Giuly, attenta e acuta blogger, ci segnala un articolo del New York Times sul tema del lavoro, croce e delizia. Gentilmente lo traduce per sommi capi, e io aggiungo un piccolo editing (non fate troppo caso alla forma…).

Ve lo propongo. Idee per datori di lavoro illuminati. Speranza per lavoratrici e lavoratori. Buone pratiche organizzative per essere tutti più felici (o meno infelici). Leggete e fate leggere. E dite la vostra.

SU PER LA SCALA? VECCHIO E SEMPLICISTICO

cathy benko

cathy benko

di Cathy Benko – Vice Presidente e Responsabile Talenti – Deloitte L.L.P, multinazionale di consulenza e servizi alle imprese.

Quando pensiamo a come le carriere sono costruite, molti di noi visulaizzano una scala, i cui pioli vengono scalati dal lavoratore man mano che sale nella gerarchia dell’organizzazione. Da quando sono state inventate le gerarchie aziendali il successo personale è sempre stato rappresentate con questo modello. Ma le gerarchie non sono più quelle di una volta. Nel giro di due generazioni la fisionomia della forza lavoro è cambiata per la presenza di un maggior numero donne, per l’invecchiamento della generazione dei baby boomer, e per l’arrivo delle generazione Y; ma anche perché sono cambiati i comportamenti dei lavoratori in generale. Le regole che governano le organizzazioni però sono rimaste sono quelle dell’età industriale: one-size-fits-all (taglia unica) e continuous full time climbing (impegno in carriera continuo e a tempo pieno).
La sfida di oggi è: “adattare il lavoro alla vita, e la vita al lavoro”, e l’esperienza dice che non si può pervenire a un modello unico. La convergenza di lavoro e vita sta producendo un cambiamento che “sega la scala”. La relazione tra vita e lavoro sta diventando più complessa, e il concetto di carriera è in via di ridefinizione. Continuiamo a guardare le cose con le lenti del passato, mentre un po’ ovunque ci sono esempi di carriera non lineare. La metafora che può essere usata per descrivere il nuovo modello di carriera è quella del “traliccio”: un traliccio come quelli che si vedono nei giardini, piattaforme viventi per la crescita delle piante con spinte in varie direzioni. Il traliccio quindi è qualcosa che ti permette di muoverti in più direzioni, a zig zag.
Un tempo una mossa a lato o addirittura verso il basso poteva essere considerata il capolinea di una carriera. Oggi i lavoratori sono molto più inclini a raggiungere un soddisfacente livello di responsabilità e di retribuzione e fermarsi lì per un certo periodo, in modo da conciliare le necessità della vita e quelle del lavoro. In seguito alcuni riprenderanno la loro scalata verso l’altro, altri no. Il confine tra casa e lavoro è diventato labile, ed è il momento di adottare un modello più vicino al fatto che viviamo in un “mondo traliccio”.
Alla Deloitte abbiamo sviluppato un approccio tagliato “su misura” (caso per caso) per lo sviluppo delle carriere, pervenendo a un modello in cui le organizzazioni e le persone considerano le varie opzioni, operano le loro scelte e infine concordano una soluzione in grado di bilanciare quattro dimensioni: ritmo di carriera, mole di lavoro, sede e orari di lavoro e ruolo. L’obiettivo è una soluzione vantaggiosa sia per il lavoratore, sia per il datore di lavoro. Questo modello riconosce che le priorità del lavoratore possono cambiare nel tempo. In sintesi, rimpiazza l’immagine della scala con quella del traliccio, incoraggiando adattabilità e lungimiranza. Il nostro obiettivo è offrire ai dipendenti la possibilità di conciliare tra lavoro e e vita, garantendo ai datori di lavoro la lealtà dei loro migliori e più brillanti collaboratori.

http://www.nytimes.com/2008/11/09/jobs/09pre.html

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