Dice 20 mila, il sindaco Pisapia: senz’altro più di 10 mila i milanesi alla manifestazione #NessunotocchiMilano, idea lanciata dal Pd milanese -ma corteo rigorosamente senza bandiere, colonna sonora: “O mia bèla Madunìna” e Inno di Mameli-. Manifestazione che come ha sottolineato in conclusione il cantautore Roberto Vecchioni dal palco improvvisato sulla bellissima nuova Darsena, ha “ripulito la città” ripercorrendo amorosamente le strade devastate il Primo maggio dall’idiozia di decine di teppisti in nero.
I segni ci sono ancora: vetrine sfondate e intonaci graffitati da piazza Cadorna, in via Carducci e via Molino delle Armi. Per rimettere le cose a posto serviranno tempo, squadre specializzate, soldi pubblici. Il lavoro di oggi è stato solo simbolico ma molto preciso e molto forte. La risposta spontanea di una città strutturalmente discreta, che manifesta i suoi sentimenti solo quando sono autentici. E se è vero -ed è vero- quello che «Quel che oggi pensa Milano, domani lo penserà l’Italia» (Gaetano Salvemini), il segnale lanciato è quello di una volontà “risorgimentale”, di una voglia di riscossa che potrebbe traversare elettricamente tutto il Paese. Uno spirito simile a quello che ha accompagnato 4 anni fa il cambio di giunta -e da cui ha preso avvio anche il cambio al governo nazionale- e che sembra voler lanciare una nuova sfida politica per Milano e per l’Italia. Basta alle devastazioni, basta al nichilismo black bloc o di chiunque altro, vuole dire basta a tante altre cose: basta alla corruzione che ci umilia, basta con l’insicurezza quotidiana -una dolce Tolleranza-Zero- basta alla sfiducia ingenerata dalla lunghissima crisi, basta alla politica inefficace, basta alle cretinate “da bere”. Una riconferma di quell’anima storicamente laboriosa, positiva, radicalmente riformista, accogliente e solidale che non smette di costituire il tratto identitario di Milano, e che trova in Expo, al netto delle legittime critiche, un importante catalizzatore.
In testa al corteo, intorno a Pisapia, tutta la giunta e vari consiglieri comunali, il segretario metropolitano del Pd Pietro Bussolati, la sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni e vari candidati in pectore alla poltrona di sindaco, da Emanuele Fiano a Ivan Scalfarotto. Più che “anni Settanta”, come commentava qualcuno, il clima “anni Sessanta” di una città che intende fortemente ricostruirsi a partire dai suoi fondamentali storici, liberandosi dell’inessenziale e degli esibizionismi superflui -senza rinunciare all’allegria- e dando il la al resto del Paese.
Ottimo auspicio per tutti.