Animata discussione sabato sera con alcune amiche. Proprio sulla rete e i blog. La più autorevole tra loro sosteneva che il web è certamente un ottimo mezzo, ma resta un mezzo. Che quello che conta per fare politica, e per la vita soprattutto, è la forza del desiderio. Così, diceva, è vero che il presidente Obama è stato eletto anche grazie alla rete, ma quello che conta sono i movimenti reali -giovani, neri, etc.-che hanno approfittato della rete per realizzare il loro desiderio. In un altro tempo, stante lo stesso desiderio, si sarebbe usato un altro medium. Io le dicevo che invece secondo me la rete è un valore aggiunto per la democrazia, e segna delle sue caratteristiche -lo scambio, la velocità, la parità tra interlocutori, e tutto quello che sappiamo- la politica e la vita, producendo straordinari cambiamenti. Lei dice che faremo un dibattito pubblico su questo, ma io intanto voglio sapere che cosa ne pensate voi.

Seconda questione: il nostro, come saprete, è tra i paesi meno connessi d’Europa (42 per cento contro una media europea del 60, con punte oltre l’80 nel grande Nord). Poco sopra Bulgaria e Romania, dove tuttavia la tendenza è alla crescita, mentre da noi c’è addirittura una marcia indietro. Inoltre solo il 38 per cento degli abitanti accede alla rete regolarmente, più uomini (45) che donne (32). Tra i giovani, invece (14-29 anni) gli utenti sono l’83 per cento. Qualche tempo fa il quotidiano inglese The Guardian scriveva che la nostra vita sociale reale è già abbastanza intensa, le nostre piazze sono già abbastanza affollate, è per questo che non sentiamo il pressante bisogno di una piazza virtuale.

Sono andata a cercare i dati nel dettaglio, e posso dirvi che: Pisa e Bolzano sono le province italiane dove è concentrato il maggior numero di utenti, davanti a Milano, Firenze e Roma. Il Trentino Alto Adige stacca Toscana, Lazio e Lombardia. Quasi sconnesso il Sud. Secondo i ricercatori del Cnr, questo dimostra che “lungi dall’essere un fenomeno capace di ridurre o colmare le differenze socio-economiche tra territori, Internet riproduce e addirittura amplifica le differenze di sviluppo. Il che ridimensiona fortemente il mito dell’economia della rete: è tutto da dimostrare che le zone del paese con maggiori problemi infrastrutturali sulle reti “materiali” possano ridurre lo svantaggio puntando tutto sulla rete Internet: chi è indietro nello sviluppo economico perde ulteriori posizioni”.

Vi dico il mio punto di vista: sono certa che il gap che ci separa dal resto dei paesi sviluppati sarà presto colmato, e che il ritardo non è così significativo; resto convinta che la rete possa promuovere sviluppo, oltre a cambiamenti reali nella vita e nella politica. Credo che le donne saranno tra le fruitrici più entusiaste del mezzo. L’antipatia dei nostri partiti, senza differenze tra destra e sinistra, per questo mezzo, mi conferma nella sensazione che ci sia molta paura di passare al vaglio del popolo del web e del socialnetworking, che richiedono trasparenza, disponibilità al confronto e velocità nel feedback, cose che evidentemente i partiti non sono pronti a garantire. Che tutta questa politica fuori dalla “politica” li preoccupi molto.

E adesso ascolto voi: perché questo ritardo? qual è il potenziale della rete? e come andrà a finire?

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