Non sono politicamente casuali i toni violenti della manifestazione “pro-life” di ieri a Roma.

Quel “donne assassine” è la risposta, precisa e puntuale, alla grande mobilitazione delle ultime settimane sulla violenza e sul femminicidio. Fa parte a pieno titolo del backlash, un colpo di coda particolarmente duro che dà man forte a tutti quegli uomini -qui, nel mio blog, ne trovate un ricco campionario- che non intendono ripensare le relazioni con le donne fuori da una logica di dominio.

Un vero atto di guerra organizzato, il cui vero scopo è obbligare le donne in difensiva per non perdere il minimo vitale -si tratta, per l’appunto, di non morire-, distraendo energie dalla lotta per il lavoro e il welfare. E dalla lotta per la rappresentanza, in quest’anno cruciale. Eccoci qua, a dover riparlare di violenza e di aborto. Il messaggio è chiaro. Vogliono impedirci di volare.

La presenza attiva del sindaco Gianni Alemanno -le donne romane, ne stia certo, tutte le donne, anche le cattoliche, anche le donne del suo stesso schieramento politico non dimenticheranno- ha conferito particolare rilevanza politico-istituzionale alla truculenta manifestazione.

Le donne non sono a favore dell’aborto. Le donne pretendono di non morire d’aborto. Fra le due cose c’è una profondissima differenza.

Non risulta che il sindaco Alemanno si sia mobilitato a favore della vita e della nascita quando il governo Berlusconi ha abolito la legge 188 sulle dimissioni in bianco, obbligando le donne a una contraccezione forzata per non perdere il posto di lavoro. Questa sì, sarebbe stata politica pro-life.

Aiutare le giovani coppie che non riescono ad accedere a un mutuo. Offrire servizi adeguati per l’infanzia: questa sì, sarebbe una politica pro-life.

Se tiene tanto alle nascite, la domenica il sindaco Alemanno se ne stia a casa a pensare come strutturare una politica dell’accoglienza e una città amica delle donne e dei bambini.

Qui, per aderire all’appello di Se Non Ora Quando Città, dal titolo “Rispetto per le donne, la 194 non si tocca”.

La 194 non si tocca.

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