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movimento 5 stelle

Politica, questione maschile Aprile 5, 2013

Bambinoni

Dunque, mettiamo il caso: oggi mi telefona, che so io, Adriano Celentano. Io non lo conosco, non ci siamo mai parlati. Ma non dubito affatto che sia lui, nemmeno per un istante. Gli chiedo come sta Claudia, e poi gli spiffero tutti i fatti miei: mi capita questo, penso quello e quell’altro, il Tale è così, il Talaltro cosà. E quella faccenda? Guarda Adriano, è del tutto inutile.

L’atroce gaffe del professor Valerio Onida, saggio tra i saggi –ieri gli ha telefonato una pseudo-Margherita Hack per dirgli che questa cosa dei saggi le pare “una bischerata”, e lui ha convenuto: sì, è una cosa inutile, “serve a coprire questo periodo di stallo“, Berlusconispera di avere qualche vantaggio o protezione“, “è anziano, speriamo che si decida a godersi la sua vecchiaia“, e invece lui che ha la sua stessa età due anni fa voleva fare il sindaco di Milano- a molte donne probabilmente fa pensare che quando la parata virile non tiene più, quando la monumentale messa in scena scricchiola, gli uomini sono proprio dei bambinoni che giocano, e tutto l’immenso castello messo in piedi in millenni di storia appare come un giocattolone sul punto di andare in frantumi. La sensazione che si stia giocando ai soldatini -bellissimo gioco, ci giocavo anch’io, intorno ai 6 anni, avevo anche due rare soldatine- è ricorrente e non confortevole.

A proposito di telefonate burla: mi viene in mente il grande Cesare Musatti, decano della nostra psicoanalisi. Lui sì, l’ho conosciuto, poco prima che ci lasciasse. E mi aveva detto che tra i privilegi della vecchiaia c’era quello di poter impunemente giocare. Lui per esempio adorava gli scherzi telefonici.

Intanto proprio questa mattina in qualche località segreta -anche qui, sembrano le avventure di Huckleberry Finn- il Movimento 5 Stelle incontra Beppe Grillo, deus ex machina, per rimettere a punto la linea (ma i dissidenti non partecipano). Mi permetterei, se posso, di far presente questo: nella vita associativa umana, quando è libera, le situazioni a dissenso-zero non esistono. C’è sempre qualcuno che scarta -per i più nobili, o anche per i più ignobili motivi-. Tanto vale quindi dare per certa l’esistenza del dissenso e provare a vedere se si trova qualche sistema meno grossolano del pugno sul tavolo per venire a una linea condivisa. Mi permetterei altresì di ricordare che nel suo “Manifesto per la soppressione dei partiti politici”, più volte menzionato da Grillo come fonte di ispirazione, Simone Weil dice che nella nuova situazione gli eletti si assocerebbero e si dissocerebbero secondo il gioco naturale e mobile delle affinità, e non dice affatto che dovrebbero muoversi intruppati e in blocco. Perché poi quello sarebbe un partito. Anzi, il peggiore dei partiti.

Cerchiamo di crescere. Tutti.

Politica Marzo 29, 2013

#Governo: extreme consulting

Non tengo affatto fede ai miei buoni propositi. L’ansia politica mi divora, in questo freddissimo venerdì di passione. Il Presidente li sta risentendo tutti, e le cose da dire sarebbero molte: su Berlusconi che dice di volere un governo solo politico e non tecnico, in modo da poter andare al voto prima possibile: la paura sta spingendo il Paese destra, come da copione, e il Pdl cresce; sul Pd letteralmente nel panico da rischio implosione; sui 5 Stelle che cominciano a misurarsi con il fatto che la strategia puri-e-duri potrebbe non pagare, anzi, potrebbe costare voti sonanti; su Renzi che scalda il motore, passando da Maria De Filippi, per la presumibile vittoria d’autunno (guardate qui).

Di cose ne dico solo un paio. Una su Renzi, e una sui 5 Stelle.

Su Renzi. Dopo quella che potrebbe essere l’amara fine politica di Bersani -gli errori, purtroppo, dal trionfo delle primarie a oggi, sono stati tanti, dall’aver rallentato il rinnovamento all’essersi ostinato su una sua premiership che aveva pochissime chance, irritando il Paese con un'”esplorazione” durata troppo a lungo- anche i più severi detrattori di Renzi si stanno arrendendo al fatto che per il Pd la carta vincente è lui. E che vincerebbe, scusate il pasticcio, proprio perché è un natural born winner, un vincitore nato, capace di sparigliare gli schieramenti e di oscurare definitivamente la stella fatalmente al tramonto di Berlusconi, prendendosi anche un bel po’ del suo elettorato e infiacchendo i 5 stelle. Sarebbe un altro Pd, certo. Ma sarebbe forse l’unico Pd che oggi potrebbe vincere.

Sul M5S. Le cose da dire sarebbero molte. Attendiamo l’esito dell’incontro con il Presidente. Ma una può essere detta a prescindere. Quello che, a mio parere, è mancato ai 5 Stelle, è un po’ di mitezza. Quella aggressività a tutto campo, quelle facce dure, quelle dichiarazioni sempre contro, hanno finito per danneggiarli forse anche più del loro oltranzismo anti-partito. Che sia stato per l’imprinting -il sarcasmo feroce di Beppe Grillo- o per il fatto che si tratta di un web-movimento -la rete è violentissima, chiunque la frequenti lo sa-, quell’estremismo verbale, quella maschera feroce sono stati un boomerang.

La rabbia è un sentimento preziossimo, un  carburante formidabile. Ma presa la spinta, dalla rabbia si deve saltare fuori, o la sua distruttività finisce per distruggere anche te.

E ora disponiamoci in paziente attesa. Ancora qualche ora per sapere.

Politica Marzo 26, 2013

Un governo quasi-5 Stelle?

Domattina, alle 10, in streaming, l’incontro tra Pierluigi Bersani esploratore e il M5Stelle. Comunque una bella cosa. Può essere che -dico: può essere, non che certamente è- tolta la diretta, ci siano luoghi in cui vengono dette le cose che devono essere dette, al riparo da orecchie indiscrete. Ma assistere in tempo reale ai colloqui per un governo tra le due principali forze politiche del Paese è già un bel passo avanti, e io lo apprezzo molto, fatta la tara di quel poco di demagogia.

Qualcuno dice che Bersani si presenterà massimamente disponibile: non, cioè, semplicemente a chiedere “datemi la fiducia”, ma disposto a dire “diamo la fiducia insieme a un governo che metteremo in piedi insieme, indicando i punti da realizzare e anche i nomi insieme, compreso quello del premier, da scegliersi fuori dai partiti”. In sostanza: dite voi chi e che cosa volete. Un’offerta che non si può rifiutare, o che è molto molto difficile rifiutare senza mettersi nei guai. E se è vero che l’idea di un governo Pd è sostenuto dalla maggioranza degli elettori a 5 Stelle, l’idea di un governo quasi-5 stelle piacerebbe loro, a anche a molti altri, assai di più.

Insomma, io sarei fiduciosa, e quando dico fiduciosa indico il fatto che mai come ora quello che capita nelle nostre istituzioni rappresentative interferisce con i miei ritmi e con il mio umore quotidiani, entra a fare parte della mia vita, è carne delle mie ossa. Ci sentiamo tutti un po’ così, credo.

E giuro, signor Grillo: io non sono un troll, non parlo per conto di nessuno, non sono mandata a dire. Sono una=uno, tremo per i nostri ragazzi, e spero che lei mi creda.

Politica Marzo 23, 2013

Rosario! Perché non ci abbiamo pensato?

Determinato. Coraggioso. Un bellissimo sorriso che dice tutto. Capace di cura. Formidabile amministratore. Poeta, polemista, intelligente, teatrale, una vaga somiglianza con il grande attore Carlo Cecchi. Paterno e materno. Visionario e concreto. Antico come la Sicilia, e modernissimo. Vagamente irredentista. E avrà pure un sacco di difetti, e sbaglierà pure un sacco di cose, ci mancherebbe altro.

Via le province, taglio degli enti inutili -ultimi, in ordine di tempo, quelli della formazione, che servono prevalentemente a foraggiare i partiti e gli amici degli amici, basta con la misoginia della politica e impegno per la doppia preferenza di genere, stop al Muos, il super radar americano: sarà anche per il pressing 5 stelle –il M5S gli fornisce un cospicuo appoggio esterno– ma il governatore Rosario Crocetta va come un treno, blindato da una scorta giorno e notte dopo essere scampato a un attentato mafioso.

Sarà anche il momento sbagliato per pensarci, mentre Bersani esplora la possibilità di mettere insieme un governo. La si potrebbe tenere come carta di riserva, sarebbe forse anche un colpo di teatro, un guizzo di fantasia, un azzardo, una follia. Ma l’idea di Crocetta premier alla guida di una maggioranza Pd-M5S è molto solleticante.

Anzi, io la metterei così: che fossero i 5 Stelle a farla circolare, e che il Pd la assumesse- E poi magari succede il miracolo.

Quando c’è la volontà politica, la strada si trova.

Che cosa ve ne pare?

esperienze, Politica Marzo 22, 2013

Demagogia partecipata

In queste ore toste per il Paese, c’è una sòla che non tollero più di contribuire a tenere in piedi: l’idea di democrazia partecipata. Forse piano piano si arriverà a costruire qualcosa del genere. C’è da osservare attentamente quello che farà il Movimento 5 Stelle. Ma finora ogni promessa di democrazia partecipata è stata bellamente disattesa, con grave disillusione di chi ci aveva creduto.

Per esempio Milano e la sua “primavera arancione”, che di questa retorica si è ampiamente nutrita. Tolta la buona volontà di quei pochi e di quelle poche che continuano ad alimentare il sogno (penso, ad esempio, alla consigliera Anita Sonego e ai suoi tavoli delle donne, sulla cui efficacia tuttavia andrebbe aperto un discorso), di partecipato non c’è un bel tubo, se non il rammarico di dover semplicemente incassare decisioni già assunte.

Non c’è democrazia partecipata sul bilancio, sulla visione della città, sulle scelte di indirizzo, su Expo. Non ci sono incontri periodici con i cittadini -a parte i commossi bagni di folla in corso di campagna elettorale-. Non c’è chiarezza partecipata su scelte importanti come i rimpasti di giunta, e gravi come quella di liquidare in poche ore un assessore che stava lavorando tanto e bene: scelta in realtà maturata da molto tempo, si è solo colta l’occasione dell’ultima “finestra” disponibile. Si è cominciato con le sedute di consiglio su megascreen in piazza e si è finiti con un consiglio comunale che lamenta di non contare più di quanto contasse durante la giunta Moratti, allora stigmatizzata per il suo stile oligarchico.

Le esperienze civiche languono, i comitati dei cittadini si sono estinti per sfinimento. C’è solo il grande e consolatorio buzz della rete di cui tutti allegramente se ne sbattono. Ma la retorica della “democrazia partecipata” è ancora viva e vegeta, pernicioso trompe l’oeil. Sgombriamo il campo da queste fantasie romantiche e guardiamo in faccia, da cittadini adulti, la realtà.

Politica Marzo 16, 2013

La zampata di Bersani

Non so se sia stata tutta farina del suo sacco, anzi si sa per certo che dietro la decisione di presentarsi a sorpresa con le splendide candidature di Laura Boldrini e di Piero Grasso, c’è il lavoro notturno e indefesso dei “giovani”, da Civati a Orfini, per dissuadere il segretario dal presentarsi alla Camera e al Senato con candidature “di apparato”, come quelle di Anna Finocchiaro e Dario Franceschini, bissando l’errore di quelle liste piene di derogati e notabili messe insieme dopo le primarie.

Ma la decisione alla fine l’ha presa Bersani e ci deve essere voluta non poca forza. E quella forza ha pagato, anche con il Movimento 5 Stelle, che non ha potuto permettersi il lusso di far cadere Piero Grasso. Dimostrando che effettivamente “uno vale uno”, e che nessun diktat -che peraltro non risulta- può fermare il buon senso. Movimento 5 Stelle che ha dato una bellissima e decisiva spinta al rinnovamento: il risultato di oggi è anche -per alcuni soprattutto- suo.

Se l’operazione potesse ripetersi anche per la presidenza del Consiglio, con alcune variabili significative, saremmo a cavallo: Bersani che rinuncia alla premiership -continuerebbe a non avere alcuna chance- per fare un’altra offerta che non si può rifiutare, proponendo un candidato/a premier di assoluta eccellenza. Meglio ancora, proponendo ai 5 Stelle: il nome -o la rosa di nomi-, della stessa tipologia di Boldrini e Grasso, fatelo voi, e noi lo valuteremo.

E’ troppo? Può essere. Ma qualcuno avrebbe mai potuto immaginare, ieri sera, una giornata come quella di oggi?

E si può sprecare, tanto ben di Dio?

p.s. domenica mattina: Hey, Pigi. E se generosamente proponessi Boldrini per la Presidenza del Consiglio, vista la straordinaria accoglienza?
(per la Camera si trova qualcun altro).

media, Politica Marzo 8, 2013

Caro Presidente dei giornalisti

barbara d’urso e il finto grillino

 

Caro Presidente Enzo Iacopino,

detto tra colleghi: non è bello, no, sentirsi dare dei “lupi“, dei pennivendoli e dei venduti, soprattutto se sei fra quelli che hanno sempre svolto la professione meglio che hanno potuto, con onestà, dignità e rispetto della deontologia. Perciò ti comprendo bene, quando avverti Beppe Grillo che “questo suo continuo insultare i giornalisti non è degno di un uomo che dice di voler moralizzare la vita pubblica”.

Sparare nel mucchio non è mai una scelta saggia, perché poi i primi a parlare di “casta” sono stati Sergio Rizzo e Gianantonio Stella, e se in questi anni è maturata una coscienza collettiva sulla corruzione, sugli sprechi e sulle ingiustizie, è stato soprattutto grazie al lavoro coraggioso, puntuale e tenace di tanti colleghi. Il nostro lavoro, quando è ben fatto, è garanzia di libertà per tutti. E, come ho già detto più volte, non mi dispiacerebbe che Beppe Grillo, dopo lo straordinario exploit del suo Movimento, decidesse di adottare un linguaggio più consono al ruolo di responsabilità che ha assunto.

Non possiamo nasconderci tuttavia il fatto che l’accoglienza riservata da molta stampa ai nuovi “marziani a Roma”, i neoparlamentari del Movimento 5 Stelle, non è stata una gran prova di professionalità. Cittadini liberamente eletti da altri cittadini -un quarto degli elettori, a voler essere precisi, tra loro anche molti giornalisti- e comprensibilmente spaesati in mezzo alla selva di flash e di telecamere, sono stati messi alla gogna, ridicolizzati, sbeffeggiati, passati ai raggi X con intento aprioristicamente demolitorio. Tutti in cerca dello scoop, della gaffe, dello svarione, del particolare bizzarro -un ingegnere elettronico o un docente universitario che si prestano generosamente alla politica, in uno spirito da civil servant, lo sappiamo bene, sono decisamente meno divertenti da raccontare dello studente che parla un po’ goffamente dei microchip sottopelle- quando invece quello che sta capitando meriterebbe ben altra attenzione e uno sguardo acuto e libero da pregiudizi. Peraltro le biografie degli eletti, ed è una cosa alla quale non siamo abituati, sono online da mesi, a disposizione di tutti: se davvero vogliamo raccontare chi sono, questi “marziani”, basta andare umilmente a guardare.

Perciò, caro Presidente, invitiamoci a un lavoro più rispettoso, attento e davvero utile al nostro Paese, che oggi ha bisogno del massimo impegno di tutti. E casomai rivolgiamo tutta la nostra attenzione critica a chi, svolgendo (abusivamente?) la nostra professione e godendo di ampia visibilità, offre del lavoro giornalistico un’immagine davvero degradante. Dopo l’impressionante “intervista” al suo datore di lavoro Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale, la signora Barbara D’Urso, spregiudicata e pronta a tutto per qualche decimale di share,  si è esibita l’altro giorno su Canale 5 nel falso scoop del collegamento con il “finto” grillino. Un’offesa grave per Grillo, per il Movimento 5 Stelle, per i telespettatori, per la politica e per la nostra categoria professionale.

Poi non ci si stupisca del fatto che Beppe Grillo rifiuta e inibisce ogni contatto con i giornalisti italiani.

Auspicherei al riguardo un tuo severo richiamo.

 

Politica Marzo 3, 2013

Un governo “a progetto”: parla Civati

 

Se un dialogo ci fosse, il neodeputato Giuseppe Civati detto Pippo sarebbe uno dei pochi rappresentanti del Partito Democratico a poter dialogare con il Movimento 5 Stelle: per oggettiva convergenza su molti temi, e per avere da sempre considerato i grillini interlocutori politici a pieno titolo. La sua ipotesi è quella di un “governo a progetto” appoggiato dai 5 Stelle.

“Non si può pensare di procedere con i soliti schemi” dice. “Ovvero: prima si trova una maggioranza a tavolino e poi la si riempie di contenuti. Il quadro si è rovesciato. Meglio, è stato rovesciato dagli elettori. Non essendoci una maggioranza chiara, si individuino le priorità, ovvero quei punti che escono con maggiore chiarezza dal voto, e si discutano con la massima trasparenza. Se l’accordo su quei 5 o 10 punti si trova, allora c’è anche una maggioranza per fare un governo. Mi pare invece che il Movimento 5 Stelle mitizzi un po’ l’idea della “fiducia”. Dare la fiducia a un governo non significa sposarsi, significa fare un accordo a termine. Giusto per il tempo che serve a portare a casa le riforme condivise. Alla fine si tirano le somme, e si vede come andare avanti”.

Sta parlando dei punti di Bersani?

Sto parlando dei miei punti. Pubblicati e ampiamente argomentati un anno fa, e non il giorno dopo le elezioni: legge sul conflitto di interessi, nuova legge elettorale, legge contro la corruzione, riduzione delle spese militari, cancellazione dell’Imu sulla prima casa fino ai 500 euro, reddito di cittadinanza, revisione della spesa, riforma del sistema bancario, sostegno all’economia con incentivo al microcredito e abbassamento delle tasse su chi lavora e produce, e ovviamente riforma della politica, con riduzione di compensi e indennità per parlamentari e ministri e tetto massimo per gli stipendi dei manager”.

Non mi pare siano diventati centrali nella campagna del Pd.

“Nemmeno a me, purtroppo. Ma su buona parte di questi punti, se non su tutti, con i 5 Stelle la convergenza c’è”.

C’è consapevolezza, nel Pd, degli errori commessi nella gestione del patrimonio-primarie?

“Molti hanno capito. Altri invece sostengono di non aver condiviso l’impostazione della campagna elettorale: curiosamente proprio quelli che sono andati di più in tv, e che questa campagna l’hanno fatta in prima linea… E poi ci sono quelli, come me, che hanno tentato di lanciare messaggi “stellari”, con scarso successo”.

Oggi la sua impostazione è condivisa nel partito?

“Molto, tra gli elettori. Tra i dirigenti le posizioni sono le più varie. I più giovani sono convinti della necessità di un progetto alto e a termine. Per il resto si va dal Monti-bis, al governo del Presidente, all’ “inciucione” Pd-Pdl: e se i toni del confronto continueranno a essere quelli di oggi, il rischio che si concretizzi questa ipotesi è piuttosto alto”.

Che segnali arrivano dai 5 Stelle?

“Vedremo l’esito dei loro incontri. Sostanzialmente c’è una tendenza costruttiva e una più distruttiva, tanto peggio-tanto meglio. Ma se si dovesse tornare al voto, l’esito sarebbe insondabile: i 5 stelle potrebbero fare il pieno oppure ridimensionarsi. Potrebbe vincere Berlusconi. Oppure noi… Il quadro è molto mobile. Per questo dai 5 Stelle mi aspetto segnali chiari, e massima serietà: dicano che cosa intendono fare. Anche solo per cambiare la legge elettorale un governo serve”.

In che tempi si chiarirà il quadro?

“Nel giro di un paio di settimane, suppongo. Quando ci vedremo per la prima volta in Parlamento, il 15 marzo, sapremo dove si va a parare. Se tutti rimangono fermi sulle loro posizioni, il presidente Napolitano darà un incarico in base alla congruità dei programmi”.

Si fa il nome di Giuliano Amato

“Poi lo voglio vedere tagliare i costi della politica, con una pensione che supera i 31 mila euro al mese!”.

Me ne fa qualche altro?

Fabrizio Barca. O Stefano Rodotà. Entrambi molto stimati. Ma io penso che il primo a provarci dovrebbe essere il leader dello schieramento che ha vinto le elezioni, come capita in ogni Paese civile. Ovvero Pierluigi Bersani”.

Qualcuno auspica l’incarico a un giovane o a una donna, come segno di forte discontinuità.

“Purché chiunque venga incaricato dimostri coraggio e senso di responsabilità. E non faccia prevalere ragionamenti di convenienza personale, o la paura di essere bruciato”.

Si riferisce a Matteo Renzi?

“Mi riferisco a chiunque, uomo o donna, sia incaricato dal Presidente. In sostanza, tutto ruota intorno a due cardini: niente snobismi nei confronti di nessuno; e un po’ di rigore da parte di tutti gli attori, altrimenti si rischia di dover tornare al voto. E ribadisco: a vantaggio di chi è tutto da vedere”.

 

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica Marzo 3, 2013

Hitler Unchained

 

l’Hitler in ginocchio di Cattelan

 

Da qualche giorno la rete è intasata da discorsi di Hitler. Non so da dove li vadano a pescare, se da “Mein Kampf” o cosa. Non si tratta di spamming o di propaganda neo-hitleriana: è gente di sinistra che citando Hitler intende dare dimostrazione del fatto che Grillo è senza dubbio un suo epigone.

Il primo risultato è che ci sono discorsi di Hitler dappertutto, e questo è un male in sé. Ma la cosa impressionante e scellerata è che chi cita Hitler a proposito del Movimento 5 stelle, sta attivamente desiderando e auspicando che il Movimento 5 Stelle vada in quella direzione. Incredibile.

Etty Hillesum ci ha ampiamente spiegato, e a prezzo della sua stessa vita, che un pezzetto di Hitler ce lo portiamo dentro tutti (leggete l’edizione integrale del suo “Diario”, finalmente disponibile da Adelphi): si tratta di minimizzarlo, confidando nel fatto che il male non può mai essere assoluto, ed è questa la sua rabbia, si tratta di dare spazio al bene, e di “aiutare Dio” che ha casa in noi e negli altri.

Aiutiamo Dio, allora, e facciamo in modo di massimizzare il bene che c’è in tutti e ovunque, e ce n’è molto nel Movimento 5 Stelle. E non divertiamoci a spingere verso il peggio, perché è un gioco violento e pericoloso.

In un incontro ieri alla Libreria delle Donne di Milano, qualcuna ha parlato della situazione politica usando la metafora domestica e femminile della “pentola che bolle”. Ecco: in questa pentola ognun* di noi ci metta a cuocere il meglio che ha in dispensa, portando tutte le cose buone di cui dispone e offrendole alla comunità.

E basta con queste orribili sciocchezze.

Re-incateniamo Hitler.

Restiamo umani.