E rieccoci qui a parlare d’aborto.

L’appuntamento è per il 20 giugno. La Corte Costituzionale dovrà decidere se la legge 194 è anticostituzionale. La questione è stata sollevata da un giudice di Spoleto che ha negato l’interruzione di gravidanza a una minorenne, riferendosi a una sentenza europea del 2011 che dichiarava l’inviolabilità dell’embrione umano (sentenza che però si riferiva alla ricerca scientifica).

Secondo l’amica Marilisa D’Amico, costituzionalista, sono ottime probabilità che la consulta giudichi inammissibile il quesito (la ragazza ha avuto il permesso dei genitori e ha già abortito). E un conto è la ricerca, un altro l’interruzione di gravidanza. Ma se capitasse invece che la Corte decidesse di esaminare la questione, non c’è dubbio: le donne di questo Paese dovrebbero tornare a mobilitarsi in favore della legge 194, già sostanzialmente inapplicata e disattesa causa massiccia obiezione di coscienza.

Nessun dubbio anche sul fatto che di fronte al numero impressionante di femminicidi (siamo sulla settantina di casi in poco più di 5 mesi) e alla pervasività della violenza maschile, non è possibile sottrarsi alla stramobilitazione e all’impegno su questo fronte.

Ma ritrovarsi oggi a dover parlare di violenza e di aborto, che io oggi sia qui a scrivere di questo, come ieri ho scritto di violenza, è già una sconfitta, e va letta come tale.

Viviamo un  momento cruciale e potenzialmente “rivoluzionario” per la nostra democrazia. Che le donne, già vessate, indebolite e infiacchite dalla riforma del lavoro e delle pensioni e dall’assoluta mancanza di welfare debbano spendere le poche residue energie per difendere i minimi vitali (non morire d’aborto, non morire per mano di un uomo), sottraendone alla battaglia per la partecipazione al governo del Paese, fa gran comodo alla politica misogina.

Gli uomini ci stanno dettando l’agenda politica.

Corriamo grandi rischi. Se dopo aver proclamato l’obiettivo del 50/50 dovessimo portare a casa solo modesti risultati, com’è molto probabile in assenza di una forte e immediata iniziativa, il backlash, il contrattacco, potrebbe essere davvero terribile, con un attacco concentrico sul piano dei diritti.

Solo potendo contribuire a decidere le agende politiche porteremo a casa veri risultati sulle questioni che ci interessano: lavoro, welfare e anche violenza e aborto. Per questo dico che dobbiamo rimanere ben concentrate sul tema della rappresentanza.

Stanno facendo di tutto per distrarci. E ci stanno riuscendo

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