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AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica Giugno 10, 2009

ANZI, SAPETE CHE C'E'?

Mary-Lou Bagley, Step into Kairόs

Mary-Lou Bagley, Step into Kairόs

Anzi, sapete che c’è? Per rispondere alle domande del nostro amico Francesco, frequentatore del blog, ci ho messo un po’ di tempo e molte buone energie mattutine. Pertanto trasporto qui in primo piano quello che gli ho scritto , perché si veda meglio, in una logica antispreco, così ne parliamo meglio.

Mi chiedeva Francesco:

che cos’è la politica?
diciamo che oggi la politica chiede meno rappresentanza e più relazione, e chiede che si tenga conto che la polis è bisessuata (le donne non sono più estromesse, appena da un pugno di anni). Per questo penso che le più grosse novità possano venire dalle soggette e dal modo in cui loro pensano la polis. Una polis anche femminile nessuna sa bene che cosa sia, ma è già politica il fatto di cercarla costantemente, e da parte degli uomini di favorire questa ricerca, ascoltando con attenzione le donne così come le donne devono ascoltare loro stesse. Per la felicità di tutti, donne e uomini.

– quali la sua funzione e i suoi ambiti?
La funzione della politica è la minimizzazione delle infelicità per il maggior numero dei viventi, donne, uomini, animali e piante, e quindi l’organizzazione della convivenza con questo obiettivo.

– la politica necessariamente rappresenta interessi?
Immagino di sì, ma la lotta grande da fare è districare l’idea di interesse da quella di denaro. L’interesse umano è il guadagno, ogni vivente vuole guadagnare, cerca un plus, ma il denaro è solo uno dei mezzi. Solo denaro o troppo denaro allontana dall’obiettivo della minore infelicità possibile. Occorre testimoniare questo, continuamente.

– caratteristiche essenziali del politico?

Il fervido desiderio degli altri, dall’altro più vicino a quello più lontano. La pratica instancabile della relazione e della mediazione. La fiducia profonda che senza l’altro nemmeno si è. La testimonianza di un interesse solo relativo per il possesso di cose. Il volere bene.

– metodo selettivo affinchè solo i migliori arrivino a tale ruolo?

nella chiave che io dico chiunque può essere politico. Se si ammette che il sistema della rappresentanza è difettoso e chiede di essere ripensato, convertito in un modello postdemocratico che si fonda sulla cittadinanza bisessuata, la questione della selezione si pone diversamente. Non c’è alcuna speranza fondata che i partiti scelgano i migliori. I partiti sono macchine destinate a spendere il 99.9 per cento delle loro risorse ed energie all’autoalimentazione e all’autoriproduzione, e solo il residuale 0,1 per cento alla politica. Non c’è scampo. Un’autoriforma non è immaginabile. Ogni eccezione è del tutto occasionale. Ma queste proporzioni (99,9 e 0,1) non possono essere mantenute ancora a lungo. Le cose sono andate così nei secoli, si dirà, anche se oggi sembra un po’ peggio (e non è così, c’è e c’è stato molto peggio di questo peggio). Perché a questo punto dovrebbero cambiare? Perché oggi entra in campo la variabile femminile, necessariamente rivoluzionaria, nel senso in cui sono state rivoluzionarie le donne nell’ultimo secolo (senza palazzi d’inverno e spargimenti di sangue, intendo). E la faccenda, come si sa, riguarda le donne e gli uomini. Questa variabile tocca le fondamenta della democrazia, che è nata come conventio ad excludendum, tra uomini tenendo fuori dalla polis le donne. Ma probabilmente la rivoluzione della democrazia non avverrà nella politica, negli ambiti di quella che oggi chiamiamo la politica (i partiti, e così via) ma per esempio nel mondo del lavoro. E lì, che la nuova polis bisessuata prenderà forma. E’ lì che si formeranno e si cominceranno a praticare i modelli.

Aggiungo questo: che molti, magari concordando con le cose che io dico, potrebbero opporre che per tutto questo servirà un tempo infinito. Il che, ad un tempo, è vero e non è vero. E’ vero in una logica di tempo lineare e quantitativo, che non si fa mai raggiungere, alla cui coda cerchiamo di aggrapparci senza mai riuscire a prenderla, come in quelle giostre dei bambini (krόnos). Non è vero in una logica di kairόs, di momento opportuno e tempo qualitativo (per i Greci era il “tempo di Dio”), un tempo in cui qualcosa di speciale può capitare, e all’improvviso. Un tempo che non ha bisogno della mediazione del tempo, che può essere qui e ora, in ogni momento, subito. Proprio quando il tempo lineare sembra non procedere, frenando il cambiamento, si apre uno spazio propizio per il tempo qualitativo, che si fa largo tra le maglie del presente. Che dà corpo, in squarci subitanei e rivelatori, al mondo che vorremmo che fosse. E anche alla politica, come stiamo cercando di pensarla. E’ anzitutto dentro di noi, che questi due tempi sono in lotta.

Donne e Uomini Marzo 20, 2009

QUEI NOIOSI DEI PAPI

Mentre continuiamo a pensare a questa faccenda dell’acqua (io sto dando un’occhiata a un dossier di Legambiente: se la nostra acqua è “salata”, per contro chi produce acqua minerale paga canoni irrisori alle province e alle regioni) un piccolo quiz. Chi ha deliziosamente detto:

La vera, solenne storia non posso sopportarla… Quelle dispute tra papi e re, con guerre e pestilenze a ogni pagina. Quegli uomini tutti buoni a nulla e così poche donne, alla fine mi stancano” ?

Donne e Uomini, OSPITI Marzo 16, 2009

IL PIU' GRANDE FEMMINISTA

Terminato Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio di Massimo Lolli, che qui vi avevo segnalato Confermo: eccellente lettura. Vi riporto qui un paio di brani.

“Io sono il più grande femminista nella storia dell’umanità. Sono per l’ascesa al potere delle donne. Nel mio infinitamente piccolo io sono solo contro tutti. Sono niente e combatto i titani. Sono solo contro i politici, le istituzioni nazionali, gli organismi internazionali, gli intellettuali organici che per garantire pari opportunità fra uomini e donne vogliono abolire le differenze tra i sessi. Io sono contro questa aberrazione. Io voglio pari opportunità fra uomini e donne e mantenere le differenze fra i sessi. Io voglio che le donne ascendano al potere, e rimangano differenti dagli uomini”.

“… Ogni donna vuole accanto a sé un uomo speciale. Gli uomini cercano donne qualsiasi, ecco perché cercano qualsiasi donna; Gli uomini sono profondamente democratici, per un uomo le donne sono tutte uguali. Le donne no, le donne non sono democratiche, le donne cercano uomini speciali”.

Io sono sempre molto grata agli uomini quando parlano delle donne senza infingimenti, senza preoccuparsi di blandirle, esponendosi nella loro nuda verità.


Donne e Uomini, Politica Gennaio 9, 2009

L’IMBROGLIO DELLA PARITA’

Come saprete, l’Europa ci “invita” a parificare tra i sessi l’età pensionabile: 65 anni per tutti, uomini e donne. Ci inviterebbe a essere pari anche sul lavoro (trattato di Lisbona), e non solo all’uscita: almeno il 60 per cento di occupazione femminile. E invece siamo al 46.7 per cento, terzultimo posto, con enormi differenze tra Nord (quasi 75 per cento) e Sud (nemmeno 35 per cento). Ma su questo non sembra esserci altrettanta fretta e attenzione da parte del governo, nonostante tutte le analisi concordino sul fatto che aumento dell’occupazione femminile e aumento del Pil siano praticamente sinonimi. C’è poi il fatto che le pensioni delle donne sono vistosamente inferiori a quelle degli uomini, corrispettivamente alla differenza di retribuzioni: e anche qui, nessun impegno per sanare la palese ingiustizia. E infine, ma sarebbe la questione da considerare per prima, noi italiane che oggi andiamo “comodamente” in pensione a 60 anni siamo le europee che erogano più ore-lavoro domestico e di cura, lavoro non monetizzato e non valutato ai fini pensionistici, visto che i nostri uomini non se ne fanno in alcun modo carico: ma anche qui, si fa finta di non vedere.

Ergo: nella mia vita io ho lavorato molto più di un uomo, guadagnando molto meno di un uomo, ed erogando moltissimo lavoro invisibile e gratuito, ma solo alla fine divento miracolosamente pari a un uomo, parità nominale e beffarda che mi viene inflitta come una condanna (anche se poi nei fatti resto impari, visto che la mia pensione sarà notevolmente più bassa). Se si deve riformare, riformiamo tutto.

Mi pare che ci sia molta materia di discussione. E allora discutiamone.

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini Novembre 27, 2008

RAZZISMO O SESSISMO?

nonna e tata

nonna e tata

Quando si dice di continuo che siamo razzisti, mi pare che la cosa la si stia in qualche modo “chiamando”. Che si speri che le cose vadano al peggio, e non si capisce perché.

Non credo che il razzismo sia costitutivo del nostro carattere nazionale. Forse è anche perché siamo il paese dei campanili. Per uno di Orgosolo non c’è senegalese che uguagli per odiosità uno di Orani, per uno di Cinisello nessun marocchino può essere più molesto di uno di Sesto. Le cose le abbiamo sempre sistemate a palii e disfide, se Dio vuole, e forse il campanilismo è un buon presidio contro le degenerazioni razzistiche. E sarà anche perché siamo già un melting pot, e gli ultimi arrivi non possono che aggiungersi ai miscugli pregressi.

Per quel mi riguarda, poi, parlo per me e per la totalità delle mie amiche, con le donne di altri paesi mi trovo benissimo, sono curiosa di come la pensano, di come si vestono e di che cosa cucinano. Mi piace chiacchierare con loro, e quando ci chiacchiero mi rendo conto che i fondamentali che ci uniscono -il poter essere madri, in particolare- sono molto più forti delle differenze che ci dividono. Se lasciassero fare a noi, l’integrazione sarebbe bell’e che fatta. Molte di queste donne ci danno una gran mano, e noi la diamo a loro.

Quello che fa problema non è affatto la razza, ma la violenza di cui non pochi uomini di alcune altre culture sono portatori, l’idea che hanno dei rapporti tra i sessi, la miseria culturale e spirituale in cui ci trascinano: circostanze che ci fanno sentire ancora più minacciate -perché, certo, quello della violenza resta un problema fondamentalmente domestico- e meno libere. L’ennesimo triste capitolo della sex war, insomma. E naturalmente quello che fa problema sono i comportamenti criminali in senso lato: anche qui, quasi solo uomini. Questa è la verità, o più precisamente una parte considerevole della verità.

Chiamiamo le cose con il loro nome, allora. Razzismo non è la parola giusta. E’ qualcos’altro. Sempre che vogliamo capire, e andare avanti, e stare tutti meglio, “noi” e “loro”.

Donne e Uomini, TEMPI MODERNI Novembre 25, 2008

MAMMA, AIUTAMI!

un toro. non una mucca

un toro. mica una mucca

Scrive in un commento Giuly: “C’è questa ricerca dell’Università di Cambridge che sostiene che ci sia la possibilità che le bolle economiche siano un fenomeno maschile legato al livello di testosterone.
Mettiamola in termini di ormoni, di yin e yang, usiamo qualsiasi archetipo o simbolo ma mi sembra veramente incredibile che si possa ancora pensare che il fallimento che è sotto gli occhi di tutti possa essere sanato dallo stesso pensiero unico che lo ha causato. Scusate, sono ripetitiva ma mi sembra ogni giorno più incredibile…”.

Mettiamola così -e per l’ennesima volta, prima o poi ci entrerà in testa…-: che se il genere umano è bisessuato, una ragione ci sarà; e se uno dei due sessi impone la sua differenza come assoluto, se pretende di rimanere solo a decidere delle cose del mondo, lo squilibrio è inevitabile; e se dopo parecchi millenni di questo sistema monosex il pianeta è affaticato e isterilito, a qualche correttivo in direzione di una gestione collaborativamente bisessuata si dovrà pur pensare. Quanto all’economia in particolare, propongo a Giuly e a tutti gli altri una lettura “di genere” della crisi, confortata dalle opinioni di una signora che se ne intende.

Questa mia intervista a Loretta Napoleoni è comparsa su Io donna – Corriere della Sera sabato 22 novembre (un po’ lunghetta, lo so, per un blog, ma fate un sforzo, credo che ne valga la pena).

Se sulla crisi si facesse un sondaggio tra le donne di tutto il mondo, se si chiedesse loro come la stanno vivendo si registrerebbe un’immensa rabbia. Non solo perché non sono state loro a inventare il gioco anti-economico globale che ci ha messi ko, ma anche per il fatto che il loro saper fare economico, con al centro la vita e il desiderio, non viene interpellato.
Vale anche per le dottore in economia. Salvo rare eccezioni: come Loretta Napoleoni, romana trapiantata a Londra, grande esperta mondiale di terrorismo ed economia, consulente di Bbc e Cnn, editorialista per The Guardian, Le Monde, El Paìs, L’Unità e autrice di numerosi saggi.
Una che interviene senza timidezze. Nel suo “I numeri del terrore”, scritto con Ronald J. Bee (Il Saggiatore), ha lucidamente previsto la crisi globale. E condivide l’opportunità di darne una la lettura “di genere”.

“C’è molto malcontento tra le addette ai lavori” conferma “anche se solo a porte chiuse. La paura di esporsi è molto forte. Nel Women in Banking and Finance, network internazionale di operatrici del sistema bancario e finanziario, si dice che se alla guida delle banche ci fossero state delle donne tutto questo non sarebbe successo. Ma far passare i propri criteri è ancora più difficile che arrivare al top”.

E quali sono questi criteri?

L’uomo tende al gioco e all’azzardo: qui, poi, il rapporto tra il rischio e l’eventuale guadagno era sproporzionato. Anche se fosse andato benissimo, cioè, il gioco non sarebbe valso la candela. Per le donne invece il perno è il risparmio”.

L’Islanda alla bancarotta ha chiesto aiuto alla “mamma”: a traghettare il paese sono state chiamate due donne, Elìn Sigfùsdòttir e a Birna Einarsdòttir, con l’idea di “cambiare la cultura rischiosa dei bonus e delle stock option”. Che cosa hanno in mente di fare?

“Hanno impostato un programma di carattere keynesiano: in poche parole, incentivi all’economia reale e abbandono di ogni logica di rischio”.

Ma su questo, più realtà e meno azzardo, oggi sembrerebbero d’accordo tutti, donne e uomini…

“Solo a parole. In realtà di fronte alla necessità di un vero cambiamento gli uomini sono molto reticenti. Il terreno della finanza ad alti rendimenti non è stato affatto abbandonato. La convinzione è che si debba resistere fino al 2009, e poi le cose torneranno come prima. Oggi in borsa si specula al ribasso: il caso più eclatante è stata la Volkswagen. La logica resta l’azzardo. Che si tratti di una crisi di sistema non è stato affatto metabolizzato. La parola d’ordine maschile è ‘tenere duro’. Quella femminile è ‘fuori di qui’”.

E fuori di qui che cosa c’è?

“L’accettazione vera della fine di questo sistema. L’adesione convinta alla necessità di un mercato regolato. Una logica del risparmio che poi è la stessa che le donne agiscono con competenza nella gestione dei bilanci familiari. La centralità dell’attività reale. L’accettazione del rischio d’impresa, ma riducendo al minimo quello legato al debito. Un’idea del denaro per la vita, non del denaro per il denaro. L’applicazione in grande, insomma, di quelli che sono già i comportamenti economici femminili”.

La teologa svizzera Ina Praetorius dice che i modi in cui si organizza l’ambiente domestico –‘economia’ vuol dire questo: legge della casa- dovrebbero diventare il modello per il mondo intero. Si può fare?

“Ci sono banche, come l’australiana Westpac, che lavorano già così. Che hanno sezioni femminili, dove le clienti, dall’imprenditrice alla donna di casa, vengono seguite, finanziate, assistite nei loro business. Il microcredito, al 90 per cento gestito da donne, è applicabile con successo anche nei paesi sviluppati, non solo in quelli poveri. Sempre in una logica di legame con l’attività reale, la vita e i bisogni”.

Nel suo libro lei dice che la crisi è maschile anche perché la causa principale è nell’enormità di risorse investite dagli Usa nella lotta al terrorismo.

“Bush aveva ereditato da Clinton un piccolo surplus. Oggi lascia un deficit di 9500 miliardi: tutto per la guerra al terrorismo. In più le restrizioni imposte dal Patriot Act hanno indotto il sistema bancario internazionale a dirottare gli investimenti dal dollaro all’euro. Diminuendo la domanda mondiale di dollari, la moneta Usa si è indebolita. E i paesi che vendono petrolio e materie prime, pagati in dollari svalutati, hanno alzato i prezzi. A tutto questo si è intrecciata la paura del terrorismo: a ogni minaccia di attentato il mercato ha reagito alzando il prezzo del petrolio. Che almeno fino al 2004, quindi, è salito solo per la speculazione sulla paura e per la caduta del dollaro”.

Lei dice anche, dati alla mano, che questo allarme terrore non è giustificato…

“A dispetto dell’opinione comune, dall’11 settembre l’attività terroristica è cresciuta solo nel mondo musulmano. L’Occidente è stato molto più insicuro negli anni della Guerra Fredda, sia per numero di attacchi che di vittime. L’unica ad aver guadagnato dalla paura, quindi, è stata l’alta finanza, che ha potuto speculare. In più il terrorismo ha distratto dall’economia il governo americano, e anche quello inglese. Hanno lasciato andare il mercato. La crisi dei mutui, l’impoverimento e l’indebitamento delle famiglie si inseriscono in questo scenario di guerra”.

Come ne usciremo?

“Solo con politiche veramente rivoluzionarie. Un nuovo New Deal. Il modello neoliberista non funziona, verità che le donne hanno accettato. Servono regole. Se non una “global governance”, regole rigide applicate in tutti i paesi, come prima della globalizzazione. Ho cominciato a lavorare nella City nel 1981, e quando suonava la famosa campana il mercato si chiudeva. Oggi sulle piazze telematiche compri e vendi quando ti pare. Non si può tornare alla campana, ma gli stati devono poter controllare quello che succede, stabilendo regole del gioco da seguire, pena l’esclusione”.

Quanto tempo ci vorrà per uscirne?

“Dipende da che cosa si farà. E non è detto che si farà quello che si deve. Non meno di 4-5 anni, comunque”.

Quello che faranno gli Stati Uniti è decisivo?

“Decisive saranno le scelte di Cina, Russia, Brasile e India, i 4 paesi “brick”, come si dice. La Cina ha già tagliato i tassi di interesse e sta investendo nelle infrastrutture statali: in pratica un New Deal. La Russia è intervenuta sul mercato finanziario e sta per farlo sull’economia. E ha molti soldi, il 12-13 per cento delle riserve mondiali di danaro. Soldi reali. Economia reale: quella che piace alle donne”.

Come possiamo far sentire la nostra voce?

“La crisi è una grande opportunità. Bisogna dire quello che pensiamo, sempre e ovunque: nei canali alternativi, sui blog, nel web… Bombardarli di pensiero femminile, senza paura. Perché il problema è anche questo: le donne tacciono. Sono bravissime e competenti, ma non osano. Per questo bisogna fare network, aiutarci, imparare a riconoscere l’autorità dell’altra. Non accontentarci di essere poche prime della classe, mosche bianche tra gli uomini. Così non si combina nulla”.

esperienze Novembre 23, 2008

E QUESTA E’ UN ANGELO

louise bourgeois

louise bourgeois

A Napoli, museo di Capodimonte, vista mostra di Louise Bourgeois, classe 1911, nata francese, trapiantata in America. I suoi ragni, le sue teste di stoffa, le sue “opere appese” installati tra Caravaggio, Botticelli e Goya.

Bourgeois dice una cosa, tra le tante -sa usare magnificamente le parole- parlando del sesso maschile. Mi è venuta in mente pensando al commercialista veronese che ha fatto strage della sua famiglia e di sé, terrorizzato che la moglie lo abbandonasse. Dice più o meno (non sono in grado di essere letterale, scusate): “Ho dovuto occuparmi dei miei uomini, e ho molta tenerezza per il pene. Però mi fa anche paura”. Un sentimento molto femminile (altro che invidia…).

Date fiducia all’arte. Quando un artista vi chiama, rispondete.

uno dei ragni di louise

uno dei ragni di louise

Donne e Uomini, Politica Novembre 7, 2008

DONNE, PARLIAMO DI ECONOMIA!

Sì, infatti. Non occupiamoci di Berlusconi e dell'”abbronzatura” di Obama. Amiche, parliamo di economia. Abbiamo due cose: una gravissima crisi di sistema, ma anche la rete. Soprattutto, abbiamo la competenza con cui da sole sappiamo gestire il day-by-day dei bilanci familiari, dei risparmi, degli investimenti.

Non facciamoci spaventare dal fatto che non capiamo il gioco finanziario degli uomini. E’ solo un gioco! Ed è un gioco che si è rivelato disastroso. Invadiamo la rete con il nostro pensiero economico. Diciamo quello che pensiamo, con tutto ciò che sappiamo della vita e tutto il nostro cuore. Usate questo spazio per dire la vostra. Dite anche alle vostre amiche di farlo. Scrivete voi quelo che hanno da dire, se non sanno usare Internet. Non abbiate paura! E’ la nostra vita! Aspetto di leggervi. Resto all’ascolto, con amore e attenzione.

Donne e Uomini, esperienze Novembre 4, 2008

TUTTI MASCHI

Mi arriva il cortese invito a un convegno milanese intitolato “Per uscire dalla crisi: +stato, +mercato, + Europa” (10 novembre ore 15.00, palazzo Mezzanotte). Partecipano: Paolo Bertoli, presidente Andaf, Alberto Bombassei, vicepresidente Confindustria, Luigi Casero, sottosegretario Ministero Economia e Finanze, Enrico Cisnetto, presidente Società Aperta, Luigi Ferraris, direttore Amministrazione Pianificazione e Controllo Enel, Gaetano Miccichè, responsabile Divisione Corporate e Investment Banking, Intesa Sanpaolo, Amministratore Delegato Banca IMI, Francesco Micheli, imprenditore. Conduce Gianfranco Fabi, vicedirettore Il Sole 24 Ore. Tutta gente che di sicuro se ne intende. E per intendersene evidentemente si ha da essere maschi: si è visto, infatti, a Wall Street. Non c’è una donna nemmeno per sbaglio. E dire che quei pazzi degli Islandesi per rimettere in sesto il sistema finanziario si sono affidati con fiducia a due signore, Elìn Sigfùsdòttir e a Birna Einarsdòttir, attribuendo loro il compito di “cambiare innanzitutto la cultura rischiosa dei bonus e delle stock option” e di aggiustare quello che la finanza maschile ha ridotto in pezzi. Sarà che lì c’è un clima diverso. E non solo meteorologicamente parlando.

Mi domando come mai agli uomini non venga mai in mente, ma nemmeno per caso, che le donne possono far bene e avere buone idee da suggerire nel campo dell’economia e della finanza. E che possono aiutare tutti a capire come scaravoltare questa crisi nel senso delle opportunità che contiene. Mi chiedo come mai non si domandino che effetto possa fare a una donna -a me, nella fattispecie- essere invitata a un convegno così congegnato, e perché la cosa non faccia un po’ di effetto anche a loro. Non è questione di violazione del galateo pariopportunitario: è che davvero di quello che pensano le donne non gli importa nulla.

Com’è noioso essere costrette a parlare ancora di queste cose.