Browsing Tag

primarie

Politica Ottobre 26, 2012

Regione Lombardia: ma Civati no?

Io, da povera donnina quale sono, non ho ben capito come mai Bruno Tabacci, già assessore milanese al Bilancio -al momento, forse lui spera definitivamente, ha rimesso le deleghe- nonché parlamentare, si voglia candidare dappertutto. Quatto quatto ha raccolto le sue firme e da ieri è ufficialmente in corsa per le primarie nazionali del centrosinistra. Ma avrà rinunciato a quelle per Regione Lombardia? Forse la spiegazione è la più semplice, Watson. Forse è solo che vuole garantirsi un futuro politico, ma questa bulimia non corrisponde alla sua storica immagine di moderato. Nel frattempo segnalo una pagina-cult di Facebook, Marxisti per Tabacci. C’è da passarci le ore.

L’altra cosa che non ho capito è che cosa vada cercando il Pd lombardo, come mai si ostini a frugare disperatamente nel cappello alla ricerca di un pingue coniglio, perché si stracci le vesti per la rinuncia di Umberto Ambrosoli, quando tutti i sondaggi formali e informali su Regione Lombardia indicano un netto favore popolare per Giuseppe Civati detto Pippo. Che tra l’altro è del Pd, il che al Pd non dovrebbe del tutto spiacere. Se poi Civati, invece di presentarsi come salvatore della patria, uomo della provvidenza ecc. ecc., scegliesse  di offrirsi modernamente all’elettorato già circondato di almeno parte della sua squadra, paghi uno e prendi 6 o 7, la bella novità farebbe salire alle stelle le sue quotazioni. E quindi, suppongo, anche quelle del Pd. Non l’ho capito io, ma credo non l’abbiano capito nemmeno i militanti del Pd.

A volte pare che il Pd lombardo non si intenda come il primo partito che è, che giochi sempre un po’ di rimessa, che si tenga a lato, che non si fidi di se stesso, che intenda le proposte degli altri come comunque migliori delle proprie, che si affidi volentieri a papi stranieri, ancorché parenti -nella fattispecie il sindaco arancione-, che vincere non gli sembri mai una buona idea. Impossessato, come diceva Francesco De Sanctis di Don Abbondio, dal “demone della paura”.

Che ci facciano capire presto, e tiremm innanz.

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 24, 2012

Cara Daniela Santanché/ 2

Cara Daniela Santanché,

ogni tanto le scrivo, se ricorda. Per dichiarare in premessa, ogni volta, la mia più assoluta distanza politica da lei. Insomma, io non la voterò mai. Cosa per la quale lei, com’è legittimo, non farà un plissé.

Ma stavolta le scrivo per esternarle il mio giubilo. Sono davvero lieta che -Berlusconi non aveva neanche finito di dire che si ritirava- lei si sia buttata per candidarsi alle primarie del suo schieramento con coraggio, baldanza, e quel filo di indispensabile spacconeria. Sono felice di avere di fronte la prospettiva quanto meno teorica che stavolta tocchi a due donne, Laura Puppato e lei, sfidarsi per la premiership. Per il nostro Paese sarebbe in sé uno straordinario cambiamento.

Io non la voterò manco morta: ma spero che donne e uomini del suo schieramento considerino attentamente la sua candidatura. Spero di vederla, quella disfida, e di potermi lasciare andare a un tifo sconsiderato.

Spero soprattutto che, passata la tempesta elettorale, le donne delle nostre istituzioni rappresentative, di sinistra e di destra, in nome di un patto silenzioso e di un’empatia possibile facciano il meglio che possono, e ogni volta che possono insieme -come talora è già capitato- per questo Paese affaticato, e specialmente per le donne di questo Paese, a cui tocca il più della fatica.

E ora, se permette, vado a nascondermi, perché sta per partire la sassaiola.

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 24, 2012

Il “giunto”, il burqa e le rottamate

 

al centro, Laura Puppato

Sì, lo so, non ne potete più, e nemmeno io. Ma siamo al rush finale, al passaggio politico decisivo, bisogna che tutte le chiacchiere che abbiamo fatto si traducano in risultati effettivi, e il momento della traduzione è questo. Perciò non si deve mollare proprio ora.

Anzitutto osservando quello che accade, in questo presunto passaggio a una nuova repubblica. E anche quello che non accade, che forse è ancora più significativo per capire che cosa effettivamente stia succedendo.

Il protagonismo politico delle donne di sicuro non è posto al centro del cambiamento. Tutt’altro. Il monosex della politica resiste e si rafforza.

Formigoni fa il suo “giunto” tecnico, tutto cravatte e grisaglia, poteva cogliere l’occasione per chiamare un po’ di donne, e deliberatemente non l’ha colta. Anzi: si è tenuto un vicepresidente che, fatta salva la presunzione di innocenza, è sotto processo -anche se a difendersi in aula non si è mai presentato- per percosse e minacce alla moglie, un reatuccio da niente.

Laura Puppato, prima e unica donna che osi pensarsi premier, candidata alle primarie del centrosinistra, è sistematicamente oscurata, lei ha parlato di “burqa mediatico”, non gode nemmeno del diritto minimo di essere nominata. Nei sondaggi demoscopici si indica il piazzamento di Bersani, Renzi e Vendola, e poi c’è quel 4 per cento di “altri” (che poi sarebbero lei) , risultato davvero ragguardevole per una di cui la gran parte del Paese ignora perfino l’esistenza, quando invece di Renzi è ritenuto notiziabile ogni minimo borborigmo. Una che sta lottando da sola, senza apparati, senza soldi, avendo perfino notizia in ritardo sulle regole del gioco, e attorno alla quale si sta coagulando una vera riscossa civica di donne e di uomini.

E poi ci sono le rottamate: Melandri che va al Maxxi, un’infinità di discussioni e anche legittime su questo cambio di poltrona -si può anche ritornare alla poltrona di casa, volendo- ma è un fatto che lasci il Parlamento. Con l’eccezione di Veltroni, l’autorottamazione del Pd riguarda prevalentemente le donne: Finocchiaro, Turco eccetera. Succede sempre così, anche nel lavoro: quando i posti scarseggiano sono le donne ad andare a casa.

Le primarie, a qualunque livello, sono una cosa tra uomini, o meglio tra “superuomini”,tra “salvatori della patria”, i dibattiti politici una cosa fra maschi, è tutto un duello, un incrociare di spade, un movimento di truppe, un ipotizzare alleanze, non si sente un contenuto nemmeno a supplicare in ginocchio (che so io: come dare lavoro ai nostri figli, come dovrebbe “crescere” il nostro paese, come sostenere l’agricoltura, tano per dirne una, che ha registrato, dati Coldiretti, un +10 per cento di occupazione, qualcuno ve l’ha detto? e così via).

Al vero cambiamento, quello che solo un massiccio ricorso al buon senso femminile potrebbe portare, non pensa nessuno. Tutti uomini, sempre più uomini, quelle poche donne cooptate, ubbidienti, impossibilitate a portare la loro differenza.

Voi capite perché non mollo (anche se, confermo, non ne posso più).

Donne e Uomini, Politica Ottobre 14, 2012

Carissimi machi, semmai noi donne non vi voteremo…

Dunque, dopo aver stabilito delle regole per la partecipazione alle primarie, la coalizione di centrosinistra ne stabilisce in corsa delle altre, allo scopo evidente di liberarsi del fastidio dei candidati meno forti, e di giocarsi la partita a tre (maschi: serve specificarlo?).

L’assemblea del Pd aveva votato che le firme per i candidati Pd potevano essere raccolte solo tra i delegati o gli iscritti Pd. Ora si è invece deciso che si devono raccogliere 20mila firme di semplici elettori che si dichiarino di centrosinistra, da consegnarsi entro il 25 ottobre. Morale della favola: dopo aver lottato con le unghie e con i denti per ottenere entro domani 95 firme di delegati, ora si ricomincia da zero, per raccogliere 20 mila firme di elettori. Qualcuno dei candidati, a quanto pare, ha già cominciato da tempo a lavorarci. Ma c’è di più. Di queste 20 mila firme, non più di 2000 possono provenire da una stessa regione. L’impresa, quindi, è supertitanica.

Si faceva prima a metterla così: si possono candidare solo i segretari di partito, con l’eccezione di quel gran rompic…ni di Renzi. 

C’è però un fatto: nello statuto fondativo del Partito Democratico ci si fa carico della questione del maschilismo della politica, dichiarando esplicitamente l’intento di porvi rimedio. Riporto qui tre passaggi:

“Il Pd riconosce pari dignità a tutte le condizioni personali, quali il genere, l’età, le convinzioni religiose, le disabilità, l’orientamento sessuale, l’origine etnica…

 … Ai fini dell’elezione, le candidature a Segretario nazionale vengono presentate in collegamento con liste di candidati a componente dell’Assemblea nazionale. Nella composizione di tali liste devono essere rispettate la pari rappresentanza e l’alternanza di genere…

… Per la selezione democratica dei candidati per le assemblee elettive, si attiene ai seguenti principi: a) l’uguaglianza di tutti gli iscritti e di tutti gli elettori; b) la democrazia paritaria tra donne e uomini; c) il pluralismo politico nelle modalità riconosciute”.

Questa stessa sollecitudine non vale evidentemente per le primarie. Gli ostacoli che si frappongono a una libera candidatura femminile non vengono considerati come un problema della nostra democrazia, semmai come problemi di quella pazza che osa candidarsi. E anziché intraprendere eventuali azioni positive, se ne intraprendono addirittura di negative, frapponendo ostacoli aggiuntivi.

Quindi anche stavolta potrebbe andare come al solito: potrebbe cioè accadere che i candidati alle primarie del centrosinistra siano  tutti e solo uomini. La logica sottesa, ma neanche tanto, è che per governare il Paese si deve essere dotati di apparato genitale maschile. Le donne governano interamente la vita quotidiana, ma quando si tratta della politica devono levarsi di torno.

Non so che cosa deciderà Laura Puppato: se dopo essersi ritrovata scaraventata al punto zero deciderà di affrontare nuovamente la salita, o scenderà dalla bicicletta, o pedalerà da qualche altra parte. So solo, da elettrice di quello schieramento, che non potrei più credere nel fatto che il centrosinistra adotti e rappresenti uno sguardo femminile, mostrandosi orbo fin dalle primarie. E non potendoci credere, e non avendo alcuna garanzia, mi guarderei bene dal votarlo, e inviterei il maggior numero possibile di mie simili, umiliate per l’ennesima volta dal machismo politico -ma anche il maggior numero di uomini di buona volontà, che del “doppio sguardo” sentono la necessità-  a fare altrettanto.

Se le primarie -e pure le secondarie- sono un fatto “tra uomini”, in stile saudita, che facciano pure tutto quanto tra loro.

 

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 11, 2012

Femministe che votano uomini

Fattemi le condoglianze per Formigoni, oltre alle felicitazioni per il via libera del Senato alle quote nelle liste per le amministrative, mia zia di Venezia aggiunge: “E poi sarete contente, te e le tue amiche, che c’è una donna alle primarie“.

Come glielo spiego, accidenti? Lei dà per scontato l’endorsement di Se Non Ora Quando e similari, o quanto meno un’attenzione attiva. Io invece sono qui a incrociare la spada con le molte, moltissime, troppe, disciplinatamente allineate dietro Bersani o Renzi, secondo la nota legge della “doppia fedeltà”: sono femminista, ma quando è il momento voto un uomo, anche se strillo da mesi o anni sul 50/50 e sul “vota donna”.

Perché poi, quando la donna da votare c’è, quella che si è fatta avanti, quella che ha strappato, caspita, non è mai la donna giusta. E’ bionda e io la volevo bruna. E’ magra e io la sognavo tonda. E’ troppo poco mediatica. E’ troppo mediatica. Non parla bene l’inglese. Si veste strana. Ho saputo che una volta ha detto X, mentre doveva dire Y. Il colino ha le maglie strettissime, c’è sempre qualcosa che non torna. Con gli uomini, invece, si va un tanto al chilo, e non si butta mai via niente.

Le iscritte ai partiti hanno le loro ragioni, le loro correnti e i loro tornaconti. Ovvio. E’ lecito chiedersi, allora, perché stiano nella politica delle donne, se non per presidiare e indirizzare il consenso. Le altre invece si lasciano intrappolare dai mille distinguo che dicevo sopra.

Be’, non è detto che quella donna debba piacermi per forza. Giusto. Ci sono donne da cui non comprerei un’auto usata. Ma una cosa è detta senz’altro, e senza ombra di dubbio. Che se una si fa avanti, se una trova il coraggio di strappare e candidarsi rompendo la logica monosex di ogni fatto politico italiano, ebbene, noi tutte le dobbiamo la necessaria attenzione. Dobbiamo ascoltare quello che ha da dire e da proporre, dobbiamo almeno in parte sostenerla nella sua avventura.

E dicendo “almeno in parte” intendo questo: che dobbiamo assicurarci che quella donna possa quanto meno scendere in campo, che il gioco delle correnti e il mercato dei voti non le impedisca perfino di provarci, che non le tocchi tornarsene a casa per non avere avuto nemmeno i consensi necessari a partecipare alla partita. Perché se questo capitasse sarebbe una sconfitta per tutte, la pagheremmo tutte.

Quindi io mi auguro che le delegate e i delegati del suo partito, il Pd, assicurino in ogni modo a questa donna, Laura Puppato, i voti necessari a candidarsi, in una logica unitaria e pre-competitiva. Assumendo perciò come battaglia del partito tutto la rottura dell’omosessualità politica. Se il Pd sostiene le quote, se sostiene il 50/50, non può presentare solo candidati maschi alle primarie. E le donne, tutte, dovrebbero spingere in questa direzione (qui un appello).

Spero che mia zia abbia capito. E non solo lei.

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 9, 2012

Gli siamo servite, e non serviamo più

In un suo post, Lorella Zanardo elenca le molte iniziative di donne lo scorso we: le mille di Paestum, altre mille convenute a Roma da tutto il mondo per la conferenza di Win, l’incontro nazionale delle teologhe, il convegno sulla Toponomastica e chissà di quante altre di cui non sappiamo. Il we politico italiano, insomma, è stato delle donne. Ma le cronache sono state degli-e-sugli uomini: pagine e pagine, e ore e ore di trasmissione sulle primarie del centrosinistra, o meglio sul derby Bersani-Renzi + Vendola (Puppato sostanzialmente oscurata).

Molte donne di questo Paese e anche di altrove si sono mobilitate e confrontate, hanno discusso, riflettuto, elaborato, tenendo al  centro il bene comune, ma di tutto questo, se non ci fosse la rete, e della grande ricchezza prodotta, le cittadine e i cittadini italiani non saprebbero quasi nulla. Il nostro digital divide è ancora notevole, e tv e carta stampata fanno ancora la parte del leone.

Il 13 febbraio 2011, grande moto di popolo organizzato e guidato dalle donne, una delle più grandi manifestazioni se non la più grande che il Paese ricordi, non sarebbe stato probabilmente ugualmente grande se i media tradizionali non avessero contribuito alla sua preparazione dedicandogli straordinaria attenzione prima, durante e subito dopo. Semplicemente, la gran parte di quelle moltissime donne non avrebbe saputo.

I sentimenti di quelle donne, intendiamoci, erano autentici, l’indignazione reale, l’impegno di chi aveva organizzato la manifestazione sincero e generoso. Ma l’interesse maschile era deciso da altro: c’era da far cadere Berlusconi, e la mobilitazione delle donne era funzionale a quello storico obiettivo. Era la forza d’urto, la spallata definitiva. (io, forse un po’ ingenuamente, me la figuro così: Mr President che telefona al nostro vecchio Presidente, e gli dice che così non funziona più, doesn’t work). Sul Corriere ho partecipato al grande dibattito preparatorio, e tra le altre cose dicevo questa: “Domanda delle 100 pistole: qual è l’obiettivo? La testa del premier? O, più in generale, il machismo della nostra politica? Che cosa chiede la piazza? Non c’è protagonismo politico, in mancanza di chiarezza“.

Gli siamo servite, e non serviamo più. Anzi, gli serviamo a casa: serve che ce ne stiamo buone e tranquille, che non pretendiamo il lavoro in un momentaccio come questo, che ce ne stiamo a casa a curare bambini, malati e vecchi, welfare illimitato e gratuito. Come fanno nel privato, ci hanno usato, materia prima inesauribile, sempre a disposizione. La cortina del silenzio sul we politico delle donne -e in generale sulla politica delle donne- è esemplare. Ha moltissime ragioni Alessandra Bocchetti quando dice, come ha detto a Paestum, che “dovremmo soprattutto lavorare alla creazione di un’opinione pubblica femminile vincolante, forte, determinata, che preoccupi chi ci governa, che faccia sentire l’obbligo di render conto delle scelte“.

P.S. Una nota di amarezza che non c’entra, o forse sì: scambio di sms ieri con un’amica molto ingaggiata in Se Non Ora Quando, e anche nel Pd. Che alle primarie sosterrà Bersani, e non Laura Puppato, unica candidata nella schiera crescente di contendenti maschi. La “doppia fedeltà”, al partito maschile e alla causa femminile, posizione dilemmatica che come sempre, non appena il gioco si fa duro, si scioglie e si rivela per quella che è: fedeltà unica alla legge del padre.

Donne e Uomini, Politica Settembre 28, 2012

Eticamente sensibili: “cimiterini” e altre storie

matteo renzi e il cimitero dei feti

Pensavo ieri: un candidato a qualunque cosa, alle primarie, alle elezioni, può dire di tutto, può parlare di art. 18, di Imu, di patrimoniale, può sciorinare un programma in 10, 100, 1000 punti, ma fagli dire una sola parola su uno di quei temi detti “eticamente sensibili”e tutto il resto scompare.

Penso all’assemblea nazionale del Pd a luglio, finita tra gli stracci che volavano sul tema delle unioni gay. Alla giunta Pisapia a Milano, travagliata dal dibattito sulle coppie di fatto e scossa alle fondamenta dalle recenti dichiarazioni del sindaco, favorevole alle adozioni gay -benché questa non sia materia su cui un comune può autonomamente legiferare-.

Penso alla disinformatja su Laura Puppato, candidata alle primarie del centrosinistra, accusata di essere amica del Movimento per la Vita quando lei invece difende strenuamente la legge 194 e parla di ripristino dei consultori.

Penso a un altro candidato alle primarie, Matteo Renzi, che sul guscio dell’iPhone porta scritto “Obama”, faro dei suoi one-man-show in giro per l’Italia, ma poi vuole fare i cimiteri dei feti in stile Romney. E  non dei bambini nati morti, ma “di prodotti abortivi e di prodotti del concepimento“, con tanto di mini-lapidi e altri corredi. Scivolone che, se ben utilizzato dai suoi competitor, potrebbe costargli perfino più caro dell’endorsement di mezzo centrodestra, ultimo Dell’Utri, che lo ha addirittura definito un “gigante” (ma pare che da qualche giorno la norma sui cimiterini sia scomparsa dall’odg del comune di Firenze).

Potrei continuare a lungo. Mi domando come mai capita questo, e se è giusto che per la sorte di un candidato, e anche di una formazione politica, le questioni etiche e biopolitiche siano dirimenti.

 

 

 

Donne e Uomini, leadershit, Politica Settembre 22, 2012

Boeri, Civati, Gozi, Puppato: una squadra alle primarie

Lo auspicavo l’altro giorno qui. La mossa, perciò, mi pare molto sensata.
Invece delle polarizzazioni personalistiche e fuori tempo massimo, anziché il Grande Capo Inutile,  al posto del leader unico e maximo in cima alla vecchia piramide gerarchica, quell’Uno che trattiene e cumula per sé ostacolando il flusso di energie, il modello (femminile) della rete che pulsa, co-crea, redistribuisce e fa fluire, velocizzando i processi e moltiplicando le opportunità.
Leader e gerarchie non servono più a far funzionare le organizzazioni. Semmai sono il problema delle organizzazioni. La squadra, ecco quello che funziona. Vale anche per le prossime primarie del centrosinistra.
Laura Puppato, già scesa in campo come candidata, Stefano Boeri, Pippo Civati e Sandro Gozi da oggi fanno ufficialmente squadra.
“La nostra convinzione” dicono in un comunicato fresco fresco “è che le primarie debbano essere una competizione di idee per governare l’Italia e non una gara di personalismi e sterili contrapposizioni. Lo richiede prima di tutto la situazione gravissima che sta vivendo il nostro Paese. Ma perché queste primarie siano un confronto vero, e’ necessario che le loro regole siano discusse in modo trasparente e condiviso da tutti i concorrenti. Per questo chiediamo che venga istituito un tavolo di elaborazione dello statuto delle primarie, aperto a tutti i candidati. E affinché le primarie diventino un laboratorio di idee per il governo del Paese e’ necessario che in primo piano siano le politiche e i progetti per l’Italia e non i tatticismi di schieramenti precostituiti. Per questo, all’Assemblea nazionale del Partito Democratico del prossimo 6 ottobre daremo un segnale di unità e chiarezza”.
Mi pare un’ottima notizia.

 

23 settembre, ore 20 e something. Aggiungo qui una precisazione in risposta alle osservazioni del vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto, il quale, dopo aver letto la notizia sul mio blog, scrive:

Non riesco purtroppo a essere così ottimista. Il comunicato stampa che i miei amici e compagni di strada hanno licenziato prevede solo una legittima richiesta di regole trasparenti sulle primarie. Dopodiché i candidati da tre che erano ieri sono diventati quattro, dopo la discesa in campo di Sandro Gozi di questa mattina.

Nel frattempo le persone che hanno guardato in questi anni al campo del rinnovamento si trovano davanti non un candidato forte ma una squadra. Il che, in termini più crudi, vuol dire quattro candidati che si tolgono voti a vicenda. Anzi, cinque.

Se questa è una buona notizia, cara Marina, vuol dire che il vecchio Mao aveva proprio ragione: “Grande è la confusione sotto il cielo…

 

Sarà perché vedo la cosa da esterna, ma interpreto facilmente questo passo come ricerca di unità e chiarezza sulla base di idee e di programmi oggettivamente convergenti, e non come aggiunta di confusione a confusione. E’ evidente che l’esito dell’operazione dovrà essere, una volta chiarite le regole delle primarie, il sostegno unitario della squadra -che io mi auguro possa ampliarsi- a un unico candidato, o a un’unica candidata. Si va in questa direzione, non in quella della polverizzazione.

Partendo dalle idee, però -che sono ottime- e non dalle personalità. Processo che mi interessa molto. E che può chiamare a partecipare un sacco di gente, caro Ivan, che non sa più dove sbattere la testa.

 

 

leadershit, Politica Settembre 19, 2012

Nani da Primarie

 

Il collega del “Giornale di Vicenza” chiede a Laura Puppato, sparigliatrice delle primarie del centrosinistra, se non si senta “un nano da giardino al confronto con Bersani e Renzi… Nel frattempo alla corsa si è aggiunto anche Pippo Civati e ha dato la disponibilità Stefano Boeri“.

“Sono sempre stata un’adoratrice dei nani da giardino” risponde Puppato. “Fanno squadra e salvano il reame e Biancaneve dalla regina cattiva…  È il momento del lavoro e della serietà nell’impegno politico. La gente non ne può più, basta sirene”.

Anche a me piacciono i nanetti, se posso dire. Anche perché è tutto da dimostrare che gli altri siano giganti, e che questo pseudo-gigantismo paghi.

Queste primarie, di fatto, stanno diventando un pre-congresso del Pd, e ha ragione Nichi Vendola a chiedersi “che cosa c faccio qui?”. Tabacci, invece, appare molto sicuro di sé e del suo probabilissimo e fondamentale 0.5, 1 o 2 per cento: perfino Valdo Spini farà meglio. Non si capisce ancora nulla: se saranno primarie aperte o no, se saranno a doppio turno o no, chi sarà titolato al voto, e così via. Il buio è ancora pesto. La sola cosa visibile è il solito centrosinistra sbrindellato in correnti, fazioni e componenti. E un Pd già al congresso, con l’idea che se non ti candidi scompari.

Un po’ di ordine andrà certamente fatto: se non si riesce -o non si vuole- a fare la legge elettorale, almeno una leggina sulle primarie si dovrebbe portare a casa. Magari tenendo bene a fuoco l’oggetto, che poi sarebbe la candidatura alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero la guida del Paese.

Ma mi piace quello che dice Puppato sulla squadra. E come lei, non sarei così sicura che la visibilità mediatica stavolta sia il viatico decisivo: i successi del Movimento 5 Stelle, televisivamente invisibile, sono lì a dimostrarlo. Conteranno molto di più il legame reale con i territori, il tam-tam fra persone, amplificato dalla rete, la forza delle buone e concrete idee per il Paese. E’ quella che James Surowiecki ha definito “la saggezza della folla”, ovvero di tutti noi». (“The Wisdom of Crowds: Why the Many Are Smarter Than the Few and How Collective Wisdom Shapes Business”).

L’idea del leader salvifico solo al comando è in crisi da tempo, nelle aziende come in politica. Il mio amico Andrea Vitullo parla di “leadershit”: è proprio l’idea di leader -non solo i leader in corso-che va rottamata. Il rapporto Censis 2010 aveva avvisato per tempo: l’idea del leader salvifico in cima alla piramide è entrata in crisi soprattutto fra i giovani e le donne, perché rimanda a una figura dominante maschile e paterna.

Squadra, buone idee, concretezza, rete, e un forte desiderio: così si può fare molto. Anche da alacri nanetti.

Si tratta di saper dare forma a questa innovazione.

Donne e Uomini, Politica Settembre 16, 2012

La Narcisa

 

Da più parti, specie da amiche venete, di Laura Puppato, candidata alle primarie del centrosinistra, mi viene detto che è brava, competente, onesta, efficiente. Ma anche “narcisa”, eccessivamente protagonista, troppo ambiziosa.

Ma in mancanza di una fortissima ambizione, e forse anche di un po’ di “narcisismo” è molto difficile che qualcun* decida di candidarsi alle primarie. Se poi si tratta di una donna, in un Paese politicamente misogino com’è il nostro, la dose di ambizione e “narcisismo” deve necessariamente raddoppiare. Dev’esserci assertività, una robusta autostima, forse perfino una lieve maniacalità. Bisogna essere un po’ matte, insomma. La quota di azzardo è notevole.

C’è poi il fatto che, secondo molti osservatori, la candidatura Puppato vedrebbe il favore di Bersani e dell’establishment del Pd in funzione anti-Renzi -all’interno- e anti-Grillo -all’esterno-. Per alcuni l’operazione sarebbe stata concepita a tavolino. Può essere. Ma è vero anche che Puppato è cresciuta politicamente nonostante il Pd. Farina del suo sacco, insomma. E se di questa farina e di questa grinta gliene rimangono ancora un po’, non è improbabile uno scarto di autonomia e di protagonismo, anche nel caso in cui la sua candidatura fosse nata nel laboratorio di Bersani.

Alle amiche dico: stiamo a guardare, osserviamo quello che dirà e farà, anche se i media, non meno misogini della politica, come si è già visto non le riserveranno l’attenzione che dedicano ai suoi competitor uomini. Le notizie su di lei occorrerà andarsele a cercare.

Ma attente a una condanna preventiva per eccesso di assertività. L’assertività e l’ambizione sono cose buone, in una donna, e vanno onorate. Impariamolo. Impallinare quella che osa volare non è una buona strategia. Chi vola apre con le sue ali spazio per tutte. Sono state già perse molte buone occasioni a causa del moralismo invidioso e miope. Il che, naturalmente, non significa aderire in automatico alla proposta Puppato. Ma le ragioni della non-adesione devono essere altre.

In questo le amiche di sinistra sono decisamente più indietro delle colleghe del centrodestra.