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AMARE GLI ALTRI, Politica Febbraio 15, 2011

L'ORA DELLA RESPONSABILITA'

Questo è il tempo della responsabilità, e lo è per tutti. Per quelli che inneggiano alla soluzione giudiziaria, e per quelli che gridano alla persecuzione, a occhio e croce il 30 per cento del paese. Per chi è al governo e per chi sta all’opposizione. Per il premier, che dovrebbe attentamente considerare le possibili conseguenze della sua resistenza. Per il Presidente della Repubblica, chiamato a preservare il delicato equilibrio tra i poteri. Per ciascuno di noi, da qualunque parte stia, perché sappia tenere nella giusta considerazione le ragioni dell’altro e porsi in relazione dialettica con lui. Per chi ama la politica e intende continuare a fare politica, e non delegarla ai tribunali.

E’ il momento di abbassare i toni, di dare il massimo valore ai minimi gesti e ai più piccoli spostamenti, e di sentirsi tutti protagonisti di questo difficile pezzo di storia del nostro paese. Il gesto di ognuno significa qualcosa.

Donne e Uomini, Politica Febbraio 15, 2011

NEMESIS (O ANCHE SFIGA)

Per il Gip di Milano Berlusconi deve essere processato con rito immediato. Lette le carte della Procura milanese, Cristina Di Censo ha ritenuto che sussista la prova evidente e ha disposto il giudizio immediato per il premier, accusato dei reati di concussione e prostituzione minorile nell’ambito del caso Ruby. Il Gip ha inoltre fissato l’udienza: si terrà davanti alla quarta sezione penale il prossimo 6 aprile alle ore 9,30. Dove Berlusconi sarà giudicato da tre donne: i magistrati Carmen D’Elia, Orsola De Cristofaro e Giulia Turri. Una sfiga colossale. Qui c’è lo zampino della Dea…

Prima reazione della difesa: “Non ci aspettavamo nulla di diverso” dichiara Piero Longo, difensore di Berlusconi con Niccolò Ghedini. Ma forse tre donne no. E poi fa pure lo spiritosone: “Abbiamo già tre donne nel processo Mills. Benissimo, le signore sono sempre gradite, qualche volta gradevoli”.

Dalla notifica del decreto, Berlusconi ha quindici giorni di tempo per decidere se ricorrere a riti alternativi, che in caso di condanna concedono lo sconto di un terzo della pena.

Ma sul fatto che siano tre donne, difficilmente la difesa potrà eccepire. Nemesis.

Donne e Uomini, Politica Febbraio 11, 2011

L'ESERCITO DELLA SALVEZZA

Riproduco qui tre passaggi di un intervento di Lea Melandri sul settimanale “Gli Altri”. Altri strumenti per leggere questa complicata situazione.

La “spallata” a un potere diventato sempre più odioso ci si aspetta, o si spera, che arrivi dalla “rivolta delle donne”: da un femminismo di lunga data, sottratto improvvisamente al silenzio in cui si diceva fosse precipitato, e da generazioni più giovani svegliate dall’indifferenza, desiderose di trovarsi in tante a dire “basta” a tutti i pericoli che vedono incombere sul loro futuro. Non è la prima volta nella storia, e tanto meno nell’immaginario, che le donne sono viste al medesimo tempo come dannazione e salvezza, e sempre questi due connotati del femminile hanno a che fare con la sessualità: degrado ed elevazione morale. Che cosa poteva essere più esemplificativo, riguardo a questa duplice “natura” della donne, della contrapposizione che abbiamo visto comparire in alcuni appelli e dibattiti pubblici tra donne pronte a vendersi al potente di turno e altre attente invece alla cura e al sacrificio di sé per il bene di una famiglia, la riuscita di un lavoro, di una carriera? Come se non fossero entrambi ruoli imposti che hanno permesso all’uomo di riservare a sé il governo della cosa pubblica.

Non saranno solo il moralismo, e tanto meno la nostalgia di una “normalità” che le donne hanno smascherato da tempo, a  riempire il 13 febbraio le piazze. Ognuna andrà con tutti i motivi di indignazione che più o meno consapevolmente ha accumulato: dalla precarietà esistenziale e lavorativa al peso delle responsabilità famigliari, dalle discriminazioni nella sfera pubblica alla violenza di cui sono ancora vittime nel privato, dall’esaltazione dei loro corpi alla mortificazione della loro intelligenza. Ma purtroppo non saranno queste ragioni, maturate nelle più giovani dall’aver assorbito consapevolezze prodotte dalla storia e dalla cultura del femminismo a essere portate allo scoperto, fatte proprie e sostenute politicamente quanto meritano da una manifestazione che nasce essenzialmente all’insegna dell’antiberlusconismo e della “vergogna di essere italiani”, contrassegnata da un sussulto di “dignità” che gli uomini proiettano sull’immagine “offesa” della donna, rovesciando in modo vistoso una ferita che tocca specificamente il loro sesso, l’immaginario erotico, il potere, la cultura ancora largamente diffusa che si è tramandata per secoli.

C’è da augurarsi che, qualunque sia l’esito della manifestazione, non si spengano gli interrogativi che da qualche anno sono entrati nel dibattito pubblico, sia pure al seguito di vicende che hanno interessato i massimi poteri dello Stato: l’intreccio tra sessualità e politica, la modificazione profonda che hanno subìto i ruoli del maschile e del femminile e l’ombra duratura di identità precostituite, il rischio che in assenza di una riflessione degli uomini su se stessi le donne restino sempre l’oggetto di scontro o di mediazione su cui si è costruita la loro comunità storica.
In particolare, di quello che dice Lea, mi colpisce che con qualunque motivazione e obiettivo una andrà in piazza, quello che si vedrà sarà solo “la spallata a Berlusconi”.

Donne e Uomini, Politica Febbraio 5, 2011

NE' PUTTANE NE' MADONNE

Ci vuole una ventina di minuti a guardare questo video. Però fatelo, se ci riuscite. Alisa Del Re ci riporta a una complessità di pensiero che ci sta sfuggendo, e questo è pericoloso…

Qui vi dico chi è Alisa Del Re.

Laureata in Scienze Politiche in Italia, ha conseguito un dottorato in Scienze Politiche in Francia, all’Università di Paris VIII dove ha insegnato negli anni ottanta e dove mantiene a tutt’oggi rapporti di insegnamento. Dal 1987 al 2004 ha organizzato e co-diretto i lavori del réseau internazionale di ricerca “Etat et rapports sociaux de sexe” con sede a Parigi. Dal 1998 collabora con varie amministrazioni territoriali (comuni, province, regioni) in diverse regioni italiane per corsi di pari opportunità sia per le/i dipendenti che per le/i cittadine/i. Negli a.a. 2005-06, 2006-07, 2007-2008 è responsabile scientifica del corso “Donne politica istituzioni” cofinanziato dal Ministero delle Pari Opportunità e dall’Università di Padova. Ha partecipato a ricerche europee sulla cittadinanza sociale (CNR, Paris VII, ULB), sulle politiche familiari (CNAF), le trasformazioni socioeconomiche e demografiche (DGV), la problematica di genere della cittadinanza politica (DGXII), la rappresentanza politica nel parlamento europeo (DGXII, Cortes Generales di Spagna), la Trasmissione intergenerazionale delle disuguaglianze (DGXII). Dal 2007 è membro del comitato direttivo del Centro Interdipartimentale di Ricerca Università per l’Europa (UPE). Dal 2008 dirige a Padova il Centro Interdipartimentale di Ricerca: studi sulle Politiche di genere (CIRSPG). E’ nel comitato di redazione delle seguenti riviste: Multitudes e Cahiers du GENRE.

Donne e Uomini, Politica Febbraio 4, 2011

UNO DI LORO

Per quelli che lo hanno votato, che credono in lui e non smettono di sostenerlo, anche in questo frangente oggettivamente imbarazzante, Silvio Berlusconi è uno di loro. Ovvero, non è un politico. E’ l’antitesi della vecchia politica. Anzi, è in lotta contro la vecchia politica. E’ uno come loro che ce l’ha fatta. Che è diventato ricco, famoso e quindi anche pieno di donne. Positivo, ottimista, in gran forma, e sempre capace di levarsi dai guai.

Questo va ben capito da chi non lo ha votato, non ha mai creduto in lui e oggi gli dice “vattene”. E’ decisivo capire definitivamente questo, se si vuole davvero costruire un’alternativa. Lo sprezzo, l’indignazione e il senso di superiorità morale rispetto agli elettori di centro destra fanno solo ostacolo.

Questo è da sempre il paese dei Guelfi e Ghibellini. Non è una novità, in fondo. L’unica vera sostanziale novità, e che sulla scena della politica oggi ci sono anche le donne. Questa sì che è una variabile interessante. Lui è intelligente, l’ha capito.

E ne ha paura.

Donne e Uomini, lavoro, Politica Gennaio 28, 2011

PROSTITUTA??? PREGO, ESCORT

Ieri sera ad Annozero, c’è anche Nadia Macrì. Come si sa, la giovane donna ha rivelato di essere stata pagata dal premier per svariati rapporti sessuali. Qualcuno, sia pure con garbo, e sempre chiamandola “signora”, allude al fatto che è una prostituta. Sul megascreen lei sobbalza, sinceramente indignata. L’interlocutore corregge: “… scusi, escort”.

E’ interessante questa differenza,  perché pur sempre di prostituzione -sesso in cambio di denaro- si tratta. Ma la ragazza la sentiva profondamente, intimamente, convintamente. Provo a decodificarla.

La prostituta è una sfigata, la escort una vincente. La prostituta in genere ha un pappone, la escort un agente. Se fai la prostituta fai quello e basta, il lavoro di escort invece può abbinarsi a qualcos’altro: ospitate in discoteca, incursioni in tv ecc., Quella di prostituta è una condizione perenne, uno stigma che non ti leverai mai, quella di escort è una variazione nello showbitz, un passaggio, una cosa temporanea, poi puoi “farti una famiglia, avere dei bambini” o piazzarti molto bene in carriera, in tv, o anche in politica. Nessuno augurerebbe alla propria figlia di fare la prostituta, ma un giro da escort si può fare: la mamma di Macrì dice che le dà “un po’ fastidio”, ma niente di più. E poi, certo, la prostituta va con tutti, la escort è solo per ricchi e famosi.

Continuate voi…

nadia macrì

Donne e Uomini, Politica, TEMPI MODERNI Gennaio 27, 2011

DEAD MAN WALKING (politicamente, s'intende)

Non è strano che gli uomini si aspettino da noi donne una presa di parola forte su una questione che è maschile? Ovvero la loro sessualità estenuata e violenta, l’intrico sesso-soldi-potere –di cui talune approfittano-, l’incapacità di fare a meno del dominio delle donne, come di un esoscheletro che li tiene in piedi. C’è oggi una “questione maschile”, altro che “questione femminile”, che coincide almeno in parte con quella che Benedetto XVI ha definito “perversione del rapporto tra i sessi” a causa degli uomini. Sono gli uomini a dovere affrontare la loro questione, a doversi fare qualche domanda nel profondo del cuore. Lo dice perfino Famiglia Cristiana: Dovrebbero essere gli uomini a organizzare manifestazioni contro la pubblica umiliazione delle donne, il mercimonio del corpo di giovani ragazze, dovrebbero essere i maschi per primi a ribellarsi a questa nausea e disgusto”. Una manifestazione è anche troppo: basterebbe un pensiero pubblico e condiviso su se stessi.

Non è per caso -e anzi, si potrebbe perfino leggere come un disegno provvidenziale- che la bellezza femminile, la vera bellezza dell’essere donna che è soprattutto nel suo genio e nella sua sapienza, tenuta fuori dalla porta, cacciata con violenza dallo spazio pubblico della polis, si ripresenti dalla finestra corrotta e mercificata: quel perverso ritorno del rimosso che sono le prostitute nelle nostre istituzioni rappresentative. E’ la maschera estrema della donna totalmente a disposizione, che rinuncia alla sua autorità e alla potenza materna per diventare figlia compiacente, disponibile nella testa e nel corpo. In un paese misogino com’è il nostro la crisi non poteva che passare di qui, dal corpo femminile, epicentro peraltro di molta parte della storia recente e oggetto-simbolo del civilization clash. E del resto il nostro paese, per la sua posizione geografica e culturale, non è forse ponte tra le due civiltà?

Le fantasie sessuali del premier,  a cui ci tocca assistere malgrado noi –lui si lamenta di essere invaso nel suo privato, in realtà è il suo privato che ha invaso lo spazio pubblico, amplificato dalle sue tv- alludono sempre masochisticamente a una donna punitiva: infermiere, dottoresse, poliziotte dotate di un potere al quale rinunciano docilmente, nude sotto i camici e le divise, soggiogate da lui, piegate dalla sua forza, dal suo fascino, dal suo potere. Ogni volta la messa in scena è la stessa: lui che ha la meglio sulla forza femminile: una scena-madre, in un duplice senso. E’ la forza femminile, la sua nemica assoluta. Il suo terrore.

L’uscita di qui non può essere dunque che il protagonismo politico femminile. Riportarci come donne dalla posizione di figlie sottomesse a quella di madri autorevoli. L’irruzione massiccia delle donne, con la loro differenza, nei luoghi di governo del Paese, obiettivo da perseguire con ogni mezzo e senza perdere altro tempo.

E’ un momento di grandi opportunità.

media, Politica Gennaio 27, 2011

DOMANDE

Singin' Berlusconi

Ieri mi ha contattato una gentile collega del Periódico de Catalunya, Barcelona. “Para este domingo” mi scrive “estamos haciendo un reportaje sobre la situación real de las mujeres en Italia”. Mi scrive anche: “Queremos hacer un texto sobre cómo vive y qué lecturas hace el movimiento feminista italiano de esta falocracia decadente y de esta invasión del espacio público de la “sexualidad depredadora y en serie”: vorremmo realizzare un servizio su come è vissuta e su che lettura dà il femminismo italiano di questa fallocrazia decadente e di questa invasione dello spazio pubblico della sessualità predatoria e seriale. Ed ecco le domande -ve le riporto già tradotte- che danno un’idea precisa di come siamo visti fuori dai confini nazionali, per chi ancora non lo sapesse. E poi dagli spagnoli -pardon, dai catalani- che in genere all’Italia vogliono piuttosto bene.

1) Il femminismo italiano come sta rispondendo alla situazione politica e giudiziaria che il paese sta attraversando? Il caso Ruby è sintomatico della situazione delle donne in Italia o della decadenza della politica maschile?

2) In questi giorni la stampa non fa che parlare della discriminazione patita dalle donne italiane, e dei passi indietro nello spazio pubblico (lavoro, politica, tv) nell’era Berlusconi. Sei d’accordo con queste analisi? Come si manifesta la libertà femminile in Italia?

3) Come si deve leggere il fenomeno delle veline e delle madri che consegnano le figlie a Berlusconi? Sono fatti episodici, o sintomi di qualcosa di più grande?

4) Che cosa dicono di tutto questo le donne politiche?

5) Come mai gli italiani sostengono con il voto questa fallocrazia, questa caricatura di leader populista che è Berlusconi?

6) Qual è l’alternativa proposta dall’opposizione?

7) L’agonia del berlusconismo sta permettendo a un’altra politica di prendere piede?

Le mie risposte contano molto meno. Intensa umiliazione. Neanche una class action per danni morali e materiali ormai basta più. Vorrei darmi fuoco davanti al Duomo, così magari sblocchiamo la situazione.

AMARE GLI ALTRI, esperienze, Politica Gennaio 26, 2011

ASCOLTATE QUEST'UOMO

Riduzione del danno, e superiore diritto del minore: l’ho scritto e detto tante volte, sono i miei principi politici assoluti.Li ritrovo nell’emozionante discorso al Lingotto di Renato Soru, ex governatore della Sardegna. Impossibile non riconoscersi in quello che dice, che si sia del Pd o non del Pd, di destra o di sinistra. Ascoltate quest’uomo. Basterebbe, quello che dice, come programma per qualunque governo, governetto o governissimo.

Donne e Uomini, Politica Gennaio 24, 2011

PERCHE' SABATO NON SARO' IN PIAZZA. E, A SEGUIRE, PERCHE' NON CHIEDO LE DIMISSIONI DI NICOLE MINETTI

Sabato prossimo a Milano, piazza Scala, ci sarà una manifestazione di donne intitolata Mobilitiamoci per ridare dignità all’Italia”, nata dalla richiesta di molte per

“una presa di parola pubblica… Con un simbolo: la sciarpa bianca del lutto per lo stato in cui versa il Paese. Uno slogan: Un’altra storia italiana è possibile. Ci saremo con le nostre facce. Le facce delle donne italiane, quelle della realtà. Appuntandoci sulla giacca una fotocopia della nostra carta di identità con su scritto chi siamo: cassaintegrate, commesse, ricercatrici precarie, artiste, studentesse, registe, operaie e giornaliste… Sarebbe bello che una spallata, magari quella definitiva, politica molto prima che giudiziaria, la dessimo proprio noi al capo supremo di questa telecrazia autoritaria, eversiva e misogina… Quel che accade del nostro Paese offende le donne, ma anche gli uomini che non si riconoscono nella miseria della rappresentazione di una sessualità rapace e seriale, nello squallore di una classe dirigente che ha fatto dell’eversione di ogni regola e nel sovvertimento di qualunque verità il suo tratto distintivo“.

Credo che la manifestazione andrà benissimo, che sarà raccontata da tv e giornali, e forse perfino dal NYT, che finalmente potrà dire che in Italia non siamo tutte prostitute o “Berlusconi’s bimbo”, ma ci sono anche un sacco di brave ragazze.

Io non ci andrò, e voglio spiegare perché.

Andare in piazza per dire “non sono una prostituta” ma una giornalista la sento come una miseria troppo grande per una donna, una specie di excusatio non petita che le donne di questo paese non devono sentire di dover dare. Per niente empowering. Mi sentirei ritirata indietro in una miseria femminile che non c’è più, se mai c’è stata. Le donne sono protagoniste della vita sociale ed economica del paese, la miseria è della politica che non si avvale della loro grandezza, della loro forza e della loro intelligenza. E’ questo protagonismo femminile che le nostre figlie devono vedere.

Non voglio separarmi dalle prostitute -io di qua, le puttane di là-: se una dovesse andare in piazza con la fotocopia della carta d’identità che dice “prostituta”, che cosa faremmo? La cacceremmo? Oltretutto ci sono donne che si prostituiscono in tutte e categorie: studentesse, giornaliste, commercialiste, e così via.

Mentre noi siamo in piazza, gli uomini stanno decidendo se fare il governissimo, elezioni anticipate o tenersi Berlusconi. Se vogliamo essere protagoniste politiche, se ci teniamo a dire la nostra su chi governa il paese, è lì che dobbiamo agire, e a modo nostro.

Non vedo la proposta politica precisa: che cosa si vuole? Un governo Tremonti? Un governo Letta? Elezioni anticipate? Che cosa significa dare una spallata? Per fare che cosa? Per andare dove, e come? Come giudichiamo il fatto che potremmo essere alle soglie di una Terza Repubblica, nata non dalla dialettica politica ma dai Tribunali? Che cosa abbiamo da dire su questo?

Una donna che stimo molto, tra le firmatarie di quest’appello, mi dice che “si sentiva il bisogno di fare qualcosa”. Giusto. Magari non una semplice scarica motoria. Fare qualcosa può essere, ad esempio, chiamare gli uomini a interrogarsi sulla loro sessualità, sulla facilità con cui intrecciano sesso-denaro-potere, sulla “questione maschile”. Chiamarli in un confronto pubblico su questo. Chiamare il premier a incontrare le donne di Milano e a spiegare: certo, lui direbbe di no, ma basterebbe chiamarlo a questo, sarebbe un gesto di signoria simbolica che basta a se stesso e ci mette nella postura giusta, di chi ha già il potere di fare. Un flash-mob in sé.

Per questo io non sarò alla manifestazione di sabato (e non per ignavia: alle 18 sarò alla Libreria delle Donne di via Calvi a discutere con altre e altri di politica a Milano).