Mi dicono che anche in Puglia si usa dire “sgarro”. Quindi uso questo termine per qualificare la scelta di Michele Emiliano, presidente di quella regione, che ha deciso di affidare l’assessorato al Welfare a un signore, tale Totò Negro, Popolari, molto noto per la sua strepitosa misoginia politica, vero campione della questione maschile che tiene paralizzato il nostro Paese. Il fatto è che l’assessorato al Welfare è quello che gestisce gli organismi di parità, il garante di genere e attua le politiche di conciliazione. Ora, si può anche discutere se tutto questo armamentario istituzionale sia effettivamente utile per migliorare la condizione delle donne pugliesi, ma non c’è alcun dubbio che l’eventuale speranza è vanificata dall’incarico al signor Negro.
Il quale, quando qualche tempo fa molte associazioni di donne raccolsero 30 mila firme in tre mesi perchè nella legge elettorale si introducessero meccanismi correttivi come la doppia preferenza di genere, le liste 50/50 e l’inammissibilità delle liste che derogassero a questi principi, fu tra i più attivi propugnatori del voto segreto (qui come andò) richiesto unicamente allo scopo di poter bocciare la proposta senza neanche metterci la faccia. E non pago di questo, disse: “Prima di pensare di risolvere il problema della partecipazione delle donne alla vita pubblica e alla politica imponendo per legge il 50 e 50 nessuno ha posto l’accento sulle condizioni reali. Provo a immaginare una madre di famiglia, una donna della provincia di Lecce, del profondo Sud, di Leuca o di Foggia, che deve lasciare a casa i figli, oppure gli anziani che deve accudire, perché non siamo in grado di fornire servizi idonei… Dovete dimostrare di avere maturità per stare in questo Consiglio regionale“.
Le proposte di azioni positive ripasseranno successivamente in Consiglio in forma di emendamenti. Michele Emiliano, in qualità di segretario regionale del Pd, minaccerà i contrari di non-ricandidatura. Ma il voto segreto -un’altra volta- consentirà ai maschi cecchini una seconda bocciatura.
Con un’astuta operazione cosmetica, lo scorso 8 marzo Michele Emiliano annuncia che in tutte le circoscrizioni per le elezioni regionali ci sarà una donna capolista. Come ampiamente prevedibile l’operazione è fallimentare. Il centrosinistra non elegge una donna che sia una, passa una sola consigliera per il centrodestra e quattro per i 5 Stelle. Il solito immutato schifo, indegno di qualunque Paese civile. Non bastasse il disastro, ecco lo sgarro alle donne di Puglia: dopo aver nominato 2 assessore esterne e avere invano cercato di coinvolgere le 5Stelle, che opporranno uno sdegnoso rifiuto, Emiliano decide di assegnare il Welfare al suddetto Negro, che è come dire affidare la banca del sangue a un vampiro.
Le associazioni delle donne tornano a mobilitarsi, a raccogliere firme contro questa assurda decisione politicista, che rivela la sostanziale indifferenza di Emiliano alla questione. E lui assicura, solenne:
“L’assessore Negro, come ogni altro assessore da me nominato, è tenuto a dare esecuzione al programma del centrosinistra nei minimi dettagli, rispettandone l’ispirazione sotto il diretto controllo dell’intera giunta e mio personale. Capisco l’ansia delle associazioni firmatarie del documento di vedere realizzati i loro obiettivi e la faccio mia. Dopo gli scempi del passato con riferimento alla parità di genere ed alla legge elettorale è chiaro che l’intera giunta, compreso l’assessore Negro, avverte la necessità di lasciarsi alle spalle quel passato che ha tradito le aspettative di tutti coloro che credono nel diritto a vivere avvalendosi di identiche opportunità di vita“.
Ma le donne di Puglia non ci cascano più, e raddoppiano la mobilitazione, chiedendo la revoca del mandato a Negro.
p.s. Inevitabile riflessione, dopo molte delusioni: ma non varrebbe la pena di mollarli e lasciarli soli, nelle loro giunte e nei loro consigli vergognosamente monosex, ad avere la faccia che hanno, non solo in segreto ma anche in pubblico?