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mario monti

economics, Politica Gennaio 11, 2012

Poveri ricchi

Non mi piace l’odio e il senso di rivalsa nei confronti dei ricchi. Mi piace invece una sobria fermezza nei confronti dei disonesti e degli evasori fiscali. Mario Monti ha ragione. Sono loro -magari non solo loro, ma loro di sicuro- a mettere le mani nelle tasche degli italiani.

Ci sono piccoli evasori e grandi evasori. Non è difficile che i grandi evasori siano ricchi. Io detesto i grandi evasori in quanto evasori, non in quanto ricchi. Detesto quella parte della loro ricchezza che viene loro dall’aver fregato me e tanti altri come me, non avendo contribuito nella giusta misura al bene comune, ma non detesto la loro ricchezza tout court.

Voler diventare ricchi, o meglio, voler migliorare la propria condizione, è un moto umanissimo e che io apprezzo. Sono nata e cresciuta in una parte del Paese fortemente influenzata dalla cultura calvinista.  Qui ci conquistiamo la grazia anche così, con le opere. Il che non vuole dire che io apprezzi l’avidità e l’assenza di modus nei confronti del denaro, l’avarizia, orribile peccato, e lo spreco, non meno orribile.

Insomma, voglio dire questo: teniamo ben distinti i sentimenti che possiamo provare nei confronti della ricchezza -generalmente invidia- da quelli che sentiamo nei confronti di chi evade -desiderio di giustizia-.

E’ molto pericoloso, è ideologico confonderli. 

economics, Politica Dicembre 3, 2011

Ok, tranquilli: pago io

illustrazione di Emanuele Fucecchi per Il Fatto Quotidiano

Dopo aver appreso che il prof. Mario Monti pensava seriamente di presentare la sua manovra da Vespaprimo orribile deja vu-, eventualmente con lavagnetta, altro contratto con gli italiani? prima ancora di presentarla in Parlamento, programmino poi opportunamente cambiato in corsa, ma che comunque lascia veramente sbigottiti –ma come diavolo gli sarà venuto in mente?- faccio due conti e apprendo che, come al solito, a pagare sono io (e anche buona parte di voi, credo): secondo orribilissimo deja vu.

Sono lavoratrice dipendente. E mi sento pure in colpa per questo, essendoci un sacco di gente che il lavoro non ce l’ha. Il mio reddito, immagino come quello di moltissimi di voi che leggete, sta in una di quelle aliquote per le quali si prevede il ritocco Irpef. Bene.

Ho una casa di proprietà (mutuo ancora in corso) e una casa al mare (mutuo estinto), per le quali pagherò Ici o Imu e super Ici o super Imu. Più varie altre nuove tasse e tassette (passi carrai, ecc.).

Per il mio lavoro di welfare vivente (casa, figlio, mamma, e via dicendo) non percepisco redditi, e quindi evado alla grande.

Insomma, non sono povera, e non sono ricca. Non riesco a risparmiare più niente. Valuto attentamente tutte le spese che faccio. Pochissimi capricci, quasi zero: per fortuna non sono una donna viziata.

Ok, anche stavolta pago io. Perché non vedo serie misure sull’evasione fiscale (i finti poveri, come li chiama Massimo Fracaro sul Corriere di oggi): gli straricchi che non denunciando nulla, già non pagano nulla. E non vedo misure che incentivino la denuncia dell’evasione, pratica in cui ci imbattiamo ogni giorno e che anzi, se devo dire, mi pare capillarmente aumentata: se io non posso in qualche modo dedurre, se non ho una contropartita dal fatto di pretendere ricevuta fiscale, non cambierà mai un accidente, ci arriva anche un bambino.

E poi non vedo seri tagli ai vitalizi della “casta”. Non vedo Ici sul patrimonio immobiliare ecclesiastico. Non vedo tagli alle spese militari. Non vedo tasse sulle speculazioni finanziarie. Non vedo imposte salatissime per gli inquinatori.

 Soprattutto, non vedo un’idea di Paese, di crescita, una visione, qualcosa che vada oltre l’idea angusta di un ragionieristico pareggio di bilancio, ammesso e non concesso che ci arriviamo.

Tanto, se non ci arriviamo, nessun problema. Pago sempre io.   

 

Donne e Uomini, economics, Politica Novembre 15, 2011

Governa tecnica

Il senatore Mario Monti riceverà oggi una “rappresentante delle donne”, a quanto pare la consigliera di parità Alessandra Servidori.

Dato che non si può ricominciare ogni volta daccapo, per capirci facciamo un paio di esempi:

a) ve lo vedete il primo ministro incaricato svedese che riceve “una rappresentante delle donne”?

b) ve lo vedete un qualunque primo ministro incaricato che riceve “un rappresentante degli uomini”?

Le donne non sono una categoria. Le donne sono la maggoranza della popolazione. Sono la cittadinanza tout court.

Probabilmente all’università Bocconi il numero delle iscritte supera quello degli iscritti, e sono le studentesse a essere le più brillanti, come in tutte le università del mondo. Il Professor Monti lo sa. E allora speriamo che adotti questo sguardo consapevole nella composizione del suo governo.

Non si tratta di mettere insieme la squadra ideale, e infine di dirsi: e le donne? di solito le cose vanno così. Si tratta di considerare da subito la cittadinanza bisessuata. A Milano è stato fatto. A Torino, a Bologna, a Cagliari è stato fatto. Tecnici non è sinonimo di uomini. La presenza di donne non è un lusso che non ci si può permettere in tempi bui: semmai è un modo per fare luce.

E non si tratta di farlo per sexual correctness, o per ragioni di immagine di fronte al mondo, che pure, come abbiamo visto, contano parecchio, e la misoginia della nostra politica resterà negli annali della storia. Si tratta di farlo perchè l’eccesso di uomini è uno dei mali veri della nostra classe dirigente, male che ha fatto ammalare il Paese, sovrainfezione che ha aggravato le nostre condizioni.

C’è molta agitazione delle donne nel web, mista a speranza. Che non sia tradita.

esperienze, Politica Novembre 14, 2011

Tecnica e Politica

Si deve stare attenti con le parole, perché le parole fanno realtà.

Contrapporre governo tecnico a governo politico significa dire che nella tecnica non c’è politica, e che alla politica manca la tecnica. Il che è pericoloso è sbagliato. Sbagliato perché un governo è sempre e necessariamente politico, da chiunque sia composto. E perché la politica non è esclusiva dei partiti. Pericoloso perché si ipostatizza l’idea che nella politica dei partiti non c’è tecnica, ovvero non c’è competenza, non c’è sapere, non c’è efficacia. E che la politica potrà tornare solo quando il governo tecnico avrà risolto i problemi.

I partiti sono messi male e hanno agito male, vero. Troppo spesso gli incarichi sono stati attribuiti senza tenere affatto conto della competenza specifica, ma sulla base di altre ragioni (Cencelli, etc). La cura del male è questa supercompetenza extrapolitica? No. Io credo che la cura vera è il rinnovamento radicale dei partiti, l’ingresso nei partiti di gente che porta idee e logiche nuove.

Donne e Uomini, Politica Novembre 13, 2011

STUPOR!

C’è una parola inglese che esprime bene come mi sono svegliata stamattina: astonished! Stupefatta, sbigottita, suonata, incredula. Voglio stare in questo sentimento, ascoltarlo, senza dire altro. Vedo la terribile salita davanti a noi, si tratta di concentrarsi e raccogliere le forze.

Solo un pensiero: non posso credere che il professor Mario Monti intenda comporre un governo di soli uomini, o quasi. Non voglio credere che non vi siano donne, in questo paese, che lui apprezzi e di cui si fidi. Sono convinta che al mondo piacerebbe vedere che anche la misoginia della nostra politica, tratto primario della fase da cui ci accingiamo a fuoruscire, è finalmente finita. Per il bene di tutti.

esperienze, leadershit, Politica Novembre 12, 2011

Chi fa da sé

Non è strano che un premier tecnico voglia scegliere da sé la sua squadra, senza tenere conto più di tanto delle indicazioni dei partiti, in particolare se si considerano i partiti come istituzioni scadenti e inefficaci, e le cose che sono capitate –e non capitate- in questo paese a opera dei partiti autorizzano il giudizio negativo. Ma il fai-da-te è sempre più praticato anche in condizioni di “normalità” politica, e non si limita alle squadre tecniche. Per esempio molti sindaci si fanno vanto di tenersi le mani libere, riducendo al minimo contrattazioni e mediazioni con i partiti. Anzi, questo fai-da-te diventa un elemento distintivo e appealing per i cittadini, sempre più attratti dall’antipolitica.

A me pare questo: che se per l’emergenza, in via eccezionale, per un governo con un’agenda ben definita e a tempo –quanto tempo? quando si andrà al voto? -questo fai-da-te può essere accettato, l’idea del buon padre di famiglia che occupa ordinariamente il posto della politica e dei partiti, decidendo tutto da sé o con i suoi famigli stretti, non è affatto rassicurante, è regressiva, è pericolosa. 

I partiti sono quello che sono: malconci, inadeguati, spesso corrotti. Ma se la scelta è tra i partiti e il leader unico, mi terrei i partiti, grazie. Almeno finché non ci saremo inventati qualcosa di meglio per rappresentare gli auspici collettivi. Se i partiti sono da rottamare, l’idea del leader lo è anche di più.

L’uomo solo al comando può essere anche un grand’uomo, un’ottima persona, ma quell’ingorgo di potere costituisce sempre un pericolo, blocca le energie e il cambiamento, infantilizza e deresponsabilizza i cittadini. Una situazione che può essere riservata all’emergenza. Purché l’emergenza non duri un minuto di più di quel che deve durare.   

 

Donne e Uomini, economics, Politica Novembre 11, 2011

Ora possiamo desiderare il voto

Sono tra quelle e quelli -la maggioranza dei cittadini, a quanto pare- avrebbe ritenuto scellerata una campagna elettorale e un voto d’inverno in questa situazione. La possibilità c’è ancora, ma ha perso quota. Sono anche tra quelle e quelli che vede nel professor Mario Monti la scelta più realistica: si trattava di indicare un nome che convincesse l’Europa monetaria e il presidente Barack Obama. Il nome del professor Monti risponde a questa necessità primaria.

Detto questo, alcuni pensieri sparsi.

Mi ero fatta l’idea, come molte e molti, che questo passaggio tecnico e d’emergenza sarebbe durato lo stretto indispensabile di una messa in sicurezza e di qualche riforma obbligatoria, fra cui quella della legge elettorale. Dopodiché, al voto: in primavera, al più tardi a giugno. A quanto pare invece sarà un governo vero, che andrà a scadenza naturale nel 2013. Un anno e mezzo d’emergenza? Siamo in una fase in cui il tempo accelera mostruosamente. Capitano più cose in un giorno di quelle che, in altre fasi sarebbero capitate in un anno, e si fa fatica a stargli dietro. Oggi un anno e mezzo è un tempo incredibilmente lungo.

Il governo Monti è una scelta super-economicista: ovvero sta tutto dentro logiche e liguaggi, quelli dell’economia, che sono entrati in piena crisi, e che della crisi sono all’origine. La cura, in poche parole, è omeopatica: basterà?

Non è casuale che nel gioco del totonomine i nomi che circolano siano quasi solo maschili, immagino con qualche timido correttivo in corsa, a locomotiva avviata: un altro dei rischi di questa logica emergenziale è che un tema che quest’anno si è posto vigorosamente all’attenzione, quello dell’assenza di donne nelle nostre istituzioni rappresentative, scivoli in secondo piano, come se fosse un lusso che oggi non ci possiamo permettere. Ma non si era detto che + donne=+Pil=rinnovamento=sviluppo? Aspettiamo comunque di vederla, la squadra.

A quanto pare i cittadini si sentono rassicurati dall’estromissione dei partiti dalla gestione della cosa pubblica. L’antipartitismo non è mai stato così forte e diffuso. Dopo un anno e mezzo di cura “tecnica”, tornare al voto e ai partiti potrebbe sembrare un ritorno al “vecchio”. A meno che i partiti, nel frattempo, non mostrino di sapersi rinnovare radicalmente. Anche per loro, come dice il nostro futuro premier, “il lavoro da fare è enorme”.

p.s. Le cose che dico stamattina, tra le 7 e le 8. data la velocità del tempo di cui dicevo, potrebbero avere perso ogni senso a mezzogiorno. Totalmente off-topic: sul Corriere di oggi trovate un articolo sul tema dei troll che infestano i blog femminili. A quanto pare capita alle blogger di tutto il mondo.

economics, esperienze, Politica Novembre 10, 2011

Grazie Presy

Be’, amici: giornata storica e terribile, quella di ieri. Finita, per quel che mi riguarda, con il surreale salotto di Bruno Vespa, raggiante lui, allegrissimi tutti, da Alfano a La Russa a Di Pietro: che cosa avranno avuto tanto da ridere? Sembravano sollevati: e da che cosa? da loro stessi? Si vede l’uscita, finalmente. Evidentemente danno tutti per scontato di rientrare e riaccomodarsi. Be’, non ne sarei così certa, al posto loro.

Se tutti spingeremo nella direzione giusta, capiterà al Paese quello che è successo a Milano: dopo l’interludio Monti, che sarà cosa dura per tutti, nessuna illusione, cambio radicale. E’ nelle cose. E io auspico che Milano dia un grande contributo alla svolta. E chi andrà, come è successo a Milano, troverà macerie, rovine, e casse vuote. Dovrà fare grandi pulizie, raccogliere i cocci, buttare quello che c’è da buttare e salvare quello che c’è da salvare. Sarà ancora dura per tutti. Sarà un cambiamento doloroso. Sarà un lavoro di anni.

Ma dateci una visione, dico, diamoci una visione per il nostro Paese, visualizziamola bene tutte e tutti, cominciamo a vivere come se quel Paese nuovo ci fosse già, facciamolo essere nei nostri gesti quotidiani, e vedrete che rifioriremo. Usiamo questo tempo per “vedere”, non limitiamoci a piccoli aggiustamenti, diamoci grandi sogni e grandi orizzonti , e vedrete che ce la faremo, vedrete che i nostri figli, a cui abbiamo dato molto e tolto quasi tutto, avranno di che ringraziarci: “Ben fatto, vecchi”.

P.S. E io dico grazie al nostro vecchio Presidente Napolitano, che con equilibrio, intelligenza e fermezza ha saputo trovare la strada. Grazie Presy. E prenditi un paio di giorni per andartene a Capri, appena puoi.