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il corpo delle donne

Femminismo, Politica, pubblicità, questione maschile Maggio 7, 2014

Lato B-sipras

Ho fatto di tutto per resistere -per amicizia, per affetto- e forse ormai sono l’unica giornalista d’Europa a non aver scritto sul tema Tsipras-culo, a questo punto indivisibile, come l’atomo. Ma il titolo di El Mundo sulla vicenda (Una “velina” de Izquierda) mi produce uno sconforto definitivo.

Che ciò che proviene dal Paese delle Veline venga regolarmente interpretato in questa chiave (ho girato per dibattiti vari posti d’Europa, nell’ultimo ventennio, e non c’era modo di parlare d’altro: “Ma è vero che le ragazze italiane vogliono fare tutte le veline?”) , be’, non è così strano. Era un rischio da mettere nel conto. A noi sembra passato un secolo ma il resto del mondo, che ci si è tanto divertito, si attacca nostalgicamente a ogni indizio e vorrebbe che tutto continuasse come prima.

L’unico modo è tagliare di netto con questa roba, e senza pietà. L’unico modo è essere inequivoci e inequivoche. La politica è una cosa, e ha molto bisogno delle donne e del loro sguardo, e anche dei loro corpi, ma giocati per sé, non per il piacere maschile. La seduzione sessuale è un’altra. Entrambe padrone nei rispettivi territori. Le svedesi possono anche permettersi gli sconfinamenti, noi no. Le afghane o anche le Pussy Riot devono permetterseli: lì la resistenza si fa anche dai parrucchieri clandestini o esibendo una spalla. Noi no, non possiamo, come convalescenti a cui anche poco più di un brodino di pollo può fare male. E infatti si è visto: ci è andato di traverso.

Viva il sesso, il corpo, il piacere e pure la lussuria. W chi se la spassa allegramente, e che Dio lo benedica. E del resto il femminismo -altro che veterofemministe- nasce proprio di lì: dal corpo e dal piacere, magari ci si informi prima di blaterare.

Ma come abbiamo detto -come la più grande manifestazione del dopoguerra, il 13 febbraio, ha gridato, come quel moto quasi risorgimentale ha testimoniato-: basta scambi tra i due territori, basta con i favori sessuali in cambio di un posto al sole, e mi pare di dire cose talmente ovvie che mi annoio da sola. Non siamo ancora guariti, tanto che un povero bikini fa saltare per aria la campagna elettorale. Tanto che basta non essere del tutto cessa perché qualcuno sospetti o, peggio, si permetta quello che abbiamo visto che tanti si sono permessi nei confronti di deputate, ministre e via dicendo (il repertorio è tutto illustrato in questo blog, buon viaggio). Qualunque cosa faccia pensare a quello, meglio di no.

Per questo, appena intravisto l’ormai celebre bikini per Tsipras mi sono permessa di sconsigliare Paola Bacchiddu, che è una giovane giornalista intelligente e in questo momento coordina la comunicazione per quella lista: tipo Cassandra, avevo immaginato quello che sarebbe capitato. Be’, ero stata ottimista (mi sono anche beccata una rispostaccia fuori tema).

Quasi nessuno, in questo Paese afflitto da analfabetismo di ritorno, sa chi sia il signor Tsipras e che cosa voglia da noi. Ma il bikini per Tsipras è stato elogiato perfino da Libero e da Bruno Vespa, che forse troppo tsiprasiani non sono, e la piccola idea è diventata immortale.

Dico piccola idea e non “geniale” idea, come definita da tanti, perché troppo idea forse non è: senza menzionare quella cosa che tira più di un carro di buoi, mi limito alle campagne di Cetto Laqualunque. Il corpo femminile è bello, accende il desiderio, fa vendere (per la pubblicità, per la tv, per i giornali la dignità femminile costituisce una catastrofe economica, tant’è che il famoso bikini, come in un loop angosciante, è stato ripreso su tutte le homepage, corredato di gallery di tutti gli altri bikini della giornalista) e, come abbiamo visto per un paio di decenni, fa anche votare.

Qui l’intento era spiritoso, certo. Ma oggi non ci sono le condizioni per certe uscite di spirito. Non ci sono ancora. Forse un giorno ci saranno. Ma al momento mi pare proprio di no. La cosa ha certamente rotto il silenzio mediatico -scandaloso- su Tsipras: personalmente mi auguro che la lista passi la soglia di sbarramento, e in particolare penso a un paio di candidate che mi piacerebbe vedere in Europa. Ma ha rotto il silenzio per dire che cosa? Giusto per segnalare il silenzio mediatico. Che continua su tutto il resto, salvo che per il bikini.

Questo servirà a portare i voti che servono? Qualche voto di donne, lo so per certo, elettorato molto importante per quella lista, è andato perduto. Speriamo compensato da qualche altro voto: ma su questo non ho prove certe. E comunque -per carità, non si butta via niente- ma che voti sarebbero? A occhio l’operazione non mi sembra riuscitissima.

Infine mi è molto spiaciuto che per difendere l’iniziativa si siano tirate in ballo le “veterofemministe che hanno fatto carriera passando dal letto dei potenti”, accusate di moralismo suoristico. Intanto perché il soggetto (la veterofemminista) andrebbe definito con maggiore precisione: chi sono? le femministe in menopausa? o le più vecchie? quelle che hanno reso possibile anche la nostra libertà? le madri di tutte noi? Quanto poi alla carriera, dovrebbe essere arcinoto che l’essere femminista non l’agevola affatto -semmai funziona bene il non esserlo- e infatti di anziane femministe quasi indigenti ne conosco alcune. E di quali diavolo di “potenti” si parla? E di quale diavolo di moralismo si va cianciando, donne che  per la loro gioia sessuale ne hanno fatte più di Bertoldo -avete presente la sex revolution– quando oggi mi pare di vedere una marea di ragazze andare in bianco?

Si è perfino sciaguratamente tirato in ballo il docufilm “Il corpo delle donne” come pietra miliare dell’irriducibile moralismo -sul quale docufilm, per carità, è legittimo esprimere qualsivoglia giudizio-. Si sarebbe tuttavia dovuto tenere conto del fatto che l’autrice di quel docufilm, Lorella Zanardo, è candidata proprio nella lista Tsipras, e forse non è stata un’ideona non pensarci prima.

E condannarla, lei e le altre candidate femministe, perché ce ne sono altre, a sprecare anche quei due minuti di visibilità che saranno loro concessi per parlare di un bikini, e non dei loro temi. Che forse, per le vite di tutte e tutti, pesano un po’ di più.

 

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, giovani, media, scuola, tv Dicembre 6, 2012

Per i giovani, tutto

Per i

Per il suo documentario “Il corpo delle donne” (5 milioni di contatti online), la mia amica Lorella Zanardo è stata amata, odiata, celebrata, detestata, perfino un po’ perseguitata. Lì si vedeva semplicemente quello che ogni giorno vedevamo in tv: non c’era niente di diverso, se non lo sguardo. In questo caso, lo sguardo di un’italiana poco italiana e non assuefatta, grazie alla frequentazione assidua con altri Paesi. Prova del fatto che il cambio di sguardo sulle cose è tanto, è quasi tutto, e quindi che molto dipende da noi, dalla nostra volontà e dal nostro desiderio.

“Il corpo delle donne” è stato anche un libro, edito da Feltrinelli. Recentemente per lo stesso editore Lorella ha pubblicato “Senza chiedere il permesso-Come cambiamo la tv e l’Italia”, dedicato ai ragazzi. L’intento è l’educazione alla cittadinanza attiva, attraverso un uso consapevole dei media. Le chiedo di raccontarmi il cambio d’oggetto.

“Semplice” dice. “Quando uscì il documentario centinaia di docenti di tutta Italia ci chiamarono per presentarlo e commentarlo nelle  scuole. Insegnanti appassionati e responsabili, ma in qualche modo “vinti” dalla concorrenza imbattibile della tv. Ci siamo andati: qui è l’embrione di questo progetto di educazione ai media, che in altri Paesi è materia obbligatoria. Se non conosci il linguaggio dei media, a cominciare dalla tv, hai scarse possibilità di essere un cittadino attivo e consapevole.

La gente guarda moltissima tv, che resta in assoluto il primo mezzo di accesso alle informazioni. Secondo l’Istat la penetrazione è del 98 per cento. In gran parte delle case ci sono 2 o 3 apparecchi televisivi, e i programmi più guardati in assoluto sono quelli della tv generalista. Questo dà un’idea della potenza del mezzo e del livello di responsabilità. Altro dato da smentire è che i ragazzi guardino poco la tv: i bambini la guardano tantissimo, adolescenti e giovani vanno a cercarsi i programmi online. Anche la rete è invasa dalla tv.

A questi dati ne vanno intrecciati altri: il più alto tasso di abbandono scolastico in Europa, il più alto tasso di analfabetismo di ritorno -intendo gente che ormai fa fatica a leggere-, la più bassa percentuale di iscritti all’università (quest’anno c’è stato un crollo).

L’audience di tutti i quotidiani messi insieme probabilmente non raggiunge quella di una puntata di “Striscia la notizia”, 8 milioni di persone. Questo è il Paese con cui abbiamo a che fare. Questo significa non avere avuto, tra le tante altre cose, la legge sul conflitto di interessi. E nel frattempo la scuola viene messa in ginocchio.

Quando giriamo le scuole per portare il nostro corso di alfabetizzazione all’immagine, “Nuovi occhi per i media”, il cui schema è riprodotto nel manuale della seconda parte del libro, partiamo proprio dagli stereotipi di genere: qui sta l’anello di congiunzione con “Il corpo delle donne”. Questi stereotipi producono ancora disastri, in particolare sulle ragazze. In questi giorni ci tocca ancora subire lo spettacolo della valletta muta e seminuda, mi riferisco a una trasmissione di Paolo Bonolis. Fanno come se niente fosse.

Il modello è sempre quello, il vecchio maschio 50-60 enne e la ragazzina passivizzata, presentata come un oggetto, muta e senza cervello. E’ lo stesso vecchio maschio che detta legge dappertutto, in tv, in politica, nei consigli di amministrazione. Tutto il Paese, in ogni settore, è bloccato da questa figura.

Toccherebbe al Ministero della Pubblica Istruzione occuparsi di alfabetizzazione all’immagine, oltre che alla parola. C’è una grandissima domanda, a cui non corrisponde alcuna offerta. Noi riempiamo questo vuoto con i nostri mezzi. Particolarmente interessanti le esperienze che abbiamo realizzato in Toscana e in Trentino, dove abbiamo lavorato sui formatori”.

Il libro è un’ottima guida per gli educatori che vogliano acquisire consapevolezza e metodo per lavorare con i ragazzi sul linguaggio mediatico e la cittadinanza attiva. Un efficace corso di “educazione civica”, che veicola tra gli altri due importanti messaggi: il cambiamento di sguardo è un passaggio decisivo per cambiare ciò che guardi -o sei costretto a guardare-; ogni nostro atto politico oggi deve mettere al centro i piccoli -bambini e giovani, animali e piante- in una chiave di restituzione almeno parziale di ciò che la “generazione perduta” -la nostra- ha loro violentemente sottratto.

 

Donne e Uomini, tv Maggio 11, 2011

IL CORPO DI ANTONIO RICCI

Ieri sera ho condotto una conversazione con Lorella Zanardo alla Libreria delle Donne di Milano: un bilancio dell’esperienza del Corpo delle Donne, due anni di intenso lavoro su un docufilm che è stato visto da quasi 4 milioni di persone nel mondo, è oggetto di analisi, di studi e perfino di progetti artistici, ed è in qualche modo scappato dalle mani dei suoi autori, Lorella per prima, travolgendone la vita. Lorella ci ha spiegato che ormai il suo lavoro, che si svolge soprattutto nelle scuole, è un’analisi del linguaggio televisivo tout court, un’educazione alla lettura delle immagini.

Poco prima delle 23 ci salutiamo, io faccio una corsa alla Stazione Centrale per dare un’occhiata al grande concerto per Pisapia, e lì mi raggiunge una telefonata angosciata di Lorella. Il resoconto di quello che è capitato lo fa lei stessa questa notte sul suo blog:

“... esco, tolgo la catena alla bici, sono le 11 di sera, in giro non c’è nessuno. Le porte dell’auto parcheggiata davanti a me si spalancano di colpo, alzo la testa e 3 persone e una luce fortissima mi vengono incontro. E’ la troupe di Strisica la Notizia.
Chiedo alla ragazza che mi investe con una serie di domande come si chiama, lei esita, poi veloce  mi risponde “Elena”,  ha 26 anni, dice che è contenta di avere fatto la velina, che nessuno l’ha obbligata e che io la offendo con il nostro documentario, dice così o qualcosa di simile.

Io sono sulla bici, e mi invade una tristezza infinita: Striscia usa quella violenza che io condanno. Prima il plagio del documentario, ora questo agguato notturno, da ore mi aspettavano fuori dalla porta della Libreria. Dico ad Elena ciò  che chi mi segue sa bene, e che sa anche lei presumibilmente, e gli autori: il nostro documentario è una critica all’uso del corpo delle donne nelle immagini tv, non alle donne che fanno tv. Di Striscia passano poche immagini nel nostro video. La reazione di Striscia è spropositata: noi con un doc fatto in casa e loro con i milioni di euro a disposizione e 7 milioni di persone tutte le sere.

Elena non mi lascia parlare, so che si usa così in tv. La guardo, voglio entrare in relazione ma lei non può, si vede che usa il metodo televisivo, parla veloce, accusa e non da tempo per la replica. Nemmeno per un attimo provo fastidio verso di lei, per i mandanti sì, per la loro codardia. perchè non sono venuti loro? Uomini senza coraggio, così come si usa ora.

Io non mi occuperò di questa diatriba miserabile, ho altro da fare. Però credo che chi mi legge potrebbe reagire. Se 3 milioni e mezzo hanno visto il documentario Il Corpo delle Donne e se continuate a chiederci di proiettarlo e se a migliaia dite che vi è servito, ora è il momento di dire voi cosa pensate. Anche quelle giornaliste, quei gruppi di donne che il video lo hanno visto, che lo hanno lodato, apprezzato ma che spesso tacciono. La protervia di questi autori corrisponde al clima di prevaricazione e di impunità che si respira oggi.

E comunque sì, ha ragione mio figlio tredicenne. Siamo stati veramente efficaci, con zero euro investiti, a dare così fastidio a quei milionari di Striscia, Mediaset.

Sono veramente sbigottita per l’accanimento di Antonio Ricci, signore maturo e d’esperienza, protagonista della tv degli ultimi trent’anni, ma che evidentemente non tollera il libero esercizio della critica. Se l’è presa con Lorella, con “Newsweek”, con “El Paìs”, ha realizzato un apocrifo del docufilm utilizzando il volto e i testi di Zanardo. Per la quale, tra l’altro -posso assicurarlo- Striscia è davvero l’ultima delle preoccupazioni, come del resto per noi tutti. Usa mezzi potenti contro una donna che fa lavoro volontario, manda i suoi ragazzi e le sue ragazze a tendere agguati notturni -Lorella si è molto spaventata, prima di capire che era una troupe di Striscia-, insiste con una protervia e un’aggressività degna di miglior causa a indicarla come una nemica assoluta, la sbeffeggia, la ridicolizza, cerca di spaventarla.

Direi che può bastare. Siamo qui, Lorella, io e tutte, disponibilissime a un chiarimento definitivo, se Ricci lo riterrà opportuno, con lui, le Veline, gli autori, e anche con il Gabibbo, dove e quando vorrà. Che la smetta con le molestie, non è un ragazzino né uno stalker, e accetti di confrontarsi civilmente.

Donne e Uomini, media, tv Marzo 9, 2011

CHE COSA CI COMBINI, MICHELLE?

Lo pseudo-Grillo di Striscia la notizia ieri sera ha mandato affanc…o le giornaliste italiane, accusandole di ignavia e complicità nella strumentalizzazione del corpo femminile a scopo mercantile sui loro giornali. Il tutto -effetto surreale- mentre le veline, al solito (in verità un po’ più vestite del solito) sballonzolavano ai lati della scrivania. Tra le giornaliste mandate affanc…o ci sono anch’io, che a Striscia dico questo.

Hanno ragione a dire che l’uso mercificato del corpo femminile non è un’esclusiva della tv. L’ho detto e scritto anch’io. E tuttavia:

a) non avrebbero dovuto dirlo realizzando un apocrifo del docufilm Il corpo delle donne di Lorella Zanardo, usando il suo volto, i suoi testi e il suo stesso titolo- perché questo ha confuso molte e molti, e appare distruttivo nei confronti del faticoso lavoro di Lorella, riconosciuto ieri nel suo valore anche dal Presidente della Repubblica Napolitano.

b) non avrebbero dovuto negare il fatto che il fenomeno, benché non solo televisivo, è soprattutto televisivo, a cascata dalle reti Mediaset al servizio pubblico. E’ la tv la maggiore responsabile di questa porcheria. Un’altra importante differenza è questa: che la carta stampata, bene o male, è riuscita a garantire una rappresentazione un po’ più articolata e complessa del mondo femminile, mentre la tv (c’è anche un rapporto Censis a riguardo) ha sostanzialmente occultato questa complessità.

c) benché attualmente le veline appaiano un po’ più coperte del solito, e fatta assolutamente salva la libertà di queste ragazze, se la neo-parola “velinismo” ormai circola in tutto il mondo, una ragione deve pure esserci. Striscia quindi ha costituito un’avanguardia nell’esibizione del corpo femminile a scopo di audience, e questo dovrebbe essere pacificamente riconosciuto prima di parlare degli altri media.

Che poi Michelle Hunzicker, che pure ha personalmente conosciuto la brutalità maschile -è stata a lungo vittima di molestie- e presta il suo bel volto e il suo impegno alla lotta contro lo stalking, si sia prestata a questa spiacevole operazione, è la cosa che rammarica di più, e che la renderà piuttosto impopolare tra le donne, a cominciare da noi giornaliste. Quando il suo collega ci ha mandate affanc…o, lei avrebbe dovuto esprimere chiaramente il suo disappunto. Non vi è critica più efficace di quella che prende avvio da un’autocritica. E non si può accettare di fare qualunque cosa in forza di un buon cachet. Speriamo che ci pensi. E’ anche mamma di una ragazzina…

Donne e Uomini, Politica, tv Dicembre 13, 2010

AL PD PIACCIONO LE GNOCCHE

martina panagia, ex miss padania, il volto femminile del nuovo Pd


Mi scrive sul suo blog Lorella Zanardo http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=4508

Cara Marina, il post indirizzato a Bersani in cui chiedevi perchè non far posto a Rosy Bindi, l’abbiamo tutte apprezzato. Non so se il segretario ti abbia risposto, provo io ad azzardare una risposta .

Al PD piacciono le gnocche, Rosy non è al livello di Martina Panagia, ex Miss Padania, a cui il PD ha affidato la conduzione della grande manifestazione di protesta di sabato 11 dicembre a Roma. Io se fossi un elettore del PD mi arrabbierei per essere ritenuto dal partito, esattamente come si comporta il PDL con i suoi elettori, deficiente, uno che a forza di tette e culi, si spera di convincere a votare PD. Ma le donne del PD non hanno niente da dire? Non c’era nessuna donna del PD competente e in grado di presentare professionalmente il comizio, ma mi verrebbe da dire per i modi di conduzione, la trasmissione tv?

Cara Lorella, quando si dice che il berlusconismo non finirà con Berlusconi (domani è il B-Day) si dice precisamente questo. Si parla di un’egemonia culturale, diciamo così. Immagino la riunione in cui si è deciso: “Ma il format? Ce l’abbiamo il format?”.”E poi a chi facciamo presentare?”. “A una donna…?”. “Ok, ma a chi? A Rosy, a Livia? Ad Anna?”. “Ma nooo, cazzo. Qui ci vuole una gnocca!“. Eccetera (lo dicono spesso, mi è stato riferito da fonti certissime: abbiamo troppe poche gnocche). E del resto, che cosa ne dici delle gnocchine di Santoro, e della decorativa bionda nordica muta di Fabio Fazio? Ma tu lo sai che una donna non bellissima ti fa crollare l’audience? -magari non quella femminile, magari non quella di chi decide l’80 per cento degli acquisti, ma che cosa vuoi farci, se sono imbecilli?-. Tu lo sai che se a un gruppo di autori tv proponi come ospite una donna di grande valore, la prima cosa che ti chiedono è: “Ma è un po’ gnocca?”. E ti sto parlando di trasmissioni de sinistra, de strasinistra! Ma perché non cambi il nome del tuo blog in Il corpo delle gnocche? Sai quanti contatti in più?

Si dovrebbe essere nette, io credo. Si dovrebbe dire: se il vostro modello è questo, poiché non è il mio, arrivederci. E chi vi vota? Andate pure in malora. Farete a meno dei voti di metà dell’elettorato, che problema c’è. Ma temo non abbiano neanche bisogno delle nostre maledizioni. Fanno tutto da soli.

Ti abbraccio, bellissima amica.

sarei abbastanza gnocca per iscrivermi al Pd? Che poi non si vede il resto: ho delle gran belle gambe!

Donne e Uomini, Politica, tv Novembre 7, 2010

STAVOLTA SCRIVO A GAD


Ciao Gad, come stai?

Ti scrivo qui perché nel tuo blog mi perderei in mezzo ai moltissimi commenti, e così invece magari ti raggiungo. Stiamo condividendo alla distanza una stagione politica molto bella, e chi non vive a Milano come noi forse non può rendersene conto del tutto. Non sentivo Milano così viva da molti anni, e in grande parte dobbiamo ringraziare per questo le decine di migliaia di “stranieri” di prima e seconda generazione (io ho una passione speciale per quelli di seconda, ragazzini di tutti i colori che parlano uno stupendo milanese) che ci iniettano la loro energia e la forza del loro desiderio (forse un po’ troppo aglio, ma pazienza).

Sta cominciando l’ultima settimana di queste primarie, tu stai piuttosto clamorosamente con Giuliano Pisapia, e io un po’ più silenziosamente con Stefano Boeri. Tu ritieni che Pisapia abbia maggiori chance di battere il centrodestra milanese, io sono convinta del contrario, e trovo anche molto “vecchio” il suo approccio alle cose. Con Nichi fa davvero una strana coppia, sono convinta che  non prevalesse la logica un po’ perversa e maschile degli schieramenti, e se le faccende nazionali non interferissero così pesantemente con la partita di Milano, l’alleanza naturale sarebbe tra Vendola e Boeri. Pazienza.

Io voglio parlarti d’altro, però: tu sei uno fra quei pochissimi uomini che hanno assunto il problema della nostra democrazia dimezzata, della forbice spalancata tra una società molto femminile -a Milano, in particolare- e una politica malata di maschilismo. Sei un paladino -lo dico senza ironia- della dignità femminile calpestata. Hai molto sostenuto l’amica Lorella Zanardo nel suo importante lavoro sul Corpo delle donne. Scrivi di queste faccende su Repubblica e su Vanity, ne parli all’Infedele. Sei addirittura iscritto, se non sbaglio, all’associazione Pari o Dispare (c’è anche Emma Bonino, lì, che pure lei tace). Sei anche stato un Bindiano di ferro -ora voglio vedere che cosa farai alle primarie nazionali-.

Ora, la mia domanda è questa: Stefano Boeri ha presentato un magnifico programma per le donne, Giuliano Pisapia parla fumosamente di “bilancio di genere”. Boeri si espone in un netto 50/50 a ogni livello, dalle liste alla giunta alle municipalizzate, e vuole una cosindaca accanto a sé. Parla di rivoluzione nell’organizzazione del lavoro. Di tutela per le precarie. Di maternità. Di violenza come “questione maschile”. Vuole candidare Milano per la prossima Conferenza Onu sulla Donna, nel 2015, in abbinamento a Expo. Non credo che tu non lo sappia, ma potrebbe anche essere, visto l‘omertoso silenzio di tutti gli organi di informazione a riguardo, a parte noi povere disgraziate blogger. Ti informo anche che questo documento è già stato messo in rete, condiviso e assunto da molte donne italiane, piddine e non, rappresentanti del femminismo, delle istituzioni, della società civile. Puoi vederlo qualche post qui sotto, integralmente, insieme agli altri programmi.

Ma il silenzio dell’informazione tradizionale è raggelante. E anche tu ne taci. Possibile che anche per te le ragioni di schieramento prevalgano sulla sostanza di questa cosa? E’ su questo che ti interpello personalmente. Il candidato non si sceglie sulla base dei suoi programmi? Io faccio così. E anche la grande parte delle donne, per fortuna,

Perché quando si passa dalle parole ai fatti -fatti veri, questi, non lo negherai- tutto questo interesse per le donne svanisce? Non credi anche tu che il momento sia questo – e per le politiche fra qualche mese- e che le nostre istituzioni debbano riempirsi da subito delle capacità e del merito delle donne? Spero che tu voglia rispondermi.

Un abbraccio sincero, anche a Umberta              Marina

Donne e Uomini Aprile 23, 2010

LIBERE ASSOCIAZIONI

corpo3

Intanto vi dico che Il corpo delle donne di Lorella Zanardo è diventato un libro, edito da Feltrinelli.

Poi vi dico che oggi, nel reportage di Aldo Cazzullo sulla grande rissa nel Pdl leggo con profonda tristezza questo: “Le donne, dalla Carfagna in nero alla Mussolini informale con la coda, dalla Lorenzin in mocassini alla Carlucci che con i tacchi arriva quasi a due metri…”. Ecco, le donne restano mocassini, o code di cavallo, o tacchi.

E infine, da Hanno tutti ragione di Paolo Sorrentino (sempre Feltrinelli), libro pieno di possibili citazioni: “Le biografie si fanno sempre deludenti e complicate quando ci si mette in testa di inseguire le fiabe attraverso una regolare, metodica apertura di cosce. E tutte, indistintamente, a pensare ossessivamente che la loro bellezza era stata conquistata col sudore della fronte, un’ingenuità che non mette nessuna tenerezza, mentre invece si trattava di una ordinaria, fortunosa combinazione di cromosomi… E’ difficile odiare i malvagi, questa attività viene più facile con gli illusi. E i frequentatori di scorciatoie“.

Donne e Uomini, TEMPI MODERNI Luglio 11, 2009

IL CORPO DEGLI UOMINI (MAMMUCARI COMPRESO)

Teo Mammucari che picchia sprezzantemente il microfono sulla testa di Elisabetta Gregoraci. Nina Moric appesa, i glutei nudi timbrati come prosciutti. Scene di ordinaria tv (italiana). Viste tutte insieme fanno quasi paura. Parlano di un mondo paradossale, dove le donne vanno avanti in tutti i campi, a scuola, nel lavoro, ma pagano pegno in un immaginario -confezionato anche con soldi pubblici- che le trattiene alla mercè dello sprezzo maschile. Immaginario che, come si è visto nella storia delle escort presidenziali, ha il suo côté reale (o è la realtà ad avere un côté televisivo?).
Poco prima che la faccenda deflagrasse con tutti i suoi risvolti politici l’imprenditrice Lorella Zanardo aveva messo online il suo documentario “Il corpo delle donne”, assemblaggio di orrore misogino in tv (
http://www.ilcorpodelledonne.net/documentario/index.html, 200 mila spettatori in un mese). La Moric, Flavia Vento e tutte le altre lei le chiama “le umiliate”. Per la femminista Lea Melandri invece sono “schiave radiose”. Perché è anche questione di trovare le parole: “La cosa che mi sono sentita dire più spesso dalle donne che hanno visto il documentario” racconta Zanardo “è stata: era quello che volevo dire anch’io, ma di parole non ne avevo”.

M.T. Un’assenza di discorso, un tenersi fuori che devono avere un significato. Il tuo sguardo, in quel documentario, è stupefatto.

L.Z. Io la tv non la guardavo. E’ successo che un amico, sapendomi attenta a quello che riguarda le donne, mi ha detto: ma tu la vedi mai? Capiresti tante cose. Così, durante le vacanze di Natale, insieme a lui e a un altro amico entrambi nel settore cinema e tv, ho guardato la televisione per 15 giorni, registrando 400 ore di trasmissione.

M.T. E’ significativo che siano stati due uomini a chiederti di esercitare la tua attenzione femminile. Come se ne avessero bisogno loro.

L.Z. Come se mi dicessero: noi non possiamo avere lo sguardo di donna che ci servirebbe. Daccelo tu. Era una loro urgenza. Anche sul blog ricevo molti commenti maschili, soprattutto di giovani che chiedono alle donne di prendere posizione su queste cose.

M.T. Il fatto è che in tutte queste vicende -la tv, le escort- è in gioco anche –soprattutto? –l’identità maschile. Gli uomini oggi sono impegnati a capire cos’è essere un maschio senza più donne da dominare. In questo sprezzo delle donne si vede invece un colpo di coda del patriarcato in agonia. E’ un gioco per uomini. Forse per questo le donne se ne sono tenute fuori. Quanta colpa dai alla tv?

L.Z. Molta. Come fai a darla alle ragazze che usano il corpo per arrivare, quando sono venute su con 25 anni di questa roba? A noi non è toccato. Ma certo la cosa non riguarda solo la tv.

M.T. Però almeno ora si è visto che per questa strada arrivi solo fino a un certo punto. Poi ti fermi, perché le gambe con cui cammini non sono le tue. Per una che trova un posto da showgirl o da deputata -a quanto pare oggi uno vale l’altro- mille finiscono male.

L.Z. Anch’io credo che alla fine guadagni solo molte sofferenze.

M.T. Se ci pensi, la faccia delle “rifatte” che vedi in tv è una smorfia di dolore. La femminilità cancellata per diventare dei travestiti.

L.Z. E’ un non-volto. Faccia viene da “fare”, noi la nostra faccia ce la facciamo, giorno dopo giorno. Da quando l’ho capito mi guardo allo specchio con meno ansie. E’ la mia faccia. La vedo bella così com’è, con tutti i segni della vita. Questa scoperta però è l’esito di un percorso. Forse abbiamo sbagliato a non metterlo in comune, a tacere così a lungo con le ragazze…

M.T. … a non occuparci più del corpo, lasciandolo al mercato e al consumo. A non proporre la nostra idea di bellezza. Quando ti fai fare una faccia e un corpo così è per compiacere gli uomini, per corrispondere esattamente alle loro fantasie onanistiche e frettolose: labbrone, senoni… Per non creargli problemi. Tu le chiami “umiliate”, ma per me sono emancipate. Come tutte le emancipate si omologano al modello e al desiderio maschile per trovarsi un posto nel mondo.

L.Z. In effetti le rifatte sembrano femmine iperboliche, ma in realtà hanno abdicato dal loro femminile. Quello che non capisco è perché ci caschino anche donne colte. Come certe giornaliste tv.

M.T. Ormai quella è la facies televisiva. Hai paura che ti caccino di lì, e allora ti adegui.

L.Z. Io non condanno nessuno, per carità. Magari anch’io finirò per darmi una tiratina…

M.T. Il problema non è tagliare via un po’ di pelle. E’ tagliare con il femminile per adeguarsi agli uomini, per diventare esattamente il prodotto che si immagina vogliano consumare. Non è una cosa solo italiana. Ma qui ha avuto l’amplificazione, il marketing della tv.

L.Z. Il “velinismo” in altri paesi non dilaga. In Gran Bretagna certe immagini restano sui tabloid, mentre in tv l’immagine femminile è articolata e dignitosa. Insisto: abbiamo una responsabilità nei confronti delle ragazze.

M.T. La cosa che conta è lasciarsi guardare, offrirsi come modelli al loro sguardo. Restare donne essendo libere. Anzi, fare vedere che si è libere proprio per il fatto di essere donne.

L.Z. Ho notato che le ragazze sono molto contente quando vedono che nella tua vita sei realizzata ma non hai rinunciato a essere una donna. Io faccio l’imprenditrice, ma curo la mia femminilità: per me è quasi una forma di militanza. Di questo c’è molto desiderio anche fra i ragazzi che scrivono sul blog.

M.T. Sul mio blog un lettore ha scritto che l’umiliazione di uno dei due generi colpisce anche l’altro. Che come uomo si sente “consumato”, cioè attratto nella trappola del consumo mediante questo uso televisivo del corpo della donna.

L.Z. Senza nessuna differenza, oltretutto -ed è stata una sorpresa- tra reti private e reti pubbliche. Noi continuiamo a monitorare. Adesso c’è “Mercante in fiera” con questa Gatta Nera, valletta sadomaso hard. E “Sarabanda”, il solito Mammucari e Belén Rodriguez: la novità qui sono le riprese da sotto, ginecologiche. Roba che va in onda alle sette di sera, non a notte fonda. Porteremo questo materiale a chi autorizza la messa in onda. Qualcosa ci dovranno pur dire.

(pibblicato su Io donna-Corriere della Sera l’11 luglio 2009)