Un lettore, Giulio, mi scrive questa lettera sullo stupro. La pubblico qui.
Cara Marina, Lo stupro è un atto pienamente e sinceramente maschile e il subirlo è pienamente e sinceramente femminile. Non a caso, lo stupro della donna sull’uomo non si dà, ma per motivi che non hanno un piffero a che fare con una presunta (ed inesistente) differenza di livello morale fra maschio e femmina. Nella natura ancestrale dell’uomo, mai comprimibile fino in fondo, c’è l’istinto a oggettualizzare la donna e nel caso della violenza carnale il processo si completa: sei mia come mio oggetto del desiderio e ti faccio ciò che voglio. Ecco, qui sta il nodo della questione. Nella situazione di massima eccitazione sessuale, la donna VUOLE essere oggetto della passione maschile, ma solo se prima questa decisione inconscia è stata negoziata e dunque raggiunta con ogni possibile linguaggio. La conseguenza è che lo stupro è tale solo se condotto contro la volontà della donna e giammai sulla base delle sue caratteristiche pratiche, volontà o nolontà che è esattamente la ratio iuris definitoria del reato, unico in tutto il codice penale, fra l’altro, a poter essere così definito dalla vittima. Nel dibattito pubblico, invece, tutta l’attenzione è concentrata sulla violenza degli uomini (quali?) sulle donne (quali?), con un’ipocrisia tanto spontanea quanto velenosa, perché la sua conseguenza inevitabile è che l’uomo è violento e la donna è una vittima. Ergo tutti gli uomini sono violenti, ergo tutte le donne sono vittime, ergo tutti gli uomini devono sentirsi in colpa. Punto e basta. No. Tutti gli uomini, in maggiore o minore misura, sono violenti se le donne accettano di restare, come è ancora adesso in ogni parte del mondo sviluppato, ESCLUSIVAMENTE enti riceventi lo stimolo del maschio, che neanche tanto segretamente pretendono di tenere a bada sempre però con la necessità di vivere la paura di non riuscirci, atteggiamento ambiguo e masochista che corrisponde all’essenza del femminile. E questo, secondo me, è anche il motivo per cui, Califano, che proprio non è il tipo frustrato e vigliacco da stupro visto che ne ha trombate tantissime a (sua) volontà, viene ricoperto di scandalizzatissimi moralismi d’antan dalla parte più in dell’opinione pubblica dopo aver detto che “le donne, anche le più raffinate, nel momento del sesso amano essere trattate come animali”. Che è un datto di fatto che qualunque uomo eterosessuale può confermare. Qual è la conclusione? Seplice: le donne dovrebbero capire che QUESTO TIPO di condanna della violenza dell’uomo sulla donna è meramente funzionale al conformismo oggi necessario a mostrare a tutti gli spettatori del teatrino che abbiamo l’opinione giusta, ma non scalfisce neppure di un millimetro l’ordine sociale implicito, e cioè che la donna è SEMPRE da proteggere in quanto vittima e a proteggerla ci dev’essere IL forte, vale a dire una forma tanto tanto morbida di maschilismo puro e semplice. Che molte, con non so quanto inconsapevole ipocrisia, accettano o vivono frustratamente in silenzio. Resto in ansiosa attesa di un suo riscontro, però ci pensi: non voglio che mi dia torto o ragione, ma che mi aiuti a capire. Grazie.