Browsing Tag

legge elettorale

Politica Luglio 30, 2012

La risacca

 

Mentre ci rimbambiscono con il dibattito sulla legge elettorale (la settimana che si apre è decisiva, oggi si vedono gli sherpa, etc etc), il buzz politico sembra affievolirsi. E’ agosto, siamo stanchi, veniamo da una settimana di superspread, Ulisse ci ammazza, più i vari guai personali. Ma come hanno sempre saputo più di tutti i radicali, agosto è un mese cruciale per la politica italiana. Noi diventiamo corpi stolidi, preferibilmente immersi in acqua, schiantati per giorni sotto le paglie a mangiare parmigiana, l’unico buzz quello delle cicale. Loro si preparano alla riapertura decisiva di settembre, e al 2013 della svolta: in che direzione è la questione in oggetto.

Il moto civico sembra rallentare, tirarla in lungo con la legge elettorale è anche questo: sfiancare l’iniziativa, infiacchire ogni baldanza, intorpidire i riflessi, ingenerare confusione, spezzare le reni a chi si è fatto illusioni di cambiamento, lasciarti lì a bagnomaria finché non sarà troppo tardi per qualunque “altra” cosa. Più o meno passivamente prenderemo atto delle loro decisioni, l’energia del cambiamento sembra rallentare e rifluire come un’onda. Loro in questo confidano. Sembra che siamo tornati a quella che Giuseppe De Rita (lo cito spesso: la sua intelligenza delle cose per me è una festa) chiama la nostra “flemma”, anzi “un mix di flemma ben visibile e d’orgoglio ben nascosto”.

“La flemma ci viene da antiche propensioni: alla sdrammatizzazione dei toni; all’adattamento come scelta strategica; alla permanenza di uno scheletro contadino che sa come vivere le avversità; ed anche al fatalistico «non fasciarsi la testa prima di cadere ». Ma è anche una flemma che riposa sul fatto che dal ’45 in poi questo sistema ha superato prove di enorme gravità; ha sempre mostrato una eccezionale tenuta sia alle crisi interne sia a quelle esterne; ha coltivato il primato dell’economia reale nei comportamenti dei suoi tanti soggetti di sviluppo; ha potuto contare per decenni su una grande coesione (nella dinamica fra gruppi e classi sociali, nei territori, nel micro delle relazioni umane). E si capisce allora come la relativa sdrammatizzazione dell’attuale crisi non sia un eterno ritorno della rimozione da scetticismo, ma sia piuttosto un silenzioso orgoglio di non esser poi così male in arnese come altri amano descriverci”.

Il fatto è che questo nostro “orgoglio ben nascosto” spesso si manifesta tutto d’un colpo e tutto insieme. Loro lo tengano ben presente e non si fidino troppo dell’attuale risacca. Che potrebbe essere solo un momentaneo ritiro dell’onda prima della frustata definitiva.

Non è che abbiamo scherzato.

 

 

Donne e Uomini, Politica Aprile 12, 2012

Per una democrazia paritaria: proposte

post aggiornato il 13 aprile

 

Il 2013 sarà un anno cruciale per la democrazia paritaria e la rappresentanza femminile.

Se ne parlerà a Milano sabato14, a Palazzo Reale, Piazza Duomo 14, dalle 9.30 del mattino: incontro nazionale di Se non ora quando.

Raggiungendo la massa critica nelle istituzioni rappresentative le donne potranno contribuire con il loro sguardo e la loro differenza alla formazione delle agende politiche e alla costruzione di una nuova visione per il Paese.

L’obiettivo è riprodurre a livello nazionale l’esperienza delle giunte di Milano, Bologna, Torino, Cagliari: 50/50 a ogni livello, condizione necessaria, anche se non sufficiente –sul passaggio dal 50/50 al patto di genere c’è molto da lavorare- per il cambiamento che noi tutt*, donne e uomini, auspichiamo.

Grande parte delle nostre energie dovranno convergere in questa direzione, individuando gli strumenti più efficaci.

Eccone alcuni

 

LEGGE ELETTORALE

Anche se nessun dispositivo può sostituire la volontà politica di eleggere un maggior numero di donne, sono indispensabili misure antidiscriminatorie che variano secondo il modello elettorale. In coda al post, alcune proposte elaborate dalla costituzionalista Marilisa D’Amico e da Stefania Leone (*).

Dopo le elezioni di maggio alla Camera si voterà su un testo unificato bipartisan sulla doppia preferenza di genere al voto amministrativo. Solo il lavoro trasversale delle donne di tutti gli schieramenti unite nel patto di genere può garantire risultati in tema di rappresentanza, come dimostrato dalla legge Golfo-Mosca sui cda delle società quotate in Borsa.

C’è il rischio che il voto segreto –bastano 40 firme per ottenerlo- consenta la sparatoria dei franchi tiratori –uomini- di tutti gli schieramenti. E’ capitato sullo stesso tema in Regione Sicilia. La proposta è organizzare in tutte le città mobilitazioni e presidi informativi contemporanei all’aula, per testimoniare un alto livello di vigilanza e di attenzione.
(in generale, sulla legge elettorale: non si può stare ad aspettare che “decidano”, ma si deve contribuire alla decisione con proposte. Tanto per dirne una, il livello dello “sbarramento” può pregiudicare il successo di eventuali iniziative civiche ed extrapartitiche, vedi Simone Weil, qui, e anche qui , che i partiti proponeva addirittura di abolirli).

 

CANDIDATURE

Apertura di consultazioni formali con i leader di tutti gli schieramenti, nonché con i promotori di liste civiche, per verificarne la volontà politica in tema di rappresentanza femminile. Collaborazione attiva con le donne dei partiti.

Verifica dell’impegno dei candidati premier a porre in atto il 50/50 nell’attribuzione di incarichi di governo, facendone punto qualificante del loro programma, come già avvenuto a Milano e in altre realtà locali: le candidature non bastano (se tuttavia vi dovessi dire che ho fiducia nel grado di apertura di partiti in totale difensiva, al 2 per cento della popolarità, con probabile diminuzione del 20% degli eletti… Be’, vi direi una bugia. La parola d’ordine è: autoconservazione).
Appello al Presidente della Repubblica per un alto pronunciamento, a conferma dell’attenzione già espressa per un riequilibrio della rappresentanza.

Impegno anche economico dei partiti a sostegno delle candidature femminil.

Sostegno e accompagnamento attivo di Snoq a libere candidature femminili in tutte le liste, con eventuale indicazione, tra le candidate,  di quelle esplicitamente legate al movimento delle donne e al patto di genere.

Tenersi pronte a un piano B: possibilità di liste civiche o liste Snoq, anche in partecipazione con altre proposte civiche, nel caso in cui l’impegno dei partiti sia giudicato insufficiente per il riequilibrio di genere.

Sottoscrizione unitaria della Lettera ai partiti.

 

CAMPAGNE

Campagna di sensibilizzazione sulla democrazia paritaria, di qui al momento del voto. L’interesse delle donne per la rappresentanza politica  resta piuttosto tiepido, e va in ogni modo suscitato: senza adeguata rappresentanza, nessuna delle nostre priorità entrerà a far parte delle agende politiche.

Nell’imminenza del voto, se la legge elettorale consentirà l’espressione di preferenze, campagna capillare “scegli una donna” rivolta a donne e uomini: il vota donna non ha mai funzionato, tenerlo ben presente.

Coinvolgimento come testimonial delle giunte 50/50 già operative.

Mobilitazione straordinaria di operatrici e operatori dei media e della comunicazione a favore di un riequilibrio di genere nella rappresentanza e a garanzia di pari opportunità nei dibattiti politici e negli spazi pre-elettorali.

Coordinamento con opinioniste internazionali che si sono già mostrate sensibili alla situazione delle donne italiane, come Tina Brown di “Newsweek” e Jill Abramson del “New York Times”, nonché con le giornaliste tedesche unite per il 30 per cento.  

Coordinamento con il movimento delle donne di altri paesi per fare della parabola politica delle donne italiane, dal 13 febbraio delle”indignate” alla democrazia paritaria, una vicenda-simbolo per le donne di tutto il mondo.

 

* MISURE PER UN RIEQUILIBRIO DI GENERE NELLA RAPPRESENTANZA POLITICA

Esempi di misure antidiscriminatorie nell’ambito di un sistema elettorale proporzionale

1. per il proporzionale a liste bloccate (Porcellum), parità nelle liste: “Nelle liste dei candidati i generi devono essere ugualmente rappresentati”. (posizione di eleggibilità per le candidate).

Primarie per le candidature, con doppia preferenza di genere o con altro dispositivo a garanzia della selezione di candidate.

2. per il proporzionale con voto di preferenza, le misure potrebbero essere le seguenti: “Nelle liste dei candidati nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento. L’elettore può esprimere uno o due voti di preferenza. Nel caso di espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza” (doppia preferenza di genere)

Esempi di misure antidiscriminatorie nell’ambito di un sistema elettorale maggioritario

1. Doppia candidatura di collegio

“In ogni collegio il partito presenta due candidati, di genere diverso. L’elettore vota tracciando un segno sul rettangolo contenente il contrassegno del partito e il nome e cognome del candidato o della candidata. Il seggio viene assegnato al partito che ottiene più voti sommando quelli ricevuti da entrambi i candidati. Fra questi due, risulta eletto chi abbia ottenuto più voti”

                                                                                          oppure

2. Quota complessiva sul totale dei collegi uninominali

“Nel numero totale delle candidature presentate da ciascun partito per la parte dei seggi da assegnare nei collegi uninominali, nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento”.

 

Queste alcune delle proposte su cui avviare  il confronto.

 

post condiviso da:

Giovanna Cosenza

InGenere-WebMagazine

Loredana Lipperini

Manuela Mimosa Ravasio

Lorella Zanardo

proposta sostenuta (oltre che da adesioni su molte pagine Fb Snoq e non solo), da: 

“Lettera ai partiti” per inziativa di Lidia Castellani e altre (che raduna alcune centinaia di singol* più molte associazioni e vari comitati Snoq territoriali). La lettera può essere ancora sottoscritta scrivendo a: ilvotodelledonne@gmail.com oppure firmando qui: http://www.petizionionline.it/petizione/lettera-aperta-ai-partiti-il-voto-delle-donne/6493

Conferenza Donne Democratiche di Massa e Carrara

Donne e Uomini, Politica Aprile 5, 2012

Legge elettorale: attente al lupo!

Lo dico in particolare a quelle donne di Se non ora quando di Milano (Maria Grazia Ghezzi e altre) che ostacolano il pluralismo e parlano di “lotta di classe” (sic!), subordinando la lotta delle donne a ragioni di parte. Ma avviso tutte e tutti.

Dunque, a quanto pare entro fine aprile alla Camera si voterà per introdurre la norma della doppia preferenza di genere al voto amministrativo. Il meccanismo è questo: per ogni preferenza indicata per un candidato di un sesso, ne va indicata anche una per l’altro sesso, azione positiva che rompe il monopolio maschile in direzione di un’equa rappresentanza. Ovviamente la norma non prenderebbe le elezioni di maggio, ma potrebbe essere in vigore per il prossimo giro di amministrative.

Alla testo, presentato da deputate del Pd, stanno lavorando insieme in modo bipartisan donne del Pd e del Pdl. Il timore diffuso tra le parlamentari è che all’ultimo minuto qualcuno chieda il voto segreto, in modo che franchi tiratori di entrambi gli schieramenti possano sparare in pace e nascostamente per affossare la norma senza fare figuracce. Basta raccogliere 40 firme al momento della dichiarazione di voto: 40 peones che diano la possibilità anche ai maschi dei maggiori partiti di partecipare ben acquattati alla sparatoria. E’ già successo in Sicilia e ne avevamo parlato: rileggete la storia qui, e anche qui, e pure qui.

La circostanza è particolarmente importante anche perchè in quell’occasione, sempre in modo bipartisan, deputate dei due maggiori partiti chiederanno che nella nuova legge elettorale in discussione (in questo caso parliamo di elezioni politiche) contenga dispositivi per un riequilibrio della rappresentanza anche a livello nazionale.

Quindi vigiliamo! Attente al lupo! E facciamo sentire il nostro sostegno, donne e uomini, alle deputate che stanno facendo insieme questo lavoro per il bene comune. Ulteriore prova del fatto che, com’è stato per la legge sulle quote nei cda delle società quotate in Borsa, firmata da Lella Golfo (Pdl) e da Alessia Mosca (Pd), quando si parla di rappresentanza -e su molte altre questioni che riguardano le donne, a cominciare dalla violenza- il patto di genere deve prevalere su qualunque fedeltà al proprio schieramento.

 

Donne e Uomini, Politica Marzo 17, 2012

Se non ora quando, le elezioni, i partiti

Incontro di tutti i comitati locali Se non ora quando, domani a Roma, Casa delle donne. Per individuare il modo migliore di coordinarsi efficacemente in quest’anno cruciale per la nostra democrazia rappresentativa.

I movimenti delle donne hanno sempre fatto fatica con dispositivi come quello della delega. Non basterà una giornata di dibattito per venirne fuori. Ma si potrà pur sempre trovare una soluzione interna provvisoria, delineando una struttura “a tempo” che consenta a Snoq di non distrarre energie dall’obiettivo prioritario: portare il maggior numero possibile di donne nelle istituzioni rappresentative nel 2013, puntando dritto al 50/50.

E tenendo ben presente che questo sarebbe solo il primo passo. Che il lavoro da fare è ben altro. Che portare la differenza femminile nello spazio pubblico, sfuggendo all’omologazione, significa ingaggiare un corpo a corpo quotidiano con “quella” politica scaduta e scadente, per cambiarne modi, tempi, linguaggio, agende e priorità. E si dovrà essere in molte per fare questo, strette in un patto di genere.

In che cosa consiste questo patto, che tiene insieme le molte differenze e trasversalità politiche? A me pare che cammini su due gambe:

1. portare nella politica e nello spazio pubblico la lingua femminile, quella che parliamo da sempre nel “privato” in cui siamo state chiuse per millenni. Cambiare il linguaggio della politica vuole dire cambiare forme, modi e tempi della politica: una forte presenza femminile nelle istituzioni fa cambiare la democrazia. Si va lì anche per disfare.

2. “primum vivere”: riportare al primo posto nelle agende della politica ciò che è primo, la vita, i bisogni, i desideri, le relazioni, la salute in senso lato, e rimettere al secondo posto le cose che oggi usurpano il primo posto: la finanza, il consumismo, la “necroeconomia”, la falsa crescita, eccetera.

Su queste due gambe dovremmo poter camminare tutte insieme.

Penso che si debba tenere conto anche di un altro fatto: oggi la fiducia nei partiti -tutti- è al 4 per cento, cioè tendente a zero. Ma in molti comitati locali di Se non ora quando la presenza di donne dei partiti, in particolare dei partiti di centrosinistra, e dei sindacati è molto forte. Cioè: il movimento è fatto prevalentemente da donne che non appartengono a partiti o sindacati, ma in un buon numero di comitati operativi locali sono le donne di partiti e sindacati a essere più attive. Un’anomalia che pone il problema della cosiddetta “doppia fedeltà”: fare la politica delle donne, ma doverne rendere in qualche modo conto alla politica degli uomini.

La storia ci insegna che questa doppia fedeltà si è quasi sempre risolta in un’infedeltà al proprio genere. Che tra le due fedeltà, quella all’organizzazione maschile di appartenenza ha sempre vinto. Ma in questo modo le donne -tutte, anche quelle che fanno parte di queste organizzazioni- hanno sempre perso. Il che dovrebbe fare riflettere le donne dei partiti e dei sindacati, e convincerle dell’inevitabilità di un conflitto con le loro organizzazioni, che oggi stanno al punto zero della fiducia.

Per concludere: iniziative come la Lettera ai partiti per ottenere un’equa rappresentanza sono passaggi importanti e in qualche modo inevitabili, ma si dovrà comunque tenere conto dell’estrema debolezza di questi interlocutori -i partiti- e della probabile moltiplicazione di alternative civiche alle prossime elezioni politiche: liste civiche vere, e anche liste “civetta” controllate dai partiti. Come intende muoversi Snoq, in questo scenario possibile? Come intende articolare la propria presenza?

Una possibilità sarebbe, oltre alla pressione forte per il 50/50 e il proprio sostegno unicamente a quelle forze che lo garantiranno -a livello di incarichi, e non solo di candidature-, l’indicazione a votare nelle varie liste quelle candidate la cui storia -e non solo una promessa dell’ultim’ora- garantisca un impegno forte al patto di genere di cui dicevamo.

L’altra possibilità sarebbe quella, più complessa, di liste civiche proprie, o di una compartecipazione a liste civiche.

Infine: la legge elettorale. Una delle prime questioni da affrontare sarà questa, evitando di delegarla ai partiti che non hanno alcuna intenzione di rinunciare all’esercizio del controllo consentito dal Porcellum, e indicando i meccanismi più favorevoli ad aumentare la partecipazione e l’elezione delle donne (es: doppia preferenza di genere?)

Infine-infine: il donna-vota-donna. Sappiamo benissimo che non ha mai funzionato. Si tratterà quindi di riflettere molto attentamente e di non lasciarsi ingannare da trompe-l’oeil consolatori come questo, adottando il maggiore realismo possibile. Anche se oggi, per la prima volta, potrebbe funzionare, chissà…
IMPORTANTE P.S.: esiste un oggettivo conflitto di interesse tra Snoq e i partiti. I partiti non hanno alcun interesse a candidare molte donne, Snoq dichiara invece questo obiettivo. Difficile tenerli insieme. Le donne dei partiti e le donne che non stanno nei partiti devono tenerlo molto ben presente. E lottare insieme, dentro e  fuori, per vincere insieme la loro battaglia.

 

 

 

Donne e Uomini, Politica Marzo 7, 2012

Caro partito ti scrivo

Non vi voteremo.
O vi impegnate per il 50/50, o non vi voteremo. In occasione di Ottomarzo, la minaccia si alza da più parti.
Figuratevi se non sono d’accordo. L’ho profferita a Bologna, chiamata a parlare da Pippo Civati. E a Siena, all’incontro di Se non ora quando. Sono quasi un paio d’anni che lo strillo appena posso. Non vi voteremo.
Registro perciò la lettera ai partiti che pubblico qui, e la sottoscrivo. Ci mancherebbe.
Ricordando tuttavia che, per dirne solo alcune.
a) il 50 per cento delle candidature non significa affatto il 50 per cento di elette
b) nulla può sostituire la volontà politica, che deve essere espressa chiaramente dai partiti, di sostenere le candidate e soprattutto di formare una squadra di governo paritaria: il 50/50 di Milano, per esempio, è frutto dell’impegno assunto -e mantenuto- dal sindaco Pisapia in campagna elettorale, e non esito delle elezioni: in consiglio comunale il 50/50 non c’è, mentre c’è in giunta e negli altri incarichi di governo
c) non basta porsi “nell’attesa che riusciate a mettervi d’accordo su una nuova legge elettorale che possa eliminare ogni discriminazione di genere”. Si tratta di essere interlocutrici attive e di formulare proposte su questa materia complessa. Tenendo presenti alcuni paradossi: per esempio, in presenza della chiara volontà politica di cui sopra, il famigerato Porcellum a liste bloccate può consentire l’elezione di molte più donne che altri meccanismi
d) valutare attentamente il “donna vota donna”: finora non ha funzionato
e) tenere ben presente quello che sta capitando ai partiti, messi sotto assedio dalle proposte civiche: si rischia di aprire una faticosa interlocuzione con chi sta perdendo
f) avere pronto un piano B, valutare l’idea di liste civiche che accolgano e promuovano questo forte desiderio femminile di politica.
Ciò detto, ecco la Lettera ai partiti che viene presentata questa mattina a Roma.
Lettera aperta ai partiti: il voto delle donne
Siamo cittadine di questo Paese, alcune di noi lavorano, altre studiano, sono disoccupate o dedicano il loro tempo alla famiglia. Ma tutte noi, nel lavoro, nello studio, fuori e dentro la famiglia, ogni giorno facciamo il nostro dovere, e lo facciamo al meglio perché ci crediamo.
Anche per questo non ci rassegniamo a lasciare questo Paese nelle mani di un’oligarchia, quasi tutta maschile, di “professionisti della politica”. Perché la politica riguarda la vita di tutte noi.  
Scriviamo questa lettera, anche a nome di tutti gli uomini che ne condividono lo spirito, sia a titolo individuale che a nome di varie associazioni e gruppi appartenenti alla società civile perché abbiamo deciso di cambiare l’unica cosa che possiamo cambiare subito: il nostro comportamento!mVe lo comunichiamo perché la cosa vi riguarda direttamente in almeno due punti: 

1) Nell’attesa che riusciate a mettervi d’accordo su una nuova legge elettorale che possa eliminare ogni discriminazione di genere, noi abbiamo deciso di votare solo per quei partiti che presenteranno liste con ugual numero di candidati dei due sessi.
Questo per rafforzare la presenza delle donne nelle istituzioni, dalle quali finora siamo state metodicamente escluse, in nome del principio di uguaglianza sancito dall’art.3 della Costituzione italiana.
Quindi:
I partiti che non presenteranno liste con il 50% delle donne tra i candidati, non avranno il nostro voto

2) Nell’attesa di una legge elettorale che restituisca il potere di scelta alle elettrici e agli elettori, abbiamo deciso di votare solo quei candidati e candidate che, attraverso i partiti che li sostengono, metteranno a disposizione dell’opinione pubblica la loro biografia completa, con la storia dettagliata del loro percorso professionale, patrimoniale e politico, ivi compresi meriti e competenze che noi ci riserveremo di controllare nella loro completezza e veridicità.
Questo in nome di una necessità di trasparenza essenziale al miglioramento della qualità della rappresentanza politica, sia maschile che femminile, che ormai si è ridotta a rappresentare soltanto se stessa.

Quindi:
I partiti che non forniranno i profili dettagliati delle loro candidate e dei loro candidati, non avranno il nostro voto. 
Se queste due richieste saranno disattese, non vi voteremo; lo faremo privatamente, a partire da noi stesse, dalla rete delle nostre relazioni familiari, amicali, professionali, e lo faremo pubblicamente, in modo più organizzato, utilizzando tutti i canali possibili delle donne e della comunicazione politica, sociale, culturale.
Poiché crediamo nell’urgenza di questa battaglia di democrazia e di civiltà, invitiamo tutte le cittadine e tutti i cittadini che ne condividono lo spirito a firmarla e a diffonderla.
Alle donne dei partiti che condividono le nostre richieste chiediamo di farsene interpreti presso le loro segreterie e di rendersi disponibili per un incontro/confronto che contiamo di organizzare al più presto.  
Donne e Uomini, Politica Febbraio 17, 2012

Fuori Berlusconi, alla politica serviamo ancora?

do you remember ruby?

Arietta di backlash -contrattacco-.

Mutande di nuovo in giro, dicevamo, e un governo che non mette le donne esattamente al centro. La legge sulle ributtanti dimissioni in bianco, per dirne una, con tutto il suo portato simbolico e sostanziale, è ancora lì che aspetta.

Precisamente un anno fa eravamo la speranza del Paese, paginate di giornale sul 13 febbraio, dibattiti prima, dibattiti dopo, la dignità delle donne, lo schifo di Arcore, leader di partito in piazza con noi, etc. etc.

Un anno dopo la legge elettorale se la discutono fra uomini, dai giornali siamo nuovamente sparite, in noi non si spera più così tanto. Ok Se non ora quando, ma lasciateci lavorare -che dobbiamo fare le liste-.

Insomma, il 9 febbraio 2011, sul Corriere della Sera, mi permettevo di fare notare questo -che tante non hanno apprezzato, sospettandomi di filoberlusconismo-: “Domanda delle 100 pistole: qual è l’obiettivo del 13 febbraio? La testa del premier? O, più in generale, il machismo della nostra politica? Che cosa chiede la piazza? Non c’è protagonismo politico, in mancanza di chiarezza”.

Ora la testa del premier l’hanno avuta, ex post sappiamo che la diplomazia internazionale era al lavoro da tempo per risolvere l’incresciosa situazione italiana, e la mobilitazione delle donne capitava a fagiolo.

Attenzione, capiamoci! Non sto affatto dicendo che le donne si sono mobilitate in quanto parte consapevole di questo disegno. Tutt’altro! La mobilitazione è stata sincera, spontanea, generosa, straordinaria! Sto dicendo che questa mobilitazione ha goduto dell’attenzione di stampa e politica perché arrivava proprio al momento giusto.

Ma oggi, alla politica, serviamo ancora? Cogliete segnali di attenzione da parte dei partiti? Sentite ragionamenti economici che mettono al centro il potenziale femminile? Io no, e dire che ci sto parecchio attenta.

Avete fiducia che il 50/50 , andato via così liscio, in quel clima favorevole, a Milano, Bologna, Torino, Cagliari, si riprodurrà a livello nazionale? Se non ora quando ci sta lavorando, ma pensate che troverà la strada spianata?

Ecco, ora il Cav. non c’è più -non che manchino altri maiali, in giro- ma la politica machista è ancora lì, intatta, e i segnali di backlash servono precisamente a infiacchirci.

Amiche, questo il contesto. E allora, che si fa?

Io non mollo.

Se per cortesia -chiedo scusa- ci lasciate discutere di questo tra donne ve ne sarò grata.

 

 

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica Febbraio 11, 2012

Come si fa con questi partiti?

Al momento abbiamo la democrazia, non si è ancora inventato niente di meglio.

E la democrazia prevede i partiti, ancora (idem come sopra).

Tutti -forse tranne i partiti- vogliono l’innovazione dei partiti.

Quelli che decidono nei partiti, se innovassero, dovrebbero rinunciare alle loro rendite di posizione. E tra l’innovazione e suddette rendite, scelgono le seconde. E’ umano, anche se miope. E quando si decidono ad aprire a nuove logiche e nuovi linguaggi, portando a casa un notevole consenso (vedi il caso Boeri a Milano, ma non è il solo), subito dopo richiudono, isolando e delegittimando l’outsider che gli ha portato un bel po’ di voti e di attenzione.

Il dibattito sulla legge elettorale lascia intravedere la tentazione forte di non rinunciare a decidere i candidati e soprattutto gli eletti (sanno benissimo che se decidessero gli elettori la gran parte di loro andrebbe a casa).

In più c’è il problema non indifferente che gli elettori identificano il partito con gli amministratori eletti, e non con funzionari e burocrati che pretendono di tenere il pallino in mano, sostenendo che i veri professionisti della politica sono loro, e senza professionisti la politica non si fa (mentre stiamo vedendo che invece si fa). 

Insomma, abbiamo un problema: come innovare i partiti se la maggior parte di coloro che decidono nei partiti non ha alcun interesse a innovare e fa prevalere ragioni di carriera personale sull’amore per il mondo?

Intanto teniamo d’occhio la discussione sulla legge elettorale, lo dico soprattutto alle donne, che tendono a non occuparsene, facciamo in modo di capire molto bene che cosa hanno intenzione di fare, stiamogli addosso.

E poi vediamo se ci vengono altre idee. Se ne avete, postate qui -ma in modo stringato, il web non regge paginate-.

 

Donne e Uomini, Politica Gennaio 23, 2012

Vogliamo sceglierli noi

Vogliamo sceglierci i nostri rappresentanti politici.

Vogliamo qualcosa che dovrebbe essere il minimo garantito, ma da tempo non lo è più. Se il Porcellum è oscenamente esplicito nel negare questo diritto, una nuova legge elettorale concertata tra Pd e Pdl potrebbe continuare a negarlo surrettiziamente. Il vecchio non vuole mollare.

Vogliamo una legge elettorale che ci restituisca limpidamente questo diritto. Qualunque assemblea di condominio è più democratica di assemblee parlamentari elette a prescindere da questo irrinunciabile principio.

Oppure dobbiamo ottenere primarie per le candidature. Di qui non si scappa.

Dobbiamo mettere più energie in questo obiettivo, anche se ci sentiamo sfiniti. Mentre il governo Monti lavora a realizzare in pochi mesi le riforme -ci piacciano o non ci piacciano- che hanno atteso per decenni, nei partiti si sta lavorando per individuare un meccanismo che consenta la permanenza delle nomenclature. Noi dobbiamo lavorare in senso uguale contrario.

Dobbiamo lavorare per una radicale femminilizzazione-ringiovanimento -è praticamente lo stesso- della rappresentanza politica. Dobbiamo lottare accanitamente per questo.

Forza, coraggio. Trattasi della nostra vita. Non c’è alcuna ragione per rassegnarsi.

Donne e Uomini, Politica Settembre 9, 2010

NON RACCONTIAMOCI BALLE

angela napoli

Duramente cazziata da tutti la parlamentare Angela Napoli, colpevole di aver affermato in un’intervista a Klaus Davi: “Non escludo che senatrici o deputate siano state elette dopo essersi prostituite. Purtroppo può essere vero e questo porta alla necessità di cambiare l’attuale legge elettorale“. “E’ chiaro — ha proseguito — che essendo nominati, se non si punta sulla scelta meritocratica la donna spesso è costretta, per avere una determinata posizione in lista, anche a prostituirsi o comunque ad assecondare quelle che sono le volontà del padrone di turno”.

Barbara Saltamartini, responsabile delle Pari opportunità del Pdl, ha detto di vergognarsi terribilente per quanto detto dalla collega. Furiose anche Beatrice Lorenzin e Alessandra Mussolini, che chiede “la convocazione immediata dell’ufficio di presidenza della Camera dei deputati per prendere i provvedimenti del caso”.

“Ledere la dignità delle deputate con accuse generalizzate quanto teoriche” ha detto Gianfranco Fini “non può essere consentito. Mi auguro che la deputata se ne scusi”. La deputata si è scusata.

Ora: sparare nel mucchio non è corretto e finisce per screditare tutte, in particolare le più avvenenti. Parlare di prostituzione forse è eccessivo. Ma anche a me,  a essere onesta, è capitato di sentire politiche, non solo pidielline, lamentarsi della rapidissima carriera di alcune colleghe che erano state opportunamente “carine” con il capo o con i suoi scherani. Ed è vero, purtroppo, che la legge elettorale, così com’è configurata, consente di amministrare i posti in Parlamento come succulenti premi.

Capita anche nelle altre professioni, compresa la mia. Niente che faccia più rabbia, e forse più paura, di quelle che vanno avanti sulle proprie gambe, e non grazie alle proprie gambe. E quindi: via, non raccontiamoci balle…

Politica Aprile 6, 2009

UNA BEFFA DA 400 MILIONI

Come saprete -lo sapete?- il 7 giugno si voterà per le elezioni europee e amministrative, e logica vorrebbe che nello stesso giorno, già che siamo lì, fossimo chiamati a esprimerci anche sul referendum indetto per abrogare quella legge elettorale (detta anche “porcata” dal suo stesso estensore) che ci impone liste bloccate, impedendoci esprimere preferenze e lasciando totalmente in mano ai partiti la scelta degli eletti.

Invece, con la modica spesa aggiuntiva di 400 milioni di euro, per il referendum si andrà a votare la domenica successiva. 400 milioni ben investiti da parte del sistema dei partiti che non intendono rinunciare alla comodità e al privilegio di liste bloccate, e sperano all’unanimità nel non raggiungimento del quorum: oltre alla beffa, referendum cassato, il danno di pagarci l fallimento di tasca nostra.

Il comitato promotore del referendum si sta mobilitando perché consultazione elettorale e referendum siano accorpati in un’unica data, come peraltro sarebbe sensato in una logica di necessaria eliminazione degli sprechi, ma questo buon senso non trova ascolto nella classe politica, Lega compresa (“Roma ladrona”, eccetera), né la minima risonanza nei mezzi di informazione: in tv soprattutto, dove il silenzio è perfetto.

Il Presidente della Repubblica, interpellato dai promotori, ha mostrato “grandissima attenzione” alla questione, ma al momento non sono seguite iniziative. Forse una lettera al Presidente Napolitano, da fare girare in rete, in cui magari si suggerisse un uso alternativo di quei 400 milioni già stanziati, che per esempio potrebbero essere destinati all’emergenza terremoto, forse solleciterebbe per tempo -ce n’è pochissimo-una sua presa di posizione.

Intanto tutte le informazioni sul referendum potete trovarle qui:

www.referendumelettorale.org.

Leggete e fate leggere.