Browsing Tag

donne

Donne e Uomini, Politica Luglio 4, 2009

UN MONDO FINITO

Da Sarabanda, nuova trasmissione di Canale 5

Da Sarabanda, nuova trasmissione di Canale 5

Cerchiamo di vedere sempre il mezzo pieno del bicchiere, perché il male fa da sé, mentre il bene ha sempre bisogno di una mano. E allora mettiamola così: tutta questa triste vicenda delle escort (oggi si dice così), delle ragazze immagine, delle letteronze candidate politiche, delle velinazze in carriera, delle ville in Sardegna strapiene di vergini come il paradiso dei musulmani, vicenda che ha saturato il 90 per cento della recente cronaca politica italiana, ci dà il senso di morte di un mondo in declino, è il fondo di un barile che abbiamo finalmente e dolorosamente raggiunto. Di peggio non può capitare. Perché anche la più velleitaria delle belle ragazze ormai avrà capito che per una che arriva in Parlamento, ormai ridotto a una succursale della tv, ce ne sono mille che masticano amaro. Che basta grattare un poco la patina dorata e glitterata per scoprire che non hai vinto un bel nulla, se non un paio di foto al silicone su qualche settimanale gossipparo. Che si balla una sola estate, e quella dopo sarai già troppo vecchia per essere selezionata per il casting –a scelta- di una festa in villa o su uno yacht, di un reality o di una lista elettorale. La crisi, grazie al cielo, con la sua falce si porta via anche questo.
Barbara Montereale, ragazza immagine (“pubblicitaria”, come dice lei) più volte ospite dei festini di Papi, parlando con il suo intervistatore si illumina quando nomina una signora che ha conosciuto, “una donna intelligente” dice “un chirurgo”. E spiega che adesso vorrebbe fare “dei lavori normali, avrei voglia di fare la mamma e la moglie”. E viene voglia di abbracciarla. Di dirle che è tutto finito, e che d’ora in poi potrà vivere dignitosamente, lei con la sua bambina.
Ma sì, è tutto finito. E’ finita anche questa politica che ha dimostrato di essere scadente al punto da diventare interscambiabile con la peggiore tv. Un segno sono i molti che hanno già cominciato a sfilarsi, ad abbandonare la nave, nella migliore tradizione del trasformismo italiano. E dopo tutta questa schifezza, in base a un’ineludibile legge cosmica, non può che essere la volta del meglio. Dopo questo intrico maschile di soldi, potere e sessualità malata, la faccia triste del patriarcato che muore, potrebbe esserci la responsabilità e la sapienza femminile.

(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 4 luglio 2009)

Donne e Uomini, Politica Giugno 24, 2009

QUELLO CHE LE DONNE NON DICONO

Di tutta questa storia delle escort, delle ragazze nude e umiliate in tv, della ri-conduzione del corpo della donna a oggetto da sprezzare, dello stesso autosessismo imprenditoriale femminile (vedi per esempio l’articolo dell’amica Ida Dominijanni sul Manifesto di ieri, http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2009/mese/06/articolo/986/ )

l’aspetto che più mi colpisce è quello dell’afasia femminile. Il fatto che per anni, mentre il sistema si andava costruendo, consolidando, organizzando e strutturando, dalle prime pupattole tv del Drive In all’osceno Teo Mammuccari, che (vedi il documentario Il corpo delle donne di Lorella Zanardo) raggiunge l’apice del disprezzo con le vittime consenzienti (io provo odio profondo per lui), la riflessione delle donne, che è stata ricchissima su altre questioni, dal lavoro alla politica, su questo non si è mai applicata.

Perché, mi domando? Che cosa abbiamo voluto dire, non dicendo?

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica Giugno 10, 2009

ANZI, SAPETE CHE C'E'?

Mary-Lou Bagley, Step into Kairόs

Mary-Lou Bagley, Step into Kairόs

Anzi, sapete che c’è? Per rispondere alle domande del nostro amico Francesco, frequentatore del blog, ci ho messo un po’ di tempo e molte buone energie mattutine. Pertanto trasporto qui in primo piano quello che gli ho scritto , perché si veda meglio, in una logica antispreco, così ne parliamo meglio.

Mi chiedeva Francesco:

che cos’è la politica?
diciamo che oggi la politica chiede meno rappresentanza e più relazione, e chiede che si tenga conto che la polis è bisessuata (le donne non sono più estromesse, appena da un pugno di anni). Per questo penso che le più grosse novità possano venire dalle soggette e dal modo in cui loro pensano la polis. Una polis anche femminile nessuna sa bene che cosa sia, ma è già politica il fatto di cercarla costantemente, e da parte degli uomini di favorire questa ricerca, ascoltando con attenzione le donne così come le donne devono ascoltare loro stesse. Per la felicità di tutti, donne e uomini.

– quali la sua funzione e i suoi ambiti?
La funzione della politica è la minimizzazione delle infelicità per il maggior numero dei viventi, donne, uomini, animali e piante, e quindi l’organizzazione della convivenza con questo obiettivo.

– la politica necessariamente rappresenta interessi?
Immagino di sì, ma la lotta grande da fare è districare l’idea di interesse da quella di denaro. L’interesse umano è il guadagno, ogni vivente vuole guadagnare, cerca un plus, ma il denaro è solo uno dei mezzi. Solo denaro o troppo denaro allontana dall’obiettivo della minore infelicità possibile. Occorre testimoniare questo, continuamente.

– caratteristiche essenziali del politico?

Il fervido desiderio degli altri, dall’altro più vicino a quello più lontano. La pratica instancabile della relazione e della mediazione. La fiducia profonda che senza l’altro nemmeno si è. La testimonianza di un interesse solo relativo per il possesso di cose. Il volere bene.

– metodo selettivo affinchè solo i migliori arrivino a tale ruolo?

nella chiave che io dico chiunque può essere politico. Se si ammette che il sistema della rappresentanza è difettoso e chiede di essere ripensato, convertito in un modello postdemocratico che si fonda sulla cittadinanza bisessuata, la questione della selezione si pone diversamente. Non c’è alcuna speranza fondata che i partiti scelgano i migliori. I partiti sono macchine destinate a spendere il 99.9 per cento delle loro risorse ed energie all’autoalimentazione e all’autoriproduzione, e solo il residuale 0,1 per cento alla politica. Non c’è scampo. Un’autoriforma non è immaginabile. Ogni eccezione è del tutto occasionale. Ma queste proporzioni (99,9 e 0,1) non possono essere mantenute ancora a lungo. Le cose sono andate così nei secoli, si dirà, anche se oggi sembra un po’ peggio (e non è così, c’è e c’è stato molto peggio di questo peggio). Perché a questo punto dovrebbero cambiare? Perché oggi entra in campo la variabile femminile, necessariamente rivoluzionaria, nel senso in cui sono state rivoluzionarie le donne nell’ultimo secolo (senza palazzi d’inverno e spargimenti di sangue, intendo). E la faccenda, come si sa, riguarda le donne e gli uomini. Questa variabile tocca le fondamenta della democrazia, che è nata come conventio ad excludendum, tra uomini tenendo fuori dalla polis le donne. Ma probabilmente la rivoluzione della democrazia non avverrà nella politica, negli ambiti di quella che oggi chiamiamo la politica (i partiti, e così via) ma per esempio nel mondo del lavoro. E lì, che la nuova polis bisessuata prenderà forma. E’ lì che si formeranno e si cominceranno a praticare i modelli.

Aggiungo questo: che molti, magari concordando con le cose che io dico, potrebbero opporre che per tutto questo servirà un tempo infinito. Il che, ad un tempo, è vero e non è vero. E’ vero in una logica di tempo lineare e quantitativo, che non si fa mai raggiungere, alla cui coda cerchiamo di aggrapparci senza mai riuscire a prenderla, come in quelle giostre dei bambini (krόnos). Non è vero in una logica di kairόs, di momento opportuno e tempo qualitativo (per i Greci era il “tempo di Dio”), un tempo in cui qualcosa di speciale può capitare, e all’improvviso. Un tempo che non ha bisogno della mediazione del tempo, che può essere qui e ora, in ogni momento, subito. Proprio quando il tempo lineare sembra non procedere, frenando il cambiamento, si apre uno spazio propizio per il tempo qualitativo, che si fa largo tra le maglie del presente. Che dà corpo, in squarci subitanei e rivelatori, al mondo che vorremmo che fosse. E anche alla politica, come stiamo cercando di pensarla. E’ anzitutto dentro di noi, che questi due tempi sono in lotta.

Donne e Uomini Marzo 20, 2009

QUEI NOIOSI DEI PAPI

Mentre continuiamo a pensare a questa faccenda dell’acqua (io sto dando un’occhiata a un dossier di Legambiente: se la nostra acqua è “salata”, per contro chi produce acqua minerale paga canoni irrisori alle province e alle regioni) un piccolo quiz. Chi ha deliziosamente detto:

La vera, solenne storia non posso sopportarla… Quelle dispute tra papi e re, con guerre e pestilenze a ogni pagina. Quegli uomini tutti buoni a nulla e così poche donne, alla fine mi stancano” ?

Donne e Uomini, OSPITI Marzo 16, 2009

IL PIU' GRANDE FEMMINISTA

Terminato Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio di Massimo Lolli, che qui vi avevo segnalato Confermo: eccellente lettura. Vi riporto qui un paio di brani.

“Io sono il più grande femminista nella storia dell’umanità. Sono per l’ascesa al potere delle donne. Nel mio infinitamente piccolo io sono solo contro tutti. Sono niente e combatto i titani. Sono solo contro i politici, le istituzioni nazionali, gli organismi internazionali, gli intellettuali organici che per garantire pari opportunità fra uomini e donne vogliono abolire le differenze tra i sessi. Io sono contro questa aberrazione. Io voglio pari opportunità fra uomini e donne e mantenere le differenze fra i sessi. Io voglio che le donne ascendano al potere, e rimangano differenti dagli uomini”.

“… Ogni donna vuole accanto a sé un uomo speciale. Gli uomini cercano donne qualsiasi, ecco perché cercano qualsiasi donna; Gli uomini sono profondamente democratici, per un uomo le donne sono tutte uguali. Le donne no, le donne non sono democratiche, le donne cercano uomini speciali”.

Io sono sempre molto grata agli uomini quando parlano delle donne senza infingimenti, senza preoccuparsi di blandirle, esponendosi nella loro nuda verità.


Donne e Uomini Febbraio 16, 2009

SCATOLE PIENE

Mentre voi qui sotto continuate nelle presentazioni, vi racconto questo. Che avvicinandosi l’8 marzo, non faccio che ricevere inviti a parlare di qua e di là, inviti che sono costretta a declinare tutti, salvo quello già concordati da mesi, perché quest’anno sono presa in un modo spaventoso. Devo dirvi che, a quanto sento, quest’anno va fortissimo il tema “le donne e il potere“. E stamattina, d’istinto, ho detto a una, seguendo l’onda di un’irritazione che qualcosa vorrà pur dire, che io di questo tema ne ho le scatole piene. Le donne sono dappertutto, e mi pare che di potere ne abbiano non poco. Io lavoro ovunque quasi esclusivamente con donne, in posizioni di tutto rispetto. Ieri sentivo alcuni signori con notevoli responsabilità manageriali dire che ormai si assumono solo donne, perché sono le più brave, le più scolarizzate eccetera. E’ vero, non ci sono donne nella politica, ma meno male, visto quello che è la politica. Oggi non ci sono soprattutto perché non interessa loro esserci, sapendo che in quei posti non combinerebbero niente di buono. Quanto all’economia, credo che sia solo questione di tempo, visto che il sistema -maschile- del neoliberismo è crollato, e da qualche parte dovranno pur venire idee alternative.

Insomma, io di donne e potere non ne voglio parlare. E neanche della retorica “forza delle donne“. Voglio parlare semmai degli uomini, che si defilano da ogni responsabilità. E voglio parlare della felicità. Dello stare bene al mondo senza esercizio di potere né applicazione di forza. Fatemi parlare di donne e felicità, e anche di amore. Le donne sono troppo distratte dall’amore, la qual cosa mi preoccupa molto.

Donne e Uomini, TEMPI MODERNI Febbraio 11, 2009

STATO CONFUSIONALE

Si dovrà probabilmente attendere una precipitazione (nel senso della chimica) per poter dire qualcosa di sensato, ammesso che mai ci si riesca, sulle questioni che si sono aperte a partire dalla vicenda tragica di Eluana Englaro. Io voglio dire qui, a partire da me e senza la pretesa di un discorso coerente, quelle due o tre cose che mi pare di avere chiare.

Ho avuto un mio caro in coma, e mi sono augurata, sì, che Dio se lo prendesse in fretta. Pesava molto, in questa mia preghiera, la mia incapacità di vederlo in quelle condizioni, lui, che era stato un uomo di così grande charme. Ho chiesto al medico: quanto può durare? il medico ha allargato le braccia, e io sono stata presa da grande rabbia. Avrei voluto che lui vivesse per sempre, ma esigevo che quella situazione finisse subito. Volevo vivere. Conosco persone che sanno sopportare per anni e anni la grave infermità di un familiare, che si organizzano con il loro cucchiaino di omogeneizzato, e tuttavia cercano di restare sereni come possono. Non toglierei mai quel cucchiaino di omogeneizzato o di acqua zuccherata, non toglierei mai quella cannetta che porta alimenti liquidi allo stomaco. Io, dico. Non la toglierei nemmeno al mio cane.

La legge non è un feticcio, per me, perfino la legge altissima che è scritta nella Costituzione è fin troppo umana per farne oggetto di idolatria. L’unica legge di fronte alla quale forse mi fermerei è quella espressa nei comandamenti, dove si dicono i fondamentali della convivenza umana, ma anche con quella vorrei sempre poter contrattare. Tutte le leggi si possono cambiare e perfino trasgredire quando ciò che prescrivono ripugna alla nostra umanità. Antigone ha violato la legge della città in nome di una sua legge splendente non scritta. La legge è troppo poco a fronte dello splendore della vita e della compassione.

Le donne hanno troppo taciuto di fronte a questa terribile storia. La questione è stata dibattuta, analizzata, sminuzzata e fatta oggetto di contesa quasi unicamente tra uomini. C’è una madre scomparsa, in questa vicenda, e non è solo la madre di Eluana. Questo silenzio femminile non è assenza di coraggio e di competenza, le donne di coraggio e competenza su queste cose ne hanno da vendere. Sono soprattutto loro, da sempre, che lavano e nutrono i malati, che vanno a trovarli in ospedale, che vestono i morti, che mettono le mani nel sangue e nella materia, al principio e alla fine. Gli uomini da queste faccende si sono sempre defilati. Che Eluana non fosse più la bella ragazza che era, per loro non è fonte di stupore. I malati sono così, non sono mai un bello spettacolo. Questo silenzio femminile vorrei saperlo ascoltare. In questa afasia c’è probabilmente la chiave per uscire dignitosamente e compassionevolmente dal pantano morale.

E’ vita quella di un malato ridotto in queste condizioni? Io non so trovarle altro nome di quello di vita. Non è la vita che ci piacerebbe vivere e vedere vivere, ma è vita.

Su El Pais è scritto che “Eluana, vera purosangue della libertà, ha risposto con il silenzio definitivo ed ha impedito che una norma prefabbricata passasse alla storia con il suo nome”. Ecco, leggo questa cosa e provo un fortissimo malessere.

Invito anche voi, se volete, a dire qui ciascuno una cosa, una soltanto -è più efficace- che però sentite intimamente vera e certa, alla fine di questa storia amara.

Donne e Uomini, Politica Gennaio 10, 2009

DONNE ALL’ARIA APERTA

Stasera ore 18 alla Libreria delle Donne di Milano (via Pietro Calvi 29) un incontro che mi pare interessante e che segnalo a tutte/i, in particolare alle colleghe: che cosa dire, come dire parlando in pubblico ad altre donne. Come leggere la realtà con parole che diano forza per vivere meglio la propria vita. Introdurranno la discussione Silvia Motta e Luisa Muraro.

Uso questo spazio per fare a propaganda all’incontro -me lo permettete, amiche e amici?- perché mi pare una questione cruciale. Le donne hanno sempre più spesso occasione di stare in pubbliclo, e il rischio è che ci stiano aderendo a modelli già pronti, “separandosi” dal loro privato, ovvero cedendo all’idea di un pubblico diverso dal privato, facendosi fuori, non dicendo mai io, perdendo la loro forza.

Un modo per evitare questo rischio è correrne un altro: cioè contrassegnare nel luogo pubblico la propria differenza cedendo a un altro modello consolidato e approvato socialmente, quello del lamento, del vittimismo, del miserabilismo, della bisognosità. Ancora, togliendo forza a se stesse e alle altre.

E allora, in pubblico come si sta? come va organizzato il discorso, e quali contenuti vanno privilegiati?

Se si impara a fare questo, si impara molto di più sul fatto di stare nel mondo, all’aria aperta, liberamente come donne. E volendo potete già cominciare a dare qui qualche idea.

P.S. La falce-e-martello nell’immagine qui sopra è puramente casuale.