro idea di riprogettazione e artificializzazione del vivente.
Nelle Scienze della vita il disastro non avviene solo se l’esperimento raggiunge i risultati prefissati, il disastro è implicito nella direzione della ricerca. Pensiamo ai finanziamenti dell’Unione Europea per le ricerche sull’utero artificiale, io non penso che in un futuro verremo al mondo da un utero artificiale, anche se sono già nati dei vitellini in questo modo, ma il punto non è solo se questo avverrà o no, perché nel mentre, le persone stanno già interiorizzando che sarebbe meglio consegnare in mano ai tecnici la procreazione e interiorizzeranno sempre di più una precisa idea di essere umano come imperfetto, continuamente da implementare, potenziare e modificare, una logica profondamente transumanista.
Nasciamo da madre e nasciamo da donna. Riscopriamo il valore simbolico della madre, colei da cui veniamo al mondo, perché a prescindere dal diventar madri, siamo tutte e tutti figli.
E mettiamo al centro l’indisponibilità dei corpi e del vivente, per un’altra visione di mondo, con la consapevolezza che non può esistere una possibilità di contrattazione, perché questo significherebbe che siamo disposte a cedere qualcosa, ma non si può contrattare su quello che riguarda i nostri corpi e su quei processi irreversibili che avranno delle profonde conseguenze per le future generazioni.
E senza possibili regolamentazioni perché regolamentare significa che il disastro è già avvenuto, perché è già insito nella diffusione della pratica e nella pratica stessa. Dal momento in cui viene regolamentata una pratica, anche se sono presenti delle restrizioni al suo utilizzo, già nella stessa regolamentazione è insita la possibilità di superarle.
Parallelamente, lo sviluppo tecnologico procede più in fretta delle legislazioni in materia e sono queste che si adegueranno ad esso.
Durante il seminario sono stati chiari nel descrivere come «il termine riproduzione invece che procreazione comporta un cambiamento: è termine medico e non fa più riferimento a un’etica iscritta nella natura, ma a un’etica i quali precetti etici possono cambiare in base agli sviluppi tecnici».
La procreazione diventando operazione tecnica di laboratorio diventa produzione del vivente, con tutta la strumentalizzazione che la produzione comporta.
La manipolazione e la modificazione genetica sono parte strutturali dell’ambiente-laboratorio e della concezione su cui si fonda. I corpi e i processi viventi all’intero di un laboratorio non possono che perdere la loro originaria indisponibilità all’appropriazione da parte del biomercato e delle tecno-scienze e a ogni modificazione genetica.
Nel processo di riproduzione artificiale il desiderio diventa il diritto a scegliere, la tecnologia ha trasformato il desiderio parentale in progetto parentale, in una pianificazione alimentata dall’offerta tecnologica. Ci si sente libere, ma in realtà questa pretesa libertà sottostà alle logiche della riproduzione artificiale che impongono loro leggi e dettano le loro procedure. L’intero processo frammentato viene ridefinito e diventa luogo di mercato e di riprogettazione, in cui ogni limite può e deve essere infranto ed eliminato.
«Le linee guida riguardano sempre il passato» affermano «gli sviluppi delle ricerche sono già oltre» e, da perfetti transumanisti, che «la politica fa fatica a tirare le fila e a trasformare gli sviluppi delle tecniche in pratiche».
Le cliniche, pubbliche e private, certo non potrebbero esistere per effettuare esclusivamente la tecnica base dell’inseminazione artificiale e le varie restrizioni legislative, i vari paletti per casi limite, col tempo non possono che cadere, come è già avvenuto, pensiamo alla revisione della Legge di Bioetica francese, nello specifico l’Art.1 che riguarda le nuove norme per l’accesso alle tecniche di riproduzione artificiale e guardiamo alle aperture progressive delle leggi nazionali dei diversi Paesi europei, in cui si è passati dal divieto alla diagnosi pre-impianto alle eccezioni per evitare la trasmissione di malattie genetiche gravi, alle patologie ad insorgenza probabile fino ad arrivare agli inestetismi come lo strabismo.
Quando si accetta la logica della fecondazione in vitro, la logica della riproduzione artificiale, tale logica la si prende in blocco e nessuna regolamentazione o comitato etico sarà in grado di arginare questa direzione.
Purtroppo si è persa la memoria di FINRRAGE (Feminist International Network of Resistance to Reproductive and Genetic Engineering) una Rete internazionale femminista contro le tecnologie riproduttive e l’ingegneria genetica creata negli anni ’80 da Gena Corea, femminista radicale americana, insieme ad altre femministe. Questo ci fa capire come la direzione delle tecnologie di riproduzione artificiale si poteva già intravedere all’inizio del loro sviluppo. Corea ne descrive i primi passi e le loro prospettive future come l’equivalente in biologia del progetto Manhattan per la fisica nucleare. Oggi sappiamo qual è il risultato. Ma oggi non c’è più quel coraggio.
Il nostro intento è di costruire oggi una nuova Rete internazionale femminista contro ogni2 riproduzione artificiale dell’umano e l’ingegneria genetica senza la paura di porci in una posizione minoritaria.

1http://www.congredior.it/wp-content/uploads/2020/10/Locandina_Evento-FAD_Scienza-ed-Etica-del-Controllo-Riproduttivo_18-novembre-2020.pdf

2Gestazione per altri “altruistica”, gestazione per altri commerciale, procreazione medicalmente assistita omologa ed eterogola (FIVET e ICSI), DPI, vendita e donazione di gameti…

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