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Donne e Uomini, economics, esperienze, lavoro, Politica Gennaio 16, 2012

Madri (e padri) che lavorano: e ne parlano

Lavorare e avere figli: perché tenere insieme questi due desideri resta una questione privata?

L’idea della “conciliazione” tra vita e lavoro ha avuto molto successo, ma in pratica non ha reso quasi nulla. Vita e lavoro non smettono di presentarsi come due opposti inconciliabili.

Il doppio desiderio di esserci con i figli e nel lavoro continua a essere ostacolato dai modelli dominanti di economia e di società.

Il cambiamento può venire solo dallo scambio di esperienze reali di madri (e padri), già molto vivo in rete. Da questo scambio può venire una parola pubblica preziosa e possono nascere efficaci pratiche condivise.

L’Agorà del lavoro di Milano  propone di passare dal confronto virtuale a un incontro reale, per darsi insieme la forza e la consapevolezza necessarie a modificare l’esistente, oltre l’idea di separazione tra lavoro e vita.

L’Agorà è un luogo di incontro e discussione aperto a uomini e donne, una piazza pensante che mettere al centro dello spazio pubblico il lavoro e l’economia, illuminandoli con il punto di vista che nasce dall’esperienza e dal pensiero delle donne.

Madri e padri sono invitati a portare la loro esperienza intervenendo liberamente alla discussione dell’Agorà, il 30 gennaio dalle 18.30 alle 21.00 a Milano, Viale D’Annunzio, 15 (tram 2 e 14 fermata piazza General Cantore – tram 3 e 9 fermata piazza 24 Maggio – MM verde Sant’Agostino).

Per informazioni e approfondimenti   

http://agoradellavoro.wordpress.com

Donne e Uomini Febbraio 28, 2010

DONNE A PEZZI

kali

Detesto l’espressione: un po’ di tempo per me. Si dice sempre: ho da fare questo e quest’altro, ma devo trovare anche un po’ di tempo per me. E in genere si pensa -parlo per le donne- a un parrucchiere, un massaggio e così via. Voglio dire questo: che anche il tempo che io do agli altri è per me. Il tempo del lavoro è per me. Non sempre, certo, ma la lotta è perché il più possibile della mia vita sia per me. Ed è l’esatto contario dell’egoismo. E’ solo volerci essere, con tutto il cuore, in ogni luogo.

Bisogna combattere contro chi ci fa a pezzi, cioè smembra la nostra vita in mamme, figlie, mogli, donne al lavoro, amanti, eccetera, e poi parla di conciliazione. Noi siamo una, tutta intera, tutto ci serve per fare quello che siamo, va impedito che ci dividano in tante parti l’una in lotta contro l’altra. Io non potrei scrivere quello che scrivo e cucinare quello che cucino se non fossi la madre, la figlia che sono. E viceversa.

La libertà è poter essere sempre quella che siamo, una intera, in tutte le cose che facciamo, in tuti i posti dove andiamo e non in apnea e piene di sensi di colpa, affaticate come se vivessimo in terra straniera. Questo diminuisce molto lo stress, ci rende efficaci e più serene.

TEMPI MODERNI Novembre 14, 2008

IN CARRIERA? NO, SUL TRALICCIO

Giuly, attenta e acuta blogger, ci segnala un articolo del New York Times sul tema del lavoro, croce e delizia. Gentilmente lo traduce per sommi capi, e io aggiungo un piccolo editing (non fate troppo caso alla forma…).

Ve lo propongo. Idee per datori di lavoro illuminati. Speranza per lavoratrici e lavoratori. Buone pratiche organizzative per essere tutti più felici (o meno infelici). Leggete e fate leggere. E dite la vostra.

SU PER LA SCALA? VECCHIO E SEMPLICISTICO

cathy benko

cathy benko

di Cathy Benko – Vice Presidente e Responsabile Talenti – Deloitte L.L.P, multinazionale di consulenza e servizi alle imprese.

Quando pensiamo a come le carriere sono costruite, molti di noi visulaizzano una scala, i cui pioli vengono scalati dal lavoratore man mano che sale nella gerarchia dell’organizzazione. Da quando sono state inventate le gerarchie aziendali il successo personale è sempre stato rappresentate con questo modello. Ma le gerarchie non sono più quelle di una volta. Nel giro di due generazioni la fisionomia della forza lavoro è cambiata per la presenza di un maggior numero donne, per l’invecchiamento della generazione dei baby boomer, e per l’arrivo delle generazione Y; ma anche perché sono cambiati i comportamenti dei lavoratori in generale. Le regole che governano le organizzazioni però sono rimaste sono quelle dell’età industriale: one-size-fits-all (taglia unica) e continuous full time climbing (impegno in carriera continuo e a tempo pieno).
La sfida di oggi è: “adattare il lavoro alla vita, e la vita al lavoro”, e l’esperienza dice che non si può pervenire a un modello unico. La convergenza di lavoro e vita sta producendo un cambiamento che “sega la scala”. La relazione tra vita e lavoro sta diventando più complessa, e il concetto di carriera è in via di ridefinizione. Continuiamo a guardare le cose con le lenti del passato, mentre un po’ ovunque ci sono esempi di carriera non lineare. La metafora che può essere usata per descrivere il nuovo modello di carriera è quella del “traliccio”: un traliccio come quelli che si vedono nei giardini, piattaforme viventi per la crescita delle piante con spinte in varie direzioni. Il traliccio quindi è qualcosa che ti permette di muoverti in più direzioni, a zig zag.
Un tempo una mossa a lato o addirittura verso il basso poteva essere considerata il capolinea di una carriera. Oggi i lavoratori sono molto più inclini a raggiungere un soddisfacente livello di responsabilità e di retribuzione e fermarsi lì per un certo periodo, in modo da conciliare le necessità della vita e quelle del lavoro. In seguito alcuni riprenderanno la loro scalata verso l’altro, altri no. Il confine tra casa e lavoro è diventato labile, ed è il momento di adottare un modello più vicino al fatto che viviamo in un “mondo traliccio”.
Alla Deloitte abbiamo sviluppato un approccio tagliato “su misura” (caso per caso) per lo sviluppo delle carriere, pervenendo a un modello in cui le organizzazioni e le persone considerano le varie opzioni, operano le loro scelte e infine concordano una soluzione in grado di bilanciare quattro dimensioni: ritmo di carriera, mole di lavoro, sede e orari di lavoro e ruolo. L’obiettivo è una soluzione vantaggiosa sia per il lavoratore, sia per il datore di lavoro. Questo modello riconosce che le priorità del lavoratore possono cambiare nel tempo. In sintesi, rimpiazza l’immagine della scala con quella del traliccio, incoraggiando adattabilità e lungimiranza. Il nostro obiettivo è offrire ai dipendenti la possibilità di conciliare tra lavoro e e vita, garantendo ai datori di lavoro la lealtà dei loro migliori e più brillanti collaboratori.

http://www.nytimes.com/2008/11/09/jobs/09pre.html