Fattemi le condoglianze per Formigoni, oltre alle felicitazioni per il via libera del Senato alle quote nelle liste per le amministrative, mia zia di Venezia aggiunge: “E poi sarete contente, te e le tue amiche, che c’è una donna alle primarie“.

Come glielo spiego, accidenti? Lei dà per scontato l’endorsement di Se Non Ora Quando e similari, o quanto meno un’attenzione attiva. Io invece sono qui a incrociare la spada con le molte, moltissime, troppe, disciplinatamente allineate dietro Bersani o Renzi, secondo la nota legge della “doppia fedeltà”: sono femminista, ma quando è il momento voto un uomo, anche se strillo da mesi o anni sul 50/50 e sul “vota donna”.

Perché poi, quando la donna da votare c’è, quella che si è fatta avanti, quella che ha strappato, caspita, non è mai la donna giusta. E’ bionda e io la volevo bruna. E’ magra e io la sognavo tonda. E’ troppo poco mediatica. E’ troppo mediatica. Non parla bene l’inglese. Si veste strana. Ho saputo che una volta ha detto X, mentre doveva dire Y. Il colino ha le maglie strettissime, c’è sempre qualcosa che non torna. Con gli uomini, invece, si va un tanto al chilo, e non si butta mai via niente.

Le iscritte ai partiti hanno le loro ragioni, le loro correnti e i loro tornaconti. Ovvio. E’ lecito chiedersi, allora, perché stiano nella politica delle donne, se non per presidiare e indirizzare il consenso. Le altre invece si lasciano intrappolare dai mille distinguo che dicevo sopra.

Be’, non è detto che quella donna debba piacermi per forza. Giusto. Ci sono donne da cui non comprerei un’auto usata. Ma una cosa è detta senz’altro, e senza ombra di dubbio. Che se una si fa avanti, se una trova il coraggio di strappare e candidarsi rompendo la logica monosex di ogni fatto politico italiano, ebbene, noi tutte le dobbiamo la necessaria attenzione. Dobbiamo ascoltare quello che ha da dire e da proporre, dobbiamo almeno in parte sostenerla nella sua avventura.

E dicendo “almeno in parte” intendo questo: che dobbiamo assicurarci che quella donna possa quanto meno scendere in campo, che il gioco delle correnti e il mercato dei voti non le impedisca perfino di provarci, che non le tocchi tornarsene a casa per non avere avuto nemmeno i consensi necessari a partecipare alla partita. Perché se questo capitasse sarebbe una sconfitta per tutte, la pagheremmo tutte.

Quindi io mi auguro che le delegate e i delegati del suo partito, il Pd, assicurino in ogni modo a questa donna, Laura Puppato, i voti necessari a candidarsi, in una logica unitaria e pre-competitiva. Assumendo perciò come battaglia del partito tutto la rottura dell’omosessualità politica. Se il Pd sostiene le quote, se sostiene il 50/50, non può presentare solo candidati maschi alle primarie. E le donne, tutte, dovrebbero spingere in questa direzione (qui un appello).

Spero che mia zia abbia capito. E non solo lei.

 

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