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Donne e Uomini, Politica, questione maschile Marzo 10, 2014

#Italicum: 40 posti alle donne, 60 agli uomini? Ma la Costituzione dice altro

Le deputate “ribelli” del Pdl

Al momento non si è trovato alcun accordo (il Pdl non ne vuole sentire parlare, nonostante la mobilitazione di molte sue parlamentari). Ma se alla fine si trovasse, la questione della cosiddetta “parità di genere” come avevamo anticipato potrebbe risolversi con una mediazione. La mediazione dovrebbe essere questa: 40/60 anziché 50/50. Quindi una “quota”, anziché il riconoscimento del principio della pari rappresentanza. Alle donne spetterebbe in questo caso il 40 per cento dei capilista e (forse) il 40 per cento delle posizioni in lista (non è affatto chiaro).

Anche in questo caso, tuttavia, se si richiedesse il voto segreto quasi certamente l’emendamento cadrebbe sotto il fuoco dei franchi tiratori bipartisan.

Ma facciamo l’ipotesi più ottimistica: voto palese e approvazione del 40/60. La formulazione dell’emendamento, com’è evidente, non sarebbe certamente “alle donne andrà il 40 per cento e agli uomini il 60”. Probabilmente si scriverebbe qualcosa tipo: “a nessun genere si potrà attribuire più del 60 per cento dei capilista (e delle candidature in lista)”. Ma la sostanza resta quella. E nonostante la foglia di fico di una formulazione sessualmente corretta, la sostanza sarebbe una legge dello Stato (e una legge molto importante) che sancisce un principio a una prima lettura incostituzionale.

La Costituzione infatti al riguardo è molto chiara. L’articolo 3 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

E all’art. 51 si legge: “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.

Se sarà 40/60 –sempre che si trovi un accordo in questo senso, sempre che l’accordo venga votato in modo palese, con qualche chance di passare, sempre che si indichino sanzioni, tipo la non ammissibilità delle liste là dove il principio fosse violato, altrimenti sarebbe inutile- un ricorso per anticostituzionalità non può essere escluso.

C’è anche la possibilità di un veto per incostituzionalità da parte del Presidente della Repubblica: ma a giudicare dal suo discorso dell’8 marzo, che ha evitato l’argomento Italicum, un intervento presidenziale appare improbabile.

In sostanza, c’è ancora tanto, tantissimo lavoro da fare. Vediamo oggi come va.

Qui il video realizzato dalla Rete delle Reti: Dovete Ascoltare!

Aggiornamento ore 21: come previsto, tutti gli emendamenti bocciati con voto segreto. Franchi tiratori anche nel Pd

Donne e Uomini, italia, Politica, questione maschile Marzo 6, 2014

Una legge francese contro la “questione maschile”. Proviamoci anche noi

 

In corso in queste ore alla Camera la battaglia sul 50/50 nelle liste elettorali. Le deputate hanno formato un fronte bipartisan per ottenere l’alternanza uomo-donna e il 50 per cento dei capilista, con la solidarietà della presidente Laura Boldrini.

L’attuale testo dell’Italicum prevede l’alternanza due-uno, e secondo le simulazioni provocherebbe infatti una diminuzione delle elette. Parte degli emendamenti proposti sono stati accantonati, altri attendono di essere esaminati. Non si sa se entro stasera o la prossima settimana: il dibattito proseguirà fino a mezzanotte per essere ripreso lunedì, con slittamento del voto finale. Né si sa se il voto sarà palese oppure, su richiesta di un numero congruo di deputati, segreto. In quest’ultimo caso gli emendamenti verrebbero certamente respinti con una mitragliata maschile bipartisan. Ma anche il voto palese non costituirebbe una tutela: Forza Italia, nonostante la mobilitazione di molte parlamentari di questo schieramento, difende l’attuale testo.

Potrebbe essere, insomma, un 8 marzo molto amaro.

Nel frattempo in Francia le cose sembrano andare meglio. In dirittura d’arrivo un’articolata legge di parità, una sorta di legge-quadro che prende di petto e complessivamente la “questione maschile”, proponendo per macro-aree tematiche (politica, lavoro, famiglia, violenza, autodeterminazione) dispositivi per un’effettiva applicazione delle normative già vigenti: spesso infatti le leggi esistono, ma vengono aggirate o restano inapplicate, come nel caso della nostra 194, affossata da una ponderosa obiezione di coscienza. Ma nella proposta francese ci sono anche novità legislative.

Affrontare la questione maschile, tutta insieme, e non un pezzetto alla volta: questa la novità dell’impostazione. “Poiché le disuguaglianze sono presenti ovunque” spiegano gli estensori della proposta “dobbiamo agire ovunque”.

Si parla per esempio di riforma dei congedi parentali, con relative sanzioni. Di meccanismi penalizzanti per le aziende con board ostinatamente monosex. Di semplificare l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Di una giustizia più efficace e rapida contro la violenza sessista. E anche di liste elettorali che garantiscano, pena la non ammissibilità, un’effettiva equa rappresentanza (tutta la legge la trovate qui).

Ispirandosi al modello francese, calibrato e adattato alla situazione italiana (qui stiamo certamente peggio delle francesi), i deputati Michela Marzano e Pippo Civati hanno pensato di lavorare a uno schema simile, avvalendosi del contributo di chiunque abbia indicazioni e suggerimenti.

Anch’io intendo dare una mano alla redazione di questa proposta. E dicendo “io” mi riferisco anche alle lettrici e ai lettori di questo blog.

Una legge che nasce dall’esperienza e dalle riflessioni del maggior numero di donne e di uomini nasce più forte e radicata, scritta nella coscienza collettiva prima ancora che nei codici.

Vi invito quindi a leggere attentamente la proposta francese e a far pervenire qui le vostre osservazioni.

(per chi legge agevolmente in francese, ecco il testo integrale).

p.s. Questo post accetterà solo commenti che contribuiscono alla costruzione della proposta.

 

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Febbraio 8, 2014

Italicum: voto segreto contro il 50/50. Vigilare!

Un selfie per la campagna di Se Non Ora Quando Factory: "Se non è paritaria, non è democrazia".

Un selfie per la campagna di Se Non Ora Quando Factory: “Se non è paritaria, non è democrazia”

Martedì 11 comincia alla Camera l’esame degli emendamenti sulla legge elettorale. Tra gli emendamenti, quelli che riguardano la democrazia paritaria e la rappresentanza di genere.

Al momento il testo contiene una norma “farlocca” sul 50/50, di pura facciata, che certamente non garantirebbe il 50 per cento delle elette. Se la legge restasse com’è, dall’attuale 30 per cento si potrebbe retrocedere al 20-25, le solite quote da ultimi posti nelle classifiche del Gender Gap. In Tunisia, dove la legge è simile e i capilista erano tutti uomini, le donne sono il 26 per cento. Se invece passasse uno solo dei due emendamenti fondamentali la situazione resterebbe invariata: 30/31 per cento. Se passassero entrambi si arriverebbe al 40 per cento.

Pochi avrebbero il coraggio di respingere a viso aperto gli emendamenti trasversali -e anche quelli presentati singolarmente- che chiedono l’alternanza uno-a-una (e non due-a-una) e prevedono il 50 per cento dei capilista, pena la decadenza delle liste. La cosa più facile, come è già capitato più volte nel nostro Paese supermacho -quando, per esempio, la ministra Prestigiacomo si vide bocciare una proposta di riequilibrio della rappresentanza, ma anche più recentemente, in Regione Sicilia–  è la sparatoria a voto segreto.

Purtroppo i regolamenti prevedono questa possibilità: oltre che per le questioni di coscienza, si può richiedere voto segreto anche sulla legge elettorale. Bastano 30 firme di parlamentari.

Pia Locatelli, parlamentare socialista eletta nelle liste di coalizione del centrosinistra, dice che il clima è tutt’altro che propizio. L’entusiasmo trasversale dell’inizio, che aveva visto parlamentari di varie parti politiche muoversi all’unisono sulla questione, sembra in fase calante.

“Alcune, anche nel Pd, hanno ritirato il piede dall’acceleratore” spiega Locatelli. “Dicono che non si può rischiare di far saltare l’accordo proprio su questi temi”.

Perché? Sono forse temi di poco conto?

“Per me l’appartenenza al genere viene prima dell’appartenenza di partito. Ma mi ci sono voluti 40 anni per arrivarci. Altre privilegiano la fedeltà alla squadra e ai capicorrente”.

Ha sentito qualcuno esprimere l’intenzione di chiedere il voto segreto?

“No. Ed è proprio questo silenzio a preoccuparmi. Se la questione non viene affrontata a viso aperto, vuole dire che le cose si stanno muovendo nell’ombra”.

Chi potrebbe metterci la faccia e chiedere il voto segreto?

“Per esempio qualche parlamentare della Lega: è il gruppo più maschile. Ma forse anche qualcuno fra i 5 Stelle: ho sentito Alessandro Di Battista esprimersi contro le azioni positive che servirebbero, a suo dire, solo per fare eleggere mogli, amiche e parenti”.

E il Pd?

“Mi sentirei di escludere che parlamentari Pd possano firmare per il voto segreto. Ma non che, al riparo da occhi indiscreti, possano contribuire ad affossare gli emendamenti. La mano sul fuoco non ce la metto. Una donna in più è un uomo in meno: vale anche per il Pd“.

 

per partecipare alla campagna di Se Non Ora Quando

-qui l’appello– mandate anche voi a

iocisono.demoparitaria@gmail.com

una foto con la scritta: 50/50. Se non è paritaria, non è democrazia)

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Febbraio 6, 2014

50/50: voto palese, o si torna indietro

Come abbiamo già sperimentato più volte, con il voto segreto il 50/50 nelle liste elettorali non ha alcuna  possibilità di passare.

Condivido l’appello di Se non ora quando alle parlamentari di tutti i partiti, alle quali chiede di “lavorare per ottenere il voto palese sull’emendamento che riguarda l’alternanza reale uomo donna nelle liste elettorali”.

“E’ chiaro”, prosegue l’appello “che, così com’è concepita ora la nuova legge elettorale, nonostante quello che si dice, garantirà la presenza solo a pochissime donne, segnando un pericoloso passo indietro. E’ chiaro a tutte che con il voto segreto l’emendamento non passerà. La situazione sarà particolarmente dura anche perché con l’eliminazione del Senato e il ridimensionamento della Camera pochi saranno i posti e in questa situazione le donne saranno le prime ad essere eliminate.

Non ci facciamo illusioni, ora non vale più l’obbedienza che, ahimè, le donne hanno sempre dimostrato ai loro partiti, non vale aspettare ordini. Non fatevi confondere dagli insulti, dal sessismo becero che in questi giorni occupa la scena, non fatevi distrarre dalle tentazioni del lamento e del vittimismo, adesso c’è da fare un’azione politica a mente lucida.

Un Parlamento con 30% di donne lo può fare e lo deve fare. Lavorare trasversalmente al voto palese per l’emendamento sulla democrazia paritaria è una buona azione politica, perché se si vincerà il paese guadagnerà un governo equilibrato, se si perderà tutto sarà più chiaro: chi è con noi, chi è contro di noi e nella verità ci si muoverà meglio per il futuro. Quindi si vincerà comunque, è quello che vi deve dare coraggio.

Fino ad ora sono sempre state le donne esterne a dare forza alle donne impegnate nei luoghi istituzionali, non pochi sono stati gli incontri virtuosi che hanno reso più civile questo nostro Paese. Questa volta, però, il gioco è nelle vostre mani. E’ una partita importante per tutte.

Vogliamo un Paese migliore di quello che abbiamo, noi crediamo che uomini e donne veramente insieme, e non al seguito le une degli altri, lo possano migliorare. Una delusione sarebbe fatale per voi, per noi, per tutte. 

aggiornamento 7 febbraio ore 21: “Si fanno sempre piu’ consistenti le voci secondo le quali sugli emendamenti della legge elettorale che riguardano la parita’ di genere verrebbe richiesto il voto a scrutinio segreto. Questo nasconde l’ipocrisia di chi a parole sventola la bandiera della democrazia paritaria, ma in realta’ vuole affossarla”. Cosi’ Pia Locatelli, presidente onoraria dell’ Internazionale socialista donne e parlamentare del Psi. “E’ chiaro che in questo modo, forti dell’anonimato, i deputati uomini, che sono la maggioranza, voteranno contro: un seggio in piu’ per una donna, infatti, e’ inevitabilmente un seggio in meno per un uomo. Certo per ammetterlo ci vuole coraggio, e alcuni uomini, per fortuna non tutti, evidentemente preferiscono il segreto dell’urna a una sfida aperta che forse li vedrebbe perdenti. Diciamolo allora chiaramente, mettendoci la faccia – ha concluso la deputata socialista – e piantiamola di riempirci la bocca di belle dichiarazioni di intenti che svaniscono alla prova dei fatti”.

Come volevasi dimostrare.

Donne e Uomini, Femminismo, Politica, questione maschile Febbraio 4, 2014

Cosa farebbe l’Onorevole Angelina? Lettera di una donna di destra alle amiche di sinistra

Ricevo e pubblico una “lettera alle amiche del Pd” da Flavia Perina, ex-direttora del Secolo d’Italia ed ex-parlamentare di Fli

 

Carissime, fra qualche giorno discuterete, insieme agli altri, gli emendamenti alla legge elettorale che riguardano la parità di genere. Ci arriverete sull’onda di una domanda inespressa, ma ben presente all’opinione pubblica:

come è possibile sostenere ancora il legame tra rappresentanza femminile e rinnovamento politico dopo il caso Cancellieri, dopo il caso De Girolamo, dopo la Polverini, dopo la Lorenzetti, dopo la signora Mastrapasqua con i suoi Cda? E non avete il timore che le vostre rivendicazioni abbiano il suono della “solita lagna” dopo il caso Moretti, dopo il caso Boldrini, dopo che insomma le donne in politica si sono fatte trascinare di nuovo nel clichè delle povere vittime, bistrattate, insultate e bisognose di scudi maschili?

Lo scrivo qui perché ho preso parte un paio di anni fa, insieme a voi, al sussulto movimentista di “Se non ora quando”, che ben altre cose prometteva. Di certo, non i mancamenti per la battuta da caserma di un poveretto (o di mille poveretti, se è per questo). Mi piacerebbe che affrontaste il problema, voi che siete tante e politicamente attrezzate per farlo, invece che eluderlo consegnandovi alla sciatteria rappresentativa dei talk show. Per esempio, si potrebbe cominciare a dire che le signore che hanno scandalizzato l’Italia in questi mesi sono il prodotto di vent’anni di selezione ancillare delle donne in politica e che l’unico antidoto all’idea che parlamentari e ministre siano le badanti di interessi maschili è aumentarne il numero, spalancare i cancelli, offrire davvero pari opportunità e uscire dalla logica della minoranza tutelata che avvantaggia le più carine e le più supine. Nel resto d’Europa ha funzionato.

In second’ordine si dovrebbe iniziare a riflettere sul circolo vizioso vittima-carnefice che gli ultimi eventi rischiano di incardinare nell’immaginario politico nazionale quando si parla di donne. Non è argomento secondario. E trovo davvero strano che il mondo della sinistra, che ha fatto la storia dell’emancipazione, sia caduto nella trappola della vittimizzazione di sé, del «guardate-cosa-ci-dicono» allineandosi al clichè lamentoso delle ragazze di Berlusconi: quelle che «non trovano più un fidanzato perché le trattano da prostitute», quelle che «le insultano dai palchi».

I commentatori del centrodestra, giustamente, gioiscono: chi la fa l’aspetti, si dicono, e magari non hanno neppure torto. Ma non si potrebbe trovare un altro modo, che non suoni lamentoso, di rispondere all’incarognimento misogino di un pezzetto di Paese? Non vi accorgete che la denuncia in forma di lagnetta ci riporta indietro, a una visione di stereotipata debolezza delle donne nello spazio pubblico? E che non serve a niente, anzi provoca una escalation di aggressività intollerante e cialtrona?

Nella nostra vicenda nazionale non mancano i modelli, e persino le icone che potrebbero essere da guida in questo passaggio e suggerire modalità alternative. Senza scomodare la politica e la storia, basta immaginarsi l’Anna Magnani dell’Onorevole Angelina. Ispirarsi a lei più che alle signorine dei Telefoni Bianchi non sarebbe sbagliato e rimetterebbe al posto loro molti idioti.

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Gennaio 23, 2014

50/50: una furbata “italica”

Uno può anche non essere d’accordo sul 50/50 allo scopo di femminilizzare i luoghi dove legifera o si decide -o almeno in liena teorica si dovrebbe decidere-, dai board aziendali al governo alle istituzioni rappresentative. Ma se il principio lo si assume, lo si fa davvero.

Vendere il 50/50 nelle liste bloccate dell’Italicum come un’effettiva femminilizzazione del Parlamento non è onesto. Che sia farina del sacco di Renzi, o di Berlusconi, o di entrambi, o che l’idea sia venuta in extremis ad Alfano, il giochino è piuttosto puerile.

Lo spiega bene l’amica Cinzia Romano, di cui sintetizzo il post:

“La nuova legge elettorale all’articolo 14 ter, comma b, afferma che le liste di candidati nei vari collegi dovranno essere formate da metà uomini e metà donne, pena la loro esclusione. Ma non è affatto detto che tale presenza la ritroveremo in Parlamento, anzi.

Si prevede infatti che, “non possono esservi più di due candidati consecutivi del medesimo genere”. Tradotto: se ai primi due posti in lista ci sono maschi, al terzo dovrà esserci una femmina. Che con ogni probabilità resterà fuori, visto che nella stragrande maggioranza dei collegi saranno i primi due candidati in lista di ogni partito ad essere eletti. E solo nei collegi più grandi, al massimo, si potrà sperare di eleggere un 30% di donne.

Al di là del giudizio che ciascuna e ciascuno dà sulla legge elettorale (liste bloccate più o meno lunghe, nessuna preferenza etc), colpisce come l’enfasi sulle liste paritarie, 50e50 venga di fatto smentita e svuotata nello stesso articolo che pure la proclama. Che vieta (giusto) le candidature multiple ma non obbliga  i partiti all’alternanza uomo donna né tra i capolista (se pure ci fosse, maliziosamente sono portata a pensare che alle donne verrebbero rifilati i collegi “a perdere”) né soprattutto nelle liste, unico modo per garantire una soglia di rappresentanza vicina al tanto declamato 50%.

Le donne, attraverso oltre cinquanta associazioni, si sono ritrovate nell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che da anni si batte ed elabora proposte che con qualsiasi sistema elettorale, possano garantire quella parità tra uomini e donne nelle istituzioni come prescrive l’articolo 51 della Costituzione. E anche le Parlamentari tutte (dispiace la non adesione delle donne del Movimento 5 stelle e di Fratelli d’Italia) hanno fatto un patto analogo fra loro e con le donne del Paese. Anche le donne di Se non ora quando, che partecipano all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, hanno fatto sentire la loro voce e le loro richieste.

Ancora più urgente la necessità per le elezioni europee che si svolgeranno a fine maggio. E’ venuta meno infatti la clausola (prevista solo per due tornate elettorale e quindi non per questa) che le liste garantiscano almeno la presenza del 30% per il genere meno rappresentato (le donne appunto) e in presenza di tre preferenze, nessun obbligo di “dividerle” tra i due generi come invece prescive la recente legge per le elezioni comunali che ha introdotto la doppia preferenza di genere. Una nuova legge per le Europee si impone quindi con urgenza, ancor prima di quella per il Parlamento”.

Come al solito, non puoi distrarti un attimo.

Arriva anche una presa di posizione dalle senatrici Valeria Fedeli (Pd), Alessandra Mussolini (Fi) e Laura Bianconi (Ncd)

“Il testo base di legge elettorale presentato nella serata di ieri, è del tutto deludente per quel che riguarda la rappresentanza di genere. Non viene, infatti, salvaguardato il principio antidiscriminatorio previsto dagli art.3 e 51 della Costituzione, articoli che sanciscono la pari dignità sociale dei cittadini e condizioni di eguaglianza nell’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive. Niente di tutto questo lo ritroviamo nel testo base del cosiddetto “Italicum”. Nonostante l’elemento positivo introdotto all’art.1, comma 9, ovvero l’inammissibilità delle liste che violano il principio di pari opportunità, la stravagante alternanza dei generi due a due maschera in realtà un ritorno al passato cancellando di fatto l’ unico elemento capace, come è noto, di garantire una reale rappresentanza.”
“Stando così le cose, per rendere realmente efficace il principio di pari opportunità nella rappresentanza politica è necessario introdurre un vincolo all’alternanza di genere uno a uno nelle liste e la medesima alternanza nei capilista. Immaginiamo, infatti, che andando a votare con questa legge risulteranno eletti soltanto i primi due nomi in lista, se non addirittura solo il primo. Insomma, quella presentata ieri è una formula del tutto inadatta con la quale rischiamo di perdere l’occasione di un cambiamento profondo: una democrazia realmente paritaria attraverso una legge elettorale che garantisca l’equità di genere”.
Qui la petizione da firmare, donne e uomini.

 

 

Politica Gennaio 22, 2014

Preferire le preferenze?

Ovvio che per i segretari di tutti i partiti le liste bloccate -ovvero niente preferenze– siano a dire poco una gran comodità. Meno ovvio che oggi molti eletti delle minoranze dei partiti, gente che finché è stata in maggioranza per le preferenze non ha mai manifestato alcuna passione, adesso le spasimino e siano pronti a dare battaglia: sanno bene di non poter godere del sostegno delle segreterie, e che se hanno una chance di rientrare è per quella strada.

Contrariamente a quanto si potrebbe credere l’espressione di preferenze non è affatto un dispositivo universale: nel mondo non sono molti i sistemi elettorali che la prevedono. Ma va anche detto che nel nostro Paese si esprimono preferenze sia alle elezioni amministrative sia alle europee: solo alle politiche, con il Porcellum, e ora con l’approvando Italicum, le liste sono bloccate.

Vero che lo strumento delle preferenze è molto ambiguo, impone ai candidati campagne elettorali costose e fratricide, tagliando fuori chi non se le può permettere -vale in particolare per le donne, in genere meno danarose degli uomini- o chi rifiuta di “investire” grandi somme di denaro lasciando intendere di contare su un ottimo rendimento futuro. E favorisce invece chi è ricco, o chi è sostenuto da lobby, gruppi di potere, clientele o perfino da organizzazioni criminali a cui una volta eletto dovrà rispondere. Ma è vero anche che una larga fetta dell’opinione pubblica intende oggi la possibilità di esprimere preferenze come una restituzione obbligatoria, indispensabile per una ripresa di dialogo con la politica “traditrice”, e come presidio contro il rischio che i nominati si ritrovino a rendere conto esclusivamente ai loro “benefattori”.

Il segretario del Pd Matteo Renzi dà la colpa a Silvio Berlusconi e al suo categorico “niet” sulle preferenze, e si impegna a garantire almeno per la sua parte politica il correttivo delle primarie (alcuni propongono di renderle obbligatorie per legge e per tutti i partiti). Non si può tuttavia sostenere che il risultato delle primarie, già sperimentate alle ultime politiche, sia stato entusiasmante, avendo favorito cordatine, padroncini di tessere e signorotti locali ai danni di possibili candidature civiche. Premiando quindi la fedeltà al partito ai danni del merito, con il risultato di selezionare una classe politica largamente incompetente, salvo onorevoli eccezioni.

Le questioni da considerare, quindi, sono parecchie. Non ultime le perplessità espresse da vari giuristi e costituzionalisti sul fatto che liste bloccate, ancorché brevi -5 o 6 candidature- interpretino lo spirito della sentenza recentemente espressa dalla Corte Costituzionale, e siano al riparo da eventuali nuovi ricorsi.

Fatta la somma di tutto questo, come la vedete?

Comunque votiate: siete per le preferenze? vi “basterebbero” primarie? o la questione non vi pare rilevante?

Se l’Italicum passasse così com’è, con liste bloccate, l’indizione o meno di primarie  sarebbe per voi un fattore decisivo per la scelta del partito da sostenere?