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ambiente, economics, Politica Aprile 16, 2013

Il partito che non c’è

Le bombe interrompono ogni filo, ti impediscono di pensare ad altro, ti costringono a tenere gli occhi fissi sul sangue e sulla morte. E’ difficile distogliere lo sguardo da Boston, stamattina.

Ma una cosa provo a dirla lo stesso, vediamo se mi riesce, sulla nostra assurda situazione politica (la deflagrazione in diretta del Pd è uno spettacolo inguardabile, che traccia una distanza definitiva tra la “politica” e cittadini, siamo tutti tremendamente stanchi, se almeno si trattasse di un conflitto sui contenuti…).

Mitezza. Manca, nell’offerta politica, quella mitezza che si accompagna al saldo buon senso, alla buona fede, manca quell’allegria che si prova quando in queste belle mattine di primavera spalanchi le finestre e ti guardi intorno: “Vediamo che cosa c’è da fare”, e cominci di buona lena a lavorare.

Sempre riflettendo sulla diatriba Vandana Shiva-Davide Serra e alla grande impressione che ha prodotto,  ho pensato che manca nel nostro Paese un “partito” che dica cose come queste (è Vandana che parla):

Occupate le terre così come occupate le piazze” ….

“Il sistema agricolo industriale consuma una quantità di energia 10 volte superiore rispetto a quanta ne produce sottoforma di alimenti”.   

 Il nuovo Rinascimento sarà consumare di meno

“Sono almeno 250 mila i contadini che in India sono morti suicidi a causa del cambiamento dei sistemi agro-alimentari imposti dalle multinazionali dell’agro-chimica attraverso i brevetti sul materiale vivente (vedere qui) ed in particolar modo sulle sementi”.

“Le economie che apportano vita si fondano sulle economie locali. Il miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creatività alla conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita soddisfacenti e sostenibili è quello di operare all’interno delle realtà locali. Localizzare l’economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale”. 

Manca una forza che faccia diventare azione politica, o almeno che non ostacoli queste consapevolezze ormai ampiamente diffuse (vedi qui). Il Partito democratico, con l’importante eccezione di alcuni tra i suoi rappresentanti (mi riferisco, per esempio, a Laura Puppato e a Pippo Civati) è lontanissimo di qui, e non ha ancora riflettuto abbastanza sulle proprie responsabilità nella devastazione del territorio. Il Movimento 5 Stelle porta ottimi contenuti, ma manca di quella mitezza che dicevo, non confida in una forza tranquilla, è intrappolato in un involucro di rabbia che rischia di farlo implodere.

Questo vuoto politico chiede urgentemente di essere riempito, siamo in moltissimi e soprattutto in moltissime a volere andare in questa direzione, a guardare a questa stella polare.

 

 

ambiente, economics, esperienze, Politica Novembre 19, 2012

Siamo molto ma molto meglio dei nostri politici

Renato Guttuso, Contadini al lavoro

Prova del nove del fatto che il Paese reale è molto ma molto ma molto meglio della sua classe dirigente, il sondaggio pubblicato stamattina dal Corriere -e che, lo dico al direttore Ferruccio De Bortoli, io avrei sbattuto in prima, e non a pagina 21-: per 9 italiani su 10 arte, ambiente e agricoltura saranno il motore della nostra ripartenza, il cuore del modello italiano di sviluppo, la vera possibilità di crescere e creare occupazione.

Per più del 90 per cento degli intervistati questi settori “potrebbero rivelarsi fondamentali per la ripresa e invece sono ingiustamente trascurati“. Hanno ragione.

Questa mancanza di visione e di slancio costituisce il vero grande limite dell’esperienza Monti, troppo ripiegata sul qui e ora, su un iperrealismo finanziario senza prospettive, per salvaguardare interessi che non sono certo quelli della maggioranza dei cittadini, su un ragionierismo asfittico che non sta ci sta portando da nessuna parte.

Come diceva tanti anni fa Alexander Langer, il buon senso di un popolo vale ben più di qualunque espertocrazia: notazione perfetta per raccontare quello che capita oggi.

Sono anche commossa perché combatto per questa visione da tanto tempo, nel mio ultimo libro ne ho parlato diffusamente, e sono sicura che presto sarà il nostro mainstream.

A patto di mandare al governo una classe politica che sia non dico meglio, ma almeno all’altezza di noi cittadini, che sappia favorire processi già in atto: è questo il compito principale della politica.

Dobbiamo lottare tutt* per questo.

 

AMARE GLI ALTRI, ambiente, Politica Luglio 7, 2012

Alex Langer: Non per il potere

Nella primavera del 1988 ero incinta e affamatissima.

Un giorno mi capitò di andare a Bologna con Alex Langer –stavamo insieme nei “primi” verdi-, per incontrare un signore, poi diventato politico di primissimo piano.

Ci vedemmo a colazione. Io feci fuori 4 o 5 portate. Alex mi guardava sorridente e sbigottito. “Dio benedica te e il tuo bambino”, mi disse.

Un piccolo ricordo, apparentemente impolitico, suscitato dalla lettura commossa di “Non per il potere”, Alexander Langer (Chiarelettere Instant Book).

Risento la sua voce di angelus novus, messaggero visionario, nelle parole che qui vi ripropongo senza commenti, se non questo: che sembrano pronunciate oggi.

Una delle “urgenti ragioni per ripensare a fondo la questione dello sviluppo… è la perdita di qualità di vita e di autonomia delle persone e delle comunità, anche nelle fortezze dello sviluppo”.

“Una scelta di espansione … è una scelta di riarmo. Una scelta di contrazione è una scelta di disarmo”.

“Di fronte alla malferma salute della biosfera, le scelte che fanno bene al pianeta sono per forza di cose anche scelte che fanno bene a noi stessi… (è) sacro egoismo tra i meglio investiti”.

“Dalla faticosa lotta degli uomini contro la natura siamo passati a una situazione in cui quasi la natura non ce la fa più a difendersi dall’uomo”.

Esiste un “impatto generazionale di tutto ciò che noi facciamo, sia a livello macrosociale che micro sociale”. Si tratta di “perdersi per ritrovarsi… Se non si trovano nel presente (per esempio nel rapporto di amore) sufficienti ragioni per volere un futuro, non vi potrà essere nessuna astratta ragione, nessun rapporto del Club of Rome o delle Nazioni Unite”.

Il piccolo potere è il potere del “consumatore”… Qualcuno dovrà pur cominciare, e indicare e vivere un privilegio diverso da quello della ricchezza e dei consumi: il privilegio di non dipendere troppo dalla dotazione materiale e finanziaria”.

Alex Langer, nato a Vipiteno il 22 febbraio 1946, è morto suicida a Pian Dei Giullari, Firenze, il 3 luglio 1995.

Nel suo biglietto d’addio era scritto: “Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto”.

Dal quel 3 luglio –qualche giorno fa il diciassettesimo anniversario- cerco di pregare per lui ogni giorno, con gratitudine.

ambiente, economics, Politica Maggio 30, 2012

Un Paese che trema

Partecipato ieri sera a un dibattito a Milano. Un po’ di Pd, un po’ di giunta arancione, Sant’Egidio, e così via.

Fortemente impressionata dal fatto che, a parte Sant’Egidio (e le cose che ho detto anch’io, si parva licet), parlando delle possibili vie d’uscita in vista del 2013 si è discusso sostanzialmente di combinazioni e alleanze, insomma di come sopravvivere al terremoto che scuote partiti e istituzioni, glissando sul tema del ricambio, non esprimendo contenuti e visioni.

L’idea è che gran parte delle energie nella vita interna dei partiti continuino a essere spese in questo modo, nella dialettica tra correnti, nella lotta per l’attribuzione di posti e posizioni, e che il programma sia una specie di prestampato che viene tirato fuori dal cassetto all’ultimo, eventualmente aggiornato con qualche trovata dell’ultim’ora.

Una volta in un dibattito ho domandato a un’esponente di primissimo piano di un grande partito quale fosse la sua visione, e la risposta è stata “la Costituzione”. Perfetto, ma la domanda era un’altra.

Io, per esempio, che non ho come obiettivo salvare un partito, ma salvare, per dirla alla buona, il nostro Paese che trema e il futuro dei nostri figli, garantendo al maggior numero la possibilità di vivere decorosamente e meno infelicemente possibile , tengo nel mio orizzonte l’idea di un Paese che possa costituire un’avanguardia nel mondo dal punto di vista della riconversione energetica e ambientale -la Biosphere Valley di Jeremy Rifkin- e un modello di sviluppo che abbia al centro la bellezza e la generosità del territorio, l’abbondanza di testimonianze culturali, un’elevata qualità di vita basata sulle relazioni e non sul consumo. Magari è un’idea bislacca, ma è pur sempre un’idea.

Come si pensa di poter salvare qualcosa -il Paese, innanzitutto, ma anche i partiti e le istituzioni- senza mai esprimere un solo contenuto?

Visione e innovazione: come si può pensare di scamparla senza questo?

ambiente, economics, Politica, TEMPI MODERNI Febbraio 24, 2012

Beati noi ultimi (potremmo essere i primi, e i più verdi)

Noi che siamo in fondo a svariate classifiche internazionali, abbiamo oggi la grande opportunità di diventare i primi.

Lo dice Alex Roe, direttore di Italy Chronicles: Italy Should Be Number One, nel senso di prima economia europea, se puntasse su territorio, ambiente, arte, bellezza, qualità della vita.

Lo dice Jeremy Rifkin, che dirige la Foundation ofi Economic Trends di Washington, ed è consulente di vari governi europei: potremmo diventare la Biosphere Valley del mondo, alla testa della rivoluzione energetica ed ambientale. Abbiamo tutto cio’ che serve per diventare i primi.

Lo dice, indirettamente, perfino Bill Gates, fondatore di Microsoft, che parla dell’agricoltura come motore di innovazione planetaria: e noi di agricoltura ce ne intendiamo da alcuni millenni, e resiste, come dice il Censis, il nostro “scheletro contadino“.

A proposito di scheletri: l’altro giorno ne è affiorato uno, sepoltura di epoca tardo romana, a Milano, accanto alla Basilica di Sant’Ambrogio, dove si scava per realizzare un parcheggio che preoccupa non solo i residenti, ma anche la comunità internazionale. Le tombe recuperate in quel luogo sono finora una novantina. E’ il cimitero dei martiri cristiani. Lì Ambrogio volle edificare la sua basilica.

Ma le ruspe non si fermano. Il comune ha bloccato la realizzazione di altri parcheggi, ma di quello, inspiegabilmente, no. Eppure esisterebbe una clausola secondo la quale il Comune non sarebbe tenuto a pagare penali alla ditta costruttrice in caso di ritrovamenti archeologici. Ditta costruttrice che fa capo a Claudio De Albertis, presidente dei costruttori, re del cemento, recentemente e inspiegabilmente incoronato presidente di Triennale, prestigiosissimo ente milanese (lunedì in consiglio comunale Marco Cappato dei radicali e David Gentili del Pd chiederanno che il sindaco Pisapia e l’assessore alla Cultura Boeri intervengano “per impedire che un luogo simbolo della cultura e della religione subisca un atto di empietà”).

Questa vicenda, insieme a quella di Triennale, ha un forte valore simbolico e indica in che direzione si sta muovendo la giunta di Pisapia.

Che cosa c’entra con quello che dicevamo sopra? Che cosa c’entra con Rifkin, Bill Gates e via dicendo? C’entra moltissimo. Perché Milano, di quella rivoluzione della bellezza e dell’ambiente, di quel nuovo modo di guardare al territorio, dovrebbe essere l’Hub, e per almeno tre ragioni:

1. Milano è sempre stata laboratorio politico, e la cosiddetta “rivoluzione arancione” si era presentata anche -forse soprattutto- come una rivoluzione verde. Promessa mantenuta in modo intermittente.

2. Milano è sempre stata la piazza del mercato di quella che è la regione più agricola d’Italia, e per questo la più ricca.

3. A Milano si farà Expo, proprio sui temi della nutrizione, ma l’illuminato masterplan sugli orti planetari sembra cedere ogni giorno di più alle logiche cementizie.

In sintesi, a Milano è in corso un braccio di ferro tutto politico -anche, purtroppo, all’interno della giunta arancione, che scarseggia in visione – tra Cemento e Territorio (agricoltura, ambiente, bellezza, arte, energie rinnovabili). E’ qui che potrebbe delinearsi una nuova idea di sviluppo e un nuovo modello di crescita per il Paese- E’ qui che potremmo (ri)cominciare a essere The Number One.

P.S. E’ in uscita per Chiarelettere “Green Italy” di Ermete Realacci. Lo leggo e poi vi dico.

 

ambiente, Politica Novembre 24, 2011

Italia, Macchina del Fango

L’Italia sta smottando tutta insieme. E’ l’effetto congiunto del nuovo regime pluviale, e del fatto che i nodi degli interventi -o non interventi- sul territorio (in particolare l’abbandono dell’agricoltura, ovvero la fine della cura della terra) stanno arrivando al pettine simultaneamente. E’ un effetto impressionante, apocalittico, biblico. Metafora fin troppo facile di tutti gli altri smottamenti spirituali e materiali che stiamo vivendo.

Il nostro Paese è diventato la Macchina del Fango.

Il neoministro dell’Ambiente Corrado Clini dev’essere un tipo impaziente. Probabilmente si deve al fatto che è stato per decenni nel backstage, e ora ha finalmente l’occasione di dire quello che pensa. Dopo le sue esternazioni a 360 gradi appena 24 ore dopo la nomina, ora dice che per le zone a grave dissesto idrogeologico non c’è altra soluzione che “svuotarle” e trasferire altrove abitazioni e imprese. Rimedio forse anche più apocalittico del problema. Il fatto è che, tanto per dire, l’84 per cento dei comuni del messinese è a rischio, e il 100 per cento di quelli della Calabria. Su 6633 comuni italiani, fuori pericolo è solo il 18 per cento.

Mi domando -e vi domando- se la strada sia questa. Mi domando se il ministro Clini sia in possesso di questi dati.

Donne e Uomini, economics, Politica Novembre 18, 2011

Corrado "Prometeo" Clini, ministro contro l'Ambiente

Se io fossi ministra per l’Ambiente nominata da un giorno, che cosa farei?

Be’, primo, aspetterei un attimo a fare dichiarazioni. Secondo, mi concentrerei su tre questioni: inquinamento dell’aria ed emissioni, energie rinnovabili -Rifkin l’altra sera a Milano ha detto che tra sole e vento, potremmo diventare il paradiso delle energie rinnovabili e “autoprodotte”, una Biosphere Valley-, consumo di territorio.

Invece il neoministro Corrado “Prometeo” Clini ha ritenuto di esprimere la sua non contrarietà al nucleare -correggendo poi in corsa: il referendum ha chiuso definitivamente la questione, e non si tocca-, agli Ogm, perfino alla caccia, nonché il suo entusiasmo per la Tav. E ha detto che il Ponte sullo Stretto, benché non prioritario, non sarebbe poi una cattiva idea.

Suggerisco anche l’allargamento del bacino dei fiumi, così non esondano più, e la spianata dell’Appennino ligure, che ha questo brutto vizio di smottare.

Che gli ambientalisti siano furibondi, Greenpeace e tutti gli altri, mi pare il minimo. Il ministro per l’Ambiente parla come se fosse il Ministro per le Infrastrutture: non è che ha capito male la mission del suo ministero? Le cui parole d’ordine dovrebbero essere salvaguardare, rispettare , valorizzare, e non costruire, manipolare e modificare.

Un brutto esordio, davvero, che rivela un eccesso narcisistico e prometeico. Poi uno può correggere quello che vuole, ma se l’uomo è questo, c’è ben poco da sperare. Quasi quasi rimpiango la moscia e ininfluente Prestigiacomo.

Corpo-anima, Politica Gennaio 22, 2010

MANDATECI GREENPEACE

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Ieri mattina, tra le 7.30 e le 8, in viaggio verso Varese, su una navetta che doveva portarmi da quelle parti per una giornata di lavoro. Adesso quasi mi dispiace di aver contribuito per una volta a quella prova generale dell’Apocalisse, anche se io la macchina non la prendo mai. Sulla corsia opposta, in direzione Milano, una fiumana impressionante di auto in una lenta colonna, i fari che fendevano quell’aerosol gelato di bruma e veleno, 9 su 10 con un solo passeggero a bordo. Meglio tenere i finestrini chiusi, per poter respirare. E’ la follia quotidiana che io ho la fortuna di non vedere mai. Solo di respirare, come tutti. Che vi sia o meno una correlazione positiva tra inquinamento e leucemie, forme infantili comprese, la catastrofe è sotto gli occhi e nelle narici di tutti. Chi prende volonterosamente il treno per venire in città dice che dal debutto dell’Alta velocità in poi i collegamenti, già insufficienti, sono ancora più precari, e i ritardi più cospicui e frequenti.

Forse ci vorrebbe una class action contro tutte le istituzioni responsabili dell’assenza di una politica ambientale. Forse si dovrebbe chiedere il congelamento di Expo almeno fino a che non saranno state adottate misure efficaci e di elementare buon senso, come la limitazione severa del traffico privato e un forte investimento sui trasporti pubblici. Forse ci vorrebbe Greenpeace a bloccare le strade. E in cima alla lista di domande da porre a chiunque si candidi e a qualunque livello a ricoprire una carica pubblica, dovrebbe esserci sempre e solo questa: “Che cosa intende fare per l’ambiente?“.

economics, Politica Ottobre 21, 2009

QUESTIONI PRIMARIE

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Come avrete visto, da primi che eravamo tra le mete del turismo internazionale siamo precipitati al quinto posto (dopo Francia, Gran Bretagna, Usa e Spagna): strutture inadeguate, scarso coordinamento nel settore, e così via. Per un paese come il nostro, luogo del “viaggio” per eccellenza, è una vera rovina. Anche difendere la grande risorsa del made in Italy, clonato e sotto attacco, è diventato prioritario. Il presidente Napolitano ha giustamente sottolineato che il turismo è un settore strategico per l’Italia, possibile volano per la ripresa dell’economia. Se la bellezza salverà il mondo, lo farà a cominciare da qui. E allora che si fa? Ecco, si fa questo che vedete.

Da almeno un paio d’anni strillo, su questo blog e ovunque, riguardo alla cementificazione della Liguria -che procede a ritmo inaudito, due volte la pur massacrata Calabria, e ora ci prepariamo a veder martoriare la Sardegna-, agli ultimi lembi di un territorio già esiguo sotto attacco, alla proliferazione di porticcioli turistici e seconde case che ne fanno una regione-albergo. Ho interpellato a riguardo il senatore Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd, ho telefonato all’onorevole ambientalista Ermete Realacci -ma come può accettare quello che sta capitando?-, ho scritto, mi sono variamente sbattuta in grida e denunce, chiedendo al Pd di prendere una posizione netta sulle questione ambientali, perché l’ambiente non è un fiore all’occhiello, ma una questione primaria, qui dentro c’è proprio tutto: salute, sviluppo, economia, qualità della vita… Nessuna risposta: è la nuova e preoccupante versione della doppiezza ex-comunista. Un Pd di lotta e di governo, di laici e di cattolici, di ambientalisti e di distruttori.

E’ bene che vi facciate un’idea, specie se avete in animo di partecipare alle primarie del Pd. Il 28 ottobre la Regione governata dal pd Claudio Burlando varerà un piano casa impressionante. Le case sotto i 100 metri cubi potranno aumentare il volume fino al 60 per cento, le altre potranno crescere fino al 30 per cento. Potrà essere aumentata la cubatura di capannoni industriali, artigianali e agricoli. I benefici saranno concessi anche agli immobili condonati e perfino a buona parte di quelli abusivi, grazie a un emendamento proposto dal pd Luigi Cola. E anche gli enti parco potranno concedere l’aumento delle cubature. Un po’ di lavoro in più nell’edilizia, insomma, in cambio di un gravissimo attacco alla principale industria regionale, quella del turismo. Questa è la lungimiranza di Burlando, dei suoi alleati ma anche dei suoi oppositori del Pdl: il partito del cemento non ha colore.

Diamo la massima pubblicità a quello che sta avvenendo, e neghiamo il nosro consenso politico a chi distrugge l’ambiente.

economics, Politica Giugno 30, 2009

PROGRAMMA PER IL PD (MODESTAMENTE)

Ecco, per esempio: l’acqua bene comune (e invece le giunte rosse partecipano alla speculazione sull’acqua)

Ecco, altro esempio: la lotta contro la cementificazione del territorio, la salvaguardia e la valorizzazione della struggente bellezza del nostro paese (e non il proprio business cementizio e le coop rosse contrapposti agli interessi simmetrici del centrodestra, il territorio conteso palmo a palmo), un’economia legata all’ambiente e alla bellezza?

Ecco due punti semplici semplici, puliti puliti, per un Pd con un’identità riconoscibile. E potremmo andare avanti senza problemi.

Vedete com’è facile. Addirittura banale. Non c’è da leggere troppi libri. Non c’è da fare seminari teorici. E’ chiaro, quello che serve al paese. Basta viverci dentro. Camminare per le strade. Andare negli uffici, o a fare la spesa.

Ma è davvero questo che vanno cercando? La strada per un paese più bello e più felice? O perseguono soltanto la non estinzione?