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ambiente, economics, Politica Aprile 16, 2013

Il partito che non c’è

Le bombe interrompono ogni filo, ti impediscono di pensare ad altro, ti costringono a tenere gli occhi fissi sul sangue e sulla morte. E’ difficile distogliere lo sguardo da Boston, stamattina.

Ma una cosa provo a dirla lo stesso, vediamo se mi riesce, sulla nostra assurda situazione politica (la deflagrazione in diretta del Pd è uno spettacolo inguardabile, che traccia una distanza definitiva tra la “politica” e cittadini, siamo tutti tremendamente stanchi, se almeno si trattasse di un conflitto sui contenuti…).

Mitezza. Manca, nell’offerta politica, quella mitezza che si accompagna al saldo buon senso, alla buona fede, manca quell’allegria che si prova quando in queste belle mattine di primavera spalanchi le finestre e ti guardi intorno: “Vediamo che cosa c’è da fare”, e cominci di buona lena a lavorare.

Sempre riflettendo sulla diatriba Vandana Shiva-Davide Serra e alla grande impressione che ha prodotto,  ho pensato che manca nel nostro Paese un “partito” che dica cose come queste (è Vandana che parla):

Occupate le terre così come occupate le piazze” ….

“Il sistema agricolo industriale consuma una quantità di energia 10 volte superiore rispetto a quanta ne produce sottoforma di alimenti”.   

 Il nuovo Rinascimento sarà consumare di meno

“Sono almeno 250 mila i contadini che in India sono morti suicidi a causa del cambiamento dei sistemi agro-alimentari imposti dalle multinazionali dell’agro-chimica attraverso i brevetti sul materiale vivente (vedere qui) ed in particolar modo sulle sementi”.

“Le economie che apportano vita si fondano sulle economie locali. Il miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creatività alla conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita soddisfacenti e sostenibili è quello di operare all’interno delle realtà locali. Localizzare l’economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale”. 

Manca una forza che faccia diventare azione politica, o almeno che non ostacoli queste consapevolezze ormai ampiamente diffuse (vedi qui). Il Partito democratico, con l’importante eccezione di alcuni tra i suoi rappresentanti (mi riferisco, per esempio, a Laura Puppato e a Pippo Civati) è lontanissimo di qui, e non ha ancora riflettuto abbastanza sulle proprie responsabilità nella devastazione del territorio. Il Movimento 5 Stelle porta ottimi contenuti, ma manca di quella mitezza che dicevo, non confida in una forza tranquilla, è intrappolato in un involucro di rabbia che rischia di farlo implodere.

Questo vuoto politico chiede urgentemente di essere riempito, siamo in moltissimi e soprattutto in moltissime a volere andare in questa direzione, a guardare a questa stella polare.

 

 

leadershit, Politica Ottobre 22, 2012

Lombardia: “uomo forte”? No, squadra “leadershit”

Dunque: Berlusconi non vuole Gabriele Albertini, ma per la presidenza di regione Lombardia indica Bobo Maroni, e secondo me ha molte ragioni. Per il futuro nazionale ma anche per presente lombardo: l’ex ministro degli Interni ha entusiasmato i gazebo leghisti, può catalizzare un processo di rifondazione popolare del centrodestra che né Albertini né Maurizio Lupi avrebbero la forza di condurre.

Nell’altro schieramento Umberto Ambrosoli, rifiutando la candidatura dopo attenta e responsabile riflessione, ha rimesso la palla al centro. Nella sua intervista a “Repubblica”, che paradossalmente è un vero manifesto politico, dice molte cose condivisibili: in particolare là dove sostiene di non voler essere, in quanto figlio dell’eroe borghese, “la figurina perfetta” -anche questo, dei figli e delle mogli dei martiri, può costituire una forma di familismo amorale, e Ambrosoli fa benissimo a prendere le distanze- e che non si deve “delegare nulla al salvatore di turno, indicando la necessità che il candidato si presenti da subito con la sua squadra, facce, nomi e cognomi.

Di solito non va così. Di solito chi vince poi fa i conti con i suoi alleati, e distribuisce gli incarichi secondo complesse logiche spartitorie che spesso prescindono del tutto dalla competenza, a danno dei governati.Visto un sacco di volte.

A me invece, da elettrice, piacerebbe sapere prima quale assessore alla sanità, alla cultura o al bilancio mi ritroverò, se scelgo quel candidato, e non dover ingoiare bocconi amari ex-post, come è capitato più volte. E mi piacerebbe poter vedere definitivamente smantellata, almeno a centrosinistra, la retorica insopportabile dell'”uomo forte”, del “salvatore”, come lo chiama Ambrosoli, a tutto vantaggio della rete e della squadra, in chiave leadershit.

C’è però una cosa, tra quelle che dice Ambrosoli, che non mi convince per niente: e cioè che “l’iniziativa non deve scattare dai partiti“. I partiti sono sì delle bestie tremende, da controllare a vista, ma la società civile può essere la notte in cui tutte le vacche sono nere. In nome di una non meglio identficata società civile si sono già viste condurre operazioni ben peggio che partitocratiche, o addirittura autocratiche: l’uomo solo, per l’appunto, che decide senza contrappesi.

I finti “non-partiti” spesso adottano le logiche dei partiti, peggiorandole.

 

Politica Agosto 29, 2012

Allora meglio un Monti-bis

Assisto con disgusto, come voi tutti, al braccio di ferro sulla legge elettorale.

Se questo è lo stile -pensare prevalentemente ai c…i propri, ma proprio ai c..i propri soggettivi- e tenere inchiodato il Paese, com’è sempre successo su mille questioni, salvo poi chiamare l’Espertocrazia perché realizzi in 6 mesi e in modo necessariamente raffazzonato -vedi il decretone sulla salute- le riforme che attendono da decenni, se questa è la prova generale, be’ allora possiamo riporre ogni speranza.

Allora mi arrendo, allora meglio un Monti-bis, mi dico, e me lo dico per disperazione. Allora meglio un premier che goda in giro per il mondo di qualche credibilità: non possiamo fare a meno di questo, qui si propone per la premiership gente che non sa nemmeno spiaccicare due parole in inglese: perché anche per un cococo, per un cameriere che serve ai tavoli, per un tassista l’inglese è tassativo, ma per fare il premier a quanto pare è un optional. Ma un Monti affiancato da una squadra che svecchi la sua visione, la spinga fuori dai limiti dell’iperrealismo finanziario ed economicista, azzardi una diversa idea di crescita, faccia finalmente l’Italia. Una squadra con tanti giovani, e tante donne fedeli al proprio genere e al proprio buon senso.

Se si trovassero le mediazioni per concepire una simile Chimera, se si capisse come arrivarci salvando la democrazia, forse sarebbe la soluzione, almeno per il futuro prossimo. Non è più sopportabile da nessun* l’idea che si torni indietro, alle solite facce di sempre, al solito linguaggio, al solito fancazzismo, alle solite meline, alla solita corruzione, alle solite ruberie, alla solita incapacità politica, alla solita irresponsabilità, ai soliti privilegi, al solito monosex, al solito vecchiume, alla solita mancanza di visione, alla solita ignoranza delle cose, al solito egoismo.

No, davvero non è più sopportabile.

 

Aggiornamento, giovedì 30 agosto:

Ieri abbiamo assistito a un vero e proprio endorsement di Angela Merkel a Mario Monti. Concordato o meno, non so. Aveva il vago sapore di una minaccia: ovvero, ci fidiamo solo di lui, attenti a quello che fate. Sembra il preludio a una ricandidatura.

E’ strano che non si sia inteso il senso del mio post -come se sentissi che qualcosa era nell’aria, e infatti…-. Post scritto da una che non auspica affatto il Monti bis, ma sente che il clima sta montando in questa direzione. Soprattutto perché la gente non si fida dei partiti, è convinta che le cose, da male che vanno, potrebbero precipitare nell’assoluto peggio. E lo spettacolo offerto sul tema della legge elettorale dà drammaticamente ragione a questo timore.

Purtroppo sul fronte dei partiti, a parte la cavalcata di Renzi, non si vede nulla di nuovo. Qualcosa vedremo di sicuro nelle prossime settimane -anche non conoscere la soglia di sbarramento smorza ogni audacia-. Niente dalle donne –che delusione, Se Non Ora Mai Più-, nessun movimento da parte dei giovani, anche gli innovatori dei partiti esitano. Qualcosa vedremo di sicuro, la situazione è in costante movimento. Ma al momento, ribadisco: se la prospettiva è quell’angoscioso ritorno al passato -perché quegli stessi che non hanno fatto ciò che dovevano, ora miracolosamente dovrebbero farlo?- tanto vale che ci teniamo ancora per un po’ quello che abbiamo.

 

Politica Luglio 30, 2012

La risacca

 

Mentre ci rimbambiscono con il dibattito sulla legge elettorale (la settimana che si apre è decisiva, oggi si vedono gli sherpa, etc etc), il buzz politico sembra affievolirsi. E’ agosto, siamo stanchi, veniamo da una settimana di superspread, Ulisse ci ammazza, più i vari guai personali. Ma come hanno sempre saputo più di tutti i radicali, agosto è un mese cruciale per la politica italiana. Noi diventiamo corpi stolidi, preferibilmente immersi in acqua, schiantati per giorni sotto le paglie a mangiare parmigiana, l’unico buzz quello delle cicale. Loro si preparano alla riapertura decisiva di settembre, e al 2013 della svolta: in che direzione è la questione in oggetto.

Il moto civico sembra rallentare, tirarla in lungo con la legge elettorale è anche questo: sfiancare l’iniziativa, infiacchire ogni baldanza, intorpidire i riflessi, ingenerare confusione, spezzare le reni a chi si è fatto illusioni di cambiamento, lasciarti lì a bagnomaria finché non sarà troppo tardi per qualunque “altra” cosa. Più o meno passivamente prenderemo atto delle loro decisioni, l’energia del cambiamento sembra rallentare e rifluire come un’onda. Loro in questo confidano. Sembra che siamo tornati a quella che Giuseppe De Rita (lo cito spesso: la sua intelligenza delle cose per me è una festa) chiama la nostra “flemma”, anzi “un mix di flemma ben visibile e d’orgoglio ben nascosto”.

“La flemma ci viene da antiche propensioni: alla sdrammatizzazione dei toni; all’adattamento come scelta strategica; alla permanenza di uno scheletro contadino che sa come vivere le avversità; ed anche al fatalistico «non fasciarsi la testa prima di cadere ». Ma è anche una flemma che riposa sul fatto che dal ’45 in poi questo sistema ha superato prove di enorme gravità; ha sempre mostrato una eccezionale tenuta sia alle crisi interne sia a quelle esterne; ha coltivato il primato dell’economia reale nei comportamenti dei suoi tanti soggetti di sviluppo; ha potuto contare per decenni su una grande coesione (nella dinamica fra gruppi e classi sociali, nei territori, nel micro delle relazioni umane). E si capisce allora come la relativa sdrammatizzazione dell’attuale crisi non sia un eterno ritorno della rimozione da scetticismo, ma sia piuttosto un silenzioso orgoglio di non esser poi così male in arnese come altri amano descriverci”.

Il fatto è che questo nostro “orgoglio ben nascosto” spesso si manifesta tutto d’un colpo e tutto insieme. Loro lo tengano ben presente e non si fidino troppo dell’attuale risacca. Che potrebbe essere solo un momentaneo ritiro dell’onda prima della frustata definitiva.

Non è che abbiamo scherzato.

 

 

Donne e Uomini, Politica Giugno 27, 2012

Cercansi donne che vogliono fare politica

Essendomi veramente stufata di sentir dire da partiti, partitazzi, liste, listarelle e vari think tank maschili che candidano poche donne “perché non si trovano”, “non ci sono”, “non vogliono venire”, smentisco una volta per tutte e categoricamente.

Ci sono moltissime donne, io ne conosco, che desiderano entrare nelle istituzioni rappresentative. Molte meno, com’è ovvio, quelle che hanno voglia di prestarsi ancora una volta a fare carne da porcellum, con scarsissime probabilità di essere elette.

Ci sono anche donne che sarebbero bravissime nel fare politica, ma il cui desiderio va maieuticamente risvegliato, accompagnato, autorizzato.

Quindi costituirò qui con questo post una specie di agenzia a cui fare pervenire nomi e curricula di donne che vogliono essere candidate e possibilmente sostenute in liste di tutti i tipi.

Il primo, vero e grande requisito richiesto è l’amore per il mondo, cosa che nessun curriculum garantisce. Poi vengono le specifiche competenze, su cui sono fiduciosa, perché le donne sono molto brave e preparate e  sono sempre le prime dove si entra per concorso e non per cooptazione, come in magistratura,

L’altra cosa che mi piacerebbe è il desiderio di non essere cooptate da uomini, per poi dovere rispondere a loro di qualunque propria scelte, per poter invece fare liberamente riferimento alle altre, per trovare nelle altre la forza per poter andare a cambiare quella politica che NON funziona.

Ma la cosa più importante è sentirsi autorizzate nel proprio desiderio. Che non costituisca più la violazione di un tabù, qualcosa di cui vergognarsi, da dover nascondere, per timore della riprovazione -ahimè- soprattutto delle altre. Quanto meno di alcune. Le quali dovrebbero interrogarsi su quali sono i sentimenti e gli argomenti che le muovono a fare a pezzi la loro simile che desidera andare, anziché limitarsi a sostenerla, se la candidatura le convince, o a darle comunque dignità di avversaria politica, da combattere SOLO in quanto tale, se portatrice di temi e programmi diversi dai propri. Quali sono, in breve, le radici di queste pratiche autosessiste.

Insomma, vorrei che questo fosse una specie di porto franco, in cui il desiderio che una ha di andare a fare politica non solo possa liberamente manifestarsi, ma anche venire apprezzato e accolto con interesse e gratitudine.

Politica Giugno 25, 2012

Ma voi, potendo scegliere, quando votereste?

 

I partiti, tutti, mi pare evidente, e al di là di quanto dichiarano, avrebbero convenienza ad anticipare il voto a ottobre. Con immutato Porcellum, meno alternative civiche- non ce ne sarebbe il tempo-, e soprattutto meno Grillo: se il trend restasse questo, con percentuali che i sondaggi rilevano in aumento vertiginoso, nel 2013 potrebbe realizzare risultati bulgari.

La prospettiva di un voto anticipato, lo dico subito, mi terrorizza. Data la situazione, il vuoto politico, la campagna elettorale e l’incertezza delle alleanze compongono uno scenario apocalittico. Ma mi chiedo anche se sarà meno apocalittico nella primavera 2013, e se tutto sommato non convenga anticiparla, l’Apocalisse, e non pensarci più.

Leggo con ansia i corsivi degli osservatori e degli analisti più autorevoli, che tuttavia non riescono a liberarmi nemmeno di parte dei miei molti dubbi.

Voi, potendo scegliere, quando votereste?

Politica Giugno 24, 2012

E allora meglio i partiti

Dunque, sempre tenendo d’occhio l’interessante vicenda CdA Rai leggo il resoconto di una delle associazioni delegate da Luigi Bersani a indicare due candidati. Suddetta associazione, è scritto, “autorevolmente” rappresentata da Mario Rossi, ha indicato il nome di…

Ora: io, come certo la grandissima parte di voi, quell’associazione l’ho sentita a malapena nominare. E Mario Rossi sarà pure autorevolissimo, ma non ho la minima idea di chi sia. Certamente non mi rappresenta, né rappresenta i cittadini italiani, perché nessuno l’ha mai delegato a farlo con un voto.

Ma qui si tratta di decidere in merito all’amministrazione e all’indirizzo di un’azienda pubblica, cioè pagata con i soldi di tutti.

Allora, mi dico, meglio i partiti. Che saranno pure corrotti e autoreferenziali, che saranno schifosi comitati d’affari, ma quanto meno ce li votiamo, di tanto in tanto. Quanto meno questa minima garanzia l’abbiamo.

Se non c’è questo siamo fuori dalla democrazia, siamo da un’altra parte. Se non c’è questo il rischio è che siano lobby, affari, personalismi, oligarchie, familismi. Non ho detto che le associazioni sono questo, tantomeno che lo sono le 4 associazioni interpellate da Bersani per una “consulenza”, ho detto che c’è il rischio che possano esserlo. Vale la pena di correrlo?

Qualche post fa dicevo che la Società Civile è un partito come gli altri. Errata corrige: può essere anche peggio degli altri.

 

AMARE GLI ALTRI, economics, esperienze Giugno 16, 2012

99 a 1: all’osso, solo egoismo

Leggo sul “Sole 24ore” un articolo di Alfonso Berardinelli che comincia così: “Di tutte le parole che possiamo scrivere con la maiuscola sarebbe bene diffidare: contengono quasi sempre un pericolo di retorica e pretendono un rispetto che la loro astrattezza illusionistica non merita. Essere, Stato, Mercato, Rivoluzione, Patria, Partito eccetera: in ognuno di questi temi è nascosta qualche trappola”.

Lui dedica la sua digressione alla Poesia. Io invece, tra le parole maiuscole che lui indica, prenderei per esempio Partito e Mercato. Di una certa attualità, mi pare. Per provare fare, intorno a questi due muri che non si lasciano scalfire, un ragionamento che chiamerei “riduzione all’atomo”.

I partiti non cambiano, non si innovano, frenano il cambiamento. Come ogni istituzione di potere (cosa ben diversa dalla politica), non hanno alcun interesse a muovere e a cambiare. Il potere è un trattenimento, un ingorgo di energia. Ogni minima variazione può comportare smottamenti e perdite.

Questi partiti sono fatti di uomini che in gran parte dei casi, come si vede bene, pur di salvare se stessi mettono a repentaglio la vita del partito. E di conseguenza la vita della nostra democrazia, che sulla dialettica tra partiti si è sempre basata. Può essere che impareremo a farne a meno, ma al momento l’alternativa è ben poco chiara.

Questi uomini sono i veri antipolitici. Ridotto all’atomo, il problema dei partiti è solo egoismo personale.

Si può ragionare allo stesso modo sul Mercato, sull’Economia, sulla Finanza. Su quel Moloch invisibile e invincibile che sta sbranando le nostre vite. All’atomo, nient’altro che questo: l’egoismo di alcune migliaia di persone del pianeta. Straricchi che diventano sempre più ricchi, al soldo del Denaro, divorando e distruggendo risorse e affamando il resto del mondo.

Secondo l’ultimo Global Wealth Report, mentre alcuni stati sono sull’orlo del default, il patrimonio degli investitori privati è salito quest’anno a 122,8 bilioni di dollari. Più o meno il doppio del Pil dell’ultimo anno di tutte quante le nazioni della Terra messe insieme.

Nient’altro che egoismo, quindi. Nient’altro che miseria spirituale produttrice di infelicità. Poche migliaia di persone che ne affamano miliardi.

A me pare che, messe in questo modo, le cose assumano un altro aspetto. E che ciò aiuti a sentirsi molto meno impotenti.

economics, esperienze, Politica Aprile 22, 2012

Sweet Revolution

Ora vedremo il voto di maggio, certo.

Ma tu passeggi in una serata sciroccosa in via Tortona, in mezzo a una folla festosa di ragazzi -com’è mite, questa generazione, che applaude senza fare rumore, che balla con le cuffie in testa per non disturbare- e senti un capannello qualunque che parla di “mettere su una lista civica”, con la stessa naturalezza con cui parlerebbero di calcio. Se poi hai passato il pomeriggio a capire che aria tira in un’assise di partito (conferenza programmatica del Pd), ti rendi conto che lo spettro di questa sweet revolution, “tutti a casa”, home sweet home, più volte evocato, non è intuito nel suo potenziale.

Tu vai a darti una spuntata ai capelli dal tuo vecchio coiffeur siciliano di Bronte, che mentre lavora di forbice ti dice che in tre mesi, pulito di tutto, sul suo conto ha messo via 168 euro, mai successo in tanti anni, e poi ti dice “tranquilla, non mi suicido, Prima voglio vederli andare via tutti”, e intanto radio Dj o non so quale radio commerciale in sottofondo alterna la top ten alla lettura delle liquidazioni dei supermanager di stato.

Voglio dire, è una cosa di popolo, e con le cose del popolo non si scherza. E’ questione di sopravvivenza: li vedi cadere come mosche, parenti, amici, conoscenti che da un giorno all’altro perdono il lavoro e restano a casa, e ti dicono: “Se sentissi qualcosa, qualunque cosa…”, e tu ti vorresti ammazzare.

Qui al Nord una “rivoluzione gentile” l’abbiamo già vista, la Moratti-potenza spazzata via dalla stramobilitazione di una città che -gentilmente, nemmeno una rissa- si è rivoltata. Sappiamo che si può fare, basta organizzarsi. Io quell’odore l’ho già sentito, e lo riconosco, e lo risento. E so che quello capita qui poi capita dappertutto. Qui al Nord la botta della Lega Ladrona l’abbiamo presa tutti, leghisti e non leghisti. E il vecchio Bossi, caduto come un tirannello qualunque, lo sa, non ha bisogno di guardare i sondaggi né di crederci, gli basta annusare nell’aria e sentire lo stesso odore che sento io.

Ora vedremo il voto di maggio: anche se è presto per il raccolto vero, e in un anno possono ancora capitare molte cose.

Io fossi un partito non farei finta di non vedere, non farei finta di non capire. Fossi un partito, quest’aria di rivolta non farei finta di non sentirla, attiverei tutte le antenne, assumerei tutte le decisioni che vanno assunte, anche se dolorosissime: rinnovamento radicale, facce nuove, giovani e donne, reintroduzione delle preferenze, lotta senza quartiere alla vergogna dei costi della politica e ai privilegi, sobrietà francescana, giustizia sociale -il colpo da maestro del mite Hollande, che con ogni probabilità disarcionerà Sarkozy, è stata l’idea di tassare del 75 per cento le rendite eccedenti il milione di euro-.

Sanno benissimo quello che dovrebbero fare, se volessero davvero farlo. Difficile che lo facciano. Non puoi andare a sederti come se niente fosse nella tua poltroncina alla Camera e al Senato sapendo che l’ambasciatore italiano a Berlino prende 20 mila euro al mese quando Angela Merkel ne guadagna 9000. Che in Italia, 60 milioni di abitanti, contiamo 945 tra deputati e senatori, contro i 535 degli Stati Uniti per 300 milioni di americani. Che se chiedi un mutuo non te lo danno, o se te lo danno il tasso è il 4 per cento più alto di quello agevolato concesso a un deputato; che nel 2011 si sono spesi circa 19.500 euro al giorno solo per le pulizie alla Camera, e 300 mila euro per tre riunioni sui giochi olimpici 2020. Che il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Malaschini tra pensione e compenso porta a casa quasi 60 mila euro al mese… Eh no, non puoi mica pretendere di aver avallato tutto questo, una mano lava l’altra, e di essere pure rieletto.

Il valzer a Milano io l’ho già ballato. Ed eccoci pronti al prossimo giro.

 

 

Corpo-anima, esperienze, Politica Aprile 20, 2012

La bruttezza dei ladroni

francesco belsito, tesoriere della lega

Dopo essermi sfinita guardando la trasmissione di Santoro su tutte le ruberie della Lega -ma mettete in nome di qualunque altro partito al posto di Lega, e il risultato non cambia-, mi sono fatta una camomilla e sono andata a letto con il seguente pensiero:

ma davvero non c’è possibilità che ci convinciamo tutti che una buona vita non ha bisogno di tutto questo denaro, di vacanze billionarie e burine, di macchinoni fallici, di barconi con il campo da tennis, di ristoranti da trecento euro a coperto, di abiti da 5000 euro?

(parlando delle cene del giro Formigoni-Daccò, la moglie dell’ex assessore regionale Antonio Simone, in carcere per l’inchiesta sulla sanità lombarda, dice a “La Repubblica”: “L’argomento vero era uno solo, per tutti: soldi, soldi e soldi. I ristoranti erano i più costosi di Milano”).

Davvero non si rendono conto di quanto tutto questo arraffare e ritenere li renda brutti -mai vista gente cessa come questi ladroni, Belsito, Lavitola e così via-, opachi, torvi, indesiderabili, in-animati, diabolici, e poi per forza quando per strada ti imbatti nell’innocenza splendente e angelica dello sguardo di un bastardino scodinzolante non vorresti staccarti più, ti pare che abbia da insegnarti tutto, come un Illuminato?

Davvero non c’è speranza di risolvere alla radice il problema della corruzione non tanto con leggi che la scovino e la puniscano, quanto disinnescando l’avidità insensata che la alimenta?

Davvero dobbiamo rassegnarci a questa misura unica e immonda, onnipresente e totipotente del denaro,  portatrice di immensa infelicità, per i 99 ma anche per gli uno?

Io dico di no, che non dobbiamo.