Lo dico in particolare a quelle donne di Se non ora quando di Milano (Maria Grazia Ghezzi e altre) che ostacolano il pluralismo e parlano di “lotta di classe” (sic!), subordinando la lotta delle donne a ragioni di parte. Ma avviso tutte e tutti.

Dunque, a quanto pare entro fine aprile alla Camera si voterà per introdurre la norma della doppia preferenza di genere al voto amministrativo. Il meccanismo è questo: per ogni preferenza indicata per un candidato di un sesso, ne va indicata anche una per l’altro sesso, azione positiva che rompe il monopolio maschile in direzione di un’equa rappresentanza. Ovviamente la norma non prenderebbe le elezioni di maggio, ma potrebbe essere in vigore per il prossimo giro di amministrative.

Alla testo, presentato da deputate del Pd, stanno lavorando insieme in modo bipartisan donne del Pd e del Pdl. Il timore diffuso tra le parlamentari è che all’ultimo minuto qualcuno chieda il voto segreto, in modo che franchi tiratori di entrambi gli schieramenti possano sparare in pace e nascostamente per affossare la norma senza fare figuracce. Basta raccogliere 40 firme al momento della dichiarazione di voto: 40 peones che diano la possibilità anche ai maschi dei maggiori partiti di partecipare ben acquattati alla sparatoria. E’ già successo in Sicilia e ne avevamo parlato: rileggete la storia qui, e anche qui, e pure qui.

La circostanza è particolarmente importante anche perchè in quell’occasione, sempre in modo bipartisan, deputate dei due maggiori partiti chiederanno che nella nuova legge elettorale in discussione (in questo caso parliamo di elezioni politiche) contenga dispositivi per un riequilibrio della rappresentanza anche a livello nazionale.

Quindi vigiliamo! Attente al lupo! E facciamo sentire il nostro sostegno, donne e uomini, alle deputate che stanno facendo insieme questo lavoro per il bene comune. Ulteriore prova del fatto che, com’è stato per la legge sulle quote nei cda delle società quotate in Borsa, firmata da Lella Golfo (Pdl) e da Alessia Mosca (Pd), quando si parla di rappresentanza -e su molte altre questioni che riguardano le donne, a cominciare dalla violenza- il patto di genere deve prevalere su qualunque fedeltà al proprio schieramento.

 

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