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mara carfagna

Donne e Uomini, esperienze, tv Marzo 11, 2012

Eva contro Eva. Tanto per cambiare

 

 

 

 

L’ho visto su Youtube, e mi ha molto turbato. Luisella Costamagna era al debutto della sua nuova trasmissione, e voleva graffiare.

Si è fatta male lei. E ha fatto male a tutte.

Non ho mai granché amato Mara Carfagna, la ministra più bella del mondo. Troppe ombre sulla rapidità della sua carriera, in un Paese tanto misogino. Inutile fare finta che non sia così. Soprattutto, una performance politica scarsa.

L’avevo intervistata -al telefono- poco prima che diventasse ministra, e avevo saggiato la sua inconsistenza politica. Tra molte ombre anche qualche luce, però, qualche scarto di autonomia, in una donna che doveva quasi tutto agli uomini,  anzi, a un uomo solo.

E tuttavia, se l’avessi affrontata in un pubblico dibattito, avrei riflettuto empaticamente con lei su questo, il “dovere agli uomini” per farcela a questo mondo, la fatica di muoversi senza un maschio alfa di riferimento: cherchez l’homme, se poi sei carina non parliamone, e Costamagna lo sa benissimo. L’avrei accompagnata a tirare fuori la sua propria rabbia per questo, perché certamente, in una così fiera -lo si è visto, ieri sera- un po’ di rabbia contro gli uomini da qualche parte c’è. Mi sarei posta sì come sua avversaria politica, ma offrendole il rispetto che si deve alla nemica.

E invece Luisella Costamagna si è lasciata prendere la mano dai cattivi sentimenti, non ha tenuto le redini del dibattito, si è assunta la parte della “perbene” contro la “permale”. Ha fatto vincere gli uomini, che su queste relazioni invidiose fanno conto da sempre. (ne parlano  anche Giovanna CosenzaLoredana Lipperini)

Venivo da una presentazione del mio libro, avevamo parlato di compassione per le invidiose -e per l’invidia che c’è in noi-, retaggio ancestrale di millenni di penuria, in cui siamo stato costrette a strapparci l’una con l’altra l’osso spolpato che ci veniva lanciato dal dominus, e del fatto che restare nell’invidia è perpetuare una miseria che oggi, grazie alla lotta di tante, non c’è più. Che si deve essere saper essere grate all’altra, e non perdere mai di vista il nemico principale.

Ho visto quel dibattito, e sono rimasta pietrificata dallo sconforto.

Donne e Uomini, Politica Maggio 8, 2011

IGNAZIO LAQUALUNQUE

Non avendo altri problemi da risolvere il ministro della Difesa Ignazio La Russauomo notoriamente bellissimo– durante una cena elettorale del Pdl a Milano a sostegno della ricandidatura di Letizia Moratti -altra vera bellezza– ha detto che nessuna eletta nel centrodestra è brutta quanto quelle del centrosinistra.

Ecco uno stralcio del luminoso discorso: “Dicono che Berlusconi fa eleggere solo le donne belle. Non è vero, ci sono alcune elette non belle anche da noi, ma certo non raggiungono l’apice della sinistra, di donne di cui non faccio il nome”. L’aveva già detto il coordinatore lombardo del Pdl, Mario Mantovani che, sempre ad una cena elettorale aveva nominato Rosy Bindi e Paola Concia (non a caso, due donne che per ragioni diverse non mettono gli uomini al centro della loro vita).

Come sempre, silenzio da parte delle donne del Pdl, e la ministra Carfagna non fa un plissé.

Non si tratta di semplice scostumatezza e di pochezza di argomenti, ma di vera strategia comunicativa. Messaggio: elettrice, se voti il centrosinistra vuole dire che anche tu fai parte della schiera delle cesse, perché quelle belle e quindi di successo stanno dalla nostra parte.

In quest’ultimo scorcio di campagna elettorale -e ancora di più, come pare ormai assodato per Milano, se si andrà al ballottaggio- la linea propagandistica del centrodestra sarà “back to basic”: soldi, sesso, paura, zona Cetto Laqualunque. Dagli al clandestino, tasse quasi a zero -mentre il centrosinistra vuole addirittura reintrodurre l’Ici prima casa!-, solo bonazze -e perché non, suggerisco, interventi estetici gratis?-, e qualche killer application dell’ultimo minuto, serie: tutti a Sharm a nostre spese.

Ma il Palasharp semivuoto di ieri, nonostante le barzellette del premier e il pregevole show di dancing Letizia, deve avergli fatto tremare le vene dei polsi.

Teniamoci pronti, perché da un certo punto in poi le battutacce e il populismo potrebbero non bastargli più.

Donne e Uomini, Politica Gennaio 18, 2011

NO COMMENT

Seconda da destra, la consigliera provinciale Pdl a Napoli, Francesca Pascale.

Consigliera regionale Pdl in Lombardia, Nicole Minetti.

La ministra per le Pari Opportunità, Mara Carfagna.

Donne e Uomini, Politica Novembre 21, 2010

FILUMENA CARFAGNA

Insieme all’ammissibilità del preservativo (in certe condizioni: Benedetto XVI) le dimissioni da tutto della Ministra Mara Carfagna sono la notizia del giorno.

Lasciamo perdere se a Natale, dopo aver votato la fiducia al governo, lealtà in extremis al suo Capo, entrerà a far parte delle truppe finiane, ed eventualmente si candiderà a sindaca di Napoli.

Lasciamo perdere questa politica, che è ben poca cosa rispetto alla politicità del percorso di questa donna bellissima, dai calendari allo scranno di Ministra, dal corpo morbido da soubrette di fila a una magrezza allampanata e sospetta, sempre reclusa in tenute monacali. I capelli tagliati punitivamente. Lo sguardo, da vellutato che era, sbarrato e allucinato, come in uno spavento infinito.

La ragazza è faticosamente cresciuta. Ha lottato. Ha preso sul serio il suo incarico. Ha fatto molto contro la violenza alle donne e contro l’omofobia. Si è ben assestata in se stessa. Ha voluto e vuole essere protagonista delle sue scelte.

Lasciamo perdere i dossier eventualmente pronti nei cassetti delle macchine sparafango, l’orrendo Giornale di Feltri e Sallusti (quello stesso che sta fallendo nella sua ripugnante iniziativa Una firma contro Saviano, respinta da gran parte degli stessi fedelissimi lettori, vero autogol) che fascisticamente la chiama “la battistrada”.

Mara non ha più nulla da temere: il peggio che di lei si poteva dire è già stato detto. I cecchini hanno ben poco da sparare. Il male è alle spalle. Una fierezza da donna del sud che fa pensare a Filumena.

La politica le piace, e con ogni probabilità continuerà a farla. Pronta a scommettere che vedremo il suo corpo tornare ad ammorbidirsi, lo sguardo a illanguidirsi. Dopo la tesi e l’antitesi, la sintesi della maturità e della fiducia. Può finalmente tornare a essere una donna (con i capelli lunghi, il seno, la sensualità nello sguardo e tutto il resto)

Lesson number one: la fiducia è la strada maestra, via le lenti scure del pregiudizio, che impediscono di vedere.

Lesson number two: le donne fanno male alla salute del premier. Veronica, Patrizia, Noemi, Ruby, e ora Mara. Quello che si chiamerebbe un vero Karma.

Donne e Uomini, Politica Maggio 18, 2010

YES, SHE CAN

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Ieri sera sento al tg Mara Carfagna che tuona contro l’omofobia e non credo alle mie orecchie. Artefice del cambiamento, ha ammesso la ministra, è la deputata del Pd Anna Paola Concia, unica omosessuale dichiarata del Parlamento italiano -dove, evidentemente, le medie, 10 su 100, non sono rappresentate-. Conosco Anna Paola, donna estroversa e amabile, e le faccio i complimenti per il suo goal. Mi compiaccio tuttavia anche con la ministra, che è stata capace di ammettere il suo pregiudizio e il suo errore.

Io non credo si sia trattato di pregiudizio. Mara Carfagna viene da un mondo, quello dello showbitz, affollato di gay. Verosimilmente non era omofobica per nulla. Ma da ministra ha ritenuto di dover mostrare di esserlo. Classico zelo da neofita. Forse, pian piano, si sta rilassando e sta trovando il coraggio di essere se stessa. Non è affatto facile per una donna restare se stessa in quei posti di maschi.

Non c’è nemmeno più bisogno che Mara si mortifichi con quel look allampanato e autopunitivo -magra, androgina, mortificata, capelli corti, tailleur maschili, mascella serrata, sguardo terrorizzato- per far dimenticare da dove arriva.  Che rimetta su due chili e torni la bellezza solare che era. Sarà più fiduciosa, e lavorerà meglio.

Donne e Uomini, Politica Febbraio 18, 2010

DONNE DI LOTTA E DI GOVERNO

mara carfagna, ministra per le pari opportunità

mara carfagna, ministra per le pari opportunità


Confidavo proprio qualche giorno fa alle amiche di Via Dogana che ho un’amica di destra, ma proprio di destra-destra: Legionari di Cristo, Dio-patria-famiglia con il Cavaliere in appendice, che lei chiama sensualmente e sicilianamente “il Dottore”. E volendo questa sarebbe già una notizia, nel mondo di noialtre guelfe e ghibelline. Perché io proprio la amo.
Ma la notizia vera è che con lei, casalinga di lusso –già ricca di suo e piuttosto ben maritata- io riesco a esibirmi nelle mie ambizioni più smodate e maniacali. Il fatto è che lei produce su di me un effetto di sfrenamento, di disinibizione, di slatentizzazione dei desideri (politici, s’intende, e professionali) come nessuna e nessuno mai prima.
In altre parole, mi autorizza. E poi subito mi carica, mi gasa, fa piani, costruisce sapienti e mafiose strategie di pr, e mi tocca fermarla, terrorizzata: no, guarda che era tanto per dire, io sto bene così. Ma intanto la osservo, come un bizzarro animale, e provo a capire. Perché a me, autorizzata dal padre a mettere un piede nel mondo –e giammai dalla madre autosessista-, pare di avere già ottenuto così tanto. E lei che invece scuote la testa: “Marinetta, con tutto quello che hai studiato… Proprio non sai fare”.

A me mi ha rovinato la sinistra, diciamo la verità. E a proposito di studi: in quarta ginnasio indimenticabili libri di lettura come “Il Manifesto del Partito Comunista” e “La Persia di Mossadeq”. All’Università Statale di Milano, facoltà di filosofia, come a Tirana: ogni tanto fantastico di fargli causa. Schopenhauer neanche di striscio. Tutto Marx, Engels, Lenin, Rosa Luxemburg, Toni Negri, il rinnegato Kautsky, la scuola di Budapest (ho visto che ora Agnes Heller scrive cose tipo “La bellezza della persona buona”. La rispetto e le sono grata, ma vorrei ammazzarla).
Qualche volta ce lo diciamo con mio marito, che nel Pleistocene ha lavorato all’Unità e manco gli hanno versato i bollini, ci mancherebbe. Sicché povero compagno gli toccherà ammazzarsi di fatica per un’altra ventina d’anni. “Ma a noi chi ce l’ha fatto fare? Ci avessimo guadagnato qualche cosa…”. Perché il guadagno dall’altra parte è ferocemente lampante. Tra l’altro io non ero neanche malaccio, e se questa cosa delle gnocche in lista fosse entrata in vigore prima…

Non mi piace il fatto che essere gnocche costituisca un titolo preferenziale per essere cooptata dagli uomini che comandano la politica. Ci vedo dentro sprezzo e illibertà. Ancora meno apprezzo che una sia ancora più titolata se è passata dal letto del leader o di qualcuno dei suoi scherani raccattabriciole, sistema di cooptazione ancora molto in uso in politica, nello showbitz e nelle professioni, compresa la mia. Lo sappiamo tutti, potremmo fare nomi e snocciolare curricula: quella ha cominciato con Tizio, poi è passata a darla a Caio. Abbracci mortali da cui non ti sciogli più, condannata a essere devota non tanto a quel singolo benefattore, quanto al Fallo che ti sei piegata -diciamo così- a onorare, e il cui potere hai corroborato. E destinata prima o poi a essere rimpiazzata con una “mucca nuova”. Chi di gnocca ferisce, di gnocca perisce. La casistica è ampia, e le cose vanno sempre così.

Il che non significa che io sottovaluti il potere della bellezza, che non può essere ridotta a banale fatto mediatico. La bellezza è in sé un medium potentissimo con cui non è il caso di scherzare. Diffido delle donne che non la onorano, che voltano le spalle alla potenza di Afrodite indebolendosi nella violenta sconnessione, irretite da una retorica della bruttezza che ha avuto la sua ragione d’essere nella fase aurorale della rivoluzione delle donne: liberarsi dallo sguardo maschile come misura unica della propria legittimità a esistere. Ma che poi si è malamente evoluta nella perversa equazione: “bruttina e senza tacchi = brava, seria, intelligente e perbene”, solo un altro modo per dare importanza a quello sguardo e adeguarvisi.
Dice la psicoanalista junghiana Ginette Paris che se “la bambola di lusso cerca di piacere, alla donna afroditica si cerca di piacere perché esercita un grande fascino”. Se ci pensate c’è una bella differenza.

Ma torniamo a terra. E al fatto che, con un certo stupore, e al di là dei mezzi più o meno condivisibili con cui si sono affermate, ho visto circolare nel centrodestra più libere e sfrenate ambizioni femminili di quante ne abbia osservate a sinistra. Libere nel senso di giocate interamente e spregiudicatamente per sé. Sebbene talora dovendo passare nell’amaro letto di Procuste –e non solo nel suo- e giocare il gioco sporco della seduzione. Oltre al rischio di essere a scadenza -consumare preferibilmente entro e non oltre-, il ricorso alla seduzione finisce per rinnovare le ragioni del puro arbitrio maschile, che include o esclude le donne secondo il suo capriccio, e condanna le altre a percorrere la stessa libidinosa strada, ad libitum.
Ma vorrei concentrarmi su questa cosa innegabile che libere ambizioni femminili si sono espresse e hanno avuto campo nel centrodestra. Che un’oscura avvocatina miope di Leno si è autorizzata a progettare per sé una carriera politica di tutto rilievo –io non me la sarei nemmeno sognata-, dandosi orizzonti grandi, e questo a prescindere dal giudizio che si può dare del suo successivo operato di ministra.
A sinistra ci sono state e ci sono tante brave, bravissime, preparatissime e meritevoli, e magari pure belle, e magari anche taccate, che però tanta spregiudicatezza non l’hanno mai mostrata, salvo eccezioni come Rosi Bindi. Che non hanno mai desiderato e giocato davvero per sé, che hanno sempre atteso nell’ombra il placet del loro capocorrente, che non hanno mai rotto il patto di fedeltà, che hanno sempre privilegiato il gioco di squadra: ma la squadra era e resta maschile.
Forse, a ben guardare, anche nella vecchia destra le cose andavano in questo modo, o anche peggio. La novità è stata probabilmente la scesa in campo del “Dottore” e con lui l’irruzione nella politica, con tutto il bene e tutto il male, del mercato, delle sue logiche. E delle sue ragazze. Giovani donne ambiziose nate e cresciute nel libero mercato, non nelle scuole della politica, salvo frettolosi corsi dell’ultim’ora. E il mercato è più accogliente della politica, per noi donne. Nessun dubbio. Date un’occhiata alle cifre impressionanti della womenomics e mi saprete dire.

(pubblicato su Il Foglio il 6 febbraio 2010)