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movimento 5 stelle

Donne e Uomini, Politica Marzo 2, 2013

Beppe Grillo? No: Simone Weil

 

“I partiti sono organismi costituiti in maniera tale da uccidere nelle anime il senso della verità e della giustizia… Il fine primo e, in ultima analisi, l’unico fine di qualunque partito politico è la sua propria crescita, e questo senza alcun limite… Ogni partito è totalitario in nuce… Se si affidasse al diavolo l’organizzazione della vita pubblica, non saprebbe immaginare nulla di più ingegnoso… La soppressione dei partiti costituirebbe un bene quasi allo stato puro… La democrazia, il potere della maggioranza non sono un bene. Sono mezzi in vista del bene”.

Al posto dei partiti, libere candidature in cui “i candidati non direbbero agli elettori “Ho questa etichetta”… ma “penso tale, tale e tale cosa riguardo a tale, tale e tale grande problema. Gli eletti si assocerebbero e si dissocerebbero secondo il gioco naturale e mobile delle affinità… Fuori dal parlamento, dato che esistono riviste di opinione (o blog, social forum, associazioni culturali etc, ndr), si creano intorno ad esse, in modo naturale, altrettanti circoli… Naturalmente esisterebbero i partiti clandestini. Ma i loro membri avrebbero cattiva coscienza… Non potrebbero fare alcuna propaganda in nome del partito… Un esame attento non sembra lasciar intravedere nessun inconveniente di nessun tipo legato alla soppressione dei partiti”.

Beppe Grillo? No: Simone Weil, 1950 (“Manifesto per la soppressione dei partiti politici”).

 

Donne e Uomini, giovani, Politica Febbraio 27, 2013

Piddini e Grillini? No: Piddine e Grilline!

Laura Bottici e Sara Paglini, senatrici 5 Stelle elette a Carrara

Poiché, come saprete, tendo per biochimica al mezzo-pieno, in questo gran disordine sotto il cielo vedo molte opportunità a portata di mano. E vedo soprattutto un Parlamento stra-ringiovanito -se non sbaglio, il Parlamento più giovane d’Europa: noi! vi rendete conto? da sempre oppressi dalla gerontocrazia! noi, come dopo le primavere arabe, e senza violenze!– e femminilizzato: dal 20 al 30 per cento, decisamente più in linea con le medie europee.

Ma la cosa pazzesca, e anche un po’ comica, è la seguente: centrosinistra e 5 Stelle (ovvero il presumibile governo di minoranza + eventuale sostegno esterno: c’è una fortissima spinta della base in questo senso) portano in Senato 66 donne su 177 eletti contro le 17 su 130 del centrodestra + Monti. E alla Camera 148 donne su 448 deputati contro 16 su 169 del centrodestra + Monti (tutte le analisi qui).

In buona sostanza, quasi tutte le donne stanno a sinistra (+ Grillo) contro un centrodestra supermacho! Il che femminilizza potentemente l’eventuale dialogo tra centrosinistra e 5 Stelle. Meglio ancora, diciamolo così: le donne hanno la grande possibilità di tenere il mazzo della nostra politica (come lo tengono nella vita reale) imponendo temi, priorità, agende.

Se sapranno lavorare insieme, stringendo un patto che moltiplichi la loro forza contrattuale nei rispettivi partiti, potranno rivoluzionare la politica, e cambiare il Paese (se poi sapranno coinvolgere sui loro temi i giovani maschi, capaci di riconoscere l’autorità femminile, sarà l’en plein!).

Non perdano questa grande occasione!

 

Politica Febbraio 19, 2013

La Milano di Grillo

 

Mi pare che non ci sia molto da aggiungere a quello che vedete qui sopra. Il Movimento 5 Stelle è quasi certamente il secondo partito, e manca ancora piazza San Giovanni. Piazza Duomo piena di giovani. Presenti le tv di tutta Europa, dalla Gb alla Grecia. Dario Fo dal palco dice che gli ricorda una piazza del Dopoguerra, e supplica: “Vi prego, non mollate”.

(la piazza dall’alto guardatela in questo filmato)

ultim’ora, 21 febbraio ore 16.40:

Parte dei voti a Grillo non sono rilevati dai sondaggi:
lo votano e non lo dicono

http://affaritaliani.libero.it/roma/chi-vota-grillo-non-lo-dice-la-politica-morta-in-diretta-tv-21022013.html?refresh_ce
Politica, Senza categoria Febbraio 18, 2013

Movimento 20 Stelle

La piazza straripante per Grillo a Torino, che vedete qui sopra -la composta, sabauda, atarassica Torino, che noi milanesi stralunati ed estroversi da sempre fatichiamo a capire – dovrebbe aver sciolto ogni riserva di dubbio: che arrivi al 18, al 20 o anche oltre, il Movimento 5 Stelle entrerà in Parlamento alla grande, terzo o forse secondo (io credo) partito. Il che comporta senz’altro una cosa: non sarà più possibile pensare di cavarsela dileggiando, minimizzando o intasando la rete di rumours e notizie tossiche. L’ultima, stamattina, sul fatto che i 5 Stelle sarebbero contro la legge 194 sull’aborto: dal sito non risulta, ma alcune dichiarazioni della capolista al Senato nelle Marche, Serenella Fucksia, autorizzerebbero dubbi in questo senso.

In attesa che Fucksia chiarisca, ribadirei questo: con quella forza politica, con i suoi parlamentari eletti ci si dovrà misurare, e già da tempo il buon senso suggerirebbe di abbandonare il piano dei gossip e dei veleni per mettersi sul piano del confronto reale. La piazza di Milano (domani in Duomo alle 18.30) sarà molto significativa.

La litania più insistente recita che il Movimento 5 Stelle è un movimento di protesta e non di proposta: il che non corrisponde al vero. Il programma dei 5 Stelle, che potrà piacere o non piacere- è online da molti mesi. Puoi essere d’accordo o non d’accordo sul reddito minimo di cittadinanza o sul no-Tav, ma le posizioni sono molto chiare. La vera nebulosa -forse è un mio problema, ma non credo- riguarda i meccanismi di democrazia interna: non ho ancora ben capito come ci si regolerà per stabilire le posizioni del movimento, eventuali alleanze o convergenze programmatiche e così via. Una volta lì dentro, poi, protesta e ostruzionismo non basteranno più. L’altra cosa che non mi è chiara -ma data la configurazione dei 5 Stelle forse non è primaria- è chi sarebbe il candidato premier. C’è un altro dubbio, che ha a che fare con il nostro digital divide: se, com’è stato nel caso delle Parlamentarie, la maggior parte della vita interna del movimento si svolge online, le decisioni vengono prese lì e così via, questo taglierebbe fuori molti cittadini che non sono in rete.

Quello che colpisce, a pochi giorni dal voto -pur tenendo conto delle necessità della competizione- è l’asprezza dei toni, andata e ritorno. Grillo, che dovrebbe forse cominciare a mostrare la sua faccia meno urlata e più “di governo”, ma anche i suoi competitor, che insistono a trattare una forza politica con un enorme seguito come se avesse ancora di fronte un comico pazzo + 4 amici.

Dal 26 febbraio, la musica dovrà cambiare. Per il nostro bene, dico.

ambiente, Politica Febbraio 8, 2013

Un Pd a 5 Stelle?

 

Il Movimento 5 stelle dice che non intende farsi intruppare in alleanze: giusto, anch’io al posto loro farei così. Venderei carissima la pelle dopo il trattamento che gli è stato riservato. Il vicesegretario del Pd Enrico Letta ha detto: piuttosto che votare Grillo, meglio il Pdl. Ok che lì ci ha lo zio, ma anche dal punto di vista del Pd mi pare smodato. Suppongo che nel frattempo sia stato costretto a cambiare idea, visti gli effetti dello Tsunami tour: ogni sondaggio dice la sua -si va dal 15 a oltre il 20 per cento-ma tutti concordano sul fatto che con ogni probabilità i 5 stelle saranno il terzo partito del Paese.

Da oggi sondaggi non ne vedremo più, ci arriveranno solo rumours dalle rilevazioni dei partiti. Sentiremo qualche altra #propostachoc, scrutereremo i fondi del caffè per capire dove andranno i tantissimi voti degli incerti: qui dall’Ohio posso dirvi che non ce ne sono mai stati tanti, e che probabilmente l’incertezza dei più si protrarrà fino al 24 mattina.

Ma sul fatto che il Pd sarà il primo partito, il Pdl il secondo e i 5 stelle il terzo ormai sembrano esserci pochi dubbi. E osservando il ricco e articolato programma di Beppe Grillo, a forte impronta green, le probabilità di convergenze programmatiche con il Pdl appaiono molto scarse. Qualche possibilità, e forse necessità di dialogo in più con il Pd.

Può essere molto utile guardare all’esperienza siciliana: per governare il piddino Crocetta ha bisogno dei 5 stelle. E i siciliani non sembrano scontenti della cosa, se è vero che proprio in Sicilia Grillo farà il suo en plein. Vista alla distanza, quella tra il Pd e i 5 Stelle in Sicilia è una relazione complicata ma feconda, interessante proprio per il fatto di costringere il Pd, sempre molto ambiguo sui temi ambientali (in certe regioni, come in Liguria, il Pd è il vero devastatore del territorio) a farci più strettamente i conti. Se si crede, io lo credo, che l’ambiente è il “core” politico, il tessuto connettivo di tutte le possibili buone riforme in tema di economia e di sviluppo, non si può che spingere a favore di questo dialogo.

Si tratta di mettere tutta la buona volontà politica per riuscire a smussare gli angoli. E da parte del Pd, di conferire ruoli di peso, in un eventuale futuro governo a guida Pd, a figure come quelle di Laura Puppato, Pippo Civati e Monica Frassoni (candidata Sel) che hanno già dimostrato competenza e impegno sui temi della green e blue economy, che godono della stima dei grillini, e su cui si potrebbe incardinare un dialogo programmatico.

Aggiornamento del 22.o2.13, ore 9.20:

come volevasi dimostrare… leggete qui

 

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Dicembre 7, 2012

Più donne che uomini per i 5 Stelle. Sono i primi

Paola Carinelli, stravotata da Movimento 5 Stelle in Lombardia

Non credo nella santità di Grillo e dei 5 Stelle (nemmeno la pretendo, peraltro), ma non credo nemmeno nel “pericolo 5 Stelle”. Molti punti del programma, specie sui temi ambientali, mi soddisfano pienamente. D’altro canto mi piacerebbe vedere meglio oliati i meccanismi di democrazia interna.

Non approvo perciò l’imbarazzo di molte/i che non sanno come maneggiare la notizia che su 31 capilista eletti con Parlamentarie, 17 sono donne (il 55 per cento). Per me è un’ottima notizia, che merita il massimo rilievo. Per la prima volta nella storia di questo Paese, un movimento politico si presenta all’elettorato con teste di lista più femminili che maschili (poi vedremo il resto delle liste, ma mi pare un’ottima premessa).

Il che significa almeno due cose:

1. non è vero che il Movimento 5 Stelle è misogino

2. quando a scegliere sono i cittadini e non i maschi che dirigono i partiti, le donne passano e alla grande e non servono quote o altre azioni antidiscriminatorie, perché cittadine e cittadini credono nella loro competenza, nell’onestà e nella concretezza, e l’innovazione non può prescindere dalla femmilizzazione .

Dico anche una terza cosa: non ho mai pensato che con il Movimento 5 Stelle non sia possibile ragionare. Non capisco perché dovrebbe andare così, e in base a quale principio funzionerebbe questo ostracismo preventivo. Apprezzo molto quei politici, come Laura Puppato (che lo dice qui), Pippo Civati e Rosario Crocetta, che non aderiscono a questa posizione chiusurista.

Nel suo libro “La rivendicazione della politica” (Fuorionda) Civati parla della necessità di comprendere quella “iperdemocrazia” opponendosi a etichettature frettolose e difensive (“i fascisti del web”) e adottando una logica inclusiva.

Non so se i 5 Stelle hanno tutta questa voglia di farsi includere. So che mi piacerebbe vedere in opera una collaborazione programmatica, che è possibile su molti punti. E so che quelle 17 donne su 31 sono un fatto certo, che saluto con grande interesse.

Sperando che i partiti seguano l’esempio.

leadershit, Politica Novembre 23, 2012

Contro il “voto utile” (non è tempo di nasi turati)

Chi domenica voterà alle primarie del csx (ci si può preregistrare qui) lo sa:

c’è una forte pressione per il cosìddetto “voto utile”, concentrato sui duellanti Bersani e Renzi. Anche chi si riconosce maggiormente negli altri competitor, Puppato, Tabacci e Vendola, viene invitato a “non disperdere il voto” e a schierarsi di qua o di là.

Spiego perché questo supposto “buon senso” non mi convince affatto:

1. CENTRO E PERIFERIA   Questo iper-realismo diminuisce la ricchezza del voto e ostacola il cambiamento, che arriva sempre dalla “periferia”.

2.  VOTO “CONTRO”   Una quota considerevole di consensi per l’uno o l’altro dei principali competitor è un voto “contro”: voto Renzi non perché mi convinca, ma per fare fuori Bersani; voto Bersani non perché lo considero il più adatto alla premiership, ma perché devo arginare Renzi. I conti interni al partito rischiano di prevalere, ma il senso vero delle primarie è la scelta del possibile premier. Votare contro, o secondo queste logiche, fa scivolare in secondo piano il bene del Paese, che dovrebbe invece rimanere la stella polare.

3. THE WINNER IS…   Il vero vincitore del dibattitone su Sky -parere unanime- è stato il confortevole senso di squadra, l’idea di un team che tiene insieme le differenze in vista di un progetto unitario. Chi ha seguito in tv -io ero in studio- è andato a letto contento per avere visto non risse ma un costruttivo confronto di idee. Corrispettivamente, la vera vincitrice delle primarie deve essere la squadra. Ma quanto più il voto sarà polarizzato, tanto meno squadra avremo e tanto più “uomo solo al comando”, soluzione da sfuggire come la peste. L’offerta di “uomini soli” e di poche idee al comando dovrebbe bastarci e avanzare.

Il modo in cui ognuno di noi può contribuire al bene comune è portare autenticamente se stess*.Solo così il voto non è inutile.

Non è questo il tempo dei nasi turati.

p.s. Aggiungo un’altra considerazione, credo abbastanza “utile”. Parlando di governabilità, e osservando un Movimento 5 Stelle che tallona il Pd, potrebbe essere necessaria una o qualche figura del csx in grado di dialogare, almeno programmaticamente, con gli eletti di Grillo. Molto difficile che questa figura sia Bersani. Figuriamoci Renzi. Qualche possibilità, forse, per Vendola. Molte di più per Puppato.