Quando morirò, fatto abbastanza certo, per cortesia: né cerimonie lugubri né ricevimenti all’americana.
Qualcosa che si avvicini il più possibile al niente, essendo la morte niente. Sono già abbastanza chiassosa in vita, vorrei un’uscita discreta e alla chetichella.
Consentite due lacrime- ma non più di due, per favore- a quei pochissimi che mi hanno voluto davvero bene: sono sempre pochissimi per tutti.
Grazie al cielo non rischio coccodrilli, non ho cumulato sufficiente fama. Casomai un necrologino sul Corriere, quello a una milanese non si può rifiutare: una cosa tipo “ciao, ti salutiamo”.
Niente fiori, non mi sono mai piaciuti. Se proprio uno non resiste ed è stagione, un vasetto di basilico. Niente casse, cassoni e cassapanche, mi spiace per gli alberi. L’ideale sarebbe un vecchio lenzuolo di quelli che non si usano più, casomai incartato con il domopak.
Niente esposizione della salma, detesto le salme degli altri, figuriamoci la mia, con quelli che dicono “non sembra nemmeno lei” o invece “è proprio lei”: be’, certo, su questo avrei pochi dubbi.
Che mi immagazzinino da qualche parte nell’attesa che si trovi un forno libero: sono sempre stata impaziente, non ho alcuna intenzione di metterci degli anni a completare la sparizione. Poi delle ceneri non si faccia un bel nulla, anzi, lo si faccia: se proprio saranno costretti a ritirarle, per me va benissimo sparire del tutto nel bidone dell’umido tra le bucce di mela e di patata, se le bucce non avranno da ridire.
Vorrei minimizzare l’evento, che venga inteso in tutta la sua banale necessità. C’eri, e non ci sei più, accidenti facevi un gran pesto, un vero peccato. Sarebbe già troppo.
Niente foto ricordo, per carità: mai stata fotogenica, scegliebbero di sicuro quella sbagliata, non lo posso sopportare.
Che mi lascino andare al più presto a vivere davvero nel fiume di luce, almeno in un rigagnolo, se sarò stata capace di meritarmelo. Se no, accidenti, ricomincerò a faticare da qualche parte. Nel caso, felice e sguaiata vaiassa a Napoli.
Il solstizio di 24 anni fa è nato mio figlio.
Il solstizio di 19 anni fa ho dovuto lasciare andare mio padre.