Un selfie per la campagna di Se Non Ora Quando Factory: "Se non è paritaria, non è democrazia".

Un selfie per la campagna di Se Non Ora Quando Factory: “Se non è paritaria, non è democrazia”

Martedì 11 comincia alla Camera l’esame degli emendamenti sulla legge elettorale. Tra gli emendamenti, quelli che riguardano la democrazia paritaria e la rappresentanza di genere.

Al momento il testo contiene una norma “farlocca” sul 50/50, di pura facciata, che certamente non garantirebbe il 50 per cento delle elette. Se la legge restasse com’è, dall’attuale 30 per cento si potrebbe retrocedere al 20-25, le solite quote da ultimi posti nelle classifiche del Gender Gap. In Tunisia, dove la legge è simile e i capilista erano tutti uomini, le donne sono il 26 per cento. Se invece passasse uno solo dei due emendamenti fondamentali la situazione resterebbe invariata: 30/31 per cento. Se passassero entrambi si arriverebbe al 40 per cento.

Pochi avrebbero il coraggio di respingere a viso aperto gli emendamenti trasversali -e anche quelli presentati singolarmente- che chiedono l’alternanza uno-a-una (e non due-a-una) e prevedono il 50 per cento dei capilista, pena la decadenza delle liste. La cosa più facile, come è già capitato più volte nel nostro Paese supermacho -quando, per esempio, la ministra Prestigiacomo si vide bocciare una proposta di riequilibrio della rappresentanza, ma anche più recentemente, in Regione Sicilia–  è la sparatoria a voto segreto.

Purtroppo i regolamenti prevedono questa possibilità: oltre che per le questioni di coscienza, si può richiedere voto segreto anche sulla legge elettorale. Bastano 30 firme di parlamentari.

Pia Locatelli, parlamentare socialista eletta nelle liste di coalizione del centrosinistra, dice che il clima è tutt’altro che propizio. L’entusiasmo trasversale dell’inizio, che aveva visto parlamentari di varie parti politiche muoversi all’unisono sulla questione, sembra in fase calante.

“Alcune, anche nel Pd, hanno ritirato il piede dall’acceleratore” spiega Locatelli. “Dicono che non si può rischiare di far saltare l’accordo proprio su questi temi”.

Perché? Sono forse temi di poco conto?

“Per me l’appartenenza al genere viene prima dell’appartenenza di partito. Ma mi ci sono voluti 40 anni per arrivarci. Altre privilegiano la fedeltà alla squadra e ai capicorrente”.

Ha sentito qualcuno esprimere l’intenzione di chiedere il voto segreto?

“No. Ed è proprio questo silenzio a preoccuparmi. Se la questione non viene affrontata a viso aperto, vuole dire che le cose si stanno muovendo nell’ombra”.

Chi potrebbe metterci la faccia e chiedere il voto segreto?

“Per esempio qualche parlamentare della Lega: è il gruppo più maschile. Ma forse anche qualcuno fra i 5 Stelle: ho sentito Alessandro Di Battista esprimersi contro le azioni positive che servirebbero, a suo dire, solo per fare eleggere mogli, amiche e parenti”.

E il Pd?

“Mi sentirei di escludere che parlamentari Pd possano firmare per il voto segreto. Ma non che, al riparo da occhi indiscreti, possano contribuire ad affossare gli emendamenti. La mano sul fuoco non ce la metto. Una donna in più è un uomo in meno: vale anche per il Pd“.

 

per partecipare alla campagna di Se Non Ora Quando

-qui l’appello– mandate anche voi a

iocisono.demoparitaria@gmail.com

una foto con la scritta: 50/50. Se non è paritaria, non è democrazia)

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