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POLITICA

Politica Novembre 7, 2008

OBBLIGATI

Come si fa a non parlarne? Uno si sente obbligato. La cosa rimbalza da un blog all’altro. E quindi, ecco qui: “la sai l’ultima” del presidente Berlusconi? Che oltre a risolvere tutto con l’uso della forza -la protesta degli studenti, l’opposizione alla realizzazione di alcune opere pubbliche-, dà il la ai rapporti diplomatici con la nuova amministrazione Usa con una disgraziata e legaiola battuta da bocciofila sull'”abbronzatura” del presidente Obama.  A una cena, ieri sera, si diceva -c’erano anche alcuni suoi fiduciosi elettori- che bisognerebbe intentargli contro un’azione legale per i danni prodotti all’immagine già malconcia del nostro paese. Vi capita di leggere i giornali stranieri? Insieme alla spazzatura e alle peripezie politiche dell’onorevole Mussolini, negli ultimi anni le gaffe del presidente figurano tra gli argomenti più gettonati.

Ma è giusto, la domanda è questa, farsi dettare l’agenda, anche quella di un libero blog, da cretinate come queste? Non si finisce, in questo modo, per distogliersi da quello che conta davvero nelle nostre vite? E per perdere un’altra giornata e sprecare altre energie in un’indignazione che non porta da nessuna parte? Non sarebbe il caso, vi domando, di fare finta di nulla, e vivere da subito il mondo in cui ci piacerebbe essere, e parlare delle cose di cui ci piacerebbe parlare? Ovvero di vivere a prescindere da quella che pretende di chiamarsi “politica”?

Archivio Ottobre 28, 2008

NESSUNA MISOGINIA

Dopo esserci addolciti con la struggente bellezza del video qui sotto, ancora due parole sulle donne, gli uomini, la politica.

Signori, non c’è proprio da convincere nessuno sulle capacità femminili. La società ne è perfettamente consapevole, e la politica anche. La misoginia non c’entra. I politici sono anche padri che vorrebbero il meglio per le loro figlie, pagano loro la migliore formazione, master e quant’altro, le aiutano a fare carriera e non sopporterebbero che venissero fermate da un glass ceiling. Non si tratta di dargli il tempo di abituarsi, o di disintossicarsi dal monosex, come qualcuno ha scritto intervenendo qui. Sanno già perfettamente cos’è, hanno già perfettamente chiara l’assurdità della situazione. E’ semplicemente che nessuno intende fare un passo indietro. Tutto qui. Una donna in più fa un uomo in meno. E tutti quei maschi che nella vita, soprattutto a sinistra, non hanno fatto altro che la politica -o meglio, quella che comunemente si intende come politica- non intendono rinunciare alla propria posizione con relative rendite. Chi li sbatte più fuori di lì?

Archivio Ottobre 26, 2008

TANTO PER NON CAMBIARE

Foto pubblicata dal Corriere dei leader Pd sul palco della manifestazione di ieri a Roma: Cesare Damiano, Massimo D’Alema, Piero Fassino, Dario Franceschini, Giuseppe Fioroni, Matteo Colaninno. Giorgio Tonini, Antonello Soro. Niente donne. E non mi pare che ne sentano la mancanza.

Poi leggo che in Israele Tzipi Livni ha rinunciato a formare il governo: le trattative con gli ultraortodossi del partito Shas, decisive per la formazione di una maggioranza, non sono andate a buon fine. Del resto i rabbini di Shas lo avevano già chiarito: a capo di Israele Livni non la volevano. L’ha detto Mosè Maimonide in non so quale secolo: “In Israele non può esserci un re donna”.

Ci sono ben altri problemi, voi direte. Temo che gran parte di questi “ben altri problemi” abbiano a che vedere con il problema di cui sopra.

Archivio Ottobre 7, 2008

QUESTA VOLTA

Questa volta inviterei le donne, se lo vogliono, a parlare liberamente di politica come lo sanno fare loro (noi), nel modo a loro più congeniale, con le parole che sentono più loro, senza dover fare fuori il buon senso.  E inviterei gli uomini ad ascoltare. Una donna che parla, restando fedele a se stessa, e un uomo in ascolto: è una postura molto istruttiva.

Archivio Ottobre 6, 2008

POCHE DONNE

Questo dibattito si è svolto tra uomini perché questa politica è fatta da uomini e per uomini: e non sto recriminando, vi assicuro. Anzi. Oggi sento questo essere fuori come un’opportunità da saper cogliere. Secondo Jürgen Habermas, filosofo e sociologo tedesco, “l’esclusione delle donne è stata costitutiva per la sfera politica pubblica… Diversamente dall’esclusione di uomini emarginati, l’esclusione delle donne ha esercitato una funzione strutturale”. Vuole dire che la politica è stata inventata come un posto di uomini che tenesse fuori -o meglio dentro: ai maschi l’agorà, alle femmine le case- le donne: di conseguenza linguaggi, modi di organizzazione, forme, tempo della politica sono sempre stati solo ed esclusivamente quelli degli uomini. Questo sistema è giunto a un punto di crisi irreversibile. C’è bisogno di una politica che tenga conto nella sua fondazione dell’uscita delle donne dalle case e della loro partecipazione allo spazio pubblico. Si tratta, credo, di un immane lavoro di invenzione, che ha bisogno di molta ricerca e di molta attività femminile e di molta disposizione all’ascolto da parte maschile. Per il maggior bene di tutti, donne e uomini.

P.S: La lunghezza di certi interventi è scoraggiante e assolutamente inadatta a questo spazio di discussione, più “orale” che scritto. Se volete essere letti, vi prego di attenervi a  misure di buon senso e di usare un linguaggio piano e colloquiale, senza esibizionismi professorali.

Archivio Settembre 26, 2008

PER FAVORE, CONTINUATE

Il vostro dibattito sulla politica (chi fa la società, e qual è allora il compito della politica) è di estremo interesse. Per favore, Federica, Graziano e chiunque altro voglia,  continuate, e andateci dentro, senza inibizioni, rompendo anche il tabù di non poter criticare la democrazia rappresentativa. Parlate creativamente della politica. Fate partecipare anche i vostri cari e amici, e riportate qui quello che vi dicono. Grazie.

Archivio Settembre 22, 2008

SINCERAMENTE….

Sinceramente: ma a voi interessa che ci siano poche donne in politica? Pensate che sia un guaio, per il nostro paese e più in generale, che le donne non partecipino alla formazione delle pubbliche decisioni? O credete che riescano a partecipare ugualmente, nonostante la scarsissima rappresentanza e le poche donne nelle stanze dei bottoni?

Scrivetemi solo la verità di quello che pensate (se non diciamo la verità, non vale la pena di sprecare tempo e spazio). E ditemi quello che pensate VOI. Niente sociologia, per favore.

Archivio Luglio 19, 2008

BASTA LAGNE

Credo che sia l’onda lunga del primo femminismo, quello dell’autocoscienza e del self help. Non si fa che sentire di gruppi, associazioni e club di donne che nascono in ogni luogo, aggregandosi sui temi più svariati: il lavoro, la menopausa, la beneficenza, le noiosissime pari opportunità. Di tutto. Vedersi fra donne in modo separato e con qualche cosa da fare è diventata una pratica di massa. Tre, quattro, dieci o più signore che provano a fare insieme, e si sentono finalmente politiche. E hanno ragione: sono di sicuro molto più politiche loro di gran parte della politica. Questa è società femminile, e non può che essere un bene, per le donne e per tutti.
In questi gruppi però si manifesta anche una diffusa tendenza alla recriminazione, al lamento, alla contemplazione delle proprie miserie. Donne che poi, dico, presa una a una sono abituali spostatrici di montagne. Ma una volta messe insieme, ecco che si risentono oppresse, cedono all’oscuro richiamo del vittimismo. E piangono.
Di certo pesa il fatto che per millenni le donne si sono radunate “politicamente” quasi soltanto in caso di disgrazia. Che hanno stretto legami tra loro quasi solo per darsi una mano e per sostenersi nei guai: la famosa solidarietà femminile, sapete? All’altro estremo, quello dell’“empowerment”, le emancipate che provano a mettere in piedi improbabili lobby, sul modello di quelle maschili, trascurando di essere donne. Proprio per questo l’operazione non gli riesce. E non smettono di farsi ferocemente guerra.
Se mai dovessi fondare un’associazione o un club di donne, le regole sarebbero molto chiare: 1. Asciugati gli occhi e soffiati il naso prima di entrare 2. Scordati di venirci in tuta da ginnastica 3. Parcheggia fuori il rimorchio dei tuoi problemi 4. Porta il meglio di te: la tua fiducia, le tue buone idee, il tuo garbo, e un po’ di sense of humour, se ne hai 5. Non provarci nemmeno, con il derelittismo.
Nei posti di donne deve andare in scena quella che qualcuna ha voluto chiamare “signoria” femminile: un training protetto, per poter poi esportare quell’autorità fuori di lì. Comportati da signora del mondo, e finirai per esserlo.
(pubblicato su “Io Donna” – “Corriere della Sera” il 19.07.08)

Archivio Maggio 29, 2008

QUANDO LA POLITICA CI DISPREZZA

Sto parlando al telefono con un deputato (o con una deputata, non ne dirò il nome né il sesso) di un grande partito (anche qui, omissis) di uno dei due grandi schieramenti (idem). Ho bisogno di qualche chiarimento su alcuni punti di programma. Alla mia seconda domanda, clic. La comunicazione si interrompe. Ho proprio la sensazione che mi abbia appeso il telefono in faccia. Non perché io sia stata sgarbata, tutt’altro. La ma sensazione è che il deputato/a in questione non sapesse nulla di quel punto di programma, punto forse complesso ma molto significativo. Richiamo, e mi risponde l’addetta stampa che con la massima cortesia mi informa del fatto che il deputato/a è stata improvvisamente chiamato/a in una riunione. Alle sette di sera. “Sa, sono giorni un po’ così”. Io però dovrei completare la  conversazione. Quando posso richiamare? “Senta” mi fa l’addetta “perché non mi invia le domande via email? Per domattina le faccio avere tutto”. Cerco di non fare mai interviste via email. Ma ho fretta, e date le circostanze… La mattina dopo le risposte arrivano. Qualche giorno fa vedo sul giornale che il deputato/a figura nella rosa dei papabili ministri del suo schieramento. Se la sua parte politica vincerà la competizione elettorale è facile che ci beccheremo le sue prestazioni, per quale ministero non si sa.
Forse faccio male a dare tanta importanza a certe cose. Le scelte di fondo per il paese, nessuna illusione, non si fanno certo più lì, nelle istituzioni rappresentative, schiacciando un bottone. E comunque fin dalla composizione delle liste elettorali e salvo lodevoli eccezioni, tutto il potere è dei partiti. Il singolo può poco. Anche quel ministro/a farà quello che gli/le diranno di fare. Eppure mi dispiace tanto, ma proprio tanto, che messi come siamo, una barca che fa acqua da tutte le parti, si distribuiscano gli incarichi con tanta leggerezza. Che uno/una che dimostra tanta incompetenza non solo venga proposto agli elettori, ma addirittura premiato/a con un incarico tanto importante. Sono molto dispiaciuta che la gente di questo paese, con tutta la fatica che fa ogni giorno, venga gestita con tanta irresponsabilità e con tanto sprezzo.
(pubblicato su “Io donna”-“Corriere della Sera”)