francesco belsito, tesoriere della lega

Dopo essermi sfinita guardando la trasmissione di Santoro su tutte le ruberie della Lega -ma mettete in nome di qualunque altro partito al posto di Lega, e il risultato non cambia-, mi sono fatta una camomilla e sono andata a letto con il seguente pensiero:

ma davvero non c’è possibilità che ci convinciamo tutti che una buona vita non ha bisogno di tutto questo denaro, di vacanze billionarie e burine, di macchinoni fallici, di barconi con il campo da tennis, di ristoranti da trecento euro a coperto, di abiti da 5000 euro?

(parlando delle cene del giro Formigoni-Daccò, la moglie dell’ex assessore regionale Antonio Simone, in carcere per l’inchiesta sulla sanità lombarda, dice a “La Repubblica”: “L’argomento vero era uno solo, per tutti: soldi, soldi e soldi. I ristoranti erano i più costosi di Milano”).

Davvero non si rendono conto di quanto tutto questo arraffare e ritenere li renda brutti -mai vista gente cessa come questi ladroni, Belsito, Lavitola e così via-, opachi, torvi, indesiderabili, in-animati, diabolici, e poi per forza quando per strada ti imbatti nell’innocenza splendente e angelica dello sguardo di un bastardino scodinzolante non vorresti staccarti più, ti pare che abbia da insegnarti tutto, come un Illuminato?

Davvero non c’è speranza di risolvere alla radice il problema della corruzione non tanto con leggi che la scovino e la puniscano, quanto disinnescando l’avidità insensata che la alimenta?

Davvero dobbiamo rassegnarci a questa misura unica e immonda, onnipresente e totipotente del denaro,  portatrice di immensa infelicità, per i 99 ma anche per gli uno?

Io dico di no, che non dobbiamo.

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