Essendomi veramente stufata di sentir dire da partiti, partitazzi, liste, listarelle e vari think tank maschili che candidano poche donne “perché non si trovano”, “non ci sono”, “non vogliono venire”, smentisco una volta per tutte e categoricamente.

Ci sono moltissime donne, io ne conosco, che desiderano entrare nelle istituzioni rappresentative. Molte meno, com’è ovvio, quelle che hanno voglia di prestarsi ancora una volta a fare carne da porcellum, con scarsissime probabilità di essere elette.

Ci sono anche donne che sarebbero bravissime nel fare politica, ma il cui desiderio va maieuticamente risvegliato, accompagnato, autorizzato.

Quindi costituirò qui con questo post una specie di agenzia a cui fare pervenire nomi e curricula di donne che vogliono essere candidate e possibilmente sostenute in liste di tutti i tipi.

Il primo, vero e grande requisito richiesto è l’amore per il mondo, cosa che nessun curriculum garantisce. Poi vengono le specifiche competenze, su cui sono fiduciosa, perché le donne sono molto brave e preparate e  sono sempre le prime dove si entra per concorso e non per cooptazione, come in magistratura,

L’altra cosa che mi piacerebbe è il desiderio di non essere cooptate da uomini, per poi dovere rispondere a loro di qualunque propria scelte, per poter invece fare liberamente riferimento alle altre, per trovare nelle altre la forza per poter andare a cambiare quella politica che NON funziona.

Ma la cosa più importante è sentirsi autorizzate nel proprio desiderio. Che non costituisca più la violazione di un tabù, qualcosa di cui vergognarsi, da dover nascondere, per timore della riprovazione -ahimè- soprattutto delle altre. Quanto meno di alcune. Le quali dovrebbero interrogarsi su quali sono i sentimenti e gli argomenti che le muovono a fare a pezzi la loro simile che desidera andare, anziché limitarsi a sostenerla, se la candidatura le convince, o a darle comunque dignità di avversaria politica, da combattere SOLO in quanto tale, se portatrice di temi e programmi diversi dai propri. Quali sono, in breve, le radici di queste pratiche autosessiste.

Insomma, vorrei che questo fosse una specie di porto franco, in cui il desiderio che una ha di andare a fare politica non solo possa liberamente manifestarsi, ma anche venire apprezzato e accolto con interesse e gratitudine.

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