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Politica Novembre 23, 2015

Napoli, è nato ‘nu criature: Possibile, nuovo soggetto politico

Sabato 21 novembre, in una giornata storica per Napoli (la candidatura a ri-sindaco di Antonio Bassolino e l’addio a Don Luigi Condurro, noventaduenne maestro della storica pizzeria “Da Michele”), sull’Arenile di Bagnoli flagellato da marosi e libeccio è nato Possibile, nuovo soggetto politico fortemente voluto dal no-leader Pippo Civati (la fase congressuale si concluderà a febbraio).

Un migliaio tra partecipanti e delegati eletti dalle centinaia di comitati di tutte le regioni, età media più da concerti che da politica –stupefacente, di questi tempi-, molte donne –anche questo non scontato-, gran quantità di competenze e di giovani “professori”, libertà da schemi novecenteschi, clima creativo e da work in progress.

E’ nato “’nu criature” che non somiglia a nessuno e crea non pochi interrogativi: è rosso? è verde? è rosa come il suo logo? e come diavolo si comporterà?

Uguaglianza ma non egualitarismo, lavoro, casa, lotta alla povertà e reddito minimo, vera battaglia sull’evasione fiscale, decisa svolta ambientale, alternativa energetica, punto sui diritti, fine della questione maschile. Umori langeriani. Quanto alla guerra in corso: basta con la vendita di armi, e miglior cordinamento delle intelligence europee. Centralità del Sud, con tutto il suo potenziale inespresso. Forma: partito semi-liquido, con piattaforma web e indispensabili dotazioni virtuali – ma con i piedi solidamente piantati nei contesti, nei posti dove si vive e si lavora, si soffre, si cerca di essere felici, si costruiscono relazioni, dove già si stanno sperimentando buone pratiche e dove c’è sempre qualcosa di importante da fare (qui l’intervento di Civati).

(5 stelle di sinistra? si chiede qualcuno)

Un passo avanti, dalla retorica della partecipazione verso la pienezza della sovranità: il che poi non sarebbe un grande azzardo, essendo che la Costituzione lo prevede. Quindi un’assemblea sovrana e comitati locali altrettanto sovrani, coordinati tra loro per temi e progetti. La piramide gerarchica perde pezzi e si appiattisce in una forma reticolare con un segretario eletto, primus inter pares.

Ambizioni di governo ma nessun “vincismo”, e niente soluzioni politiciste calate dall’alto: per le prox amministrative, ad esempio, saranno i singoli contesti a decidere se, come e con chi, in una prospettiva di dialogo con i soggetti di sinistra, gli ambientalisti, i riformisti e i radicali interessati a un’idea di Italia che si distanzia dal mainstream governativo.

La proposta “nessuna alleanza con il Pd” è stata accolta dall’assemblea napoletana con un boato festoso e inequivocabile.

Corpo-anima, esperienze Maggio 13, 2012

Napoli cambia. Ma non si fa cambiare

Torno a Napoli, dopo qualche mese. E niente spazzatura. L’ultima volta erano mucchi fumiganti, da via Chiaia ai sobborghi, fetido inferno senza soluzione di continuità. Che cos’abbia fatto il sindaco De Magistris non lo so, ma a meno che non siano giorni fortunati, la terapia -prudenzialmente lo dico a bassa voce- sembra funzionare.

Ma la meraviglia è il lungomare Caracciolo chiuso al traffico, da Santa Lucia fin quasi a Palazzo Donn’Anna. Dal purgatorio delle auto strombazzanti di colpo si arriva dritti in paradiso. Gente che passeggia, corre, pattina, va in bicicletta. Skate, carrozzelle, risciò. Gente che nuota nell’acqua pulita (qualità: Excellent), che sbocconcella una sfogliata, che s’abbronza sulla scogliera. Ragazze che caracollano sui tacchi, ridono, amoreggiano, Posillipo a destra e il Vesuvio a sinistra.

Un bel salto culturale, se penso a quell’amico che qualche anno fa, avendo scelto temeriariamente ed ecologicamente di muoversi in bicicletta, da un automobilista spazientito si sentì appellare “Ué, ricchiò!”.

Hanno chiuso al traffico per America’s Cup, e ora si dibatte sul futuro. I temi sono gli stessi di tutte le città che sperimentano le Ztl: i commercianti che si lamentano di non commerciare, gli automobilisti furiosi perché non possono automobileggiare, ma è tale la meraviglia di quella scogliera bianca fiancheggiata dai giardini, la quiete ottocentesca di quel lunghissimo viale inondato di sole e di brezza marina -pare Barcellona, anzi, molto di più- che mi auguro che si tenga duro.

Lì si vede bene come Napoli può cambiare, ma senza farsi cambiare, resistendo con la sua vitalità vulcanica a qualunque omologazione. I bambini non smettono di parlare la lingua. I santi sono sempre lì, dappertutto, una cappella votiva ogni cinquanta metri (a “faccia gialla” San Gennaro ora si affianca Padre Pio, che insidia il suo spazio), e nascono sempre nuovi santi, come il ragazzo morto malamente a cui gli amici dedicano un’edicola piena di fiori. Lo spirito sgorga e fumiga dappertutto, come le solfatare a Pozzuoli, cupole barocche incistate tra frettolose edificazioni anni Sessanta, e il canto perenne che si alza in cielo dai Quartieri. E’ l’ultima tappa. Di lì puoi salire, o scendere all’inferno.

Dopo il magnifico “Passione” di John Turturro, esce nelle sale proprio in queste ore “Napoli 24“. Ventiquattro brevi diretti da altrettanti registi, fra cui Paolo Sorrentino, che propone “la Principessa di Napoli” e dice: “Credo che Napoli si presti molto bene a rendere pregi e difetti degli italiani”.  Produzione di Angelo Curti (Teatri Uniti), Nicola Giuliano (Indigo) e Giorgio Maglulo (Skydancers) e Ananas in collaborazione con Rai Cinema, l’idea nasce “da una committenza politica” spiega Nicola Giuliano. “Ci hanno chiesto, tre anni fa, di realizzare un documentario che cercasse di risollevare la città, ma non ci siamo prestati. Non volevamo alterare una realtà sotto gli occhi del mondo, ma far vedere che, pur in ginocchio, ha talento da vendere”.

P.S. Una promessa fatta alle amiche napoletane, che mantengo. Mi appello al sindaco De Magistris perché onori l’impegno preso di una “Casa delle Donne a Napoli”. Il comune aveva annunciato l’assegnazione temporanea di alcuni locali dell’ex-asilo Filangieri. Ma la “Casa” è stata di fatto sfrattata “da un gruppo di uomini che rivendicano l’occupazione dell’intero stabile e contestano la legittimità della presenza delle donne”. Non avendo intenzione di ingaggiare una lotta contro altre associazioni, la Casa delle Donne chiede uno spazio effettivamente disponibile. Di questi tempi ce n’è molto bisogno.

 

 

AMARE GLI ALTRI, esperienze, Politica Giugno 27, 2011

Guerrilla civile a Napoli

A Napoli capita anche questo, ed è un segno della politica nuova

CLEANAP | Piazza Pulita| Guerrilla di civiltà
CLEANAP non è un’associazione, non è un organizzazione, nè altro… è un gruppo di liberi cittadini accomunati dall’amore per la nostra Napoli e dalla voglia di non stare più a guardare.
Ecco perchè, ispirati da altri cittadini che hanno ripulito piazza del Plebiscito, siamo scesi in piazza Bellini l’11 giugno per “FARE PIAZZA PULITA“!

Armati di scopa, paletta, detersivo, buste e, ovviamente, di buone intenzioni, abbiamo dato dignità ad un luogo stupendo, troppo spesso mortificato per la cattiva gestione…
Abbiamo voglia di farlo ancora, ma per riuscirci abbiamo bisogno anche di te!

Nostro intento è accendere un meccanismo a catena volto alla sensibilizzazione preventiva…perchè è più facile non sporcare che pulire!

L’evento, per parlare come facebook impone, si chiama CLEANAP, una crasi tra il verbo To Clean e NAP(oli). Se lo andate a pronunciare “CLEANAP”, diventa “CLEAN UP”, i cui svariati significati rimandano a: moralizzare – pulire – raccogliere – regolare – ripulire.
Il sottotitolo dell’evento è Piazza Pulita, che ha una valenza didascalica, ma anche metaforica.

Basta con l’ARMIAMMC E IAT! Scendiamo e diamo il nostro piccolo segnale!

e poi, qui di seguito, una conversazione su Napoli by Facebook tra me e Mercedes L.

Mercedes:      Napoli: a) mandolino, il golfo, il pino, torna a Surriento, il cuore dei napoletani. b) camorra,inciucio, il senso dello stato inteso come solo dovere per gli altri, una città la cui rabbia è sempre commista alla rassegnazione …che a comandare sono solo capaci “gli altri” e i camorristi.
Hanno avuto già nel 1975 Valenzi sindaco, sembrava la svolta, il PCI dalle mani pulite che imprimeva un nuovo volto alla pubblica amministrazioni e arrivammo a Bassolino… ora faranno fuori De Magistris(che spero abbia già la scorta…perchè non si sa mai!!)
Napoli non ha speranza, nessuna città ha la corruzione nelle vene così densa, poi ci sono realtà di grande coraggio… ma non intaccano la sostanza.Hai ragione è atroce l’accoglienza riservata a De Magistris.Io spero di avere torto nell mio pessimismo.

Marina:       Cara Mercedes, la tua analisi è impietosa ma anche realistica. Noi a volte ci facciamo il film: da una parte la camorra, e dall’altra Napoli imprigionata. Il fatto è che Napoli è anche la camorra, l’intreccio è mortale. Devo dirti che ho conosciuto persone molto attive nel csx napoletano, che tuttavia nei loro comportamenti personali e politici dal mio punto di vista erano seriamente censurabili: primato delle relazioni, familismo, fondi dell’Europa spesi in modo dissennato… Purtroppo è così. Tuttavia lo strazio per quei bambini con l’asma a causa dei roghi e con le palline di canfora in tasca per poter respirare è grande, un pensiero costante.

Mercedes:     Cara Marina, tra i bambini, tra quel 20 per cento in più che soffrono di patologie bronchiali acute ci sono tutti, anche i piccoli incolpevoli figli dei malavitosi.Ai camorristi in questo momento però il bene da difendere è il denaro a tal punto che, anche il vederli con le palline di canfora, lo considerano un prezzo da pagare.

Marina:        Sì, è la cosa che mi aveva molto colpito in Gomorra, questa onnipotenza e onnipresenza dei soldi. Vivevano alle Vele come animali, in canottiera e ciabatte di gomma, gonfi di cibo e di droghe, una specie di insignificanza della vita, di fronte alla mostruosa significanza del denaro.

 

Ho pensato ai discorsi che abbiamo fatto qui su Milano, sul dono e sul gratis, e alla mostruosità che nascono dal fare tutto solo per soldi, anche i propri figli con l’asma e la naftalina in tasca.

Politica, TEMPI MODERNI Maggio 12, 2011

FATEMI UN PIACERE PERSONALE

Amiche e amici, vi tengo compagnia come posso, ogni giorno siamo qui a discutere insieme, anche la sera, il sabato, la domenica, le feste comandate e in piena estate. Potreste ricambiarmi con un favore personale?

Andate a votare. A Milano, Torino, Bologna, Napoli, Cosenza, ecc.: andateci.

Massimo rispetto per l’astensione, ci sono circostanze in cui è la cosa giusta. Ma questa volta non lo sarebbe. Frugate nel cassetto del comodino -io lo tengo nella credenza-,  tirate fuori il certificato elettorale, verificate la scadenza della carta di identità, e andateci, domenica o lunedì mattina. E vi dirò di più: fate in modo che il vostro voto sia un supervoto, indicate anche una candidata o un candidatoscrivendo il suo nome in corrispondenza della lista che scegliete. Voi sapete che alle politiche non si può scegliere, le liste sono bloccate, non perdiamo l’abitudine a farlo anche quando si può. La persona giusta conta forse più del partito giusto.

Non ne potete più della politica, vediamo tutti cose stomachevoli, ma ne vedremo anche di più se riununciamo alla piccola ed enorme prerogativa di scegliere. La vostra passione politica è sfibrata, appannata, infiacchita, sopita. Ma c’è: una delle nostre pregevoli caratteristiche di italiani è una grande attenzione a quello che capita politicamente, forse con una discutibile propensione alla rissosità. ma siamo animali a sangue politicamente caldo.

Andate a votare, perciò. E anzi, vi chiedo di più: datevi in questi due giorni l’obiettivo di convincerne almeno un altro, oltre a voi stessi. E farete il capolavoro se riuscirete a convincerlo a votare dalla parte giusta (se no lasciate stare, grazie).

E qual è la parte giusta? Io non lo dirò oltre, l’ho detto in abbondanza, e quel minimo di par condicio la devo pur rispettare. Se proprio non vi sovviene e vi interessa saperlo, fatevi un giretto in questo blog. Io so dove ci sono persone oneste, generose, capaci, in spirito di servizio, che non vogliono trarre un profitto personale dalla loro elezione, che non avrebbero nessuna ragione di prendersi questa rogna, perché la loro vita è già piena, la loro professione è già avviata… eppure lo fanno. Ne indicherò una.

Andate a votare, amiche e amici. Facciamo insieme questa parte significativa del nostro mestiere di cittadini,

Ne vale quasi sempre la pena. Ma stavolta di più.

AMARE GLI ALTRI, ANIMALI, esperienze Gennaio 2, 2011

PELO E PIUME

Il miglior augurio di buon anno l’ho avuto ieri a Napoli, in piazza San Domenico, in mezzo a tutto quello splendore barocco. Un signore che passeggiava con il suo cane, un grosso maremmano. E il grosso maremmano che passeggiava con la sua oca. In sequenza: uomo, seguito da cane, seguito da oca, che trotterellava un po’ affannata dietro al suo amico. Come se fosse la cosa più normale del mondo.

Non sapevo che cani e oche potessero diventare amici, la cosa mi ha reso incredibilmente felice: allora è possibile proprio tutto. Poi frugando su Google ho scoperto che Balto, il meticcio disneyano, aveva come amico l’oca Boris. Un precedente c’è.

Non so se il signore napoletano si sia ispirato a questo, o se si sia semplicemente affidato alla sua creatività. Sta di fatto che la brigata era davvero allegra, e l’oca molto devota. Probabilmente è stata presa cucciola, e invece di mangiarsela il maremmano l’ha adottata. Le oche, come ha dimostrato Konrad Lorenz, sono piuttosto propense a stabilire queste parentele intraspecifiche. Immagino che dormano insieme, e che le loro ciotole siano affiancate. L’amore non si fa fermare da nulla.

P.S.  se per caso qualcuno fra voi  conoscesse questo signore e i suoi due amici, mi darebbe un contatto?

Donne e Uomini, Politica Maggio 15, 2010

SANGUE CHE FA POLITICA

sangue-mano

L’essenziale della vicenda di Mariarca Terracciano lo dico qui sotto. Ma sento il bisogno di parlarne ancora, in libertà.
Dire che aveva un volto antico e bellissimo, come molte donne di Napoli. Che è stata una specie di Antigone, in lotta contro la vera legge della città (la legge dell’avidità e della corruzione, universalmente in vigore). Che la sua lotta è stata politica, con quella terribile invenzione linguistica del sangue. Il sangue che ci succhiate, il sangue che qui, a sacca, costa più che nel resto d’Italia. Il sangue di chi non riesce ad ottenere cure adeguate, perché ci sono vampiri che rubano, il sangue di Napoli, ferita aperta e infetta.
Forse solo una napoletana avrebbe potuto avere accesso a una simile forza simbolica. Ci vorrebbero Marotta-De Sica dell’”Oro di Napoli” per tradurre in parole e immagini il linguaggio tragico di Mariarca. Anche il suo sangue è oro di Napoli.

Politica Dicembre 20, 2008

LA BELLA CATASTROFE

“Oggi non bastano il merito, l’impegno e neanche la fortuna per trovare lavoro” scrive Roberto Saviano su Repubblica. “Condizione necessaria, anche per la persona di talento, è rientrare in uno scambio di favori”. E’ proprio così. Non si “spreca” una posizione, specie se è buona, dandola semplicemente a una o a uno capace e giusta/o per quel posto; gliela si dà solo se l’offerta va a nutrire anche la logica dello scambio -nei casi migliori-, o solo la logica dello scambio (eventualmente anche sessuale). Se offrendo a una/o questa posizione, insomma, si fa un favore a qualcuno, che a sua volta sarà tenuto a ricambiare.

I buoni risultati -perfino il profitto, in un’azienda- contano molto meno dei risultati che si ottengono nel mondo duplex dello scambio. Capita dappertutto in questo paese, al Sud e anche al Nord. Una persona di valore, che dal Sud è fuggita per sottrarsi a questa logica imperante, dice che l’ha ritrovata al Nord: più sottile, sofisticata, intermittente. Ma c’era cresciuto in mezzo, aveva naso per riconoscerla, e l’ha riconosciuta. A Palermo, precisamente in via Maqueda, ho visto un manifestino scritto a mano attaccato a un muro: “Cerco lavoro, ma non ho raccomandazione”. Non è detto che fosse una trovata, tra sarcasmo e disperazione. Qui la cosa è meno esplicita, ma altrettanto corrente. Una volta le cose non andavano così. Ma la mutazione è avvenuta. Naturalmente, più ci si avvicina alla politica politicante, e più le maglie si stringono. I lavori contigui alla politica non sfuggono mai a questa logica. Se si sa di una/o a cui è stata offerta una certa posizione, la domanda è sempre: perché lui? (chi lo protegge? di chi è parente, o amico?) o perché lei? (con chi va a letto? di chi è moglie?). Be’, nove su dieci ci si imbrocca. Il paradosso è che la democrazia rappresentativa sarebbe lì a garantirci contro questa logica, o almeno ad arginarla, e invece ne è stata quasi del tutto divorata, e come si è visto ormai senza significative differenze tra destra e sinistra. Mio figlio, che ha vent’anni, si stupisce dello stupore di noi adulti: “Perché ti aspetti più moralità dalla sinistra?”. E come glielo spiego, io? A mio marito dicevo, a proposito di Napoli e di certi politici coinvolti, di cui non si sarebbe mai detto: “Probabilmente hanno pensato: tanto, se non lo faccio io, lo farà qualcun altro”. Fine delle scenette familiari.

E’ molto generoso da parte di Veltroni cercare di traghettare il Pd verso il nuovo. La sua generosità dovrebbe spingersi fino a comprendere che questo nuovo non potrà essere lui a rappresentarlo (e nemmeno D’Alema, intendiamoci). Ha giocato la sua partita e l’ha persa. Non si tratta di cercarlo, questo nuovo. Si tratta semplicemente di non sbarrargli più la strada. Come ho già detto tante volte, le donne -e non quelle maschilizzate del partito, ma le altre-, i giovani, i meritevoli. Non dovremmo più sbarrare la strada al nuovo che c’è già. Si tratta per tutti noi, individualmente, di vivere come se questo mondo ci fosse già, se questo altrove fosse già qui: pratica femminile, quella di stare vicino a ciò che ancora non c’è, e nutrirlo, e anche gandhiana. Non si tratta di chiedersi come si fa a fare questo. E’ mentre lo fai, che trovi la risposta. Ho già scritto in un commento stanotte, e ve o ripropongo qui, più in vista: il mutamento potrebbe capitare all’improvviso, così come le catastrofi -nel senso di riuscita, scioglimento del dramma- che sembrano inaspettate e invece sono lungamente preparate. Quello che conta è spasimare il cambiamento, e aspettarcelo tutti. Allora arriverà, e lo sapremo riconoscere. Quello che conta è comportarsi come se il cambiamento fosse già avvenuto -quello che sta capitando all’economia fa parte dei prodromi-in tutte le cose che facciamo. Vivere come delle premonizioni viventi, in un mondo in cui la catastrofe c’è già stata. E allora il mondo dovrà adeguarsi allo sguardo con cui lo guardiamo.

Politica Dicembre 18, 2008

SCUORNO

(foto mimmo jodice)

Oggi rubo il titolo (Scuorno: vergogna) al bel libro su Napoli dell’amico Francesco Durante -che naturalmente mi ripagherà, e ci mancherebbe, per il favore…- e mi rivolgo semplicemente agli elettori e ai sostenitori del Pd, il Partito Nuovo, perché qui possano esprimere in assoluta libertà i loro sentimenti sull’affaire Global Service, e spiegarci quale sarà la loro linea di condotta: se terranno duro, come la sindaca Rosetta, o si arrenderanno, “dimettendosi”.

Io, per conto mio, che a questo Partito Nuovo non ho mai creduto -sempre gli stessi, incollati alle sedie:

francesco durante, "scuorno"

francesco durante, "scuorno"

altro che Villari-, io che non ho partecipato alle primarie, che novità sostanziali non ne ho mai rilevate, e che quindi soffro meno di altri pur avendo sempre votato il centrosinistra -giusto una vaga nausea-, credo che dovrebbero semplicemente andarsene tutti, tornare alle loro vite, provare l’ebbrezza di un lavoro normale, di una vita come quella di tutti, riadattarsi a una mediocre penombra, dichiarare serenamente e dignitosamente il proprio fallimento, smetterla di sbarrare per conservare i propri privilegi, lasciare che altri costruiscano quell’opposizione di cui ogni dialettica democratica ha bisogno: la vera questione morale (formula molto deprimente, che propone come obiettivo ciò che dovrebbe essere semplicemente una premessa: la correttezza dei comportamenti) è l’occupazione indebita di questo spazio, il fatto di privare la democrazia rappresentativa del bene necessario di un’alternativa politica.

Io forse per la prima volta non mi lascerò commuovere all’ultimo minuto, e se le novità non le vedrò davvero, novità che non hanno bisogno di spiegazioni, immediatamente autoevidenti, farò come tanti abruzzesi, e a votare non ci andrò: assumendo con dispiacere nel mio comportamento, con quella che per me è un’eresia assoluta e anzi, un’autoprivazione-l’astensione dal voto-, tutta la straordinarietà di una situazione che perciò ha bisogno di soluzioni straordinarie.

Noi italiani, è assodato, nelle emergenze funzioniamo bene. E questa è senz’altro un’emergenza. E’ l’unica cosa che mi fa sperare.

Archivio Giugno 17, 2008

Il meglio del Sud

C’è una storia che riguarda la psicoterapeuta napoletana Elvira Reale, trent’anni di esperienza sulle psicopatologie di genere. Vorrei raccontarvela per arrivare poi a dire qualcosa su Napoli. Un giorno le sottopongono il caso di una giovane donna gravemente depressa: non regge più i tira-e-molla del suo fidanzato, pensa solo al suicidio. La ragazza è chiusa nella sua angoscia, muta, si dondola avanti e indietro. Sarebbe da ricoverare. Ma Elvira fa un tentativo: “Tu non parli” le dice“ ma puoi ascoltarmi. Ti chiedo tre mesi, non di più. Rimanda fino ad allora, e poi decidi. A suicidarti fai sempre in tempo”. Poi prende il fidanzato-aguzzino e gli intima di levarsi di torno. La ragazza è ancora al mondo. Elvira ha saputo accompagnarla fuori dal suo buio. Solo con le parole, senza ricovero, senza farmaci.
Di questa storia, oltre al lieto fine, mi sono piaciute tre cose: l’assunzione di responsabilità, anche se le cose potevano finire male, ed è raro che un terapeuta sia disponibile a correre un rischio del genere; quel pragmatismo femminile, quello “sporcarsi le mani” mettendosi in mezzo, senza tante storie, tra la vittima e il suo carnefice; e soprattutto la profonda fiducia nella relazione, senza la quale la vita non è vita, si rischia di morire, e vale per tutti, non soltanto per chi è depresso.

Mi viene in mente un grande scrittore napoletano, Domenico Rea: lui diceva che qui a Milano parlavamo tutti “o scientifico, o inglese”. Se n’è andato un po’ di anni fa. La lingua che parliamo ormai è quasi solo quella. Con la sua paziente Elvira Reale non ha parlato né scientifico né inglese. Ha scelto la lingua materna, l’autorità che risana, il corpo-a-corpo della relazione primissima.

In questi giorni a Napoli è in corso un grande Festival del Teatro. Penso a quanta gente di valore vive lì, a quanta intelligenza vi circoli: e credo che il nerbo stia proprio in questo talento per la relazione, talento che resiste, sia pure in tanto strazio. Lo dico soprattutto ai più giovani: non si facciano l’idea che lì c’è solo immondizia. Quello che di lì potrebbe venirci, insieme a questo peggio, è anche il nostro meglio.

(pubblicato su “Io donna”- “Corriere della Sera” il 14 giugno 2008)

Archivio Maggio 29, 2008

IL DISPREZZO DEGLI UOMINI

Un gelido e festoso sabato sera a Napoli, il fitto passeggio di via Chiaia. Un bel giovane bruno, alto e distinto, cammina con la bionda fidanzata al fianco. Discutono, e all improvviso lui le sferra un calcio. Secco, come un cavallo imbizzarrito. Due schiaffi erano meglio , è il mio primo istintivo pensiero. Avrei immaginato che lì correva gelosia, passione, qualcosa di umano e rovente. Ma quel calcio è stato purissimo disprezzo. La ragazza continua a passeggiargli al fianco. Non se n è andata, non si è rivoltata.
Scendendo a passo svelto verso piazza dei Martiri, mi giro verso l uomo. Pianto i miei occhi nei suoi per almeno un minuto, senza distoglierli. Lui ricambia intensamente il mio sguardo. Mi preparo al peggio. Ma non c è sfida. Una torva amarezza, forse, come in un figlio che ha deluso la madre.
La ragazza non mi vede. Io sono il terzo, anzi la terza, che ha fatto irruzione nella dinamica malata. E il malato chi è? Lei, che non se ne va? O lui, con tutto il suo sprezzo? E quand è che si disprezza? Quando si vuole una cosa, mi dico, ma non si ha di che pagarla. Lui si sente povero povero d amore, di risorse interiori, povero di se stesso- e lei abbastanza ricca da poter reggere tutto questo. Sbagliano tutti e due: lui deve arricchirsi, far fruttare ciò che ha, fortificarsi, perché è assai debole. E lei deve chiedere aiuto, o il disprezzo finirà per ferirla a morte.
E capitato a Napoli, ma succede anche a Stoccolma, nel chiuso delle case. Anche lì ci sono uomini che vattono le donne. Però a Napoli si vede, capita ancora en plein air. Meglio così, tutto sommato. Perché la questione la debolezza degli uomini, il dolore delle donne- è pubblica. E in piazza va risolta. Anche con un rusticano duello di sguardi.
(pubblicato su “Io donna”- “Corriere della Sera”)