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TEMPI MODERNI Gennaio 29, 2010

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Ci farò una rubrica su Io donna, ma intanto ve lo racconto qui.

Un amico esperto del web mi dice che le parole -tags- più cliccate online sono: mutuo, casa, auto, sesso, dvd.

Per quello che riguarda gli Usa, aggiungete la parola morte.

Che effetto vi fa?

Politica, TEMPI MODERNI Dicembre 14, 2008

UN PAESE SENZA RETE

Animata discussione sabato sera con alcune amiche. Proprio sulla rete e i blog. La più autorevole tra loro sosteneva che il web è certamente un ottimo mezzo, ma resta un mezzo. Che quello che conta per fare politica, e per la vita soprattutto, è la forza del desiderio. Così, diceva, è vero che il presidente Obama è stato eletto anche grazie alla rete, ma quello che conta sono i movimenti reali -giovani, neri, etc.-che hanno approfittato della rete per realizzare il loro desiderio. In un altro tempo, stante lo stesso desiderio, si sarebbe usato un altro medium. Io le dicevo che invece secondo me la rete è un valore aggiunto per la democrazia, e segna delle sue caratteristiche -lo scambio, la velocità, la parità tra interlocutori, e tutto quello che sappiamo- la politica e la vita, producendo straordinari cambiamenti. Lei dice che faremo un dibattito pubblico su questo, ma io intanto voglio sapere che cosa ne pensate voi.

Seconda questione: il nostro, come saprete, è tra i paesi meno connessi d’Europa (42 per cento contro una media europea del 60, con punte oltre l’80 nel grande Nord). Poco sopra Bulgaria e Romania, dove tuttavia la tendenza è alla crescita, mentre da noi c’è addirittura una marcia indietro. Inoltre solo il 38 per cento degli abitanti accede alla rete regolarmente, più uomini (45) che donne (32). Tra i giovani, invece (14-29 anni) gli utenti sono l’83 per cento. Qualche tempo fa il quotidiano inglese The Guardian scriveva che la nostra vita sociale reale è già abbastanza intensa, le nostre piazze sono già abbastanza affollate, è per questo che non sentiamo il pressante bisogno di una piazza virtuale.

Sono andata a cercare i dati nel dettaglio, e posso dirvi che: Pisa e Bolzano sono le province italiane dove è concentrato il maggior numero di utenti, davanti a Milano, Firenze e Roma. Il Trentino Alto Adige stacca Toscana, Lazio e Lombardia. Quasi sconnesso il Sud. Secondo i ricercatori del Cnr, questo dimostra che “lungi dall’essere un fenomeno capace di ridurre o colmare le differenze socio-economiche tra territori, Internet riproduce e addirittura amplifica le differenze di sviluppo. Il che ridimensiona fortemente il mito dell’economia della rete: è tutto da dimostrare che le zone del paese con maggiori problemi infrastrutturali sulle reti “materiali” possano ridurre lo svantaggio puntando tutto sulla rete Internet: chi è indietro nello sviluppo economico perde ulteriori posizioni”.

Vi dico il mio punto di vista: sono certa che il gap che ci separa dal resto dei paesi sviluppati sarà presto colmato, e che il ritardo non è così significativo; resto convinta che la rete possa promuovere sviluppo, oltre a cambiamenti reali nella vita e nella politica. Credo che le donne saranno tra le fruitrici più entusiaste del mezzo. L’antipatia dei nostri partiti, senza differenze tra destra e sinistra, per questo mezzo, mi conferma nella sensazione che ci sia molta paura di passare al vaglio del popolo del web e del socialnetworking, che richiedono trasparenza, disponibilità al confronto e velocità nel feedback, cose che evidentemente i partiti non sono pronti a garantire. Che tutta questa politica fuori dalla “politica” li preoccupi molto.

E adesso ascolto voi: perché questo ritardo? qual è il potenziale della rete? e come andrà a finire?

Politica Dicembre 5, 2008

GLI AMMAZZABLOG

Non che di questi tempacci sia il problema numero uno, ma vi segnalo, nel caso vi fosse sfuggita, l’intenzione del presidente del Consiglio Berlusconi di porre all’attenzione del prossimo G8 di gennaio la proposta di regolamentazione di Internet, secondo alcuni con lo scopo principale di tutelare la proprietà intellettuale (vedi scambio di musica e film). C’è anche un disegno di legge a firma del Pd Ricardo Franco Levi, attualmente già in discussione in Commissione Cultura della Camera, di cui ho riferito in una mia rubrica su Io donna che vi ripropongo a seguire:

“Certo che Walter Veltroni è proprio strano. Gli piacerebbe -e a chi non piacerebbe?- diventare per il nostro paesello quello che Barack Obama rappresenta per gli Stati Uniti e per il mondo, ovvero l’uomo-che-ci-porterà-fuori-di-qui, in un altrove un po’ più confortevole, e a poche settimane da quello storico 4 novembre sembra aver già dimenticato che Mr President è diventato Mr President con il decisivo sostegno di quel popolo della rete a cui ha rivolto il suo primo ringraziamento, ancora prima di parlare alla mistica folla di Chicago, e a cui continua a rivolgersi in via privilegiata con i suoi “discorsi del caminetto” online.
E lui, invece, o meglio Ricardo Franco Levi, che è uno dei suoi, che cosa fa? Ritira fuori dal cassetto l’idea di una legge, già Levi-Prodi, di stretta regolamentazione dei blog, con obbligo di iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione, pena la denuncia per stampa clandestina, e con estensione anche ai blog del reato di stampa. Contro il disegno di legge ammazzablog, che a quanto si dice in rete –io non me ne intendo- non avrebbe uguali al mondo, si stanno mobilitando i blogger italiani.
Non entro nel dettaglio, che lascio ai più ferrati, ma mi domando: visti l’abbondanza di guai in cui navighiamo -non c’è che l’imbarazzo della scelta- è davvero così urgente legiferare in questa materia? E’ una bizza di Levi, che si era affezionato al suo giocattolo e non si rassegna a buttarlo nel cestino, o si tratta della strampalata strategia del Pd in tema di comunicazione? E poi: non è suicida mettersi contro il popolo della rete? sia in senso tattico, intendo, che strategico. Tattico perché, potendo contare la maggioranza di centrodestra su un bel po’ di tv e di giornali, anche se tu ti sei fatto Youdem -e va be’…- la rete potrebbe venirti molto buona. Strategico perché l’Italia è tra i paesi meno online del mondo, cosa non indifferente per lo sviluppo, e se tu costringi anche quei quattro blogger a fuggire all’estero –la rete non ha confini-, peggio dell’Iran, non fai certo un servizio al paese. Insomma: che cosa diavolo gli è venuto in mente?”.

Secondo Andrea Rossetti, docente di Informatica Giuridica alla Bicocca di Milano, sentito a riguardo dal quotidiano La Stampa, «in linea di principio non può essere negato il diritto soggettivo dei cittadini di accedere alla rete. Per di più anche gli Internet server provider in Italia non possono già per legge (decreto 70 del 2003) essere responsabilizzati sui contenuti pubblicati». Inoltre, continua Rossetti, «nel caso il premier dovrebbe considerare anche l’impegno economico che comporta l’attività di controllo. Non so quanti Internet server provider in Italia sarebbero contenti di accollarsi i costi non indifferenti di dover fare i poliziotti dei loro utenti».

Così, per tenervi informati. E vedere che effetto vi fa.